I bambini, quindi, cercheranno la loro base sicura nei momenti di pericolo, di malattia, di stanchezza o dopo una separazione. Da questo concetto, segue la riflessione su quelli che comunemente vengono chiamati “vizi”. I bambini non hanno vizi: hanno solo bisogni da soddisfare. Siamo noi genitori che, per comodità, li chiamiamo così, colpevolizzando chi colpe non ha.
Sempre secondo la teoria dell’attaccamento, più un bambino vedrà soddisfatti i suoi bisogni, più acquisterà fiducia in se stesso e negli altri e questa base sicura lo porterà a raggiungere la sua autonomia più precocemente e con più serenità. Imporre ai bambini un allattamento a orario, costringerli a “sostare” su passeggini o dentro un box, farli dormire da soli nelle cullette o nei lettini lasciandoli piangere per abituarli, frenarli nella loro naturale voglia di scoperta del mondo imponendogli numerose limitazioni non aiutano di certo l’autostima e la conquista dell’autonomia dei nostri piccoli.
Diversamente, il bambino e poi l’adulto si sentirà libero di differenziarsi e allontanarsi dalla mamma per iniziare a esplorare il mondo esterno, con la sicurezza di poterla sempre ritrovare al suo ritorno.
Secondo gli studi di Bowlby, avvalorati da altri importanti psicologi, è in mancanza di tali condizioni che il bambino ha più probabilità di rimanere “mammone” o di manifestare altri disturbi, e non il contrario. Questo perché avrà sempre bisogno di conferme, di assicurarsi che la madre ci sia, nonostante i sensi di colpa derivanti dalle numerose limitazioni ricevute.
È durante l’adolescenza che diventano visibili i risultati. Chi ha vissuto un’esperienza di alto contatto, sarà più portato a distaccarsi dai genitori per allargare i propri orizzonti e cercare anche altre figure di riferimento, pur mantenendo un solido legame con la famiglia. Dall’altra parte ci sono quelli che rimangono morbosamente attaccati ai genitori e non sono in grado di dirigere verso altri il proprio attaccamento.
Sempre secondo Bowlby, infatti, “il comportamento di attaccamento nella vita adulta è una continuazione di quello dell’infanzia”.
La soddisfazione dei bisogni di contatto rende i bambini sicuri e allontana il rischio di rapporti morbosi nell’età adulta.
Nei capitoli successivi si parlerà di allattamento al seno, sonno condiviso e babywearing, tutte pratiche che favoriscono l’alto contatto.