Prodotti per la mamma che allatta

Prodotti per la mamma che allatta

L’igiene del capezzolo

Cosa serve alla mamma che allatta per l’igiene e la cura del capezzolo? In commercio non mancano prodotti destinati alla detersione del seno, ma così come in gravidanza, in realtà non è necessario alcun trattamento particolare. È sufficiente sciacquare i capezzoli con acqua, e lavare il seno normalmente in occasione del bagno o della doccia. Non servono infatti né creme, né topici, né dischetti antisettici per la pulizia del seno. Anzi, è preferibile evitarli poiché possono seccare la pelle73. Da limitare anche l’utilizzo del sapone per non privare la cute delle secrezioni naturali che il capezzolo secerne e che svolgono un’importante funzione protettiva (e preventiva nei confronti delle ragadi).


A questo proposito González suggerisce di non lavare il seno né prima, né dopo le poppate. Non è necessario lavare il seno con acqua e sapone, né solamente con acqua – spiega –. Si lava già abbastanza quando ci si fa la doccia74. L’utilizzo di creme, topici e disinfettanti può, infine, infastidire il bebè, dato che questi prodotti interferiscono con il sapore e l’odore del capezzolo (il bimbo potrebbe addirittura rifiutarsi di poppare)75.

In caso di ragadi

Quando sul seno compaiono screpolature o lesioni, più o meno profonde, è importante identificare la causa del problema e intervenire tempestivamente per risolverlo. Le ragadi, infatti, rendono dolorosa la poppata e rischiano di compromettere la buona riuscita dell’allattamento. Nella maggior parte dei casi, il dolore ai capezzoli è dovuto a un attacco scorretto del bebè, per questo è necessario rivedere la poppata, controllando la posizione e la bocca del bambino; solo così, infatti, è possibile risolvere definitivamente e rapidamente il problema.


Come prendersi cura del capezzolo in questa situazione?


Anche in questo caso, ci sono molti prodotti di cui potrebbe venirvi consigliato l’acquisto. In realtà però, topici, disinfettanti, tinture vegetali sono sconsigliati poiché possono seccare la pelle ritardando la soluzione del problema, mentre creme e pomate potrebbero ostacolare la poppata (perché la bocca del bambino “scivola” e non riesce ad attaccarsi correttamente)76 e acuire la sensazione dolorosa. Non c’è quindi alcun rimedio, per lenire il dolore e accelerare la cicatrizzazione delle ragadi?


Una valida alternativa ai prodotti in commercio – pratica, sicura per la salute del bebè (che non rischia di ingerire eventuali residui dannosi) e decisamente economica – è costituita dal latte materno stesso77. Il latte contiene anticorpi e sostanze che stimolano la crescita dell’epidermide (e quindi favoriscono la cicatrizzazione) ed esercitano un’azione antibatterica.


Per prevenire le ragadi o favorirne la guarigione si suggerisce quindi di spremere qualche goccia di latte al termine della poppata e farla assorbire massaggiando delicatamente il capezzolo.

Le coppette assorbilatte

Le coppette assorbilatte sono dei dischetti di materiale assorbente, generalmente usa e getta78, destinati ad assorbire eventuali perdite di latte, che dovessero verificarsi tra una poppata e l’altra. A questo proposito è importante sottolineare che non tutte le madri hanno queste “perdite” (ma ciò non significa che abbiano meno latte delle altre), quindi, dato che le coppette potrebbero rivelarsi inutili, meglio non acquistarle in anticipo. Nel caso in cui, effettivamente, la fuoriuscita di latte tra le poppate renda necessario proteggere gli abiti, non è comunque indispensabile utilizzare le coppette usa e getta (che rappresentano un’opzione piuttosto costosa): dei semplici fazzoletti in cotone o in lino, o dei ritagli di cotone (realizzati, ad esempio, tagliando una vecchia maglietta o un lenzuolo), possono assolvere molto bene questa funzione. La mamma potrà quindi procurarsi una buona scorta di fazzoletti o quadrati di cotone, in modo da poterli cambiare non appena si siano bagnati. Sia le coppette usa e getta che quelle “fai da te”, dovranno infatti essere cambiate spesso per evitare che il capezzolo resti umido.


Un’altra possibile soluzione, in caso di perdite molto abbondanti è rappresentata dalle “conchiglie per il seno”, in plastica dura: applicate tra il seno e il reggiseno, impediscono che gli abiti si bagnino e raccolgono il latte fuoriuscito. Dato che non tutte le madri si trovano a proprio agio indossando questi accessori e che comunque il tempo di utilizzo è limitato alle prime settimane successive al parto, l’ideale sarebbe evitare di acquistarle, ma averle in prestito da un’altra mamma.

I paracapezzoli

I paracapezzoli sono dischi molto flessibili, in caucciù o silicone, con al centro una sorta di capezzolo provvisto di fori. Si tratta di un accessorio che potrebbe venire consigliato alla neomamma in caso di difficoltà nel buon avvio dell’allattamento.


I pareri degli esperti sull’utilità dei paracapezzoli sono però discordi. Alcune ricerche hanno individuato delle situazioni in cui il loro utilizzo potrebbe essere d’aiuto79, ma La Leche League80 sottolinea il fatto che – in alcuni casi – il loro uso può essere fonte di difficoltà aggiuntive ed è raramente giustificato.


Prima di ricorrere a questi ausili, si suggerisce quindi di rivolgersi a una figura esperta in allattamento per valutarne l’effettiva utilità.

Integratori per la mamma che allatta

Hanno nomi suggestivi e sono stati creati ad hoc per le madri che nutrono al seno i loro bambini. Complessi vitaminici e integratori che dovrebbero favorire la buona riuscita dell’allattamento, in alcuni casi, addirittura stimolando una maggior produzione di alimento materno.


Sono necessari? Se una persona segue una dieta varia, bilanciata ed equilibrata (e non soffre di particolari problemi di salute) trova negli alimenti di cui si ciba tutte le vitamine e i nutrienti necessari per il proprio benessere. Non solo, l’idea che la mamma abbia bisogno di “aiuti esterni”, di prodotti ad hoc per allattare è sbagliata; è la suzione del bambino a stimolare la produzione di latte, sono le poppate frequenti ed efficaci (in cui il seno viene drenato adeguatamente) che permettono al bebè di trovare l’alimento necessario per la sua crescita.


A questo proposito si esprime con chiarezza il manuale de La Leche League: ultimamente le industrie hanno lanciato sul mercato bevande ed altri alimenti speciali per la mamma che allatta. Le motivazioni di tali prodotti sono principalmente commerciali: puoi ottenere tutto ciò che ti occorre per stare bene in salute e produrre latte semplicemente da una dieta normale ed equilibrata, e sicuramente in modo molto più economico. L’idea che la madre che allatta abbia bisogno per forza di “aiuti” per il suo fisico è fuorviante, perché sottintende che l’organismo materno da solo non possa avere le risorse per portare avanti l’allattamento, come se questo fosse una funzione impegnativa e particolare invece che la normale conseguenza della gravidanza e del parto81.

L’abbigliamento della mamma che allatta

Da alcuni anni sono comparse sul mercato delle linee di abbigliamento per la mamma che allatta. In effetti, alcune marche hanno creato dei capi graziosi e particolarmente indicati per nutrire al seno comodamente e con discrezione in qualsiasi luogo e situazione.


Anche in questo caso ricordiamo, però, che non sono indispensabili indumenti ad hoc per allattare, e che è sufficiente indossare una normalissima maglietta e sollevarla leggermente in occasione della poppata. Inoltre, la discrezione è garantita dal fatto che la mammella è coperta dalla testolina e dal corpo del bambino che sta poppando.

Reggiseni per l’allattamento

In commercio ci sono reggiseni per la mamma che allatta, dotati di ganci e finestrelle che si aprono permettendo di nutrire al seno con comodità e discrezione. Nel caso in cui si desideri sperimentare questa soluzione, si potrà cominciare con l’acquisto di un primo capo, per verificarne l’effettiva utilità.


Ricordiamo però che molte mamme si sono trovate bene utilizzando dei normali reggiseni (purché di tessuto abbastanza elastico), semplicemente abbassando la coppa del reggiseno ed estraendo il seno (lasciando coperta l’altra mammella). Un’altra possibile soluzione casalinga è quella di tagliare un vecchio reggiseno, creando due aperture ad hoc.


Con un po’ di fantasia è possibile ‘aggiustare’ anche canottiere intime: scegliendo modelli che si prestano ad essere abbassati al di sotto della mammella da cui si sta allattando (in modo da lasciare la pancia e la schiena coperta) o creando delle aperture.

Magliette per allattare fai da te

Chi è pratico di ago e filo (o può contare sull’aiuto di una mamma, una zia o un’amica, abile e volenterosa), potrà provare anche a cimentarsi con la realizzazione di una t-shirt da allattamento “fai da te”, ad esempio tagliando due aperture sul davanti di una maglietta (in prossimità delle mammelle), e coprendo la modifica mediante l’applicazione di un inserto di stoffa, cucito in modo da poterlo sollevare per la poppata82.

Poltrone e cuscini per allattare

Le aziende che producono attrezzature per l’infanzia, naturalmente, non hanno mancato di pensare ad accessori anche per la mamma che allatta. Un esempio classico è quello della “poltrona per l’allattamento”. Ora, credo sia superfluo specificare che qualunque poltrona o divano di casa va benissimo per nutrire al seno il proprio piccino. È valido però il concetto di fondo: mentre sta allattando, è importante che la mamma sia comoda e che possa approfittare dell’appuntamento con la poppata per rilassarsi e godersi il suo bambino. L’ideale sarebbe quindi organizzare una “postazione” da allattamento particolarmente confortevole, scegliendo, se possibile, un angolo tranquillo della casa, con una bottiglia d’acqua a portata di mano (spesso, mentre allatta, la donna sente il bisogno di bere ed è bene che possa soddisfarlo subito senza dover attendere la fine della poppata o interromperla) e quanto le può servire per vivere al meglio questo momento (si può approfittare della poppata per leggere qualche pagina di un romanzo o ascoltare della musica).


Ricordiamo che l’allattamento è fonte di grande benessere per il bimbo, ma anche per la madre: così, infatti, ha voluto la natura stessa, dato che durante la poppata prolattina e ossitocina – due ormoni stimolati dalla suzione del bebè – regalano alla donna una sensazione di profondo rilassamento.

Il cuscino a U

Tra gli accessori collegati al discorso allattamento c’è il “cuscino per allattamento”. Si tratta di un cuscino piuttosto grande, tubolare a forma di U. I cuscini di produzione artigianale sono generalmente realizzati in fibre naturali e imbottiti con pula di farro. In effetti si tratta di una soluzione particolarmente comoda che molte madri hanno trovato utile, sia in occasione della poppata per collocare il bimbo all’altezza giusta (mentre allatta la mamma non dovrebbe chinarsi verso il piccolo: il bebè deve trovarsi a livello del seno, con il viso di fronte al capezzolo), sia successivamente per sostenere il bimbo nei suoi primi tentativi di stare seduto. È bene però sottolineare che lo stesso risultato si potrà ottenere con dei normali cuscini, magari utilizzandone più di uno, per raggiungere la posizione desiderata.


Infine, chi ha una certa pratica con ago e filo può sempre cimentarsi con il fai da te e realizzare una lunga fodera in cotone da imbottire con pula di farro o altri materiali adatti.


Ci preme sottolineare il messaggio che per allattare non serve “niente”, ovvero non c’è nulla da acquistare, servono solo una mamma e un bambino.

Il cuscino per allattamento fai da te

Nel sito Mamma Canguro83, Serena Pirovano spiega come realizzare un cuscino per l’allattamento fai da te, dotato di rivestimento esterno sfoderabile e lavabile. Ecco l’occorrente:

  • per la fodera interna uno scampolo di cotone (si possono usare anche delle vecchie lenzuola) che misura 140x130 cm (se la stoffa è alta 260 cm, sono sufficienti 70 cm);
  • per la fodera esterna uno scampolo di cotone, ciniglia, flanella, vellutino o spugna (misura 140x130 cm o 260X70 cm);
  • per l’imbottitura, microsfere di polistirene o pula di farro (si può usare anche dell’ovatta ben pressata);
  • una cerniera lunga 60 cm oppure del velcro.

Ed ecco come procedere: si cuce prima la fodera interna lungo tutto il bordo, lasciando all’estremità un’apertura di circa 15 cm per riempire il cuscino; si riempie il cuscino con il materiale scelto; si cuce il rivestimento esterno posizionando la stoffa dritto contro dritto (perchè a lavoro finito non si vedano le cuciture) e lasciando un’apertura di 60 cm sulla sommità per applicare la cerniera o il velcro; dopo aver rivoltato la fodera esterna si applica la cerniera.


E per sfruttare al massimo il nostro lavoro, Mamma Canguro ci ricorda che l’utilità del cuscino a U non riguarda solo le poppate: già prima della nascita può aiutare la futura mamma a trovare una posizione confortevole durante la notte, poi può essere usato come riduttore per il lettino, per creare un angolo morbido (a terra, con un tappeto o una coperta riservati al piccolo) e per sostenere il bimbo quando inizia a stare seduto. I bambini più grandicelli possono sfruttarlo per giocare e gli adulti come base di appoggio per il computer portatile…

Voci di mamma e papà

Allattare è la cosa più bella che ci possa essere: quando siamo così abbracciate vicine vicine tutto scompare e ci siamo solo noi. A volte è faticoso, come quando Caterina sta attaccata quaranta minuti, o ciuccia ogni ora, o quando io ho delle cose da fare e lei ha fame proprio in quel momento, ma non ci rinuncerei per nulla al mondo!

Michela, mamma di Caterina, 5 mesi



Basta non arrendersi e tutto va alla grande, non ascoltare mai chi dice “dài un po’ di aggiunta”, e tenere il neonato sempre con sé, facendolo attaccare ogni volta che si mostra un pochino interessato. Le difficoltà possono essere molte, ma spesso sono mentali, perché le mamme di oggi non sono preparate ad allattare e alla lunghezza e frequenza delle prime poppate. Un ultimo consiglio… bruciate le bilance!

Laura, mamma di Sofia, 8 mesi



Quella dell’allattamento è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Ho un ricordo commovente dei miei piccini, rannicchiati tra le mie braccia, delle loro espressioni soddisfatte, del fatto che non avessero bisogno di altro… Il legame strettissimo, fisico ed emotivo, creatosi durante la gravidanza è continuato così, nel modo più bello e naturale, con quelle poppate che hanno garantito ai miei figli quanto serviva per il loro benessere: nutrimento, calore, affetto, rassicurazione. Nutrire al seno mi ha fatto sentire più realizzata come madre.


L’allattamento è stato la via per conoscerci, riconoscerci, amarci ogni giorno di più, e resterà uno dei più bei ricordi del mio essere madre.

Giorgia, mamma di Mattia 8 anni, Nicola 6 anni, Maddalena, 2 anni


La mamma che allatta può fare a meno di tutto: per l’elasticità del capezzolo è sufficiente spalmare il latte sull’areola dopo la poppata, per le perdite di latte si possono usare fazzolettini di cotone ripiegati; l’abbigliamento sarà comodo e ampio, lo stesso usato in gravidanza. Molte di queste soluzioni, apparentemente di ripiego, sono migliori di tanti prodotti reclamizzati. Un esempio lampante di come il consumismo si autoalimenti e si nutra dell’ansia di inadeguatezza delle madri: sapone delicato speciale per il seno, olio per il seno in allattamento. Perché dare con una mano e togliere con l’altra? La pelle produce quanto necessario, in particolare lo fanno le ghiandole intorno all’areola, quindi basta lavare senza sapone il seno e non spalmare creme o oli se non in casi di vera necessità. Oltre al risparmio, c’è il vantaggio di non intromettersi in un meccanismo che funziona bene da solo, e non si rischia di far ingerire “robaccia” al bebè.

Lisa, mamma di Elena, 21 mesi, e in dolce attesa di Romeo



Ho allattato Federico al seno con molta facilità, sin da quando è nato. Quando, verso i suoi sei mesi, sono rientrata al lavoro, ho acquistato tiralatte, biberon, sterilizzatore, con l’idea (ma soprattutto l’ansia) di lasciargli un biberon di latte da prendere in mia assenza (riuscivo ad allattarlo la mattina presto prima di uscire e il pomeriggio alle 5 appena rientrata; a pranzo già mangiava le pappe). Però, nonostante le serate trascorse a tirare e conservare il latte, con mia grande disperazione Federico non sapeva cosa fosse il biberon: lo guardava, lo mordicchiava, ma ciucciare neanche per idea! Ho provato allora a fargli prendere il latte con un cucchiaino e con un piccolo bicchiere, ma anche qui senza molto successo. Insomma: Federico in mia assenza non beveva il latte; ma poi, appena tornavo a casa, era la prima cosa che voleva… insieme (o come scusa per avere?) a tante coccole e abbracci!

Francesca, mamma di Federico, 20 mesi, e in attesa del secondo bebè



Eh, com’è difficile capire cos’è l’allattamento a richiesta! Tutto il mondo ti dà consigli su come e quanto deve mangiare tuo figlio, e come deve crescere. Tutta la responsabilità della crescita di questa creaturina ricade sulle tue spalle. Non è affatto un peso leggero da portare!


Con il primo figlio ho dato ascolto a troppe voci, e mi sono ritrovata a preparare aggiunte inutili. Poi, con l’aiuto de La Leche League, sono riuscita a togliere l’aggiunta e a seguire un percorso più naturale nello svezzamento e, in generale, ad ascoltarmi di più e trovare un equilibrio nostro, mio e del mio bambino, e di mio marito.


Con la seconda figlia ho capito e applicato l’allattamento a richiesta, con enorme soddisfazione di tutti. La crescita era ottima, la bambina tranquilla, al compimento dei sei mesi abbiamo introdotto con successo altri cibi oltre al latte materno: era veramente pronta al “grande salto”.

Cinzia, mamma di Angelo, 7 anni, Giulia, 5 anni, e in attesa del terzo bebè



Sono la mamma di due gemelli, allattati al seno finché Gioia ha compiuto 3 anni e Giacomo 4 anni e mezzo! Se qualcuno me lo avesse detto cinque anni fa lo avrei preso per matto e invece eccomi qui, da poco reduce da un lungo e bellissimo, anche se travagliato, allattamento! Il nostro inizio è stato un disastro totale. Quando erano appena nati Giacomo ciucciava poco e Gioia non ne voleva proprio sapere. Sono tornata a casa con la classica prescrizione di latte artificiale (naturalmente della marca usata in quel periodo, che era tra le più care). E così le mie giornate trascorrevano tirando il latte, preparando biberon, attaccando un po’ Giacomo, facendo “quadruple” pesate, deprimendomi sempre più perché Gioia rifiutava il seno. È stato grazie all’aiuto della mia mamma e all’intervento di un pediatra e consulente professionale in allattamento IBCLC se sono riuscita ad allattare. A trenta giorni di vita Gioia finalmente si è attaccata al seno! È stata per me una felicità immensa e ho pianto!


Quando finalmente la “nanetta” ha preso il via ho iniziato ad allattarli insieme con notevole risparmio di tempo. Preparavo i mega cuscini sul divano, mi sedevo in mezzo e li allattavo in posizione da rugby. E su quel divano ci ho passato intere giornate! Il seno è stato per noi un’esperienza importantissima che ci ha accompagnato nelle varie tappe della crescita: il divezzamento, l’inserimento al nido a 17 mesi con tutte le malattie conseguenti che abbiamo superato bene grazie alla tetta, i risvegli notturni (tantissimi e stancanti fino ai loro due anni) che, sempre grazie alla tetta, abbiamo vissuto con maggiore serenità.

Katia, mamma di Giacomo e Gioia, 5 anni



Quando è nato il mio primo bimbo il pediatra, alla dimissione, aveva prescritto l’aggiunta. Io ero disperata, ma mio marito mi aveva riportato alla ragione ricordandomi quello che avevano spiegato al corso preparto: ci vuol determinazione per allattare. A casa, un angelo travestito da zia mi aveva detto: “Aspetta, il latte arriva, vedrai”. E così è stato: Mario è sempre cresciuto bene e io, a quel punto, ne ho fatto una questione di orgoglio e soddisfazione personale e sono arrivata a sei mesi di latte di mamma esclusivo.


Certo Mario ci ha messo del suo: all’inizio usavo il succhiotto perché ero convinta che dovessero passare almeno un paio d’ore fra le poppate, ma ben presto lui l’ha rifiutato con decisione!


Poi ho conosciuto la Leche League e quando, neanche un anno e mezzo dopo, è nato Giovanni, stavo ancora allattando Mario e li ho allattati entrambi a lungo. Con due piccoli non dover acquistare latte in polvere, preparare biberon, sterilizzare, credo sia stato un notevole stress in meno, oltre che un incredibile risparmio economico.


Ma è stata soprattutto una grandissima, enorme soddisfazione vederli crescere grazie al mio latte, e sapere quanto faceva loro bene.

Manuela, mamma di Mario, 8 anni, Giovanni, 7 anni, in attesa del terzo bebè



Quando è nata pesava solo un chilo e mezzo circa: la mia bimba è nata prematura, dopo un parto cesareo d’urgenza alla trentatreesima settimana di gravidanza, a causa della gestosi.


Le premesse non erano delle migliori: ho potuto vederla e attaccarla al seno per la prima volta solo due giorni dopo il parto. A vederla così piccola e con poche forze mi aspettavo da un momento all’altro di sentirmi dire dai medici che avrei dovuto nutrirla con biberon e formula artificiale: è un luogo comune pensare che un bimbo prematuro si stanchi meno se succhia dal biberon! Invece è proprio vero il contrario, e studi scientifici lo dimostrano: un prematuro che nasce alla 32esima settimana è già capace di succhiare al seno (la suzione al biberon è diversa e va imparata) e con meno fatica e stress per il suo immaturo organismo. Io queste cose le ho imparate da poco, ma ho fatto bene a seguire il consiglio di chi allora mi disse di avere fiducia nella mia bambina. Valentina, infatti, giorno dopo giorno, pian pianino, cresceva e prendeva energia, e dopo due lunghissime settimane di allattamento misto, ovvero un po’ al seno e una parte somministrata con bicchierino, biberon, siringa senza ago, cominciò a succhiare tutti i pasti dal seno della sua mamma. Così, la mia bimba oltre a ricevere il meglio, ci ha fatto anche risparmiare la notevole spesa del latte artificiale, biberon e accessori vari! Valentina è stata dimessa dopo un mese di ospedale, quando pesava 2 chili circa, poi ha continuato a gradire il latte di mamma fino a due anni e mezzo… ma questa è un’altra storia…

Francesca, mamma di Valentina, 3 anni e mezzo



Nonostante la coalizione dei pediatri dell’ospedale che ha dedotto, da una semplice occhiata al mio colorito, che non avessi latte a sufficienza e avessi, quindi, bisogno della fatidica aggiunta, Nicolò si nutre esclusivamente del latte della sua mamma. Una settimana dopo, il pediatra che avevo scelto per mio figlio, un luminare, decideva candidamente di mettermelo a dieta: “Signora, lo allatti a richiesta, mi raccomando, ma rispetti le tre ore tra una poppata e l’altra e mai più di 15 minuti per lato!”…

Loretta, mamma di Nicolò, 5 mesi

Consigli di lettura

Negri P., Tutte le mamme hanno il latte, Il leone verde, 2005.

Gonzàles C., Un dono per tutta la vita. Guida all’allattamento materno, Il leone verde, 2008.

La Leche League International, L’arte dell’allattamento materno, LLLIt Editore, 2004.

Maffei F., Primo cibo, primo amore, Franco Angeli/Le Comete, 2000.

Cozza G., Paschetto P., Allattamento al seno. Come nutrire felicemente il tuo bambino, De Agostini, 2011.

Bebè a costo zero - 3a edizione
Bebè a costo zero - 3a edizione
Giorgia Cozza
Guida al consumo critico per accogliere e accudire al meglio il nostro bambino.Una guida al consumo consapevole per scoprire cosa è davvero indispensabile o utile acquistare durante la gravidanza e la prima infanzia. Carrozzine, vestitini, omogeneizzati: quanto costa avere un bambino oggi?Le statistiche parlano di un investimento di migliaia di euro solo nel primo anno di vita. Bebè a costo zero di Giorgia Cozza, è la guida al consumo critico e consapevole nell’affollato mondo dei prodotti per l’infanzia per scoprire cosa sia davvero indispensabile o utile durante la gravidanza e la prima infanzia, distinguendo tra reali esigenze e bisogni indotti dalla pubblicità. Il libro offre proposte e suggerimenti pratici per evitare spese inutili, con un occhio di riguardo all’ambiente e, soprattutto, per circondare il bambino solo di quanto può favorirne lo sviluppo psico-fisico, facendone una persona serena e armoniosa. Conosci l’autore Giorgia Cozza è una mamma-giornalista, specializzata nel settore materno-infantile, autrice di libri per bambini e numerosi manuali per genitori, divenuti un importante punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all’estero.È stata relatrice in numerosi congressi per genitori e operatori del settore e ospite di trasmissioni televisive per rispondere a quesiti legati all’accudimento dei bimbi e a uno stile genitoriale ecocompatibile.