Alla nascita il neonato può usufruire di due tipi d’immunità: si possono definire “Attiva” (debole e non ancora in grado di proteggere in modo adeguato il bambino dall’aggressione dei patogeni) e “Passiva”, (composta da immunoglobuline trasmesse dalla madre. Si tratta di Immunoglobuline G, passate attraverso la placenta a partire dalla dodicesima settimana di gestazione, che diminuiscono progressivamente nei primi mesi di vita; e di Immunoglobuline A presenti nel colostro e nel latte materno).
L’immunità attiva invece è caratterizzata, rispetto all’età adulta, da: ridotta produzione di citochine, minore attività del complemento e significativa riduzione dei suoi fattori, ridotta capacità di produzione di neutrofili, risposta dei T-linfociti agli antigeni più lenta e inoltre una produzione anticorpale rallentata; tutti questi fattori fanno sì che nel periodo neonatale i processi infettivi, sia virali che batterici, decorrano con maggior gravità.
I neonati iniziano a sintetizzare anticorpi di classe IgM immediatamente dopo la nascita, in quota sempre crescente, a seguito della notevole stimolazione antigenica che deriva dall’ambiente esterno. Dopo circa 6 giorni dalla nascita i livelli di IgM subiscono un rapido incremento che continua fino al raggiungimento di livelli simili all’adulto approssimativamente al compimento del primo anno di vita. Per ciò che concerne la quota di IgG, mentre quelle materne gradualmente diminuiscono nell’arco dei primi 6-8 mesi, quelle prodotte dal bambino tendono progressivamente ad aumentare fino a stabilizzarsi sulla concentrazione dell’adulto ai 7-8 anni d’età. I livelli di anticorpi di tipo A rimangono bassi per molti mesi dopo la nascita, e proprio per questo il latte materno (che ne contiene in abbondanza) è un’importante fattore protettivo per le infezioni gastrointestinali e respiratorie. Lo sviluppo del sistema immunitario del bambino sano (che non presenta anomalie o patologie di questo apparato) si completa nei primi anni di vita, in seguito all’interazione con l’ambiente e alle stimolazioni antigeniche cui è sottoposto.
La varietà della stimolazione antigenica e la cooperazione tra linfociti B e T contribuiscono a una completa maturazione del sistema immunitario e al raggiungimento di una condizione di equilibrio; pertanto è evidente l’importanza di un processo di maturazione spontaneo e fisiologico dell’apparato immunitario, senza interferenze esterne. Queste sono rappresentate da un’alimentazione inadeguata per l’età, dall’inquinamento ambientale, da somministrazioni frequenti e ripetute di farmaci immunosoppressori (antibiotici e cortisonici), da inoculazioni precoci e multiple di vaccinazioni (in grado di sregolare la risposta immunitaria). Sarà proprio il contatto con virus, batteri e tossine ad allenare l’organismo a produrre risposte efficaci ed equilibrate. Questo ovviamente non vuol dire che più ci si ammala e meglio è, ma che bisogna trovare un equilibrio tra protezione ed esposizione. È dimostrato, ad esempio, che i vaccinati contro il morbillo manifestano più patologie allergiche rispetto a chi contrae la malattia naturale. È noto che i primogeniti, che si ammalano di meno e più tardi dei secondogeniti, presentano meno atopia (allergia) di questi ultimi.
Il sistema immunitario ha una plasticità nei primi anni di vita che definirà il suo “carattere”. La risposta immune potrà essere orientata verso una risposta TH1 o TH2, e le vaccinazioni, insieme ad altri fattori, giocano un ruolo importante nel creare e mantenere una situazione di squilibrio tra il sistema TH1 e il sistema TH2.