CAPITOLO VII

Gioco, giocattoli e fiabe

Quattro bambini tra i due e i dieci anni giocano in giardino: hanno a disposizione un piccolo catino con dell’acqua, erba, ciotoline e vasetti vuoti dello yogurt. La bambina più grande è una cuoca, poi ci sono due camerieri e il piccolo sembra un tutto fare. È un super ristorante il loro, e sono pieni di clienti, per cui i camerieri corrono in cucina con le ordinazioni più incredibili e la cuoca veloce prepara ciotoline di zuppa, arrosti e lasagne con erba e sassolini. Il piccoletto corre qua e là a seconda degli incarichi che gli vengono affidati. Giocano per ore, un intero pomeriggio trascorso con un catino e qualche scodella.


Cambiamo scena, ci spostiamo all’interno. Due fratelli di cinque e sette anni sono in salotto: hanno costruito una casetta fissando una coperta tra la poltrona e due sedie. Sono guardie forestali e devono salvare moltissimi animali in pericolo. La casetta è anche un ricovero dove curare cervi e volpi feriti. Giocano per ore, con una coperta e due o tre pupazzi.


Giocare a costo zero negli anni dell’infanzia si può… ed è molto divertente!

Giocando si cresce

Giocare è una cosa seria. Il gioco è probabilmente la più importante attività per un bambino che cresce. Giocando conosce, sperimenta, impara a comprendere la realtà e ad agire. Allo stesso tempo esprime le sue emozioni, le sue paure, il suo vissuto… se stesso1. Giocando si muove e muoversi è indispensabile per un sano sviluppo. Infine, giocando insieme ad altri si allena a interagire con il resto del mondo: i genitori con cui rinsalda il legame affettivo e gli altri bambini con cui si esercita in “relazioni umane”. Insomma, il gioco è conoscenza, espressione di sé, palestra di vita.


La psicologa Oliverio Ferraris spiega:


I giochi spontanei sono attività geneticamente programmate che contraddistinguono tutti i mammiferi e che servono per entrare gradualmente nel mondo, per socializzare, per imparare in modo dolce e spontaneo tutte quelle abilità di base su cui si innesteranno poi abilità più complesse. E poiché molti giochi spontanei si basano sul movimento, essi servono anche a rafforzare lo scheletro e sviluppare i muscoli, a favorire la crescita delle cellule cerebrali, ad acquisire sicurezza e fiducia nelle proprie capacità, ad allenarsi alle novità e agli imprevisti.2


E allora qual è il costo di questa voce importantissima? Ancora una volta fare meglio con meno si può. Anzi, è consigliato. La formula è quella consueta: meno giocattoli costosi, più fantasia, creatività, libertà di sperimentare… E anche più divertimento!

Giocattoli: pochi ma buoni

Può sembrare triste suggerire di acquistare pochi giocattoli per i nostri bambini, ma anche gli esperti ricordano che tanti giocattoli non corrispondono necessariamente a tanto divertimento o a “tanto gioco”. Anzi, spesso è vero il contrario.


I bambini, che sono i veri professionisti del gioco, sanno giocare con poco o nulla, con la fantasia inventano utilizzi nuovi per gli oggetti di uso domestico e anche per quelli che butteremmo via (come rotoli interni della carta igienica, scatole, vasetti vuoti). Regaliamo a un bambino uno scatolone e lui saprà trasformarlo in un’auto, un castello, un garage per le macchinine, una culla per le bambole, un’astronave, una cucina…


E questo inventare, trasformare, immaginare, agire… è giocare.


Ecco perché non servono molti giocattoli.


Ed ecco perché è bene selezionare i giocattoli per i nostri bambini scegliendo prodotti di buona qualità, costruiti per durare (caratteristica che difetta a molti giocattoli in plastica) e per stimolare la creatività (altra caratteristica spesso assente in molti giocattoli industriali che di fatto si possono solo guardare e ascoltare e non si adattano ad usi diversi da quello immaginato dal costruttore). Un “buon” giocattolo permette di giocare molto e a lungo. Non ne servono molti di buoni giocattoli, perché offrono già molteplici possibilità di gioco.


Come orientarsi quindi nella scelta? La cosa migliore è privilegiare i giocattoli poco strutturati, che permettono di usare fantasia e inventiva; un esempio classico sono le costruzioni, la plastilina, le bambole e le automobiline, i puzzle, i modellini di animali, cavalieri e dinosauri (a seconda delle passioni del proprio bambino) per creare avventure.


A proposito di bambole: oggi ne esistono di super tecnologiche che non si limitano più a piangere quando le si priva del ciuccio, ma fanno le bolle, camminano, si ammalano, parlano, russano… Più sono le funzioni, più si alzano i costi. Ma in realtà una bambola normalissima tra le mani capaci di un bambino sarà perfetta per assolvere tutte quelle funzioni e molte altre. Se guardate una bambina giocare con la sua bambola-figlia potrete stupirvi di quante cose si possono fare con un “modello base”. D’altronde giocare vuol dire anche far finta, immaginare, guardare con gli occhi della fantasia…

Giocatori o proprietari di giocattoli?

Il problema oggi, per parecchi bambini, è che sono proprietari di molti giocattoli, ma non hanno sufficienti opportunità di gioco libero e spontaneo. Da soli, con gli amici o con mamma e papà. Come ben spiega Elisa Artuso:


Riappropriarsi dell’essenza pura del gioco, a casa come in tutte le agenzie educative al servizio dei nostri figli, significa far vivere liberamente ai bambini l’aspetto ludico e affrancarli dal giogo dei personaggi proposti dai cartoni animati o dalla pubblicità, che li utilizza per promuovere giocattoli industriali.


I giocattoli acquistati sono una realtà così scontata che ormai non ci rendiamo nemmeno conto di quanto rappresentino un paradosso. Il gioco dovrebbe nascere dal desiderio creativo, essere sviluppato dal bambino grazie all’aiuto dell’adulto, mentre nella maggior parte delle famiglie ci sono soltanto giochi industriali.3

Giochi di società

Sono divertenti, insegnano il rispetto delle regole, spesso richiedono attenzione e strategia, e hanno la caratteristica di far giocare insieme tutta la famiglia. I giochi di società sono belli ad ogni età: monopoli, gioco dell’oca, risiko, labirinto, tombola. Ce ne sono di adatti ai più piccoli e altri indicati per i bambini in età scolare. Un buon investimento per sedersi intorno al tavolo, grandi e piccini, e trascorrere un pomeriggio o una serata insieme.

Giocattoli super inquinanti?

Oggi la maggior parte dei giocattoli non è eco-sostenibile. Troppa plastica e troppe pile. Giocattoli semplici e/o in legno, modelli che non parlano/camminano/suonano, hanno il pregio, oltre che di lasciarsi giocare, di inquinare meno l’ambiente.


Anche le pile di oggi sono rifiuto pericoloso per l’ambiente – contenendo acido solforico, metalli pesanti e altro. Quindi, occorre assicurarne un corretto smaltimento e ancor meglio usarne di meno, visto che in Italia quasi non esistono strutture per il loro riciclaggio4.

Da bimbo a bimbo il circolo virtuoso dei giocattoli

Come per gli abiti e per gli accessori destinati ai più piccoli, anche i giocattoli possono entrare nel circolo virtuoso degli scambi da mamma a mamma. È un peccato trasformare in rifiuti giocattoli ancora in buono stato: grazie al passaggio tra famiglie si allunga la loro vita, si risparmia e si inquina meno.

Un passo in più

Non è giusto che per il diritto dei bambini consumatori di giocare,
venga negato a molti bambini asiatici (in particolare)
il loro diritto di essere fanciulli liberi.
Esoh Elamè

Quando scegliamo un giocattolo, oltre al rapporto qualità-prezzo e, ovviamente, al desiderio del nostro bambino, valutiamo anche da dove proviene. Se il giocattolo è originario di un paese asiatico c’è il rischio che sia stato costruito da un bambino. Un bambino o un ragazzino, costretto a lavorare in condizioni inique, rinunciando alle ore di studio e di gioco che sono diritto inalienabile di ogni bambino del mondo.


Esoh Elamè, scrittore camerunense, denuncia:


La maggior parte dei giocattoli viene realizzata sulla pelle dei bambini asiatici. Tra i lavoratori delle fabbriche per giocattoli in Asia ci sono molti bambini di età inferiore ai 14 anni, lontano dagli occhi indiscreti della gente, nel chiuso delle case, delle fabbriche prigione, dove si consuma il loro sfruttamento senza scrupoli, spesso con grande violenza fisica.5


E ancora, Elamè, con un’affermazione che fa riflettere:


Il mercato, invisibile, onnipotente, onnisciente e globale, raggiunge i bambini consumatori nelle loro case, attraverso la TV, offrendo loro prodotti dello sfruttamento di altri bambini, che sono costretti ad entrare sul mercato offrendo il loro corpo e le loro mani.6

Costruire giocattoli, costruire emozioni

Un tempo era la norma. Le bambole venivano confezionate a mano con stoffa e lana, i bambini giocavano con fionde e spade di legno. Costruire i giocattoli era già giocare. E quando a costruire il giocattolo era un genitore o un nonno, ecco che quell’oggetto diventava qualcosa di veramente speciale: un gioco sì, ma anche molto di più. Il frutto dell’impegno, della fantasia, ma soprattutto dell’amore.


I giocattoli erano pochi, ma significativi, perché ognuno di essi aveva una storia.


Oggi i giochi arrivano per lo più dal supermercato, prodotti in serie, consumati rapidamente, non hanno un legame con la storia personale del bambino, non risvegliano emozioni. Nondimeno, tornare a costruire qualche giocattolo con i nostri bambini si può, ed è alla portata di tutti. Non stiamo parlando di realizzare oggetti elaborati, ma giocattoli semplici: dal burattino confezionato con il calzino spaiato, all’automobile ottenuta da uno scatolone, al pupazzo di stoffa. Lavoretti divertenti, da fare insieme, per trascorrere del tempo divertendosi e per sperimentare la soddisfazione di poter dire “questo l’ho fatto io”.


Un’attività che, tra l’altro, permette di allenare creatività e manualità, come scrive Claudia Porta:


Creare giocattoli con e per i nostri figli è un modo per ritrovarsi, per venirsi incontro. Per trascorrere insieme del tempo in modo creativo. Per trasmettere ai bambini il valore del lavoro e il rispetto per ciò che ne risulta. Perché comprendano che ciò che non esiste… si può sempre inventare7.

Giocattoli a costo zero

Costruire giocattoli non solo può essere semplice, ma non richiede materiali o spese particolari. Servono più che altro oggetti di recupero: cartone, scatoloni, rotoli interni della carta da cucina, stoffa (recuperata da vecchie federe o da abiti che non si usano più).


Francesco Tonucci, direttore scientifico del Laboratorio Città dei Bambini propone di costruire i giocattoli con i nostri bambini “per suggerire loro la soddisfazione di vedere un giocattolo nuovo che nasce dagli scarti degli adulti. Per resistere a questa stupida società consumistica che attraverso la pubblicità li trasforma in prepotenti mendicanti di spese”8.


In chiusura di volume trovate un’appendice dedicata ai giochi a costo zero, realizzati dai bambini insieme ai loro genitori. Tutte proposte sperimentate dalle mamme che hanno preparato le istruzioni per questa sezione.

Giocare senza giocattoli

I bambini sono maestri nel trovare utilizzi diversi, nuovi e fantasiosi agli oggetti di casa. Uno scolapasta diventa un cappello, un casco spaziale, una culla per i peluche, un cestino per i libretti, un canestro e tante altre cose ancora. Certo, per scoprire tutte le possibili anime di un oggetto ci vuole uno sguardo speciale, uno sguardo bambino. Per noi adulti, per quanto fantasiosi, è molto più difficile. Questo per dire che i bambini sono già capaci di individuare oggetti casalinghi da trasformare in strumenti di gioco, ci riescono bene anche da soli.


Di seguito segnalo comunque quattro possibili giochi-senza-giocattoli, che in genere piacciono molto ai bambini di ogni età.

  • La scatola dei travestimenti. Si possono usare una scatola, una cesta o una capiente borsa di stoffa. All’interno si preparano vestiti e cappelli che non usiamo: dei foulard, uno scialle, una gonna lunga, una vecchia maglia senza maniche sono perfetti per trasformarsi in mantelli da cavalieri, abiti, turbanti, cinture… E in base alla fantasia del momento i bambini si travestono e vivono avventure emozionanti. Spesso il divertimento sta proprio nel travestirsi.
  • Una coperta. È sufficiente una coperta qualsiasi per costruire rifugi e casette bellissime. Si sistema la coperta sullo schienale di tre sedie, o si fissa sullo schienale di una poltrona con una sedia davanti (se serve aiutandosi con delle mollette per il bucato) e la casa è pronta, calda, sicura, confortevole. Un’altra possibilità se la coperta è grande è di stenderla sul tavolo facendo ricadere le estremità in modo da chiudere le pareti della casetta. Fatta la casa, inizia l’avventura. In genere già stare seduti dentro alla casetta è un gioco entusiasmante.
  • Scodelle e vasetti vuoti. Servono scodelle e/o ciotoline (meglio se in plastica), vasetti dello yogurt vuoti, sottovasi, qualche cucchiaino, un cucchiaio di legno. Ecco pronto il necessario per giocare alla cucina. Il bambino sistema dove preferisce i suoi accessori e può cucinare sfruttando la seduta di una sedia (in pratica posa le scodelle-pentoline sulla seduta) o sul pavimento. Versioni arricchite del gioco prevedono l’utilizzo di confezioni vuote di pasta, biscotti o altri alimenti. Se si gioca all’aperto, si potranno cucinare fili d’erba, foglie e sassolini.
  • Riviste vecchie, dépliant, volantini pubblicitari. Ottimi per ritagliare, creare collage, preparare disegni e cartelloni incollando le immagini ritagliate.

Manuali per giocare

Alcuni titoli per chi volesse approfondire l’argomento.


“Genitori in gioco. 300 attività per crescere con i bambini da 0 a 8 anni, senza la tv” di Alessandra Zermoglio (Sonda, 2014). È un libro molto ricco, propone tante attività divise per fascia d’età da svolgere a casa o all’aperto, e si chiude con dei suggerimenti per affrontare al meglio l’ingresso alla scuola primaria e consolidare le competenze linguistiche, letterarie e matematiche del bambino.


“101 giochi intelligenti e creativi da fare con il tuo bambino da 0 a 5 anni” di Mariaelena La Banca (Newton Compton, 2010), propone attività per i più piccoli, da sperimentare insieme a mamma e papà.


“Uffa, che barba! Più di 100 giochi per non annoiarsi in viaggio, in spiaggia, a casa (anche quando piove)” di Suzy Barratt e Polly Beard (Salani, 2004). Indicato per chi ha bambini più grandicelli, contiene proposte decisamente originali e giochi per far passare il tempo in situazioni a rischio noia, come in sala d’attesa o quando si è imbottigliati nel traffico.

Giochi di movimento

I bambini agiscono e sperimentano in modo totale: con la mente, il cuore e le mani. Il movimento e la percezione sensoriale mettono in moto processi di apprendimento di base ed è proprio attraverso il movimento che il bambino impara a decifrare il mondo circostante, le persone di riferimento, il materiale presente.
Alexandra Schwarzer

Correre, saltare, fare capriole, arrampicarsi, dondolare, cadere, rialzarsi e ancora correre e saltare. Per i bambini è fondamentale: muoversi significa apprendere, esercitare i sensi, conoscere la realtà attraverso il corpo e allo stesso tempo conoscere il proprio corpo, le sue potenzialità, caratteristiche e limiti9. E muoversi è giocare, esprimere se stessi, lasciar fluire emozioni e sensazioni. Muoversi è divertente, ai bambini piace tanto.


Sembra scontato ma non lo è. Le occasioni per correre e saltare per molti bambini non sono poi così frequenti. A scuola si trascorre molto tempo seduti, gli spostamenti avvengono per lo più in auto, quindi ancora seduti, le attività extrascolastiche di rado prevedono che il bambino possa “sfogarsi”, muovendosi liberamente10.


Se ci impegniamo a creare queste occasioni, all’aria aperta, o in casa (destinando alle evoluzioni del piccolo uno spazio sicuro, senza spigoli o oggetti fragili), anche i bambini più vivaci avranno modo di liberare la loro energia e per tutti sarà un’ottima opportunità di gioco… a costo zero. A tutto beneficio della loro salute psicofisica!

Giocare con mamma e papà

Sedersi per terra, liberare la mente, spegnere il telefonino e… giocare. Pettinare bambole, fare una gara di automobiline, costruire torri. Con la mente libera, leggera, e il cuore pieno di amore per quel piccoletto che si inventa mille avventure ed è immensamente felice di averci lì, accanto a lui per qualche minuto. Giocare con i figli è un dono per loro, ma anche per noi. Se ci concediamo questo privilegio, potremmo scoprire che da qualche parte, magari ben nascosta, c’è ancora un’eco del bambino che siamo stati e – sorpresa –, se ci lasciamo guidare da nostro figlio, siamo ancora capaci di giocare!


A qualcuno potrà riuscire più facile, qualcun altro avrà bisogno di un po’ di pratica, ma il tempo del gioco condiviso è un tempo prezioso. È un tempo in cui non dobbiamo insegnare nulla, non dobbiamo fare, realizzare, risolvere alcunché. Dobbiamo solo esserci per il nostro bambino. Con il nostro bambino. Giocare è un modo per entrare in contatto, per fare capolino nel mondo incantato dell’infanzia, per capire meglio nostro figlio e le sue emozioni, per ritrovare sensazioni e ricordi della nostra infanzia.


Certo, c’è il problema del tempo. Dobbiamo lavorare, fare la spesa, e una volta a casa, preparare la cena e cercare di mettere un po’ d’ordine. Quando il nostro bambino ci invita a giocare, magari non diciamo di no, ma gli chiediamo di aspettare, aver pazienza, iniziare da solo. “Dopo”, rispondiamo spesso. Perché anche se vorremmo, non abbiamo mai tempo. Ebbene, credo che dovremmo proprio trovarlo, quel tempo. Perché i piatti da lavare o i panni da stendere non hanno bisogno di noi, non desiderano ardentemente la nostra vicinanza, non ci amano con tutto il cuore. E tra dieci anni saranno ancora lì, i piatti e i panni da lavare. Il nostro bambino no. Sarà diventato un ragazzo e non ci chiederà più di giocare con lui, di dedicargli la nostra attenzione, di condividere le sue avventure. Forse saremo noi a cercare la sua attenzione. Magari sarà così gentile da concederci un po’ del suo tempo, magari no. Fatto sta che l’infanzia è un tempo privilegiato, anche per noi genitori. Non troveremo più qualcuno che ci ama così tanto e che desidera così tanto condividere il suo mondo, fatto di torri, bambole e dinosauri, con noi. Siamo grati. E godiamoci questo dono.

Piccoli aiutanti crescono

Spolverare i ripiani della libreria. Apparecchiare la tavola. Passare alla mamma le mollette e i panni da stendere. Aiutare i genitori a rifare i letti. E quando il bambino è più grandicello spazzare per terra o pulire il lavandino con una spugnetta. Aiutare mamma e papà nelle faccende domestiche può essere un gioco entusiasmante.

Per la mamma è un ottimo modo per coinvolgere il piccolo e averlo vicino nel tempo che deve dedicare alle faccende, per il bambino è un modo per imparare qualcosa di nuovo, divertirsi a fare “cose da grandi”, rendersi utile (per il bambino è un motivo di orgoglio e una grande soddisfazione aiutare mamma e papà) e stare vicino ai genitori. Insieme. Per i bambini piccoli questo “insieme”, fare insieme, pulire insieme, preparare il pasto insieme, è importantissimo. Per loro non è un impegno, ma un piacere11.


Come ben spiega Claudia Porta:


Ma di tutte le attività che potrete proporre, quelle che i bambini apprezzeranno di più sono quelle della vita quotidiana. O di “Vita pratica”, come le chiamava Maria Montessori. Riordinare, pulire, preparare da mangiare… permettete ai vostri bambini di partecipare alle faccende che svolgete giorno per giorno. Ne saranno felici, si sentiranno utili e competenti e, non meno importante, diventeranno presto dei validi aiutanti.12


Incarichi semplici, adatti all’età, che il bambino potrà svolgere senza il timore del giudizio e senza fretta (non importa se non è veloce o se non riesce a fare le cose bene come un adulto; è normale… è un bambino!).

Me lo leggi?

Se ci dicessero che esiste un gioco educativo che favorisce lo sviluppo cognitivo, relazionale e del linguaggio, che facilita l’apprendimento della lettura e l’elaborazione di testi scritti, penso che saremmo pronti a spendere anche molto per procurarlo ai nostri bambini. Ebbene, questo strumento prodigioso esiste, ed è alla portata di tutti noi. Si tratta della lettura insieme ai nostri bambini da quando hanno pochi mesi di vita a quando… avranno il piacere di condividere con noi storie e racconti.


Sia chiaro, noi non leggiamo con i nostri bambini perché diventino più intelligenti. Noi leggiamo con loro perché li amiamo. In più, questa semplice e piacevolissima abitudine porta anche una serie di incredibili benefici. Meglio ancora. Ma la lettura è prima di tutto un gesto d’amore. Un appuntamento speciale tra genitori e figli, accompagnato dalla magia di una storia13.


Si comincia quando il bimbo è piccolissimo e ancora non sa tenere in mano un libretto, si sfogliano pagine colorate con immagini semplici, si indicano la palla, il sole, il gatto. Il bimbo cresce e arrivano le prime storie, storie piccine, che raccontano situazioni che fanno parte della sua esperienza quotidiana. E man mano che il bambino cresce, le storie crescono con lui. E si fanno strada le prime preferenze, i libri da leggere e rileggere e rileggere ancora.


Si legge insieme, vicini vicini, magari prima di dormire, anche quando il bambino ha già imparato a leggere da solo. Perché la lettura condivisa non è soltanto leggere: è molto, molto di più. È tempo, attenzione in esclusiva, emozioni, affetto. È parte della relazione e quindi non ha scadenza, non ci sono limiti di età. Le famiglie che hanno fatto della lettura un appuntamento consueto, conservano ricordi molto belli delle ore trascorse con un bimbo sulle ginocchia e un libro tra le dita, tra incredibili avventure e tanta tenerezza.

Leggere insieme, a costo zero

I bimbi abituati a leggere con mamma e papà imparano presto ad amare i libri ed è bene quindi che abbiano una piccola libreria, una raccolta di volumi illustrati da sfogliare, leggere, ammirare in qualunque momento della giornata. Leggere molto a costo zero è possibile, frequentando la biblioteca comunale. Molte famiglie hanno fatto della visita settimanale in biblioteca un piacevole “rito”, oltre che un’utile opportunità per leggere libri sempre nuovi e in quantità, senza spendere.


Il prestito librario permette inoltre di selezionare i testi da acquistare: quando si trova un libro che piace particolarmente (al genitore o al bambino) è una buona idea procurarselo per poterlo leggere e rileggere senza limiti di tempo.

E me lo racconti?

Ai bambini piace tanto ascoltare i genitori che raccontano una storia. Ci si siede vicini e inizia il racconto. Fiabe classiche, storie inventate, episodi di vita vissuta. Qualunque sia la storia raccontata ai bambini piacerà, perché è un momento speciale condiviso con mamma e papà.


Leggendo e raccontando, i genitori si prendono cura del bambino, offrendogli un intrattenimento adatto ad ogni età e che, oltre ad essere piacevole e divertente, favorisce una crescita serena!

Voci di mamma e papà

Appendere cartoline (conservate dalla mia adolescenza), tagliare e incollare immagini, scrivere sui cartelloni appesi al muro, sfogliare riviste e straleggere i meravigliosi libri della biblioteca sono i nostri passatempi. Vanno per la maggiore anche i travestimenti e giocare con le costruzioni ereditate dai cugini. Poi, in un armadio in corridoio c’è l’angolo della pioggia… Quando piove e ci si annoia, il genitore di turno prende un libro nuovo o un gioco da usare per la giornata!

Marta, mamma di Letizia, 3 anni, Gabriele, 13 mesi


Ad Anna piace aiutarmi con il bucato: si diverte a portare i panni sporchi dalla cesta alla lavatrice, a passarmi le mollette per stendere, a portare il catino (vuoto), a rimettere le mollette nella scatola (che essendo di metallo fa un suono che le piace).

Stefania, mamma di Anna, 13 mesi



Nel weekend mi piace dedicarmi al fai da te, piccoli lavoretti per la casa o il giardino. Omar è il mio aiutante: mi porta viti e chiodi, mi aiuta quando c’è da tenere fermo qualcosa, ogni tanto gli lascio provare martelli e cacciaviti e lui è entusiasta.

Andrea, papà di Omar, 5 anni

Riciclando i ripiani di una vecchia libreria che non usavamo più, abbiamo costruito la libreria per la cameretta di Matilde, ad altezza bimbo. Il babbo ha incollato e inchiodato i vari pezzi e Matilde si è divertita un mondo a scegliere i colori e a dipingere! Spesa, praticamente zero: a parte il costo delle tempere, anche il grembiule è riciclato!

Valentina, mamma di Matilde, 7 anni



Con un cestone pieno di vecchi abiti (cravatte, cuffie, foulard, magliette) si gioca ai travestimenti! Domenica, alla festa di compleanno di Niccolò, la sua amichetta Alice ha anche organizzato una sfilata di moda!

Cristina, mamma di Niccolò, 8 anni, Viola, 3 anni



Usiamo i cartoni grandi per fare i castelli, con ponti e finestre e torri! Teniamo sempre i rotoli di carta igienica coi quali si possono fare cose meravigliose: fiori, bruchi, farfalle, papere… Recuperiamo le bottiglie di plastica che, trasformate, diventano maialini salvadanaio, fiori, polipi. E con i tappi ci si può fare il “memory” che ora è un gioco molto gettonato (e una bella idea regalo per i compleanni degli amichetti). Con i vecchi cd si possono fare dei bellissimi pesci e con la loro custodia degli originali portafoto dove mettere la foto del Natale da regalare ai parenti. E non può mancare il teatrino, fatto con tre pezzi di legno e un po’ di stoffa, e i burattini con pezzi di scarto di gommapiuma, i gessi e qualche ritaglio di stoffa. Insomma, anche il gioco, la manualità, la creatività sono sicuramente a costo zero o quasi!

Roberta, mamma di Elettra, 4 anni



La bimba ha sempre amato giocare con la farina, aiutarmi in cucina, ritagliare riviste, colorare. Oppure gioca a far la spesa con le borse e quello che trova in casa. O ancora rivoluziona il guardaroba (sigh!) e gioca a travestirsi con guanti, foulard e cappelli. Mattia ama costruirsi le cose: l’anno scorso con bastoncini e scatoloni di cartone ha inventato una batteria, ovviamente immortalata in una foto e portata anche da mostrare a scuola su richiesta della maestra di musica! Un gioco che va tantissimo qui, è quello della casetta: quattro sedie e una coperta sopra ed ecco pronto il migliore nascondiglio, tana, casa e tutto quello che la fantasia suggerisce.

Sara, mamma di Daniele, 9 anni, Mattia, 8 anni, Annalisa, 3 anni



Lo scorso inverno abbiamo costruito i burattini con i rotoli della carta igienica, ritagli di stoffa per fare gli abiti, cotone per i pon pon dei cappellini, fili vari per i capelli. Abbiamo usato tempere e/o pennarelli per disegnare il viso.

Sara, mamma di Nives, 5 anni



Ci divertiamo un sacco a giocare con le bottiglie di plastica (quelle poche che abbiamo): vuote, diventano dei favolosi strumenti musicali, c’è il flauto che fa il fischio della nave, c’è la bottiglia “stropicciata” che è una fisarmonica… Poi ho creato (questo era un consiglio su Bebè a costo zero) il sacco delle stoffe, con ritagli di vari tipi di tessuti… è sempre stato apprezzatissimo: infila, sfila, copri, scopri e volaaa! Anna si diverte tantissimo!

Francesca, mamma di Anna, 15 mesi

Per la mia bimba ho creato la scatola dei travestimenti: ho preso una scatola di cartone (di quelle per indumenti), l’ho rivestita con della carta colorata e dentro ho messo dei miei vecchi vestiti, borse che non usavo più, un vecchio cappello da babbo natale, una montatura da occhiali, dei nastri colorati, insomma oggetti che non servivano più e man mano aggiungeremo quello che ci suggerisce la fantasia! Per ora il suo preferito è una camicia bianca con cui diventa la dottoressa Gaia.

Sara, mamma di Gaia, 3 anni



Il mio Alessandro gioca a mini rugby in una società locale. È appassionatissimo di questo sport, segue le partite in TV e gioca al parco con gli amici con la palla ovale. Il problema si presenta a casa: i montanti della libreria fungono da pali per concretizzare la meta e suo fratello è l’avversario da placcare… Solo che il pallone da rugby ha già fatto notevoli danni a mobili e soprammobili, così memore dei racconti della mia nonna, abbiamo realizzato la classica palla di stracci con scampoli vari, ovviamente però con la forma ovale. È il gioco preferito dei miei nani e Ale dice che è preziosa perché l’ha cucita mamma, più che se fosse autografata dagli All Black’s!

Maria Cristina, mamma di Alessandro, 4 anni, Francesco, 20 mesi



Dai tre mesi, il “gioco” preferito di mia figlia Alma è stato una bottiglietta di plastica con dentro un po’ d’acqua! Giochini di plastica e sonagli duravano 5 minuti, poi non erano più interessanti, ma la bottiglietta… Quando era molto caldo la aprivamo e giocava a versarla in giro, o a berla (ovviamente acqua nuova messa sul momento). Più avanti abbiamo fatto nuove versioni, con acqua colorata (camomilla, karkadè) e la variante marina con la sabbia del mare e le conchiglie, o i brillantini. Costo: pochi centesimi, divertimento: tanto!

Sara, mamma di Alma, 4 anni, in dolce attesa della seconda bimba



I giochi preferiti sono: pitturare e colorare, cucinare con la mamma, fare i fantasmi con coperte e lenzuola, nascondino, il gioco del silenzio, il gioco di capire i rumori, lotta di solletico, indovinare a cosa si sta pensando facendo domande a cui rispondere solo sì o no, un-due-tre stella!, pampano, giocare a fare la mamma o il papà aiutando nelle faccende di casa. E ancora raccontare una storia che la mamma scrive, e leggere insieme le fiabe.

Laura, mamma di Gabriel, 8 anni, Alessia, 3 anni, Nadia, 4 mesi



Noi spesso giochiamo con la schiuma da barba: modelliamo montagne e pupazzi; la spalmiamo sul tavolo disegnandoci sopra con le dita, o sullo specchio per scoprire mano a mano le parti del corpo. E poi gli immancabili giochi in cucina: ha una serie di vecchie pentole e padelle nelle quali pastrocchia pomeriggi interi con acqua, sale, farina e piccoli avanzi di pasta che spesso lasciamo lì per i suoi giochi.

Sabrina, mamma di Daniele, 20 mesi



Proprio in questi giorni stiamo facendo un lavoretto con degli scarti di cartone d’imballaggio. Ho fatto pasticciare Ludovico con le tempere su una lastra di cartone. Ritaglieremo il cartone a forma di farfalle, mele, cuoricini, e useremo queste forme per incollarle su un biglietto gigante per le nonne. Alle forme che avanzano attaccheremo un filo di nylon e le fisseremo al soffitto della sua cameretta.

Il secondo progetto è quello di costruire una “tana” con un cartone di scarto (abbiamo appena traslocato e i cartoni non ci mancano, si nota?) con porticina, finestrelle e tetto.

Ma il suo gioco preferito è aprire il cassettone delle pentole e dei coperchi e metterli in fila per tutta la cucina in ordine di grandezza e scegliere il coperchio adatto.

Francesca, mamma di Ludovico, 2 anni



Giovanni inventa tanti giochi da solo: crea bandiere con legnetti e carta colorata da lui, minestrone di fiori ed erbe in giardino, inventa spettacolini e scrive storielle! Raccogliamo i tappi di plastica per beneficenza e quando ne abbiamo una trentina ci mettiamo a terra a giocare a bocce oppure a creare disegni con i tappi di colori diversi; poi con cartone e scotch costruiamo razzi, robot e casette.

Col piccolo giochiamo con coperchi, pentole e pasta cruda da mescolare!

Gabriella, mamma di Giovanni, 7 anni, Diego, 17 mesi



Il gioco preferito di Viola: inventare paesaggi con vecchi scampoli di stoffa (quello blu è il lago, quello verde il prato, quello marrone e verde il bosco) e con rametti, pigne, castagne, gusci di noci che diventano barche, castelli, fiori…

Monica, mamma di Viola, 3 anni



La lettura condivisa ha accompagnato i primi anni di vita della mia prima figlia. Storie, fiabe, racconti… Abbiamo sfogliato e letto insieme centinaia di libri. I libri ci hanno aiutato a prendere sonno, a non annoiarci nelle sale d’attesa, a passare il tempo nei giorni di pioggia o quando era ammalata. Ora lei è una lettrice appassionata e spesso ci confrontiamo a proposito dei romanzi che leggiamo.

Elena, mamma di Marta, 12 anni

Bebè a costo zero crescono
Bebè a costo zero crescono
Giorgia Cozza
Meno oggetti e più affetti per crescere felici dalla prima infanzia alle soglie dell’adolescenza.Una guida al consumo critico, con consigli pratici per crescere bambini sereni, imparando a distinguere tra vere esigenze e bisogni indotti dal consumismo. Per un figlio, solo il meglio. Ma cos’è il meglio per un bambino?Giorgia Cozza risponde alla domanda che era stata il punto di partenza di Bebè a costo zero, la guida al consumo critico per futuri e neogenitori.Ora, in Bebè a costo zero crescono l’attenzione si sposta sui bambini più grandi, a partire dai 2 anni di età, fino alle soglie dell’adolescenza, perché se accogliere un bimbo a costo pressoché zero è possibile, è possibile anche crescerlo serenamente senza affrontare continue spese. L’ebook di questo libro è certificato dalla Fondazione Libri Italiani Accessibili (LIA) come accessibili da parte di persone cieche e ipovedenti. Conosci l’autore Giorgia Cozza è una mamma-giornalista, specializzata nel settore materno-infantile, autrice di libri per bambini e numerosi manuali per genitori, divenuti un importante punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all’estero.È stata relatrice in numerosi congressi per genitori e operatori del settore e ospite di trasmissioni televisive per rispondere a quesiti legati all’accudimento dei bimbi e a uno stile genitoriale ecocompatibile.