CAPITOLO II

Allattamento

Storia dell’allattamento al seno

L’allattamento è un argomento di grande attualità. Ma ci siamo mai soffermati a pensare come lo affrontavano le donne dei secoli passati? E quali erano i problemi a cui esse andavano incontro o i comportamenti adottati dalle società antiche?


La donna ha percorso un cammino difficile anche in questo (non che oggi sia facile, purtroppo), pieno di ostacoli e di malattie. La sua maggiore preoccupazione era quella di non potere proseguire l’allattamento, precludendo così al suo bambino la sola fonte conosciuta di cibo: il latte materno. Ella si appellava costantemente alle divinità che lo presiedevano e proteggevano lei e il suo bambino, affinché i piccoli inconvenienti e i grandi problemi potessero trovare una risoluzione. L’allattamento veniva praticato in tutte le civiltà antiche, tranne in casi di estrema gravità, come la malattia o la morte della madre, o nella eventualità ci si trovasse in presenza di gemelli.

Lungo il nostro percorso storico, il primo nome che dobbiamo ricordare è quello di Sorano di Efeso1 (98-138 d.C.), che visse a Roma nella prima metà del II secolo dell’era cristiana. Egli, come un moderno puericultore, si interessò di tutti gli aspetti dell’allevamento del lattante e del bambino, fornendo consigli pratici di igiene e di assistenza al neonato, con particolare attenzione all’allattamento materno. E proprio su questo punto è incentrata la sua importanza, perché le sue teorie influenzeranno profondamente i comportamenti sociali delle popolazioni dei secoli a venire.

Sorano era convinto per i primi due giorni di vita il neonato dovesse essere alimentato soltanto con miele bollito, e bisognasse aspettarne altri venti prima di attaccarlo al seno, nutrendolo nel frattempo con latte di altra donna (egli riteneva infatti che il latte dei primi giorni fosse indigesto e inadatto ai bisogni del neonato). Se, trascorso questo periodo, la donna fosse stata impossibilitata a iniziare l’allattamento o se, immediatamente dopo l’inizio, non avesse potuto continuare, si doveva fare ricorso a una balia, scelta seguendo precisi e rigidi canoni, fisici e morali.


Questi comportamenti rimarranno invariati per secoli e si andò sempre più diffondendo l’usanza dell’allattamento mercenario (balia), soprattutto come distinzione di prestigio e rango sociale. Proprio in questo contesto, molte voci autorevoli si alzarono per sostenere, difendere ed elogiare l’allattamento.


Plutarco, ad esempio, affermò che la Natura aveva posto il seno della femmina umana in una posizione alta perché ella potesse abbracciare e affezionarsi al figlio mentre lo allattava. Infatti, fin dalla notte dei tempi, si erano intuite l’insostituibilità e la perfezione del latte materno, ma ora ci si convinceva soprattutto della presenza, in esso, di quel valore aggiunto che rendeva speciale il legame madre - figlio.

Un altro aspetto segnò e influenzò profondamente i comportamenti sociali e le abitudini sessuali dall’antichità fino al Rinascimento. Si riteneva che l’allattamento fosse incompatibile con i rapporti sessuali a causa della teoria dell’emogenesi2 del latte, poiché il rapporto sessuale, e l’eventuale conseguente gravidanza, interferivano con la distribuzione del sangue nel corpo della donna, determinando problemi alla qualità e alla quantità del latte e provocando persino la morte del feto. Questa proibizione portò, come si immagina, numerosi problemi.

Nel XIII secolo, in Francia, il medico Aldobrandino da Siena definì con precisione le rigide regole per la scelta accurata della balia, perché era convinto che, attraverso il latte, si trasmettessero al bambino non solo le malattie, che potevano essere mortali, ma anche le predisposizioni psichiche della persona che allattava.


Ci si domanda a questo punto perché, ben conoscendo l’insostituibilità e la perfezione del latte, e pur elogiando e sostenendo l’allattamento, gli autori si soffermarono così attentamente sul baliatico?


Le donne passavano la loro vita fertile tra una gravidanza e l’altra e questa continua condizione impediva la prosecuzione dell’allattamento, a causa della proibizione secolare di allattare mentre si stava aspettando un bambino. Inoltre, gli uomini non accettavano di buon grado di doversi allontanare dal letto coniugale, per il divieto di avere rapporti sessuali durante la fase allattante.


La storia dell’allattamento materno si intreccia inevitabilmente e sciaguratamente, quindi, con quella del baliatico.

Dal 1300 in poi, con l’aumentato ricorso alla balia, la condizione dei bambini si fa sempre più precaria e drammatica. I piccoli venivano spesso allontanati dalle braccia della madre e mandati in campagna dopo disagevoli e lunghi viaggi, sottoposti a condizioni igieniche sfavorevoli, allevati con incuria, nutriti con un latte di pessima qualità, costretti alle sofferenze della denutrizione, delle sperimentazioni alimentari e delle malattie, soprattutto quelle intestinali.


A ciò si aggiungevano i vizi delle balie, il loro continuo variare (per le gravidanze o le malattie ricorrenti), la loro povertà e la non rara evenienza di morte per soffocamento nei letti affollati dagli adulti. Il privilegio di ricorrere alla balia fu dapprima riservato ai ceti aristocratici, ma poi si estese a quelli medi, che si stavano sviluppando in attività lavorative, nelle quali c’era sempre più bisogno della presenza femminile. I bambini delle famiglie povere, invece, erano abbandonati nei brefotrofi, negli ospedali o, in casi estremi, addirittura uccisi.


I medici e gli uomini di lettere non si stancavano mai di celebrare il latte materno, perché convinti che fosse uno strumento per forgiare il bambino e per rendere ancora più solido il legame affettivo tra madre e figlio.


La medicina cominciava a interrogarsi sulle modalità dell’allattamento, sulla durata della poppata, sulla quantità del latte assunto dal lattante, anche se la gestione del problema era delegata all’esperienza e alle pratiche quotidiane della gente comune, che seguiva insegnamenti e consuetudini interpretati e tramandati da generazioni.


Si pensava soprattutto alla salute del bambino, ma chi pensava a quella della donna? Si incominciò quindi a considerare anche la nutrice, colei che nutre, come una donna bisognosa di assistenza e di protezione, per i numerosi problemi che doveva superare: i disturbi fisici collegati alle ripetute gravidanze e al parto, la debilitazione conseguente e le patologie legate alla mammella poiché tutto ciò poteva portare all’infermità della madre e alla inevitabile cessazione dell’allattamento.


I medici si occuparono tutti di allattamento, tentando di dare regole precise sul numero delle poppate e sulla quantità di latte per ognuna di esse, insistendo sulla sua importanza e necessità. Possiamo solo immaginare quale impatto e influenza ebbero le esortazioni mediche sul costume e sui comportamenti delle donne.

Un personaggio chiave per la diffusione e la divulgazione di queste teorie mediche fu un estraneo alla medicina, il filosofo svizzero Jean-Jacques Rousseau (1712-78), che dalle pagine della sua opera Emilio3 (pubblicata nel 1762) biasimò duramente le donne che affidavano i propri figli alle balie, privandoli del latte materno.


Il clima di quegli anni era concorde con il tipo di mentalità. Nei ceti nobili, in special modo, si ebbe un ritorno all’allattamento, con la conseguente riduzione della mortalità infantile. In controtendenza, invece, i ceti medio-bassi cominciarono a rivolgersi alla balia, i primi perché questo era un segno di distinzione sociale, gli altri perché la necessità di lavorare, spesso in posti particolarmente insalubri e in lavori gravosi, non consentiva la presenza di bambini. Anche se il ricorso alla balia rappresentava l’unica possibilità di riposo per le donne (tra una gravidanza e l’altra, magari dovendo lavorare senza sosta), tuttavia ne aumentava la fertilità poiché l’allattamento garantisce un periodo di amenorrea (mancanza di ciclo mestruale) che rende più difficile (anche se non impossibile) una nuova gravidanza.

Nonostante le rigide regole e i controlli per la scelta della balia, la mortalità infantile era elevata. Le nutrici erano accusate anche di soppressione dei piccoli loro affidati per favorire l’allattamento dei propri, continuando a percepire il salario, e di scambiare spesso il bambino che allattava con il proprio, assicurando così a quest’ultimo un futuro migliore. Lo scambio dei lattanti divenne un tema della letteratura e del teatro di quei secoli.


Quando mancava il latte materno o di altra donna, fin dall’antichità si ricorreva al latte animale, addirittura ponendo il lattante direttamente sotto le mammelle della mucca o di altra femmina animale a disposizione. Quando si estese il fenomeno dell’abbandono nei brefotrofi e le balie assoldate dagli ospedali non erano più sufficienti a soddisfare le richieste, si tornò a utilizzare questo tipo di alimentazione artificiale. Ma i risultati furono talmente disastrosi da essere paragonati a una vera ecatombe.


La medicina iniziò allora delle ricerche scientifiche per scoprire la natura del latte materno e le differenze tra i vari tipi di latte animale: lo scopo era di produrre un latte, simile a quello materno, il più possibile adatto ai bisogni del bambino.


La spinta per queste ricerche fu data dalla necessità di combattere l’altissima mortalità infantile. In verità, c’erano molti altri problemi da superare: le cattive condizioni igieniche delle stalle, le rudimentali modalità con cui si prelevava, si conservava e si manipolava il latte, il lungo tempo che intercorreva tra la raccolta, il trasporto e la vendita del latte alle famiglie, la mancanza di refrigerazione, l’ulteriore contaminazione con acqua o altri liquidi aggiunti.


A peggiorare le dimensioni del problema contribuivano le forme strane e complicate dei poppatoi (realizzate in vari materiali come peltro o ceramica e solo nel 1800 per fortuna anche in vetro), che non permettevano una perfetta pulizia, e le rudimentali tettarelle, formate da pezzi di tela uniti a spugne che diventavano terreno fertile per la proliferazione di germi (solo nel 1845 venne brevettata la tettarella in gomma indiana).


Proprio per l’elaborazione delle sue forme, un tipo di poppatoio in vetro chiamato Siphonia, era conosciuto come “bottiglia della morte”.

Una svolta storica avvenne con il metodo della sterilizzazione da parte di Luis Pasteur (1822-1895) nel 1864, adottato per il latte nel 1886 con il nome di “pastorizzazione”. Il metodo per la sterilizzazione del latte faticò a essere accettato fino all’inizio del Novecento. Nel 1908 Chicago fu la prima città al mondo ad adottare la pastorizzazione.


Nella seconda metà dell’Ottocento si cominciò a parlare di latti conservati, di farine lattee, latti condensati e formule simili. Un grande clamore accompagnò il lancio sul mercato, a pochi anni di distanza uno dall’altro, di due prodotti per l’infanzia: la zuppa di malto, del chimico tedesco Justus von Liebig nel 1865 e la farina lattea dell’industriale svizzero Henri Nestlé nel 1867. Queste due formule aprirono la strada alla lunga ricerca di alimenti dietetici per l’infanzia.


Ma in questo secolo avvenne, soprattutto, un cambiamento nel costume della donna, che cercava di riappropriarsi del suo ruolo materno (ritorno all’allattamento, alla cura dei bambini e alla loro educazione), negatole a lungo dalle convenzioni sociali, dalle condizioni drammatiche di sopravvivenza e dai tabù sessuali.


Nel Novecento, la donna incominciava faticosamente a fare il suo ingresso nel mondo del lavoro, pagando di nuovo, però, un altissimo prezzo, sia dal punto di vista della salute sia da quello degli affetti familiari. Il nuovo panorama che si andava creando con la presenza femminile nell’ambito lavorativo comportò una rivoluzione dello stile di vita della famiglia, formando una diversa consapevolezza del ruolo e dei diritti della donna.


Proprio l’inserimento nelle fabbriche e negli uffici fu uno dei fattori più importanti che hanno portato al declino dell’allattamento, unitamente alla rapida urbanizzazione, all’industrializzazione, all’idea che i nuovi alimenti infantili potessero sostituire il latte materno e la conseguente incapacità di allattare, dovuta al progresso evolutivo della società.


L’allattamento materno, considerato da sempre l’attività più naturale per la mamma, che forniva l’alimento più adatto e idoneo alla salute del bambino, era ormai trascurato, e non solo dalle istituzioni mediche, ma anche dalle donne stesse.


Paradossalmente, con il raggiungimento del benessere generale, esso continuava a perdere punti percentuali ogni anno. I decenni ’60 e ’70 videro in prima linea problemi che riguardavano più propriamente l’emancipazione della donna e la sua liberazione da antichi obblighi e doveri. Negli anni ’80 si iniziò a vedere un’inversione di tendenza, anche se l’attenzione era incentrata sui problemi del parto. Con gli anni ’90, invece, si può finalmente parlare di una volontà di promozione attiva dell’allattamento, grazie all’individuazione di fattori ulteriori che ne avevano determinato la riduzione: la carenza di interesse da parte delle istituzioni ospedaliere e l’impreparazione del personale infermieristico, le rigide regole ospedaliere che separavano la madre e il figlio e la sciagurata pubblicità a favore delle formule artificiali.

La svolta avviene con la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, approvata il 20 novembre 1989 a New York (lo Stato italiano l’ha trasformata in legge nel 19914), nella quale si pone l’accento Sui vantaggi dell’allattamento al seno, per poi sfociare nella Dichiarazione degli Innocenti. Sulla protezione, promozione e sostegno dell’allattamento al seno (OMS – UNICEF), elaborata e adottata dai partecipanti al meeting internazionale “Breastfeeding in the 1990s: A Global Initiative” (Allattamento negli anni Novanta: un’iniziativa globale), sponsorizzata dall’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale degli Stati Uniti (USAID) e dall’Autorità Svedese per lo Sviluppo Internazionale (SIDA) e tenutasi presso lo Spedale degli Innocenti a Firenze dal 30 luglio al 1 agosto 1990. In quest’ottica nasce un’iniziativa, sempre OMS – UNICEF, chiamata Ospedale Amico del Bambino, lanciata ad Ankara nel giugno 1991, in occasione di una riunione dell’Associazione Internazionale dei Pediatri, con lo scopo di proteggere, incoraggiare e sostenere su scala mondiale l’allattamento fin dai primissimi giorni di vita in ospedale.

Nell’ultimo decennio, proprio sulla scorta delle ricerche scientifiche e delle dichiarazioni dell’UNICEF, i medici pediatri di tutte le nazioni hanno intensificato l’attività di educazione e promozione dell’allattamento, in precedenza delegata alle figure paramediche. Per valutare le percentuali dei bambini allattati in Italia, sono state condotte verso la metà degli anni ’90 alcune importanti ricerche. Da queste risultava che circa il 90% delle mamme allattavano alla dimissione dall’ospedale, ma che tale percentuale si riduceva al 40% circa verso il terzo mese di vita del bambino e a meno del 30% al sesto mese. La situazione oggi non è molto differente, per cui lo sforzo dei pediatri dovrebbe essere concentrato sull’aumento delle percentuali di allattamento nei primi mesi di vita, consapevoli dell’importanza sanitaria di tale pratica ma, anche e soprattutto, del grande valore umano per la costruzione di un saldo rapporto affettivo.


Ultimissimi dati della ricerca medica indicano inoltre un migliore sviluppo neuropsicologico5 e un più alto quoziente intellettivo nei bambini allattati dalle loro madri6.


Per tutti questi motivi, la difesa dell’allattamento non potrà che continuare sempre con maggiore vigore anche nel Terzo Millennio.

Oggi, gli scogli più duri da superare sono la convinzione che un bambino non debba essere più allattato dopo i sei mesi di vita, ovvero in coincidenza con l’avvio dello svezzamento, e l’accettazione della naturalezza dell’allattamento materno, il che permetterebbe alle madri di non nascondersi per nutrire o confortare i propri bambini in luoghi pubblici, per un tabù che è ancora presente in parte della società.


A questo proposito è nata la campagna Allattamento ovunque lo desideri, originata da una petizione online lanciata da Raffaella Sottile (a cui ha fatto seguito un FlashMob a Biella, pioniere di numerosi altri organizzati in tutta Italia) per richiedere la tutela delle madri che allattano dalle molestie e dalle discriminazioni quando devono nutrire i loro bambini in un ambiente pubblico, attraverso una legge specifica che le difenda e che integri un’azione giuridica contro chiunque violi tale diritto.

Chi volesse seguire l’evoluzione di questa campagna può collegarsi alla pagina Facebook: https://it–it.facebook.com/ovunquelodesideri/


L’allattamento attraverso la sua rappresentazione nell’arte

All’università ho studiato Storia dell’Arte e mi ha sempre emozionata l’iconografia della Madonna che allatta il Bambino Gesù o le opere in cui vengono raffigurate madri che offrono il seno ai loro figli.


L’arte è da sempre un documento storico e grazie ad essa possiamo ricostruire l’evoluzione dell’allattamento nel corso dei secoli.

La sua storia, come abbiamo visto, è profondamente intrecciata con quella della donna. L’allattamento è stato una tra le più alte priorità femminili, oltre che fondamentale per il proseguimento della razza umana.


Nei tempi antichi, esso aveva un ruolo sacro. Nel Medioevo, si credeva che il latte materno avesse poteri magici. Dalla rivoluzione industriale in poi, la nutrizione artificiale è diventata il modo principale per alimentare i neonati. Nel corso di tutta la storia umana, l’allattamento e le sue modalità sono state raffigurate nell’arte, e ciò ne testimonia l’importanza nella vita di ogni giorno.

Nella preistoria, le donne pregavano gli idoli della procreazione e dell’allattamento. Questi erano raffigurati con grandi seni, glutei prominenti e adiposità.


Anche i Mesopotamici onoravano il latte materno attraverso i loro dèi e miti, e Astarte era la Grande Madre fenicia e cananea, protettrice della fertilità e della procreazione.

In Egitto l’allattamento al seno era considerato sacro e c’era un equivalente dell’iconografia cristiana della Madonna col Bambino: Iside e Horus, presente ovunque in Egitto: in statue, disegni e utensili.


Nella Grecia antica, le donne erano raffigurate mentre allattavano, a proprio agio, i loro bambini. Nella mitologia greca si racconta che Hera aveva respinto suo figlio Ercole dal seno e il latte, che era fuoriuscito, aveva formato la Via Lattea.


Secondo il mito romano, una lupa allattò Romolo e Remo per permettere loro di sopravvivere.

Antichi manoscritti cinesi descrivono il latte umano come “un prodotto che dona energia vitale”.


Durante il Medioevo, ovvero nel tempo che intercorre tra la caduta di Roma nel 476 d.C. e l’inizio del Rinascimento nel XIV secolo, le donne sono raffigurate mentre allattano i loro bambini e svolgono i loro lavori domestici. Le donne ricche, invece, iniziano a impiegare balie.

Nel Medioevo, infatti, si comincia ad attribuire proprietà magiche al latte materno, con la credenza che possa trasmettere le caratteristiche fisiche e psicologiche della donna.


Ma è durante il Rinascimento che le raffigurazioni delle donne che allattano diventano numerose nelle opere d’arte all’interno delle chiese.

La diffusa iconografia della Maria Lactans (Madonna del latte) è una testimonianza del rispetto portato all’allattamento e alla maternità.

Tra il XVI e il XVII secolo, le donne ricche impiegano balie per allattare i propri bambini. Queste sono per lo più povere donne, che in cambio del loro latte ricevono riparo e cibo.


Nel XIX secolo, dopo la rivoluzione industriale, le donne cominciano a lavorare nelle grandi fabbriche per 12-14 ore al giorno e la nutrizione dei loro bambini è per lo più affidata a prodotti artificiali, creati appositamente per i nuovi bisogni da aziende specializzate.

Nel 1883 esistono ben 27 marchi di latte in formula, i quali confondono i genitori che non ne conoscono la composizione né sanno se e come possono offrire benefici ai loro bambini. A causa di queste formule carenti di vitamine, presenti invece nel latte materno, i bambini iniziano a sviluppare malattie come lo scorbuto e il rachitismo.


Allattamento al seno a richiesta e a termine

Prima di diventare madre immaginavo come sarebbe stata la vita con il mio piccolo e non era esattamente come poi è stato. Ho avuto la fortuna di avere nove nipoti, di cui tre cresciuti praticamente in casa dei nonni (i miei genitori) a causa delle scelte e delle necessità lavorative dei genitori.


Già da ragazza, quindi, cambiavo pannolini, preparavo biberon per chi non allattava al seno, lavavo panni sporchi, cantavo ninne nanne, giocavo a più non posso con loro.


Quando ho scoperto di essere incinta, era questa l’immagine della madre che avevo, solo con qualche responsabilità in più; un concetto un po’ vago il cui vero significato mi sfuggiva. Certo, sapere cambiare un pannolino mi ha aiutata. Ma quello impariamo subito a farlo tutti.


È ovvio che le domande che mi ponevo erano tante e i dubbi sulle scelte che avrei fatto, altrettanti. Di una cosa, però, ero sicura: volevo allattare il mio bambino. Ma allattare, per me, significava dovergli offrire il seno quando avrebbe avuto fame, quindi ogni tre o quattro ore, come avveniva per le poppate con i biberon che preparavo ai miei nipoti. Come avevo visto fare a tutte le donne che avevo conosciuto e che praticavano l’allattamento. Oltretutto, sapevo che avrei dovuto interrompere l’allattamento a sei mesi, ovvero con l’inizio dello svezzamento, così come mi era stato suggerito da più parti.


Quando mio figlio è nato, alle ore 4:50 di un dolcissimo settembre, in clinica mi chiesero se preferivo tenerlo in camera o lasciarlo in nursery. Io, stremata, risposi che avrei voluto dormire un po’ e poi lo avrei preso con me. Ebbene sì, è andata esattamente così perché nessuno mi aveva avvisata dell’importanza del contatto con la madre fin dalla primissima vita extrauterina. Né io avevo avuto modo di informarmi al riguardo. Per tutta la gravidanza, avevo letto molto sullo sviluppo del mio bambino, mese per mese, rimandando la ricerca di informazioni su tutto ciò che sarebbe avvenuto dopo il parto.


Mea culpa? Forse avrei dovuto informarmi prima. È pur vero che né al corso preparto né intorno a me ho avuto qualcuno che mi mettesse al corrente di tutto ciò che riguarda l’allattamento: dai suoi benefici all’importanza di un attaccamento precoce del bambino a tanti altri vantaggi per mamma e bambino che elencherò. Il fatto che non sapessi nulla in questione di allattamento non mi ha certo aiutato. Come dicevo, mio figlio ha dormito un paio d’ore in nursery. Io, al contrario, complici l’adrenalina che avevo in corpo e il desiderio di rivederlo, non ho chiuso occhio. Alle 6:00 del mattino ho chiamato la nursery e ho chiesto che mi fosse portato il bambino in camera. Solo a quel punto mi hanno domandarono se volevo allattarlo, perché aveva fame e avrebbero, in alternativa, preparato un biberon di latte. Be’, pensai, se aveva fame potevate darglielo, mica gli fa male un biberon di latte! Solo dopo, ho capito di avere formulato un pensiero veramente inappropriato. Perché i bambini hanno bisogno subito di attaccarsi al seno della madre, anzi, è consigliabile offrire il seno il prima possibile per avviare facilmente l’allattamento e per gli effetti positivi che questo ha sia per la salute sia per il legame affettivo.


Quando una puericultrice portò mio figlio in camera, sistemò la navicella accanto a me e andò via. Io lo presi in braccio, lo avvicinai al seno e lui si attaccò velocemente. Fui fortunata. Ma, anche questo, lo scoprii dopo. Ho conosciuto decine di mamme che hanno abbandonato l’allattamento perché non sostenute e guidate nelle primissime fasi di avvio.


Solo successivamente un’ostetrica mi fece visita in camera, spiegandomi come avrei dovuto attaccare il mio bambino e, soprattutto, ogni quanto avrei dovuto farlo: ogni tre ore. Di più sì, ma non di meno. Questo, per “non disturbare la digestione del bambino e abituarlo a poppate extra, e per non compromettere la mia salute”, visto che mi avrebbe stancata troppo. E già, ha detto proprio così. Quindi: se io avevo visto donne praticare questo genere di “allattamento a orari stabiliti”, e se me ne dà conferma un’ostetrica, io, che non ho idea di cosa dovrò fare, mi fido, no? Ed è quello che ho fatto: ho seguito alla lettera le sue indicazioni.


Lasciata la clinica, io e il mio bambino abbiamo iniziato a conoscerci. Come suggerito, gli offrivo il seno ogni tre ore. Nell’intervallo tra queste, dopo circa un’ora e mezza dall’ultima poppata, lui cominciava a essere nervoso e a strillare. Io, ancora stanca e con i punti dell’episiotomia, mostravo già i primi segni di cedimento, chiedendomi se non fosse il caso di proporgli del latte in formula.


Solo dopo un episodio di mastite con febbre a 40°, avvenuto nelle prime fasi di avvio, all’incirca dopo una settimana dall’uscita dalla clinica, ho iniziato a informarmi sull’allattamento al seno e lì mi si è aperto un mondo. Questo, però, soltanto dopo avere ceduto alla tentazione di offrirgli dei biberon di latte in formula, sia perché credevo che il mio non gli bastasse, sia perché mi avevano suggerito di farlo, per riposarmi tra una poppata e l’altra.


Per fortuna sono riuscita ad ascoltare il mio istinto materno e la pratica non è durata a lungo. Ho capito che stavo sbagliando qualcosa in termini di attaccamento al seno (continuavo ad avere ingorghi) e nella somministrazione dell’aggiunta di latte artificiale. Così, mi sono rivolta a un’associazione che, nella mia città, si occupa di aiutare e guidare future mamme e neomadri.


Una dolcissima mamma alla pari mi ha aiutata a risolvere il problema dei numerosi ingorghi al seno e mi ha sostenuta psicologicamente per i primi mesi. È anche grazie a lei se ho potuto allattare ancora a lungo il mio bambino e se ho scoperto i numerosi benefici di un allattamento a richiesta.

Attorno a me, infatti, nessuno mi sapeva assistere: avevano tutte allattato artificialmente i loro bambini. Solo quella mamma alla pari mi aveva saputo aiutare dicendomi: “Attaccatelo al seno, lascia stare quello che ti ha detto l’ostetrica”. Presi così il mio piccolo e cominciai a offrirgli il seno ogni volta che lo vedevo nervoso, pronto a piangere. Ebbene, da quando ho consapevolmente avviato un tipo di allattamento a richiesta, mio figlio non ha più pianto. Ha deciso lui quando e quanto nutrirsi o consolarsi. E ha trovato sempre conforto nella sua amata “tatti” (è così che chiama il seno) senza che io glielo negassi.

Premettendo che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) suggerisce di allattare fino a due anni e oltre, ovvero finché mamma e bambino non lo desiderano, ecco i vantaggi per entrambi, secondo numerosissimi studi scientifici7:
Vantaggi per il bambino
  • Ridotta incidenza, durata e gravità della diarrea8.

  • Ridotta incidenza dell’otite9.

  • Ridotta incidenza delle infezioni respiratorie acute10.

  • Ridotto tasso di ospedalizzazione per queste condizioni11.

  • Protezione contro sepsi, meningite e altre infezioni gravi del periodo neonatale, comprese infezioni delle vie urinarie12.

  • Rischio ridotto di diabete tipo I e di alcune malattie intestinali (appendicite, malattia di Crohn)13.

  • Rischio ridotto di allergia al latte vaccino nei primi due anni di vita14.

  • Rischio ridotto di obesità15.

  • Migliore acuità visiva16.

  • Diminuita incidenza di malocclusione e altre anomalie dentarie17.

  • Minore incidenza di dolore durante e dopo le vaccinazioni18.

Vantaggi per la mamma
  • Rischio ridotto di carcinoma del seno prima della menopausa19.

  • Rischio ridotto di carcinoma dell’ovaio20.

  • Possibile miglioramento della calcificazione ossea con ridotto rischio di osteoporosi21.

  • Ritorno più veloce al peso abituale22.

Inoltre, il legame affettivo mamma/figlio ha tutta una serie di vantaggi:
  • uno stretto contatto fisico ed emotivo fra madre e bambino

  • una situazione ottimale perché la mamma si sente appagata emozionalmente

  • minori episodi di pianto del bambino23

  • minori probabilità di maltrattamento o abbandono dei bambini allattati al seno24.

Perché ho raccontato la mia personale esperienza di allattamento?

Ho raccontato la mia personale esperienza per porre l’attenzione sulle difficoltà che spesso incontrano le mamme che scelgono di allattare i figli. Io ho seguito il mio istinto e ho lottato contro il dolore della mastite e degli ingorghi, ma ero decisa a farlo e ho capito che avevo bisogno di aiuto e di sostegno, che ho trovato in una mamma alla pari.


Oggi sono una sostenitrice dell’allattamento, a richiesta e a termine, soprattutto perché ne ho sperimentato i benefici per il mio bambino e per me stessa in termini di salute, serenità e attaccamento. Alle donne che stanno per cedere e a quelle che sanno già che sceglieranno il latte in formula, consiglio di frequentare un gruppo di sostegno all’allattamento, di contattare una consulente Ibclc, un’ostetrica, una doula o una mamma alla pari. Ovviamente ognuna è libera di scegliere per sé e per il suo bambino, ma forse è meglio farlo dopo che si è stati informati ampiamente sui rischi dell’uno e sui benefici dell’altro.


L’allattamento, quindi, oltre ad avere un alto valore nutritivo e di protezione da numerose malattie per i bambini e per le madri, è uno dei principali modi per rispondere al loro bisogno di contatto.


La delicata fase dell’avvio e l’importanza dell’allattamento a richiesta

Tutti gli esseri umani mangiano quando hanno fame e bevono quando hanno sete. Oppure, se cercano conforto o sollievo dal dolore o se sono felici e vogliono fare festa, godendo del cibo.


I neonati e i bambini, si comportano allo stesso modo di noi adulti. Un neonato che deve raddoppiare il suo peso nel giro di pochi mesi, ha bisogno di allattare tutte le volte che lo desidera. Di conseguenza la scelta di un allattamento “a orario” è fonte di stress per un bambino che ha necessità di nutrirsi o di dissetarsi. Nessun adulto negherebbe a se stesso una bevanda, se avesse sete, ma è pratica comune negare il seno, a meno che non si sia deciso che è giunto il momento. Ma il momento “giusto” del bambino può presentarsi anche durante il sonno perché lui, a differenza di noi adulti, è capace di nutrirsi pur dormendo, in quanto l’allattamento è un’attività guidata riflessa.


L’allattamento a richiesta (cioè ogni volta che il bambino lo vuole), rende empatico e profondo il rapporto tra madre e figlio, richiedendo una piena collaborazione di entrambi. Non è solo fonte di nutrimento ma anche amore, coccola, divertimento, gioia, medicina e sollievo dal dolore. La mamma impara ad ascoltare e capire il suo bambino, offrendo il suo seno tutte le volte che le venga richiesto.


Un bambino può chiedere il seno semplicemente perché vuole essere coccolato. I neonati hanno bisogno di ascoltare il battito cardiaco della madre, come quando erano dentro la sua pancia. L’allattamento a richiesta asseconda questo bisogno, ma per chi ha scelto il latte in formula o non ha avuto altra scelta che quello, l’importante è tenerlo vicino a sé (magari in fascia, se ne sono felici).

Tuttavia, bisogna sapere che il latte in formula contiene glutammato monosodico25, che in molti adulti può causare mal di testa. Lo stesso può capitare a un bambino, il quale può manifestarlo con il pianto, l’agitazione e il desiderio di sentire il contatto con i propri genitori o con i suoi caregiver26.


L’allattamento è la cosa più naturale per un bambino. Un neonato che trova difficoltà ad attaccarsi al seno, dovrebbe essere seguito da un professionista che ne possa individuare la causa e trovare la soluzione adatta per lui e per la sua mamma. Mangiare è come respirare, nessun bambino può essere giudicato semplicemente “pigro”.


Ogni madre deve trovare il modo per “incastrarsi” in modo confortevole con il suo piccolo, affinché l’allattamento diventi facile e, spesso, anche divertente. Dovrebbe potere tranquillamente allattare il suo bambino ogni volta che lo richiede, in qualunque luogo e situazione, senza subire pressioni psicologiche da chi vede tale atto come una minaccia per se stessi, per i loro cari e, talvolta, per i propri piccoli, giudicati come soggetti con possibili futuri problemi psicologici e della sfera sessuale.

Ogni donna che si nasconde per allattare il suo bambino, quando è fuori casa, gli sta insegnando che l’allattamento è un tabù e che i seni sono solo degli oggetti sessuali. Ovviamente non è questa l’intenzione di una mamma che allatta, ma ciò che l’ha portata a doversi nascondere è una società a cui è stato passato il messaggio che due seni nudi in tv non fanno scandalo, uno di donna che allatta, invece, disturba e sconvolge.


L’avvio di un allattamento richiede del tempo. Nessuna donna ha subito il volume di latte che immagina. La quantità aumenterà solo alcuni giorni dopo il parto. Nella prima o nelle due settimane dopo la nascita, il bambino si attaccherà al seno per calibrare la quantità di latte a lui necessaria e la madre si renderà disponibile alla sua richiesta, imparando ad adattarsi alla sua nuova condizione.


Questa è una fase molto delicata, in cui le madri hanno bisogno di comprensione e di aiuto. Molte donne abbandonano l’allattamento nelle fasi iniziali perché credono che la loro produzione di latte sia insufficiente o perché ritengono che l’allattamento sia troppo faticoso, per loro. In realtà sono pochissime le madri che non hanno abbastanza latte e, una volta avviato l’allattamento, questo si dimostra sempre la scelta migliore.


Affinché una donna possa sentirsi meno stanca e sola, e l’allattamento possa essere intrapreso in maniera ottimale, ha bisogno di qualcuno che la sostenga, senza giudicarla o consigliarle aggiunte di latte artificiale e simili. Ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei e della sua casa, nelle prime due o tre settimane dopo il parto. Se ha altri figli, ha bisogno che qualcuno si occupi di loro per qualche ora al giorno.


L’allattamento si basa sulla fiducia tra madre e bambino. Il bambino chiederà di attaccarsi al seno e la madre dovrà essere pronta a rispondere. Il piccolo allatterà fino a quando basterà a lui e poi si staccherà dal seno. La madre non può sapere quanto il bambino abbia davvero mangiato, ma si regolerà osservandolo: se è reattivo, sorridente, bagna e sporca normalmente i pannolini, vuol dire che si sta nutrendo in maniera soddisfacente. Per fare ciò, potrebbe richiedere il seno otto volte al giorno. Qualcuno anche molto di più.

Una madre sa sempre cosa fare, per il suo bambino. Sa sempre ascoltare le sue richieste. Chi la confonde, sono spesso le figure che gravitano attorno a lei: medici, infermieri, familiari e amici. Soltanto fidandosi di se stessa e ascoltando il suo bambino, una madre riuscirà ad avviare e a portare avanti un buon allattamento.


Che una madre si fidi di se stessa è quindi la prima regola. La seconda, è lasciare che lei abbia tutta la serenità necessaria per poterlo fare.


Allattamento indotto

In uno dei gruppi social che frequento, ho letto un post di una madre adottiva che mi ha folgorato.


Sì, perché di cose sull’allattamento ne avevo imparate tante, fino a quel momento, ma non potevo nemmeno lontanamente immaginare che una donna potesse allattare un bambino anche se non avesse mai avuto figli. E il solo fatto che lei avesse espresso il desiderio di potere allattare quel bambino a cui si stava offrendo come madre, per me era di un amore, di una tenerezza e di un coraggio infiniti.


L’allattamento dei neonati da parte di qualcuno che non è la propria madre è comune quando la stessa ha problemi alla nascita del figlio o quando, tragicamente, muore. A volte, semplicemente, la madre sceglie di condividere la cura del suo bambino con un’altra donna. In questi casi, la “donatrice d’amore” (preferisco chiamarla così piuttosto che ‘surrogato’, come viene comunemente fatto) sta già allattando un altro bambino e la sua produzione di latte aumenta, per soddisfare l’esigenza di due o più bambini.

Ma studi antropologici27 provenienti da tutto il mondo descrivono sempre più situazioni di donne che vogliono allattare i loro bambini al seno nonostante non siano esse stesse le madri biologiche.


L’allattamento indotto è sicuramente molto importante nelle situazioni di forte mortalità infantile, come nei casi di bambini orfani o abbandonati. Questo avveniva anche in passato, prima ancora che fosse inventato il latte in formula.


Negli Stati Uniti, soprattutto tra i membri della Leache League, l’allattamento indotto è stato abbracciato come un modo per fornire un’esperienza di legame maggiore tra le donne e i loro bambini adottati.


La vicinanza speciale promossa dall’allattamento può essere profondamente confortante sia per la madre che per il bambino. Molte donne che hanno lottato con problemi di fertilità, apprezzano l’esperienza dell’allattamento al seno, anche se il volume di latte che producono è poco.


La quantità di latte prodotto varia notevolmente da donna a donna, ed è difficile prevedere i risultati dell’allattamento indotto. Comunque sia, pur se una donna dovesse decidere di dare aggiunte di latte in formula, anche una minima parte di latte materno ha così tanti e preziosi benefici che chi inizia questo percorso non lo abbandona facilmente.


Come viene indotto l’allattamento al seno?

La prolattina e l’ossitocina, gli ormoni che regolano l’allattamento, sono ormoni ipofisari e non ovarici. Questa precisazione serve a tutte le donne che hanno subìto un’isterectomia e credono che, a causa di questa, non sia loro possibile allattare o indurre l’allattamento al seno.


Entrambi questi ormoni sono prodotti in risposta alla stimolazione del capezzolo. Benché oggi si utilizzi spesso la terapia ormonale per stimolare l’avviamento dell’allattamento, molte donne preferiscono ancora la stimolazione meccanica, come avveniva in passato.


Questa, consiste nello stimolare il seno attraverso la manipolazione del capezzolo, lasciandolo succhiare da un bambino o utilizzando un tiralatte.

La terapia ormonale per stimolare la produzione di latte, invece, prevede la somministrazione di alte dosi di estrogeno che simulano lo stato di gravidanza. L’estrogeno è poi bruscamente interrotto per imitare i rapidi cambiamenti ormonali dopo il parto. Subito dopo, viene somministrato un farmaco per migliorare i livelli di prolattina. È in questa fase che inizia la stimolazione per via della suzione del bambino o tramite l’utilizzo di un tiralatte. Il tempo necessario alla comparsa della montata lattea va da una a quattro settimane.

Uno studio del 199428 sull’allattamento indotto con farmaci descrive l’inizio della produzione di latte tra i 5 e i 13 giorni, indifferentemente se il bambino sia stato attaccato al seno, oppure si sia ricorsi inizialmente al tiralatte.

Durante la stimolazione, si possono iniziare a notare cambiamenti nel colore dei capezzoli e del tessuto alveolare. I seni possono diventare più teneri e più pieni. Alcune donne riferiscono un aumento della sete e cambiamenti nel ciclo mestruale o della libido.


L’allattamento indotto è adeguato alla crescita di un neonato?

Lo stesso studio del 199429 ha osservato in Nuova Guinea i neonati di madri che hanno indotto l’allattamento al seno e l’89% di essi è risultato essere ben nutrito.


Un altro studio sui valori delle proteine in campioni di latte di madri senza gravidanza biologica30 ha esaminato la composizione chimica del latte prodotto da madri non biologiche. Due delle donne esaminate avevano in precedenza avuto figli. Tre di esse, invece, non erano mai state incinte.

I campioni di latte raccolti appartenevano a queste cinque donne che avevano tutte indotto l’allattamento tramite la suzione dei loro bambini adottati.

La produzione di latte (a vari livelli) è stata avviata entro 11 giorni, senza l’aiuto di alcun tipo di farmaco. I campioni di latte sono stati raccolti durante i primi cinque giorni di produzione e confrontati con altri provenienti da cinque madri biologiche. La concentrazione proteica media nelle donne in cui l’allattamento era stato indotto, era identica a quella del latte di donatrici post-partum.


Alcune differenze erano presenti nelle concentrazioni di albumina, nell’anticorpo immunoglobulina A e nell’Alfa-lactoalbumina nel latte prodotto durante i giorni immediatamente dopo la nascita. I livelli di questi erano più elevati nel colostro delle madri biologiche. La suzione, da sola, a quanto pare non è sufficiente a produrre il colostro; altre influenze ormonali associate alla gravidanza sembrano essere coinvolte a tal fine. Il latte delle madri non biologiche, in altre parole, salta la fase del colostro ma è in tutto uguale al latte materno di quelle biologiche, dal punto di vista del valore proteico. Lo studio di Kleinman non guarda peraltro le altre caratteristiche nutrizionali (come ad esempio grassi, carboidrati, o micronutrienti).


Ma se l’allattamento indotto produce all’inizio ridotti volumi di latte, e non il colostro, come viene garantito lo stato nutrizionale del bambino nei primi giorni del processo?

Molte donne utilizzano un dispositivo con un tubicino di alimentazione. Si tratta di un sacchetto o di una piccola bottiglia che vengono sospesi sul petto della madre o sostenuti su un’asta portaflebo. Questi dispositivi hanno tubi di alimentazione sottili, in silicone, che vengono fissati sul capezzolo con del nastro chirurgico anallergico. Il bambino succhia al seno e il latte in formula fluisce attraverso i tubicini. Grazie a questo sistema una madre impossibilitata, anche solo temporaneamente, ad allattare il proprio bambino, può evitare la “confusione da tettarella” mediante la simulazione di un flusso di latte simile a quello erogato dal seno materno e non da un surrogato in lattice o silicone. La suzione diretta al seno stimola la produzione di latte, qualora ci fosse difficoltà nell’avviamento dell’allattamento o nella fase immediatamente successiva all’integrazione ormonale. Questi dispositivi, poi, facilitano il contatto esclusivo tra madre e bambino e favoriscono il coinvolgimento di entrambi i genitori.


Medela Inc. produce un dispositivo chiamato Sistema di alimentazione integrativo/supplementare (DAS/SNS) e Lact–Aid International produce il Nursing Trainer System, entrambi di soccorso alle donne che vogliono tentare di indurre l’allattamento.

La Leche League locale sarà in grado di aiutare le donne a trovare informazioni sul tema e potrà mettere in contatto una madre adottiva con altre donne che sono riuscite in questo intento.


Le consulenti per l’allattamento elargiranno attrezzature (dispositivi di alimentazione e tiralatte elettrici) fornite da genitori in rete che le mettono a disposizione, oltre alle loro competenze per aiutare le madri adottive nelle fasi di avvio. Esse, inoltre, possono essere di riferimento a medici che si occupano di tale processo. Molti medici italiani, infatti, non sanno che l’allattamento può essere indotto. Le famiglie adottive che scelgono l’allattamento dovrebbero essere seguite da un professionista sanitario informato e quindi capace di fornire le giuste indicazioni e di dare il proprio valido sostegno, sfruttando l’esperienza vissuta per arricchire il proprio bagaglio di conoscenze e di esperienze altamente emotive.


Il latte materno: alleato della salute e della bellezza

Oltre alle tante proprietà del latte materno, un’altra straordinaria scoperta è stata quella relativa alla sua versatilità, grazie alla quale si presta alla preparazione di numerose ricette per medicazioni e per la cosmesi, oltre alle già citate qualità nella prevenzione e soluzione di vari disturbi e malattie.


È un aspetto che ritengo molto interessante e che credo possa approfondire e sostenere l’importanza di questo magnifico dono che la natura ci ha fatto, per cui riporterò alcuni esempi di impiego del latte materno, diversi da quello principale che è essere fonte di nutrimento per i nostri bambini. Alcuni di questi utilizzi non sono mai stati oggetto di uno studio scientifico che ne attesti la validità, ma le mamme li mettono in pratica anche da secoli e l’esperienza ne ha tramandato i benefici, fino ad oggi.


Uso medico del latte materno
  • Dermatite da pannolino

Il latte materno può essere utilizzato per prevenire e curare la dermatite da pannolino31, molto frequente nei neonati.

Per curare l’irritazione, basta spruzzarne un po’ sulla zona interessata e lasciare asciugare prima di fare indossare nuovamente il pannolino al piccolo.

Se il bambino è soggetto a irritarsi spesso e facilmente, per prevenire la dermatite basta ripetere questa operazione ogni giorno, mattina e sera.

  • Eczemi e irritazioni

Il latte materno è risultato lenitivo e risolutivo in tutti i casi di irritazioni della pelle, compresi gli eczemi, soprattutto sul viso32.

Massaggiarlo sulla parte interessata risolve il problema nella maggior parte dei casi.


  • Dermatite seborroica (crosta lattea)

La dermatite seborroica, o crosta lattea, si manifesta, nel neonato, con piccole squame unte giallognole sulla testa, sulla fronte e sulle sopracciglia. Si risolve da sola nel giro di 4-5 mesi, ma per favorirne una più veloce eliminazione, molte mamme utilizzano il loro latte, massaggiato sulle zone in cui la dermatite è presente.

  • Antidolorofico33

Le endorfine presenti nel latte materno permettono di ridurre qualsiasi tipo di dolore provato dal neonato. È ovvio che, a potenziare il lavoro delle endorfine, è il calore della mamma che, stringendo il suo bambino, lo rilassa e ne permette la riduzione del dolore.

Proprio per questa sua caratteristica, il latte materno può essere donato non solo come fonte di nutrimento ma anche come analgesico per tutti quei neonati che ne hanno bisogno.

  • Otiti34

Le otiti (o mal di orecchio) sono tra le più temute dai genitori perché provocano forte dolore ai neonati e necessitano spesso di cure antibiotiche che eviteremmo molto volentieri ai nostri piccoli, poiché sappiamo bene che gli antibiotici sono utili nell’eliminazione delle infezioni batteriche ma indeboliscono il sistema immunitario e ci rendono più sensibili ad altri tipi di attacchi batterici, oltre a intaccare la flora batterica intestinale.


Ebbene: molte mamme hanno risolto il problema delle otiti versando una goccia del loro latte nel canale uditivo del neonato, ogni 2/3 ore. Il risultato è stato la scomparsa dell’infezione nel giro di 24/48 ore, il che dimostra essere una soluzione più sicura della cura antibiotica, oltre che gratuita.


Alcune mamme suggeriscono di riscaldare (ma non bollire) il latte materno insieme ad aglio e olio di oliva. Questo miscuglio serve sia in gocce da inserire nell’orecchio del bambino per curare le otiti, sia per essere somministrato per via orale come prevenzione di molte infezioni.


È scientificamente provato, infatti, che il sistema immunitario del neonato non è maturo e gli anticorpi presenti nel latte materno lo aiutano a proteggersi da numerose infezioni infantili tra cui, oltre alle otiti, le malattie respiratorie delle basse e alte vie respiratorie, le allergie, i disturbi intestinali, i raffreddori, i virus, gli stafilococchi, gli streptococchi, i coli; serve poi per la prevenzione del diabete e dell’artrite reumatoide giovanile, dei tumori infantili, della meningite, della polmonite, delle infezioni del tratto urinario, della salmonella, della sindrome della morte in culla (SIDS), dell’asma35.

  • Prurito e piaghette

Un batuffolo di cotone imbevuto di latte materno aiuta ad alleviare il prurito dovuto a puntine sul corpo di vario tipo ed eventuali piaghette.


  • Prevenzione delle malattie negli adulti36

Diverse ricerche hanno dimostrato che l’allattamento al seno può contribuire alla prevenzione del morbo di Crohn37 e del cancro ovarico38.

– Prevenzione delle malattie nella madre che allatta


L’allattamento al seno riduce il rischio della madre di sviluppare il cancro ovarico, le malattie dell’endometrio39 e protegge contro l’anemia.

  • Tagli e graffi40

Il latte materno è un antisettico e antibatterico naturale e può essere utilizzato per lenire e promuovere la guarigione di tagli e screpolature di vario genere, anche in caso di infezione.


  • Punture e morsi di insetti41

Le proprietà antisettiche e antibatteriche del latte materno possono ridurre il prurito e favorire la guarigione delle punture e dei morsi di insetti.


  • Congiuntivite42

La ricerca, insieme a tonnellate di prove aneddotiche (vale a dire, la saggezza delle madri) affermano che il latte materno può aiutare a sbloccare i condotti lacrimali ostruiti. Le mamme che lo hanno provato possono confermare che una goccia di latte posta sugli occhi dei loro bambini ha curato la congiuntivite, dimostrandosi un metodo naturale valido e sicuro.

  • Sedativo per bambini

I nucleotidi43 presenti nel latte materno aiutano il bambino a rilassarsi e quindi ad addormentarsi più facilmente44.


  • Sedativo per la mamma

Gli ormoni rilasciati dalle mamme durante l’allattamento diminuiscono la pressione sanguigna e agiscono per calmarle, aiutandole a dormire.


  • Congestione nasale nei neonati e nei bambini

Le proprietà antimicrobiche del latte materno possono anche aiutare i neonati e i bambini a liberarsi dalla congestione nasale. Basta solo schizzare un poco di latte materno nel loro naso. Anche gli adulti possono provare a beneficiare delle proprietà decongestionanti del latte materno, versandone qualche goccia per irrigare i condotti nasali.


  • Mal di gola

I gargarismi con latte materno aiutano a combattere il mal di gola sia nei bambini che negli adulti.

  • Raffreddore e influenza

Il latte materno rinforza il sistema immunitario45 e permette a neonati e bambini di rimanere idratati in caso di raffreddore e influenza. Capita spesso, infatti, che i bambini siano inappetenti e rifiutino anche di bere, in corso malattie da raffreddamento e influenze. Ma i bambini allattati trovano conforto oltre che alimentazione, e difficilmente lo rifiutano.


  • Cura delle ragadi

Lo sfregamento del latte materno sulla piaga delle ragadi porta a tempi di guarigione più brevi rispetto all’utilizzo delle varie creme in commercio.


  • Cura del cancro

Gli scienziati hanno scoperto che sostanze presenti nel latte materno sono in grado di uccidere le cellule tumorali46. La ricerca è stata condotta su un gruppo di pazienti che hanno ottenuto regressioni del cancro bevendo latte materno.

  • Rafforzamento del sistema immunitario negli adulti

Gli anticorpi nel latte materno possono contribuire a rafforzare il sistema immunitario di chi è sottoposto a cure mediche debilitanti (ad esempio la chemioterapia) o ha subìto interventi chirurgici più o meno importanti.


  • Eruzioni cutanee e dermatite da contatto

Le proprietà antimicrobiche e antisettiche del latte materno possono essere utilizzate per aiutare a guarire e ad alleviare il dolore e il prurito delle eruzioni cutanee e delle dermatiti da contatto47.

  • Scottature

Tamponare delicatamente il latte materno su una scottatura aiuta ad alleviare il dolore e a curare la pulizia della pelle.


  • Acne adolescenziale e adulta

Una miscela di latte materno e olio di cocco posta su un batuffolo di cotone e spalmata sulle zone interessate, aiuta a combattere l’acne in adolescenti e adulti.


  • Sapone

Il latte materno è un ingrediente ideale per la realizzazione di prodotti per la cura della pelle, perché contiene proteine essenziali, aminoacidi e vitamina A, che la nutrono e idratano. È anche ricco di acido lattico, che deterge e ammorbidisce.


  • Trucco

Si può usare il latte materno su un batuffolo di cotone per rimuovere il trucco e ammorbidire la pelle.


  • Occhi rossi e gonfi

Se non si dispone di fette di cetriolo per gli occhi gonfi, si possono usare in alternativa due batuffoli di cotone con latte materno freddo (precedentemente lasciato in frigorifero o qualche minuto nel freezer).


  • Labbra screpolate

Se si è a corto di balsamo per le labbra e si ha bisogno di un sollievo immediato, un po’di latte materno strofinato sulle labbra riduce subito il fastidio, grazie alle sue proprietà emollienti.


  • Deodorante

Sempre grazie alle sue proprietà antisettiche e antibatteriche, molte mamme hanno utilizzato il latte materno come deodorante, strofinandone un po’ su ascelle pulite e asciutte, riferendone ottimi risultati.


  • Utilizzo alimentare

Tanti bambini dicono che il gusto del latte materno è molto simile a quello del gelato sciolto. Dolce, quindi, e molto gradito.

Parecchie mamme utilizzano il loro latte per realizzare numerose ricette in cucina, soprattutto in sostituzione del latte vaccino.


C’è chi lo usa per cucinare torte, frullati di frutta e verdura, pane, yogurt, gelati ecc. e chi ha azzardato, realizzando addirittura formaggi.


L’utilizzo maggiore del latte materno, in cucina, è per la realizzazione di gelati e ghiaccioli, usati soprattutto durante la dentizione dei neonati.

Molte mamme, infatti, congelano in apposite formine il loro latte e poi lo danno ai bambini che, massaggiandolo sulle gengive, trovano conforto nel freddo anestetizzante del ghiacciolo, beneficiando di tutte le sostanze presenti all’interno.


Il latte materno, quindi, è utilizzabile in tutte le ricette che richiedono il latte come ingrediente. Alle mamme, ma anche ai papà che amano cucinare, la facoltà di sbizzarrirsi come meglio credono!


È ovvio che il latte materno non deve essere usato come panacea per tutti mali e che, come ogni altro rimedio, soprattutto medico, deve essere valutato e consigliato da persone esperte.


Le informazioni appena fornite non sono destinate a diagnosticare, curare, trattare o prevenire alcuna malattia. I lettori sono invitati a fare la propria ricerca e a prendere decisioni in collaborazione con il proprio medico.

I consigli alimentari forniti non dovrebbero suggerire cambiamenti nella propria dieta o in quella del bambino senza una precedente valutazione e diagnosi medica.


Il sostegno alle donne che vogliono allattare: La Leche League

La Leche League International (LLLI)48 è un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che distribuisce informazioni sull’allattamento al seno e lo promuove. È stata fondata nel 1956 a Franklin Park, nell’Illinois, ed è presente in 68 Paesi.


Un santuario dedicato alla Nuestra Señora de la Leche y Buen Parto (Nostra Signora del Latte e del Buon parto) a S. Augustine, in Florida, fu di ispirazione per la scelta del nome del gruppo La Leche League (La Lega del Latte), fondato da cinque madri dell’Illinois, negli Stati Uniti, che avevano scelto di allattare i propri bambini e, successivamente, di aiutare le madri che volevano farlo ma che trovavano difficoltà legate ad aspettative sociali e a disinformazione.

Tutto nasce da una conversazione tra due giovani donne e madri sulle gioie e le difficoltà della maternità e dell’allattamento, durante un pic-nic organizzato dalla chiesa locale, nell’agosto del 1956. Queste donne erano Marian Tompson (1929) e Mary White (1923-2016), le quali coinvolsero nella discussione anche Mary Ann Cahill (1927-2014), Edwina Froehlich (1915-2008), Mary Ann Kerwin (1931), Viola Lennon (1923-2010), e Betty Wagner (1923-2008). Esse sono considerate le fondatrici de La Leche League.


Al fine di fornire giusto supporto e informazioni corrette, le sette donne si rivolsero a due medici: Herbert Ratner e Gregory White, i quali diedero consigli relativi alle cure mediche e misero a disposizione il loro materiale di letteratura medica per avere accesso a tutte le informazioni di cui avevano bisogno.


Herbert Ratner, in particolare, collaborava per la crescita e l’espansione dell’organizzazione e aveva una certa influenza nella filosofia del gruppo, al di là degli aspetti medici.

Alla fine della seconda guerra mondiale, la maggior parte delle donne nutriva artificialmente i propri figli. Al momento della fondazione de La Leche League, solo il 20% dei bambini erano allattati.


La prima riunione formale de La Leche League si tenne nell’ottobre del 1956. Le fondatrici organizzarono dapprima incontri in case private. Successivamente, ospedali, centri per la maternità ed enti pubblici misero a disposizione dei locali per svolgere le loro attività di supporto e informazione. Nel 1957, durante un incontro, il dottor Grantly Dick-Read, considerato il padre del movimento del parto naturale, volle confrontarsi con loro. Nel 1960 venne fondato il primo gruppo de La Leche League fuori dagli Stati Uniti, precisamente a Jonquiere, Quebec, in Canada.


Già nel 1964, l’organizzazione diventa La Leche League International (LLLI) con gruppi formati in Canada, Messico e Nuova Zelanda. Nello stesso anno, a Chicago, si tiene la prima conferenza internazionale, a cui prendono parte 425 adulti e 100 bambini allattati.

Nel 1981, alla LLLI viene concesso lo status consultivo presso il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF).

Nel 1985 entra a fare parte del Consiglio Internazionale degli esaminatori per i consulenti in allattamento, istituito per sviluppare e gestire un programma di certificazione volontaria per la consulenza.

Il primo esame Ibclc si è tenuto nel luglio del 1985.

  • Filosofia e missione

La missione di LLLI è quella di “aiutare le madri di tutto il mondo ad allattare al seno attraverso il sostegno da madre a madre, l’incoraggiamento, l’informazione, la formazione e la promozione di una migliore comprensione dell’allattamento al seno come elemento importante per lo sviluppo sano del bambino e della madre.”

Quelle che seguono sono dichiarazioni di LLLI:

La maternità vissuta attraverso l’allattamento è il modo più naturale ed efficace per capire e soddisfare le esigenze del bambino. La madre e il bambino hanno bisogno di stare insieme presto e spesso per stabilire un soddisfacente rapporto e una produzione di latte adeguata. Nei primi anni di vita il bambino ha un intenso bisogno di contatto con la madre, che è importante tanto quanto il suo bisogno di nutrimento. Il latte materno è l’alimento naturale per i bambini, in quanto soddisfa totalmente i bisogni che la sua crescita richiede. È l’unico alimento necessario fino a quando il bambino mostra il bisogno di cibi solidi, generalmente intorno alla metà del primo anno dopo la nascita. Idealmente, l’allattamento continuerà fino a quando il bambino non ne sentirà più il bisogno.

Il parto naturale e la partecipazione attiva da parte della madre sono di aiuto per avviare l’allattamento.

Il sostegno, il supporto e la presenza del padre, aiutano l’avvio e la continuazione dell’allattamento.

Il rapporto tra padre e figlio è un elemento importante per lo sviluppo del bambino fin dai primi anni di vita. Fin dall’infanzia, i bambini hanno bisogno di amare le guide che riflettono l’accettazione delle loro capacità e la sensibilità ai loro sentimenti.

  • Servizi

Lo scopo principale di LLLI è quello di incoraggiare, informare, fornire supporto alle madri, principalmente tramite incontri, assistenza telefonica, Skype, Facebook, forum ed e-mail.


Alcuni collaboratori prestano la loro consulenza anche a casa e/o negli ospedali. Le consulenti LLLI sono volontarie accreditate che hanno allattato al seno i loro bambini e sono state appositamente formate per aiutare le madri. Sono aggiornate sulle più recenti ricerche mediche riguardo l’allattamento al seno, grazie alla formazione continua.


Gli operatori LLLI organizzano incontri di gruppo, dove le madri sono incoraggiate a condividere le proprie esperienze con altre madri. Una frase ripetuta spesso dai collaboratori in una riunione LLLI è: “Fai solo quello che credi giusto e lascia andare tutto il resto”, riconoscendo che ogni diade madre-bambino è unica e ogni madre sa cosa è meglio per entrambi.


In molti Paesi i collaboratori offrono anche un aiuto telefonico, riunioni online, gruppi su Facebook, supporto via e-mail e diversi altri tipi di supporto.

In alcune città o stati (come negli Stati Uniti), è messo a disposizione un unico numero di telefono da utilizzare per richiedere informazioni o la presenza fisica di una consulente. In altri luoghi, sono i collaboratori stessi che pubblicizzano il loro supporto e forniscono direttamente il proprio numero telefonico tramite il sito di LLLI o mediante la diffusione di locandine e biglietti da visita distribuiti in studi medici, centri di genitorialità, centri sanitari e luoghi in cui si suppone che i genitori possano cercare informazioni.


Le madri possono anche formulare domande attraverso appositi moduli di assistenza disponibili online sul sito LLLI.

Alcune zone offrono seminari di formazione continua per gli operatori sanitari, oltre che per i collaboratori.

Oggi la LLLI è in grado di aiutare le donne in oltre 60 Paesi.


La Leche League e l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)

La Leche League International ha a lungo sostenuto l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e il suo Codice di Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno, elaborato con lo scopo di tutelare l’allattamento al seno mediante:

  • l’impegno da parte dei Governi di provvedere alla diffusione di informazioni corrette circa l’allattamento;

  • l’adozione, da parte di produttori e distributori, di appropriate tecniche di marketing per i sostituti del latte materno e altri alimenti infantili, i biberon e le tettarelle.

Il Codice è stato approvato nel 1981 dall’Assemblea Mondiale della Sanità e dalle più importanti compagnie produttrici di alimenti per l’infanzia.

Comprende 11 articoli, per un totale di 39 commi.


Nel corso degli anni, LLLI ha collaborato denunciando un numero importante di trasgressori del Codice OMS e rifiutando di accettare donazioni e compensi da parte degli stessi trasgressori.


Consulenti Ibclc, mamme alla pari, doule

Da quanto detto fino adesso si evince come l’allattamento al seno, pur essendo la scelta più naturale, è spesso ostacolata da una serie di fattori sociali e psicologici. Anche il proseguimento dell’allattamento oltre i 3/6 mesi ha percentuali molto basse, poiché le madri non hanno informazioni e supporto adeguati ai diversi problemi che possono presentarsi e che sono per la maggior parte superabili grazie alla conoscenza della loro origine e dei relativi rimedi.


In tal senso intervengono diverse figure nate con lo scopo di aiutare le madri che allattano e che considerano tale atto importante tanto dal punto di vista nutritivo quanto da quello affettivo. Queste sono: le consulenti Ibclc (International Board Certified Lactation Consultans – Comitato internazionale di consulenti certificati per l’allattamento), le mamme alla pari e le doule.


Consulenti Ibclc. La professione Ibclc: storia e definizione

Abbiamo visto come, in risposta a un tasso di allattamento statunitense inferiore al 20% nel 1956, sette donne hanno fondato la La Leche League, un programma di sostegno da madre a madre che oggi è leader internazionale nello sviluppo di linee guida per l’allattamento.


La LLI ha contribuito alla nascita e alla formazione di consulenti professionali in allattamento nel 1985, agevolando un gruppo di 60 esperti che hanno rappresentano una varietà di professioni sanitarie, ruoli e posizioni geografiche. Questi hanno poi sviluppato gli standard da cui sono state stabilite le competenze e l’ambito di applicazione dei consulenti per l’allattamento. Successivamente, e come conseguenza a tutto ciò, è stato costituito l’International Board of Lactation Consultant Examiners (Comitato internazionale degli esaminatori per consulenti in allattamento), dando inizio a un nuovo ruolo professionale.


L’Ibclc è l’unica credenziale riconosciuta a livello internazionale nel supporto all’allattamento al seno. La certificazione viene assegnata al termine dell’ampia esperienza clinica con le madri che allattano. I crediti formativi in allattamento e un punteggio assegnato a un esame permettono di superare la prova dimostrando l’acquisizione di competenze.


Superato l’esame, per i successivi cinque anni i consulenti Ibclc devono continuare la loro formazione partecipando a corsi di aggiornamento che permettano loro di acquisire ulteriori crediti formativi e, dopo 10 anni, devono ripetere l’esame di certificazione.


Secondo l’International Board of Lactation Consultant Examiners, la portata della pratica per Ibclc include la collaborazione con i professionisti sanitari per assicurare un’adeguata gestione clinica e pratica dell’allattamento, al fine di proteggerlo, promuoverlo e sostenerlo. Tale pratica prevede la fornitura di istruzione, consulenza e gestione clinico/pratica per far sì che l’allattamento sia considerato come il modo normale con cui i neonati devono essere nutriti, e per prevenire e risolverne problemi di varia natura.

Gli sforzi di istruzione si estendono alla comunità, alle famiglie e ai professionisti sanitari.


Inoltre, l’International Board of Lactation Consultant Examiners ha adottato un comitato di disciplina e un codice etico che si applica a tutti i Ibclc.

Nel 2003, 2.094 candidati in 19 Paesi hanno partecipato all’esame Ibclc, di cui 520 sono stati esaminati per scopi di ricertificazione. L’International Lactation Consultant Association ha attualmente più di 4.000 membri che rappresentano 50 Paesi provenienti da diversi àmbiti professionali, tra cui ostetriche, medici, infermiere, dietisti ed educatori.


Il numero di consulenti per l’allattamento certificati continua a crescere di anno in anno e gli Ibclc sono sempre più presenti e attivi in diversi ambienti sanitari. Uno degli obiettivi organizzativi dell’ente è quello di analizzare e dimostrare l’importanza del personale Ibclc nell’assistenza primaria all’interno delle varie strutture in cui sono presenti.


Mamma alla pari o peer cousellor (consulente alla pari)

Una consulente alla pari è una madre con esperienza in allattamento che fornisce informazioni e sostegno ad altre madri. Conosce le gioie e le sfide della pratica e ha imparato come superare le difficoltà.

Le mamme alla pari:

  • lavorano con altre madri per soddisfare le esigenze dei loro bambini;

  • trattano le madri con rispetto e dignità, occupandosi dei loro sentimenti;

  • mostrano alle madri come evitare i potenziali problemi e come superare quelli che incontrano.

Le mamme alla pari sostengono le donne attraverso la gravidanza, la maternità, il ritorno al lavoro e lo svezzamento. Sono disponibili per il supporto, individuale o di gruppo, in tutte le fasi dell’allattamento.


Le doule. Cos’è una doula e che vantaggi comporta averla accanto

La parola doula deriva dal greco e significa “serva, schiava”. Le donne hanno “servito” nel parto per molti secoli e hanno dimostrato che il sostegno di un’altra donna ha un impatto positivo.


Una doula, oggi, è una professionista specializzata nel parto, che fornisce un sostegno emotivo, fisico ed educativo a una donna che aspetta un bambino, sta partorendo o ha recentemente partorito.


Lo scopo della doula è quello di aiutare le donne ad avere un’esperienza di nascita sicura, memorabile e potente; interviene nelle fasi del parto, e talvolta anche durante la gravidanza e il post-partum. È in quest’ultimo caso che può incoraggiare e sostenere l’allattamento.


Tutte le fasi, però, sono importanti anche per avviare un rapporto sereno tra la madre e il bambino oltre che tra tutti gli altri membri della famiglia. La doula può essere, in tal caso, una guida che mette in luce le difficoltà e interviene per risolverle.


Più spesso, il termine doula si riferisce alla figura che presta assistenza alla nascita, insieme all’aiuto dato dal compagno della donna, ove possibile. Le doule, infatti, amano dire che il compagno è la parte sinistra e loro sono la parte destra, restituendo così importanza a una figura che spesso viene messa da parte.


Tuttavia ci sono anche le doule ante-partum e quelle post-partum, che servono e accompagnano le donne anche o soltanto nelle delicatissime fasi immediatamente precedenti o successive al parto.

  • Cosa fa, in pratica, una doula?

Di norma le relazioni intraprese con una doula iniziano qualche mese prima che il bambino sia dato alla luce. Durante questo periodo si sviluppa un rapporto in cui la madre si sente libera di porre domande, di esprimere le proprie paure e preoccupazioni, e di svolgere un ruolo attivo nella creazione di un piano di nascita.


La maggior parte delle doule si mettono a completa disposizione della madre, anche telefonicamente e a qualsiasi ora del giorno e della notte, per rispondere alle sue domande o affrontare eventuali preoccupazioni che potrebbero sorgere nel corso della gravidanza. Le doule non forniscono alcun tipo di assistenza medica. Tuttavia, sono ben informate su molti aspetti medici del travaglio e del parto. In quanto tali, possono aiutare a comprendere meglio le procedure e le possibili complicanze in gravidanza o di ritardo nel parto.


Durante il travaglio, le doule sono in costante e stretta vicinanza alla madre. Hanno la capacità di fornire conforto con tecniche di sollievo dal dolore, comprese tecniche di respirazione, di rilassamento e massaggio. Incoraggiano anche la partecipazione del partner e offrono loro rassicurazione.


Una doula agisce come sostenitrice della madre, incoraggiandola e aiutandola a soddisfare desideri specifici che potrebbe avere per la nascita del suo bambino. L’obiettivo di una doula è quello di aiutare la madre a sperimentare una nascita positiva e sicura, che si tratti di un parto non medicalizzato oppure di un cesareo.


Dopo la nascita, molte doule si impegnano ad aiutare le madri a iniziare il processo di allattamento e a incoraggiare l’inclusione del bambino appena nato all’interno della famiglia.

  • Quali sono i vantaggi di avere una doula?

Numerosi studi49 hanno documentato i vantaggi di avere una doula presente durante il travaglio, dimostrando che il supporto continuo alle donne durante il parto ha fornito un numero molto elevato di riscontri positivi. Con il sostegno di una doula, le donne avevano meno probabilità di subire somministrazioni farmacologiche e parti cesarei.


Altri studi hanno dimostrato che avere una doula come membro della squadra di nascita diminuisce del 50% la probabilità di parto cesareo, del 25% la durata del travaglio, del 40% l’uso di ossitocina e del 60% le richieste di un’epidurale.


Le doule usano spesso il potere del tatto e del massaggio per ridurre lo stress e l’ansia durante il travaglio. Il massaggio aiuta a stimolare la produzione di ossitocina naturale. È la ghiandola pituitaria che secerne l’ossitocina, responsabile delle contrazioni uterine e delle sensazioni di benessere e sonnolenza, insieme a un innalzamento della soglia del dolore.

Storicamente si pensava che l’ossitocina endovenosa non passasse dal flusso sanguigno al cervello in quantità significative e, pertanto, non fornisse gli stessi benefici psicologici dell’ossitocina naturale. Studi più recenti indicano invece che l’ossitocina somministrata per via nasale e/o per via endovenosa può passare dal sangue al cervello. Tuttavia, le doule possono aiutare le madri a sperimentare i vantaggi dell’ossitocina naturale, senza l’uso di farmaci.

  • E il ruolo del padre in presenza di una doula?

Il ruolo della doula non è mai quello di prendere il posto del partner, ma piuttosto di completare e valorizzare un’esperienza che è prima di tutto della coppia.


Oggi, sempre più padri svolgono un ruolo attivo nel processo di nascita, anche se alcuni preferiscono ancora rimanere in disparte ad aspettare la consegna.


Avendo una doula come parte della squadra di nascita, un padre è libero di fare ciò che sceglie. La doula può incoraggiarlo a utilizzare tecniche di rilassamento e può intervenire se vuole prendersi una pausa. Avere una doula permette al padre di sostenere emotivamente la donna durante il travaglio e la nascita, e di godere anche dell’esperienza, senza l’ansia di dover ricordare tutto ciò che ha imparato in un corso preparto.

  • Le doule sono utili solo in caso di parto non medicalizzato?

La presenza di una doula può essere utile a prescindere dal tipo di nascita. Molte donne riferiscono di avere avuto bisogno di una minore medicalizzazione, in presenza di una doula. Ma si tenga presente che il suo ruolo principale è quello di aiutare le madri ad avere una nascita sicura e piacevole, e non quello di spingerle a scegliere un tipo di nascita piuttosto che un altro.


Per le donne che hanno deciso di avere un parto medicalizzato, la doula fornirà un supporto emotivo, informativo e fisico attraverso il lavoro e la somministrazione di farmaci. Lavorerà accanto alle madri anche per aiutarle ad affrontare potenziali effetti collaterali derivanti dalle cure mediche scelte e interverrà nel caso in cui il farmaco somministrato risulti inadeguato.


Per una donna che deve affrontare un cesareo, una doula può essere utile fornendo sostegno e incoraggiamento costanti. Spesso un cesareo non è programmato e arriva inaspettato, portando una donna a sentirsi impreparata, delusa e sola. Una doula può dare supporto e assistenza alla madre, spiegandole cosa sta succedendo durante la procedura. La figura della doula durante il cesareo può essere importante anche in caso di complicazioni, per aiutare il partner nella gestione delle difficoltà.

  • E gli altri tipi di doule?

Oltre alle doule del parto, ci sono le doule antepartum e le doule postpartum. Le prime danno sostegno a una madre con gravidanza a rischio e prescrizione di riposo a letto per tutta la sua durata. Forniscono supporto informativo, emotivo, fisico e pratico in circostanze spesso stressanti, confuse ed emotivamente forti.


Le doule postpartum sostengono le madri e le loro famiglie nelle prime settimane dopo la nascita. Forniscono un supporto informativo sull’alimentazione e la cura del bambino, e uno pratico per pulire casa, cucinare i pasti e per la cura del neonato quando la madre ha bisogno di una pausa. Sostengono emotivamente e incoraggiano la madre, nel caso quest’ultima sperimenti stati di sconforto e abbattimento.

Ascoltami
Ascoltami
Romina Cardia
Genitorialità ad alto contatto e disciplina dolce.Che cosa significa maternità ad alto contatto? Allattamento, babywearing, cosleeping e disciplina dolce per una crescita serena. Che cosa significa maternità ad alto contatto e quali sono i suoi vantaggi?Partendo dalla sua esperienza personale e rifacendosi alle più recenti ricerche scientifiche, Romina Cardia tocca in Ascoltami tutti i temi fondamentali della vita con un bambino piccolo, mostrando come l’allattamento, il babywearing, il cosleeping (o bed-sharing) e la disciplina dolce siano pratiche a favore di una crescita serena e di una genitorialità soddisfacente. L’ebook di questo libro è certificato dalla Fondazione Libri Italiani Accessibili (LIA) come accessibili da parte di persone cieche e ipovedenti. Conosci l’autore Romina Cardia ha collaborato con diverse testate giornalistiche e cura il blog Amore di mamma, tesoro di donna in cui affronta il tema della maternità e genitorialità, analizzandolo nelle sue mille sfaccettature.