Voci di mamma e papà
Con Viola il percorso è stato un po’ più classico – l’inesperienza della prima figlia! – però sapevo già di non voler assolutamente usare gli omogeneizzati. A noi piace tantissimo cucinare e mangiare cose buone: non utilizziamo mai cibi pronti e mi sembrava un controsenso dare a lei cibi preconfezionati. Ogni quindici giorni cucinavo la carne al vapore, la frullavo col minipimer e preparavo delle piccole porzioni che poi surgelavo. Quando volevo farle la pappa con la carne bastava aggiungere una porzione di carne surgelata al brodo. Per la frutta è stato ancora più “semplice”. Nella nostra casa di campagna nelle Marche, ci dilettiamo a preparare conserve e succhi di frutta ed è bastato prepararne un po’ di più visto che c’era una persona in più in famiglia. Per i formaggi ho sempre usato quelli freschi: ricotta, stracchino, fontina.
Devo dire che il percorso è stato piuttosto semplice perché Viola (come poi il fratello) mangiava tutto molto volentieri e perché ho rispettato i suoi tempi, iniziando lo svezzamento a sei mesi abbondanti (ovvio che se invece si vogliono forzare i tempi è necessario ricorrere ai prodotti per l’infanzia sia perché l’organismo non è ancora in grado di digerire cibi che non siano omogeneizzati sia per problemi di intolleranze varie).
Con Jacopo, abbiamo abolito completamente anche le farine: perché usare la farina di riso quando si può avere il riso? Ho scoperto i fiocchi di orzo e di avena, che sono molto morbidi e con cui si fanno delle zuppe buonissime, e ho cominciato a usarli anche per noi, dato che Bernardo, mio marito, Viola e io facevamo a gara per mangiare gli avanzi della pappa di Jacopo!
Quando sento le altre mamme che si lamentano del sapore degli omogeneizzati e si chiedono come facciano i bambini a mangiare le pappe mi viene da sorridere perché è vero, hanno un sapore sgradevole. Ma allora perché usarle?
Agnese, mamma di Viola, 3 anni, e Jacopo, 1 anno
Non utilizzo pappe pronte e omogeneizzati. Per Sofia acquisto cibi biologici e li cucino io, li schiaccio o li frullo e glieli offro.
Laura, mamma di Sofia, 8 mesi
Io ho attuato uno svezzamento “fai da te”: niente omogeneizzati. Ho grattuggiato mela, pera, pesca, banana, a volte insieme, a volte separate. Matilde adora la frutta! Per la pappa ho sempre preparato tutto io: la minestra di verdure o legumi poi passata con il frullatore, carne e pesce bolliti o cotti al vapore e frullati. Non ho mai usato formaggini ipolipidici, ma solo formaggio “vero”: crescenza, stracchino, parmigiano, pecorino fresco, raveggiolo, ricotta.
Benedetta, mamma di Matilde, 9 mesi
Non è stato difficile orientarmi, i miei figli hanno scelto il meglio. Il primo figlio era intollerante a un sacco di cose, per cui ho preparato in casa i primi omogeneizzati, la seconda e il terzo semplicemente hanno sputato ogni cosa potesse allontanarsi dai gusti familiari e hanno subito reclamato le ottime svizzere del macellaio sottocasa e i nostri maccheroni. E che liberazione non dover fare mille cucine…
Patrizia, mamma di Enrico, 7 anni, Diadora 5 anni, e Jader, 2 anni
Durante lo svezzamento, non serve praticamente niente di diverso da quello che consuma la famiglia. In genere è prassi pensare agli alimenti confezionati (omogeneizzati, pappe pronte ecc.), ma io consiglio di preparare da sé il cibo per il bebè con ingredienti scelti da noi. Provare per credere, il risultato è totalmente diverso! E anche il tempo impiegato per cucinare non è tanto di più di quello che serve per andare al supermercato, fare la fila alla cassa e comprare qualcosa della cui genuinità e freschezza non possiamo essere sicuri.
Alessandra, mamma di Bianca, 3 anni, e Irene, un mese
Brodo: lo preparavo sufficiente per due giorni. Per la frutta, grattugiavo la mela o la pera, oppure la offrivo a pezzetti: un vero gusto di frutta! La carne? Un pezzettino della nostra, tagliata finissima oppure tritata.
Ho anche trovato, nei negozi con prodotti biologici, farine di cereali da cuocere. Non la pappa pronta precotta, ma proprio lo sfarinato, da cuocere una decina di minuti. Un pacchetto per tipo mi è bastato per le pappe “molli”, fino a quando abbiamo iniziato ad utilizzare la nostra stessa pasta, tagliata a pezzetti.
Insomma, ho cercato di risparmiare denaro ma di fornire nutrienti veri, non raffinati, possibilmente biologici, e nello stesso tempo ho cercato di ottimizzare la cucina familiare: è molto facile preparare la stessa cosa per tutti e dare solo il tocco finale diverso!
Cinzia, mamma di Angelo, 7 anni, Giulia, 5 anni,
e in attesa del terzo bebè
Nostro figlio Tarik, che ha 15 mesi, è passato direttamente dal latte di mamma (che ancora consuma molto) alla pasta con il sugo o con il pesto. Se un cibo non va masticato… non lo mangia! Creme, cremine e altre pappette non le ha mai volute. È partito con i quarti di mela e di pera, con gli spicchi di mandarino e di pompelmo a sei-sette mesi. Poi ha iniziato ad apprezzare quello che mangiavamo noi.
Ilic, papà di Tarik, 15 mesi
Dopo che Alessandra, la mamma di Sofia (coetanea della mia bimba) ci ha prestato il libro di Piermarini, Io mi svezzo da solo, la strada è stata tutta in discesa (o quasi): fidarsi di Viola, delle sue richieste, dei suoi ritmi e tempi. Ci sono giorni che assaggia di tutto, altri che mangia solo una fettina di mela. Adesso che ha 9 mesi e mezzo dedica tutte le sue energie alla scoperta del mondo, per le pappe può decidere se assaggiare quello che mangiano i grandi o se farsi coccolare (magari di notte) con il latte della mamma.
Michela, mamma di Viola, 9 mesi
Prima che Giorgio compisse sei mesi, sentivamo spesso le altre mamme alle prese con lo svezzamento parlare del cibo come se si trattasse di una preparazione medica (ricette precise, dosi da osservare, tempistiche di somministrazione) e a dir la verità non ci sembravano molto felici, né loro, né i loro figli. Quand’è toccato a noi abbiamo scelto la via più naturale: dopo aver fatto allattamento a richiesta, ci è sembrato più che logico proseguire sulla via della richiesta, e così ci siamo lanciati nel magico mondo dell’autosvezzamento.
Inizialmente avevamo qualche perplessità, legata non tanto al metodo in sé, ma a come metterlo in pratica, poi abbiamo deciso di avere fiducia in nostro figlio e ci siamo lasciati guidare da lui. Abbiamo modificato appena le nostre abitudini alimentari, in modo da rendere sempre accessibile il nostro cibo anche a lui, e questa cosa ha influito positivamente anche sul nostro stile di alimentazione. È bastato guardare Giorgio per capire se una cosa gli piaceva, se ne voleva ancora, se non ne voleva affatto e preferiva una sana ciucciata.
A nove mesi ormai mangia di tutto e con molto gusto, e questo oltre a rafforzare la nostra serenità riguardo alla sua alimentazione, ci permette anche di muoverci liberamente perché non dobbiamo portarci dietro barattoli, barattolini, brodi, pastine o altro. Se andiamo al ristorante lui mangia liberamente dai nostri piatti, scegliendo quello che più lo aggrada e – cosa che lascia molti stupefatti – le sue scelte si dimostrano molto equilibrate: il suo organismo gli comunica in un qualche modo intelligibile, le esatte quantità dei vari alimenti di cui ha bisogno (pane, pasta, verdure, carne, pesce, frutta) per seguire una dieta equilibrata. È sempre capace di regolarsi da solo, più di noi che ci facciamo guidare più dalla gola che dalla reale necessità.
Manuela e Stefano, genitori di Giorgio, 9 mesi
Dopo dieci mesi di allattamento a richiesta, per noi niente ricettine, tabelline, dosi fissate, ma solo un sostegno nell’approccio al cibo, lasciando che Angela si svezzi da sola, seguendo il suo desiderio di assaggiare e la sua curiosità. Certamente è servita una certa attenzione da parte di noi genitori, ma lo svezzamento naturale ci ha permesso molta flessibilità anche nella nostra vita “nomade” e in continuo movimento, non dovendo portare con noi farine precotte, brodini e altro. Proprio nei primi giorni di svezzamento stavamo facendo un trekking di 50 km a piedi in Umbria, con Angela portata nel mei tai. Non sarebbe stato possibile fare questa esperienza (o lo sarebbe stato con molte più difficoltà) se avessimo optato per uno svezzamento convenzionale.
Alessandra, mamma di Angela, 2 anni
Gli omogeneizzati sono cibo in scatola. Possono andare bene per le “emergenze” ma non dovrebbero essere usati per ogni pasto: se non fa bene a noi, mangiare cibi in scatola tutti i giorni, tanto meno ai bambini.
Margherita, mamma di Daniele, 2 anni