CAPITOLO VI

I pannolini

I pannolini. Ecco un argomento su cui, a prima vista, potrebbe sembrare che ci sia davvero poco da discutere. I pannolini servono, ne servono moltissimi, e questa spesa incide in modo determinante sul budget famigliare. Lo sappiamo tutti, quindi che altro dire? In realtà, le valutazioni che si possono fare sui pannolini sono piuttosto complesse, di natura economica ma non solo. C’è il discorso dell’impatto ambientale e, naturalmente, assolutamente prioritario quello del benessere del bebè.


In queste pagine proviamo a lanciare qualche spunto di riflessione, perché ogni famiglia possa trovare la soluzione che sente più congeniale e sia consapevole del fatto che gli usa e getta non sono l’unica via…

Pannolini usa e getta

Quella dei pannolini usa e getta è stata un’invenzione che ha sollevato le madri da un gran carico di lavoro, mandando in pensione ciripà e spille da balia. L’entusiasmo con cui sono stati accolti gli usa e getta è comprensibile e oggi questo tipo di pannolino si è imposto nell’immaginario comune delle società occidentali come soluzione unica ed irrinunciabile per prendersi cura del bebè.


Sul mercato troviamo pannolini per ogni fascia d’età, dalle taglie mini per i neonati che non raggiungono i tre chili di peso, fino alle mutande pannolino per bambini che sfiorano la soglia dei… 30 chili!


La spesa per i pannolini – è innegabile – incide in modo determinante sul bilancio familiare soprattutto se si opta per le marche più note e se si rimanda a un’epoca successiva al secondo compleanno (come spesso accade) il passaggio al vasino.


Cercare di risparmiare si può, prediligendo le confezioni famiglia, che periodicamente si possono trovare nei supermercati, o i pacchi doppi, soluzioni vantaggiose rispetto all’acquisto della singola confezione. Da sfruttare anche le offerte speciali: quando i pannolini vengono ribassati (anche del 25-50%), conviene approfittarne e crearsi una piccola scorta (facendo attenzione alla taglia, per non correre il rischio di ritrovarsi con un avanzo di pannolini inutilizzabili).


Un’ottima soluzione è quella di rivolgersi a uno spaccio di pannolini, dove si possono acquistare grandi confezioni a prezzi molto vantaggiosi.


Un’altra via per arginare la spesa pannolini è quella di prendere in considerazione marche diverse, i prezzi infatti variano molto e non sempre a un costo minore corrisponde una qualità inferiore. Molte famiglie si sono trovate bene utilizzando marche meno famose e risparmiando. Per orientarsi può essere d’aiuto l’opinione di altre mamme che hanno già provato un certo marchio (diversi ipermercati hanno un marchio proprio che corrisponde, spesso, a prodotti di elevata qualità), e sperimentare il prodotto scelto iniziando, in questo caso, con l’acquisto di una confezione piccola.


Infine, può essere utile suggerire a parenti e amici che vogliono regalare qualcosa al bebè, di scegliere proprio i pannolini (in questo modo si evita anche di riempire la casa di accessori o giocattolini inutili).

Attenzione al benessere del bebè

Per quanto riguarda invece il benessere del bebè, dato che i pannolini monouso possono provocare un certo fastidio (soprattutto nelle giornate calde e umide) si suggerisce di trovare nell’arco delle 24 ore qualche momento in cui lasciare libero il piccolo; basterà sistemarlo su un asciugamano ed eventualmente una traversa impermeabile, per vederlo sgambettare felice.


Alcune famiglie, per evitare che la cute delicata del bimbo stia a continuo contatto con la plastica del pannolino, inseriscono un panno di cotone o sistemano il pannolino in modo che vesta largo. In caso di dermatite da pannolino, un’infiammazione dei genitali che interessa sia i maschietti che le femmine, si suggerisce di lasciare scoperti il più possibile i genitali e di cambiare frequentemente il pannolino (o evitarne l’uso finché il problema si risolve). Infatti, le feci e le urine che ristagnano in ambiente caldo-umido per l’azione occlusiva del pannolino, vanno incontro a “fermentazione” con formazione di ammoniaca. Il risultato è un’infiammazione paragonabile a un’ustione.

Un addio da non rimandare

Infine, sempre in un’ottica di benessere del bambino, ma anche di risparmio economico, si suggerisce di non posticipare eccessivamente il momento dello “spannolinamento”. Ricordiamo che fino a qualche decennio fa, anche da noi, era la norma togliere il pannolino verso l’anno di età. Con l’avvento degli usa e getta questo momento di passaggio si è spostato molto in là, ma tra i diciotto e i ventiquattro mesi (chi un po’ prima, chi un po’ dopo) ogni bambino, con i propri tempi, è in grado di abituarsi gradualmente all’uso del vasino1.

Il problema dell’impatto ambientale
Non ereditiamo il mondo dai nostri padri, ma lo prendiamo in prestito dai nostri figli.
Proverbio indiano

Quando si parla di pannolini usa e getta non ci si può limitare all’aspetto economico, l’impatto ambientale di questi prodotti è tale che non può più lasciare indifferenti. Già nel 1993 Greenpeace richiamava l’attenzione sulla distruzione di vasti boschi per la produzione di usa e getta: ogni bambino utilizza in tre anni circa 4.500 pannolini, che corrispondono all’abbattimento di venti alberi di grandi dimensioni.


Per farci un’idea della portata del problema, consideriamo che in Italia ogni giorno vengono consumati sei milioni di usa e getta…


La produzione di pannolini comporta un ingente consumo di energia, acqua e, appunto, polpa di legno, e l’utilizzo di importanti quantità di prodotti chimici. Le acque di scarico provenienti dalla lavorazione di cellulosa, plastica e idrogel contengono solventi, metalli pesanti, polimeri, diossina, ecc.; sbiancare la cellulosa dei pannolini monouso causa l’emissione nell’aria di ulteriore diossina e, per finire, il loro incenerimento produce ceneri ed emissioni tossiche nell’aria2.


Ma la questione non finisce qui, anzi… Una volta usato, il pannolino giunge in discarica e ha inizio il problema (notevole) dello smaltimento: un usa e getta impiega ben cinquecento anni per decomporsi!


Pensiamo ora alle tonnellate di pannolini che ingombrano il pianeta: soltanto in Italia nel 2014 sono nati 509.000 bambini, cui corrispondono più di tre miliardi e mezzo di pannolini e ben 613.000 tonnellate di rifiuti3! E tutto questo senza che le discariche forniscano le condizioni necessarie per la decomposizione dei pannolini: nel tempo gli usa e getta si “mummificano” e peso, volume e forma restano inalterati. Inoltre, l’abitudine di gettare il pannolino senza prima buttare le feci nel water, aumenta il rischio di contaminazioni4. Un problema senza soluzione? Forse no…

Usa e getta ecologici

Per i genitori che non vogliono rinunciare agli usa e getta, ma sentono il bisogno di fare comunque “la loro parte” per tutelare l’ambiente che lasceranno in eredità a figli e nipoti, una soluzione interessante potrebbe essere quella dei pannolini non sbiancati con il cloro, oppure dei monouso biodegradabili realizzati in Mater-Bi o con amido di grano5. Il Mater Bi è un materiale termoplastico a base di amido di mais, completamente biodegradabile6, adatto ad essere utilizzato con i rifiuti organici per produrre compost, e certificato dal marchio “OK compost” che garantisce la conformità alle norme europee per il packaging biodegradabile emanate nel 20017.

Chi opta per questa soluzione ha i vantaggi pratici dell’usa e getta, ma tutela l’ambiente (unico neo la spesa un po’ superiore).


Pannolini di stoffa

Naturali, economici, ecologici. Un tempo erano la norma. Abbandonati in seguito all’avvento degli usa e getta, che si sono imposti nelle preferenze dei genitori per la loro praticità, i pannolini di stoffa stanno pian piano riconquistando le simpatie delle famiglie italiane8. Negli ultimi anni, tra l’altro, diverse amministrazioni pubbliche si sono attivate per incentivare il ritorno ai pannolini in tessuto, offrendo un contributo economico o un set di prova alle famiglie che optano per questa soluzione (che risolverebbe tra l’altro i grossi problemi di smaltimento con cui le amministrazioni si trovano a fare i conti quotidianamente)9. A far apprezzare i lavabili non sono, però, soltanto il risparmio economico e la sostenibilità ambientale, ma anche i vantaggi per il benessere del bebè.

Comodi per il bebè

Alcuni dati: dal 1959 ad oggi le irritazioni da pannolino negli Stati Uniti sono cresciute dal 7,1% al 61% e ciò sarebbe dovuto anche alla pratica scorretta di non cambiare con sufficiente frequenza il pannolino10; diversi esperti hanno inoltre sottolineato la presenza negli usa e getta di sostanze potenzialmente tossiche11.


Non solo. Anche l’elevarsi dell’età in cui i bambini abbandonano il pannolino, sarebbe collegabile all’utilizzo degli usa e getta. Si ipotizza, infatti, che i gel super assorbenti, limitando la sensazione del bagnato, ritardino la comprensione delle sensazioni fisiche e quindi la percezione del “fare pipì addosso” e rendano più difficile il passaggio al vasino12.


In discussione, inoltre, anche la comodità degli usa e getta: pratici per i genitori, sicuramente questi “mutandoni plastificati” non sono l’ideale per i bambini. Per comprendere il disagio, il prurito, l’irritazione che può provocare un pannolino, basterebbe immaginare di indossare delle mutande in plastica 24 ore su 24… E questo magari per tre anni consecutivi.


Potendo scegliere, probabilmente, anche i bambini preferirebbero restare a contatto con del cotone, morbido e fresco. E per quanto riguarda il discorso praticità, il carico di lavoro per una famiglia che sceglie i pannolini in tessuto non è paragonabile a quello che doveva essere sostenuto in passato, dato che oggi i pannolini possono essere lavati in lavatrice con il resto del bucato13. Inoltre i lavabili moderni sono diversi da quelli in uso fino agli anni settanta, le aziende produttrici hanno, infatti, creato dei modelli molto più funzionali (veloci da cambiare e semplici da indossare), alcuni molto simili all’usa e getta (solo che anziché nel bidone della spazzatura, una volta usati, finiscono in lavatrice), già pronti da utilizzare e dotati di sistema di chiusura a velcro, altri composti da due pezzi, pannolino in tessuto (a contatto con la pelle) e mutandina esterna in materiale impermeabile, che essendo separata può essere usata solo per un certo numero di ore o evitata nelle giornate particolarmente calde14.

Convenienti per i genitori

In genere, una ventina di pannolini in tessuto sono sufficienti per garantire una copertura costante (considerati i tempi di lavaggio e asciugatura). Una volta sostenuta la spesa iniziale (che può variare, a seconda dei modelli, da 200 a 450 euro), il risparmio – per chi non utilizza gli usa e getta – si aggira intorno a mille-millecinquecento euro e dopo circa sette mesi di utilizzo il costo di acquisto viene completamente ammortizzato. Aggiungendo anche la spesa dei lavaggi, il risparmio resta comunque superiore al 50% rispetto all’acquisto dei pannolini monouso15.


Un vantaggio aggiuntivo dei pannolini in tessuto è quello che possono essere riutilizzati per ogni figlio (a differenza degli usa e getta, si spende una volta sola) e, infine, regalati ad altre mamme della cerchia famigliare o destinati al bebè di un’amica. Inoltre, poiché si riduce notevolmente l’incidenza di irritazioni, i genitori possono risparmiare la spesa per l’acquisto di creme a base di ossido di zinco, generalmente consigliate per creare uno strato protettivo sulla cute delicata del bambino e prevenire fastidiose dermatiti.

Provvidenziali per l’ambiente

Quotidianamente in Italia vengono utilizzati più di sei milioni di pannolini usa e getta: per produrli vengono abbattuti dodicimila alberi al giorno, e rilasciate sostanze tossiche che contaminano l’acqua, l’aria, la terra. E una volta usati, si pone il problema dello smaltimento, dato che gli usa e getta rappresentano più del 2% del totale dei rifiuti domestici.


Tutto questo naturalmente non riguarda i pannolini in tessuto, che rappresentano un’ottima alternativa eco-compatibile.


I dati sono rassicuranti anche per quanto riguarda l’acqua necessaria per i lavaggi: nonostante le apparenze – sottolinea, infatti, la pediatra Maria Edoarda Trillò –, l’uso di pannolini usa e getta determina un consumo di acqua del 37% superiore a quella richiesta per lavare i pannolini lavabili. Inoltre, mentre l’acqua di scarto derivante dal lavaggio dei pannolini in stoffa è relativamente innocua, le acque di scarico provenienti dalla produzione di cellulosa, plastica e idrogel contengono solventi, metalli pesanti, polimeri, diossine e furani16.


A chi decide di optare per gli eco-pannolini, si suggerisce infine di scegliere tra le aziende produttrici che utilizzano cotone biologico non trattato (anche la coltivazione del cotone può essere praticata con metodi più o meno rispettosi della natura)17.

Lavare i pannolini in tessuto

Per quanto riguarda il lavaggio dei pannolini di stoffa non sono necessari accorgimenti particolari: si lavano in lavatrice (dopo aver rimosso le feci, eventualmente con l’apposito velo raccogli-pupù che è biodegradabile), a 40°-60° anche insieme agli altri indumenti, utilizzando un normale detersivo, senza ammorbidente (l’ammorbidente può rovinare il pannolino, compromettendone l’assorbenza). I pannolini sporchi, in attesa di lavaggio, possono essere lasciati in un secchio o in un bidone con coperchio, a secco o immersi in un po’ d’acqua (se il lavaggio è previsto in tempi brevi). Per eliminare eventuali macchie “ostinate” è sufficiente stendere il pannolino… al sole!


Il pannolino in tessuto fai da te

Ad oggi sono una ventina le aziende che producono pannolini lavabili. Il prezzo di un kit completo varia a seconda dei modelli e delle marche, ma per le mamme che vogliono risparmiare ulteriormente c’è anche un’altra possibilità: il fai da te.


Chi ha una certa confidenza con ago e filo (o può contare su una nonna esperta e volenterosa) potrà, infatti, cimentarsi con la realizzazione di pannolini casalinghi.


Alcune mamme, ad esempio, hanno acquistato dei pannolini lavabili per farsi un’idea - e verificare se si trattava di una soluzione indicata per la propria famiglia - e poi hanno completato il corredo di pannolini cucendo da sole inserti e mutandine18.


Riportiamo qui l’esperienza di Chiara, mamma di Paolo, 4 anni e Marta, un anno, che ha realizzato dei pannolini di stoffa, utilizzando materiale di riciclo: “Premetto che non sono una sarta e non sono mai stata un genio con il cucito o la macchina da cucire. Comunque, il pannolino che ho fatto mi sembra veramente bello. Mi sono ispirata a dei modelli di lavabili sagomati e ho utilizzato la stoffa di una vecchia maglietta. Il corpo del pannolino è fatto con il tessuto di cotone della maglietta, doppio, e al centro, dove è richiesta maggior assorbenza, ho cucito tre rettangoli sovrapposti. Con lo stesso tessuto ho realizzato l’inserto, ovvero un rettangolo all’interno del quale ho inserito del tessuto di spugna.


Dagli scampoli di stoffa avanzati ho ottenuto dei piccoli rettangoli, delle dimensioni delle salviettine: al momento del cambio li inumidisco e li uso per pulire il sederino, poi li lavo insieme ai pannolini”.


Bebè a costo zero - 3a edizione
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Giorgia Cozza
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