Voci di mamma e papà
Quando è nata la mia prima figlia ero convinta che fosse giusto che i bambini dormissero nella loro stanza. A dire il vero la ragione profonda era che sentivo l’esigenza di conservare intatto un “mio” spazio. Quindi io e mio marito durante la gravidanza abbiamo smantellato quello che era il nostro studio e lo abbiamo trasformato in camera per la bimba, decorando le pareti con fiori e fatine, e dotandolo di un meraviglioso letto. Non ci sono mai piaciuti i lettini con le sbarre (anche quando pensavamo fosse normale per i neonati dormire separati dalle loro mamme) e abbiamo scelto un letto di legno, allungabile, con una fodera di tela pesante che lo rendeva simile a una grossa culla (e che, tolta la tela, diventava un tradizionale letto per bambini).
Inutile dire che là dentro all’inizio Amanda si perdeva, e per i primi tre mesi ha dormito in carrozzina. Rigorosamente nella sua stanza. Ma la carrozzina, come la maggior parte delle carrozzine e dei lettini – lo dico a uso delle future mamme –, aveva le “spine”: mia figlia si addormentava in braccio o al seno e una volta deposta con tutta la delicatezza possibile nella carrozzina, spesso si svegliava dopo pochi minuti. Bisognava scaldare le lenzuola con una borsa dell’acqua calda e metterla giù avvolta in una copertina così che non si accorgesse troppo del distacco.
Per molti mesi è andata bene così, poi siamo cresciuti, lei nelle sue esigenze, noi nella nostra consapevolezza di genitori: Amanda ha iniziato a venire a trascorrere parte della notte nel lettone e il lettino è stato trasformato in side-car. Quando è nata Laura ha sempre dormito lì, a fianco della mamma. Con il side-car, abbiamo dormito tutti meglio e di più, senza doverci alzare. In seguito, nella camera delle bambine abbiamo adottato un sistema di letti direttamente con il materasso a terra, più comodi da fruire per loro senza pericolo di cadere, e con la libertà di venire da sole a trovare mamma e papà in camera loro.
Io ho ancora l’esigenza di avere uno spazio “mio” in camera mia, e al posto del comodino c’è il lettino dove dorme la mia terza bambina, ma ora so che i mesi e gli anni in cui sono così piccoli volano in fretta. La mia primogenita ha già sei anni, è una piccola grande…
Valentina, mamma di Amanda, 6 anni, Laura, 4 anni, Maddalena, 2 anni
Non ho comprato una culla dato che la carrozzina era praticamente la stessa cosa e nei primi tempi andava benissimo anche per la nanna.
Irasema, mamma di Carlo, 6 anni, e Elena, 3 anni
I lettini che mi attiravano più di tutti erano quelli del nido Montessori: bassi e senza sponde, perché i bimbi potessero liberamente scendere e salire. Così cercai un modello che fosse almeno simile e, dopo qualche settimana, trovai il lettino che desideravo: abbastanza basso da non essere pericoloso, in legno, e con una spondina laterale che impediva eventuali capitomboli lasciando però la libertà di salire e scendere dal lettino. Inoltre questo modello ha quasi le dimensioni di un letto per adulti e, quindi, potremo utilizzarlo per svariati anni. Questa soluzione ci è piaciuta molto, l’idea che i nostri figli stiano a letto perché lo vogliono e non perché non possono fare diversamente ci trova molto d’accordo. Tutte le sere si addormentano nei loro lettini ma, quando ne sentono la necessità, vengono da soli nel nostro lettone che è rimasto, ovviamente, a “libero accesso”.
Sara, mamma di Chiara, 4 anni, e Jacopo, 2 anni
Ricordo, al mio primo incontro de La Leche League, il racconto di una mamma che dormiva nel lettone col proprio figlio. Ero rapita dall’amore che trapelava dalle sue parole, eppure pensavo: “Bello tutto quello che dice, però io non farò mai dormire mia figlia nel letto con me, è sbagliato!” Tempo un mese, e dopo essermi informata sull’importanza dell’allattamento notturno e sul modo migliore per affrontarlo, mi sono trasformata in una co-sleeper convinta. Aurora ora ha quattordici mesi e ha sempre dormito nel letto insieme a mamma e papà.
Giulia, mamma di Aurora, 14 mesi
Per la nanna, io ho usato il sacco nanna: comodissimo, lo consiglio proprio. Altro che piumini, coordinati per i lettini, federine, ecc. Lenzuolino sotto, niente cuscino, sacco nanna e via.
Laura, mamma di Sofia, 8 mesi
Verso i sei-sette mesi, complice la stagione calda, Paolo riposava nell’amaca sistemata in balcone, protetto da un ombrellone che lo riparava dal sole. L’idea non è mia: l’ho copiata da un’amica che con un balcone più piccolo del nostro e con un’amaca di stoffa si faceva le pennichelle all’aria aperta… in pieno centro a Torino!
Marcella, mamma di Paolo, 6 anni
Appena ho scoperto che mettere Penelope nel lettino significava farla risvegliare all’istante, ho adottato il sistema del futon, ovvero un letto singolo un po’ più grande rispetto alle misure tradizionali: ci sdraiavamo insieme per la poppata e quando lei si addormentava io mi alzavo. Lasciavo dei cuscini intorno al futon, che comunque era molto basso (eravamo già praticamente a terra), per cui non c’era pericolo. Con Giuditta tanto lettone e poi letto singolo da grande (inizialmente con la spondina, ora senza): ancora adesso mi ospita volentieri nel suo letto…
Claudia, mamma di Penelope, 6 anni, e Giuditta, 3 anni
Appena nato, Alessandro ha iniziato a dormire nella culletta messa accanto al letto e poi nel suo lettino sistemato in un angolo della nostra stanza. Di notte, quando si svegliava, mi alzavo, lo prendevo, facevamo “titta”33 e lo rimettevo nel suo lettino. A un certo punto ho scoperto che potevo togliere una delle due sponde laterali e unire il suo lettino al lettone in modo da creare un unico letto. È stata una svolta! Poter dormire accanto a lui mi rasserenava e così anche la qualità del mio sonno è migliorata. Inoltre la gestione dei suoi risvegli si è notevolmente semplificata, non era più necessario che io mi alzassi!
Anna, mamma di Alessandro, 6 anni, e Lorenzo, 2 anni
Io ero una di quelle persone che disapprovava totalmente il co-sleeping… prima che nascesse Irene! Lei è nata in casa sul nostro letto e da lì non ci siamo mosse per quattro giorni, poi mi sono detta “aspettiamo un mese”, dopo un mese mi sembrava ancora così piccola e le poppate notturne erano frequenti perciò mi dissi: “aspettiamo i tre mesi”… A tre mesi l’ho spostata su un materasso vicino a noi e dato che lei non sembrava averne patito ho pensato di acquistare un lettino perché si abituasse a dormire da sola. “Non voglio che rovini la nostra intimità” pensavo. Poi Irene ha cominciato ad ammalarsi e a svegliarsi mille volte per notte, perciò il lettino l’abbiamo comprato ma l’abbiamo subito attaccato al lettone togliendo la spondina e rialzando il materasso (era il lettino dell’Ikea ed è bastato fare due buchi in più sulle gambe per rialzarlo), poi abbiamo riempito il buco tra i materassi con un piccolo piumino arrotolato e voilà… Ecco il side-bed!
Pian piano abbiamo scoperto quanto sia piacevole dormire insieme, quanto siano più sopportabili i risvegli notturni e quanto siano più gestibili le malattie. Ora Irene ha due anni e continua a dormire nel suo side-bed, durante la notte spesso viene vicino a me anche adesso che non la allatto più: mi stringe le braccia al collo e sprofonda la faccia nella mia guancia.Questo contatto fisico per noi è stupendo, anche se a volte sono un po’ scomoda, soprattutto adesso che ho il pancione, ma mi addormento con il cuore colmo di felicità. Per l’intimità abbiamo trovato altre soluzioni, e il letto è diventato il posto dove dormire tutti insieme, e finché Irene avrà piacere di stare vicino a noi, il lettone sarà a disposizione.
E da luglio saprò come si gestisce un bi-side-bed!
Barbara, mamma di Irene, 2 anni, e in attesa del secondo bebè
Prima della nascita di Federico, prevedendo di trascorrere lunghi periodi sia in montagna, che in città, che a casa dei nonni, ci siamo attrezzati con una culla e ben due lettini. Da piccolissimo Federico dormiva nella carrozzina, perché mi sembrava che, così piccino, avesse bisogno di essere posto in un ambiente piccolo e accogliente. Poi siamo passati alla culla.
Quando è diventato un pochino più grande (3 o 4 mesi), per rendere meno faticoso l’allattamento notturno ho cominciato a non spostarlo più nel suo lettino dopo la poppata. Potevo così riaddormentarmi mentre Federico ancora poppava, e anche lui passava naturalmente e facilmente dalla poppata al sonno. Se si svegliava durante la notte, bastava mettergli una mano sulla pancia e lui riprendeva il sonno. Col tempo abbiamo iniziato (anche il papà) ad apprezzare e godere di questo tenero abbraccio notturno, e il sonno condiviso è diventato un’abitudine. Questo ci ha consentito di affrontare serenamente trasferte e vacanze, senza mai preoccuparci di portare con noi un lettino in più. Adesso che è in arrivo il nostro secondo bimbo, stiamo pensando ad un letto… almeno a tre piazze!
Francesca, mamma di Federico, 20 mesi, e in attesa del secondo bebè
Sonno condiviso: si dorme gran poco e male, però mi piace così. Ho già in progetto un letto a tre piazze…
Marzio, papà di Federico, 20 mesi, in attesa del secondo bebè
Per le coperte del bambino si possono usare quelle da adulti e/o ripiegare oppure tagliare e cucire gli orli. Per ogni lenzuolo da adulti ne vengono almeno quattro da neonati.
Monica, futura mamma al sesto mese di gravidanza
Tra le tante motivazioni per evitare questa “cattiva abitudine” del lettone-tutti-insieme-appassionatamente, ero pronta a contestare le solite: poi si abitua, così lo vizi, ha bisogno del suo letto, lì è più comodo, la coppia deve ritrovare la propria intimità, ecc… Ma alla persona che mi disse: “non è igienico!” non sono proprio riuscita a rispondere…
Loretta, mamma di Nicolò, 5 mesi