Voci di mamma e papà
Allattare è la cosa più bella che ci possa essere: quando siamo così abbracciate vicine vicine tutto scompare e ci siamo solo noi. A volte è faticoso, come quando Caterina sta attaccata quaranta minuti, o ciuccia ogni ora, o quando io ho delle cose da fare e lei ha fame proprio in quel momento, ma non ci rinuncerei per nulla al mondo!
Michela, mamma di Caterina, 5 mesi
Basta non arrendersi e tutto va alla grande, non ascoltare mai chi dice “dài un po’ di aggiunta”, e tenere il neonato sempre con sé, facendolo attaccare ogni volta che si mostra un pochino interessato. Le difficoltà possono essere molte, ma spesso sono mentali, perché le mamme di oggi non sono preparate ad allattare e alla lunghezza e frequenza delle prime poppate. Un ultimo consiglio… bruciate le bilance!
Laura, mamma di Sofia, 8 mesi
Quella dell’allattamento è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Ho un ricordo commovente dei miei piccini, rannicchiati tra le mie braccia, delle loro espressioni soddisfatte, del fatto che non avessero bisogno di altro… Il legame strettissimo, fisico ed emotivo, creatosi durante la gravidanza è continuato così, nel modo più bello e naturale, con quelle poppate che hanno garantito ai miei figli quanto serviva per il loro benessere: nutrimento, calore, affetto, rassicurazione. Nutrire al seno mi ha fatto sentire più realizzata come madre.
L’allattamento è stato la via per conoscerci, riconoscerci, amarci ogni giorno di più, e resterà uno dei più bei ricordi del mio essere madre.
Giorgia, mamma di Mattia 8 anni, Nicola 6 anni, Maddalena, 2 anni
La mamma che allatta può fare a meno di tutto: per l’elasticità del capezzolo è sufficiente spalmare il latte sull’areola dopo la poppata, per le perdite di latte si possono usare fazzolettini di cotone ripiegati; l’abbigliamento sarà comodo e ampio, lo stesso usato in gravidanza. Molte di queste soluzioni, apparentemente di ripiego, sono migliori di tanti prodotti reclamizzati. Un esempio lampante di come il consumismo si autoalimenti e si nutra dell’ansia di inadeguatezza delle madri: sapone delicato speciale per il seno, olio per il seno in allattamento. Perché dare con una mano e togliere con l’altra? La pelle produce quanto necessario, in particolare lo fanno le ghiandole intorno all’areola, quindi basta lavare senza sapone il seno e non spalmare creme o oli se non in casi di vera necessità. Oltre al risparmio, c’è il vantaggio di non intromettersi in un meccanismo che funziona bene da solo, e non si rischia di far ingerire “robaccia” al bebè.
Lisa, mamma di Elena, 21 mesi, e in dolce attesa di Romeo
Ho allattato Federico al seno con molta facilità, sin da quando è nato. Quando, verso i suoi sei mesi, sono rientrata al lavoro, ho acquistato tiralatte, biberon, sterilizzatore, con l’idea (ma soprattutto l’ansia) di lasciargli un biberon di latte da prendere in mia assenza (riuscivo ad allattarlo la mattina presto prima di uscire e il pomeriggio alle 5 appena rientrata; a pranzo già mangiava le pappe). Però, nonostante le serate trascorse a tirare e conservare il latte, con mia grande disperazione Federico non sapeva cosa fosse il biberon: lo guardava, lo mordicchiava, ma ciucciare neanche per idea! Ho provato allora a fargli prendere il latte con un cucchiaino e con un piccolo bicchiere, ma anche qui senza molto successo. Insomma: Federico in mia assenza non beveva il latte; ma poi, appena tornavo a casa, era la prima cosa che voleva… insieme (o come scusa per avere?) a tante coccole e abbracci!
Francesca, mamma di Federico, 20 mesi, e in attesa del secondo bebè
Eh, com’è difficile capire cos’è l’allattamento a richiesta! Tutto il mondo ti dà consigli su come e quanto deve mangiare tuo figlio, e come deve crescere. Tutta la responsabilità della crescita di questa creaturina ricade sulle tue spalle. Non è affatto un peso leggero da portare!
Con il primo figlio ho dato ascolto a troppe voci, e mi sono ritrovata a preparare aggiunte inutili. Poi, con l’aiuto de La Leche League, sono riuscita a togliere l’aggiunta e a seguire un percorso più naturale nello svezzamento e, in generale, ad ascoltarmi di più e trovare un equilibrio nostro, mio e del mio bambino, e di mio marito.
Con la seconda figlia ho capito e applicato l’allattamento a richiesta, con enorme soddisfazione di tutti. La crescita era ottima, la bambina tranquilla, al compimento dei sei mesi abbiamo introdotto con successo altri cibi oltre al latte materno: era veramente pronta al “grande salto”.
Cinzia, mamma di Angelo, 7 anni, Giulia, 5 anni, e in attesa del terzo bebè
Sono la mamma di due gemelli, allattati al seno finché Gioia ha compiuto 3 anni e Giacomo 4 anni e mezzo! Se qualcuno me lo avesse detto cinque anni fa lo avrei preso per matto e invece eccomi qui, da poco reduce da un lungo e bellissimo, anche se travagliato, allattamento! Il nostro inizio è stato un disastro totale. Quando erano appena nati Giacomo ciucciava poco e Gioia non ne voleva proprio sapere. Sono tornata a casa con la classica prescrizione di latte artificiale (naturalmente della marca usata in quel periodo, che era tra le più care). E così le mie giornate trascorrevano tirando il latte, preparando biberon, attaccando un po’ Giacomo, facendo “quadruple” pesate, deprimendomi sempre più perché Gioia rifiutava il seno. È stato grazie all’aiuto della mia mamma e all’intervento di un pediatra e consulente professionale in allattamento IBCLC se sono riuscita ad allattare. A trenta giorni di vita Gioia finalmente si è attaccata al seno! È stata per me una felicità immensa e ho pianto!
Quando finalmente la “nanetta” ha preso il via ho iniziato ad allattarli insieme con notevole risparmio di tempo. Preparavo i mega cuscini sul divano, mi sedevo in mezzo e li allattavo in posizione da rugby. E su quel divano ci ho passato intere giornate! Il seno è stato per noi un’esperienza importantissima che ci ha accompagnato nelle varie tappe della crescita: il divezzamento, l’inserimento al nido a 17 mesi con tutte le malattie conseguenti che abbiamo superato bene grazie alla tetta, i risvegli notturni (tantissimi e stancanti fino ai loro due anni) che, sempre grazie alla tetta, abbiamo vissuto con maggiore serenità.
Katia, mamma di Giacomo e Gioia, 5 anni
Quando è nato il mio primo bimbo il pediatra, alla dimissione, aveva prescritto l’aggiunta. Io ero disperata, ma mio marito mi aveva riportato alla ragione ricordandomi quello che avevano spiegato al corso preparto: ci vuol determinazione per allattare. A casa, un angelo travestito da zia mi aveva detto: “Aspetta, il latte arriva, vedrai”. E così è stato: Mario è sempre cresciuto bene e io, a quel punto, ne ho fatto una questione di orgoglio e soddisfazione personale e sono arrivata a sei mesi di latte di mamma esclusivo.
Certo Mario ci ha messo del suo: all’inizio usavo il succhiotto perché ero convinta che dovessero passare almeno un paio d’ore fra le poppate, ma ben presto lui l’ha rifiutato con decisione!
Poi ho conosciuto la Leche League e quando, neanche un anno e mezzo dopo, è nato Giovanni, stavo ancora allattando Mario e li ho allattati entrambi a lungo. Con due piccoli non dover acquistare latte in polvere, preparare biberon, sterilizzare, credo sia stato un notevole stress in meno, oltre che un incredibile risparmio economico.
Ma è stata soprattutto una grandissima, enorme soddisfazione vederli crescere grazie al mio latte, e sapere quanto faceva loro bene.
Manuela, mamma di Mario, 8 anni, Giovanni, 7 anni, in attesa del terzo bebè
Quando è nata pesava solo un chilo e mezzo circa: la mia bimba è nata prematura, dopo un parto cesareo d’urgenza alla trentatreesima settimana di gravidanza, a causa della gestosi.
Le premesse non erano delle migliori: ho potuto vederla e attaccarla al seno per la prima volta solo due giorni dopo il parto. A vederla così piccola e con poche forze mi aspettavo da un momento all’altro di sentirmi dire dai medici che avrei dovuto nutrirla con biberon e formula artificiale: è un luogo comune pensare che un bimbo prematuro si stanchi meno se succhia dal biberon! Invece è proprio vero il contrario, e studi scientifici lo dimostrano: un prematuro che nasce alla 32esima settimana è già capace di succhiare al seno (la suzione al biberon è diversa e va imparata) e con meno fatica e stress per il suo immaturo organismo. Io queste cose le ho imparate da poco, ma ho fatto bene a seguire il consiglio di chi allora mi disse di avere fiducia nella mia bambina. Valentina, infatti, giorno dopo giorno, pian pianino, cresceva e prendeva energia, e dopo due lunghissime settimane di allattamento misto, ovvero un po’ al seno e una parte somministrata con bicchierino, biberon, siringa senza ago, cominciò a succhiare tutti i pasti dal seno della sua mamma. Così, la mia bimba oltre a ricevere il meglio, ci ha fatto anche risparmiare la notevole spesa del latte artificiale, biberon e accessori vari! Valentina è stata dimessa dopo un mese di ospedale, quando pesava 2 chili circa, poi ha continuato a gradire il latte di mamma fino a due anni e mezzo… ma questa è un’altra storia…
Francesca, mamma di Valentina, 3 anni e mezzo
Nonostante la coalizione dei pediatri dell’ospedale che ha dedotto, da una semplice occhiata al mio colorito, che non avessi latte a sufficienza e avessi, quindi, bisogno della fatidica aggiunta, Nicolò si nutre esclusivamente del latte della sua mamma. Una settimana dopo, il pediatra che avevo scelto per mio figlio, un luminare, decideva candidamente di mettermelo a dieta: “Signora, lo allatti a richiesta, mi raccomando, ma rispetti le tre ore tra una poppata e l’altra e mai più di 15 minuti per lato!”…
Loretta, mamma di Nicolò, 5 mesi