CAPITOLO I

Massaggio e Contatto

Il massaggio infantile è un’arte antica praticata in molte parti del mondo e rappresenta un momento fondamentale e naturale della cura del bambino. Si tramanda tra generazioni di madri o viene insegnata in contesti che riguardano la promozione del benessere evolutivo e genitoriale. Il suo obiettivo principale è quello di rafforzare il legame e la sintonia già esistenti tra genitori e bambini o contribuire alla loro creazione nel caso manchino o siano carenti.


Il massaggio o il semplice nurturing touch (il “tocco che nutre”, di Peggy Dawson) aiutano a favorire o creare il legame soprattutto in quei casi in cui bambini e genitori siano stati separati fisicamente subito dopo la nascita.


Che differenza c’è, quindi, tra contatto e massaggio?

Il contatto è indispensabile per la sopravvivenza del bambino ed è un bisogno innato, uno scambio naturale tra genitori e figli. Il baby massage è uno strumento per favorire e incrementare il contatto, uno strumento del quale il genitore può servirsi per coccolare ulteriormente il bambino e favorire il benessere reciproco.


L’obiettivo principale di questo libro è quello di promuovere l’importanza del contatto tra genitori e bambino durante i suoi primi mesi di vita, attraverso la pratica del massaggio infantile come potentissimo mezzo di conoscenza e scoperta reciproca.


Parola di genitore…

Con il massaggio ho imparato che la mia bambina può acquisire serenità quando la tocco. Se anche io sono tranquilla il massaggio dura più a lungo e mi lascia una sensazione di benessere per tutto il giorno. Ho scelto di praticare il massaggio la mattina, quando io e Rebecca siamo sole e di ripeterlo la sera quando è possibile. Rebecca ormai riconosce il momento del massaggio e mi guarda come se lo aspettasse.

Marika, mamma di Rebecca

Gli incontri del corso sono stati tutti interessanti e in particolar modo ho apprezzato l’atmosfera positiva, rilassante e allo stesso tempo energizzante che si è venuta a creare tra me e la mia bambina, l’insegnante e gli altri genitori. All’inizio avevo paura di non essere adeguata e di fare tanti errori, ma poi ho capito che non potevo farne e dovevo solo ascoltare la mia bambina provando a rilassarmi. Gli argomenti sul contatto e tutte le difficoltà che incontriamo come genitori mi hanno fatto sentire meno sola.

Monia, mamma di Gaia

“Ho frequentato un corso sul baby massage con mio marito Marco e mio figlio Nico di quattro mesi. Durante il massaggio ho imparato a conoscerlo e a interagire meglio con lui soprattutto con lo sguardo. L’insegnante è entrata in contatto con me e mio figlio con molta sensibilità e soprattutto spontaneità. Anche mio marito si è sentito a suo agio e avrebbe voluto frequentare altre giornate del corso.” “Sono stato molto bene durante il corso anche se non sono mai stato un tipo affettuoso, forse per timidezza… non lo so. Attraverso il massaggio infantile, dopo i primi momenti di incertezza, mi sono sentito più sicuro e capace di toccare mio figlio. Mi sembra così piccolo e fragile che molte volte ho paura di toccarlo. Penso che lo massaggerò ogni volta che ne avrò l’occasione.”

Lucia e Marco, mamma e papà di Nico

“Quando aveva un mese, la mia cucciola era sempre molto nervosa, soprattutto la sera. Con il tempo ho imparato che ci sono tre modi per calmarla: seno, fascia e massaggio. La mia bambina ha bisogno di calore e coccole.”

Patrizia, mamma di Giulia

“Essere mamma è un’esperienza unica e meravigliosa. La mia bambina era già grande quando ho deciso di frequentare il corso di massaggio infantile e io ero piena di paure: non starà ferma un attimo, piangerà e io mi innervosirò. Poi le cose sono andate diversamente… insieme a me c’erano altre tre mamme e abbiamo iniziato a massaggiare dalle gambe e dai piedini. Gloria non stava ferma un attimo ma le rassicurazioni dell’insegnante e delle altre mamme mi hanno permesso di andare avanti. Gli incontri successivi sono stati una sorpresa e Gloria era sempre più tranquilla. Quando le ho massaggiato il torace, lei è stata tutto il tempo a guardarmi e a sorridermi e io ho sentito dentro di me tantissima gioia. Da quel momento ho imparato a comunicare con mia figlia attraverso le mani e gli occhi. Il confronto e il dialogo con le altre mamme mi ha fatto sentire più ricca e compresa. Consiglio sempre a tutti di praticare e frequentare un corso di massaggio infantile e io stessa continuo a massaggiare la mia cucciola ancora adesso.”

Annalisa, mamma di Gloria

“Massaggiare mi dà ogni giorno la possibilità di avere dei momenti di intimità con il mio bambino e durante il corso ho imparato che gli piace quando gli tocco i piedi e le mani. Vorrei continuare a massaggiarlo anche quando cresce e perché no… tra qualche anno, essere massaggiata anche io da lui!”

Marianna, mamma di Antonio

“Non sapevo cosa fosse il baby massage prima della nascita di mio figlio, anzi, ero profondamente scettico sulle ultime mode per neogenitori riguardo a corsi e prodotti. Ci hanno regalato il corso di massaggio quando Domenico aveva quattro mesi. Io non avrei voluto partecipare ma mi ha spinto la curiosità. Durante gli incontri era come se fossi rapito dal clima del gruppo. Mi ha colpito la profonda tranquillità e la possibilità di darci il tempo per ascoltare i nostri figli accettando anche il pianto e il rifiuto. Quello che ho trovato, in realtà, è stato un nuovo modo di relazionarmi con Domenico e ho capito quanto siano importanti tutti i canali comunicativi: il contatto, l’espressione del viso e degli occhi e il tono della voce. Alla fine è stata una bella esperienza e quando sento parlare di massaggio infantile ripenso alla ninna nanna che ascoltavamo durante quei giorni e sorrido.”

Paolo, papà di Domenico

“Quello che mi è piaciuto di più del corso sono stati il contatto intimo e la complicità con mio figlio anche in questi momenti. Ho imparato l’importanza di colloquiare con lui nonostante abbia solo due mesi e mezzo e la comunicazione dei sentimenti attraverso sguardi, gesti e sorrisi. Barbara mi ha aiutato a sentirmi a mio agio ripetendo ogni volta i movimenti facendomeli vedere sulla sua bambola. Lei è veramente una grande professionista e trasmette tranquillità anche al bambino, che secondo me è la cosa più importante!”

Viktoriya, mamma di David

“Sono mamma di Francesca che adesso ha un anno. La mia piccola è nata con il cesareo e dopo il parto è stata lontana da me per 20 interminabili giorni. Pochissimi erano i momenti che avevo per stare con lei e trasmetterle il mio amore attraverso le mani. Non vedevamo l’ora di portarla a casa al più presto e recuperare il tempo perduto. Finalmente siamo tornati a casa ed eravamo tutti bisognosi di calore e affetto. In quel momento il mio pediatra mi ha parlato della possibilità di massaggiarla e mi è sembrata un’esperienza magnifica da provare. Effettivamente con l’aiuto del massaggio sono riuscita a riempire quel vuoto che sentivo dentro, sono riuscita a recuperare il legame interrotto con mia figlia e a sentirmi più efficace.”

Isabella, mamma di Francesca

1.1 Il legame materno

Nel suo primo anno di vita il bambino instaura un profondo legame di attaccamento e di bonding con la madre (o la sua principale figura di accudimento). Durante questo processo, il piccolo utilizza tutte le sue risorse e tutti i suoi sensi in via di maturazione per comunicare al mondo esterno i propri bisogni, iniziando a sperimentare importanti competenze sociali ed emotive proprio grazie alle sue percezioni e al rispecchiamento con la madre.


1.1.1 Il “bonding”

Il bonding è un processo fortissimo di attaccamento che si instaura tra genitori e bambino coinvolgendo processi fisici, mentali, emozionali e ormonali. Stern (1997) parla di una danza tra madre e figlio che ha inizio nel periodo prenatale, si consolida alla nascita e perdura per tutto il primo anno di vita, durante il quale il bambino impara a comunicare con la madre e a impedire o favorire gli eventi.

Il processo di bonding rende i genitori sia intuitivi rispetto ai segnali e ai bisogni del piccolo, sia desiderosi di donargli amore, affetto, nutrimento e protezione. Esperimenti e studi (Bowlby, Stern, Harlow, Winnicott) hanno dimostrato che attraverso il bonding e l’attaccamento il bambino può sopravvivere e getta le basi per un sano sviluppo emozionale futuro. Per il padre, il momento del “suo parto” si realizza quando per la prima volta può tenere il figlio tra le braccia1: da quel momento inizia a instaurarsi il bonding anche per l’altro membro della coppia. Il contatto attraverso il massaggio può quindi favorire questo processo, e tantissime evidenze scientifiche ne dimostrano a proposito i benefici.

Il bonding è un’unione molto speciale, favorita dalla compresenza di alcuni elementi essenziali che ritroviamo anche durante la pratica del massaggio al bambino:

  • Il contatto fisico di pelle attraverso il tatto. Il tatto è il primo senso a svilupparsi nell’utero materno, essendo l’organo più esteso e ricettivo di tutto il corpo. Attraverso il contatto tutti noi produciamo endorfina e serotonina; in aggiunta le madri producono ossitocina (che aiuta l’utero a contrarsi, chiamato anche “ormone dell’amore”) e prolattina (che favorisce la produzione di latte e amplifica la voglia di prendersi cura del bambino), le quali abbassano il livello di stress. Durante il massaggio, i genitori accarezzano il loro bambino in modo amorevole e lo rendono consapevole di essere amato e rispettato come persona. Winnicott parla di holding (contenimento) e handling (manipolazione) per riferirsi al modo in cui la madre contiene tra le sue braccia e tocca il bambino. Entrambe queste funzioni contribuiscono al sano sviluppo del piccolo e l’handling, in particolare, lo rende consapevole di essere in un corpo.
  • La comunicazione attraverso lo sguardo. La vista è un potentissimo strumento di comunicazione delle emozioni e attraverso questa, durante il massaggio, i genitori possono essere ricettivi rispetto ai bisogni del bambino e trasmettergli fiducia e sicurezza.
  • L’udito e l’olfatto. Il piccolo, sin dall’utero, sente la voce, il battito cardiaco e l’odore della madre e li riconosce durante il massaggio attraverso la richiesta del permesso (McClure, 1979), canzoncine e l’uso di oli non profumati. Sentire la voce e l’odore della mamma rassicura e calma il bambino.
  • Un altro importantissimo elemento del bonding è l’allattamento, unica ed emozionante esperienza per ogni mamma.

Durante le consulenze di supporto genitoriale e sul baby massage è doveroso parlare di questo processo poiché esso getta le basi per un sano sviluppo del bambino e può prevenire disagi durante l’infanzia e l’adolescenza. Il processo non può essere “perfetto” ma potrà essere “sufficientemente buono” (Winnicott, 1945) così da permettere al bambino di sentirsi amato, rispettato e visto come persona. Quando il bonding non si è formato, o è difficoltoso, è sempre possibile “riparare” a questa mancanza attraverso la promozione del contatto, dell’holding e del massaggio al bambino.


1.1.2 L’attaccamento e la base sicura

Uno dei nostri bisogni fondamentali nella vita, specialmente nei momenti di maggiore difficoltà o incertezza, è quello di poter contare su persone vicine pronte ad accoglierci e proteggerci. Se questo è vero per noi, lo è ancora di più e in maniera più urgente per il bambino nei suoi primi anni di vita che per la sua sopravvivenza dipende totalmente dalle sue “figure di attaccamento”. Il fondatore della moderna etologia, Konrad Lorenz, racconta di essersi messo tra degli anatroccoli appena usciti dall’uovo e la loro madre e di aver poi imitato il verso di quest’ultima. Gli anatroccoli svilupparono per lui un attaccamento che durò per tutta la vita. In questo modo Lorenz introdusse il concetto di imprinting, una fase delicata del processo di attaccamento, e dimostrò che alla nascita segue un breve ma cruciale periodo, unico e irripetibile nel corso della vita.


Le scimmiette di Harlow

Nel 1960 Harlow, grazie a una serie di scoperte e coincidenze fortuite, attraverso due esperimenti, dimostra l’esistenza di un vero e proprio “benessere da contatto” per un piccolo di macaco, Rhesus. Harlow fornì alla scimmia due madri “finte”: una metallica, ma provvista di un capezzolo che erogava latte, e una ricoperta solo da un morbido tessuto. La “madre” preferita dalla scimmia diventò quella che offriva morbidezza e calore a discapito di quella che forniva nutrimento. In un’altra circostanza poi, in presenza delle madre morbida, il cucciolo si sentiva più fiducioso nel poter esplorare oggetti sconosciuti posti nella stanza e, in sua assenza, si lanciava per la stanza in grida convulse e disperate. Questi esperimenti evidenziano che il piacere del contatto e la “fame di pelle” è di vitale importanza per lo sviluppo. Anche il cucciolo umano, che nei primi anni di vita è un essere totalmente indifeso e vulnerabile, manifesta il bisogno sia di essere tenuto in braccio e di “nutrirsi” del calore del corpo del genitore sia di un ambiente organizzato per garantire la sicurezza emozionale e fisica.


La funzione quindi del legame di attaccamento, teorizzato da J. Bowlby, è quella di garantire al bambino il soddisfacimento dei suoi bisogni da parte della principale figura di accudimento, solitamente la madre. Bowlby fu il primo a teorizzare la tendenza innata del bambino ad attaccarsi e a tenersi in contatto con un altro essere umano che fornisce calore e sicurezza indipendentemente dal cibo.


Il bambino riconosce nella principale figura di accudimento la sua “base sicura” (Bowlby, 1989) ed è grazie a essa che può sia sfamarsi, sentirsi protetto dagli stimoli eccessivi e negativi e incoraggiato alla curiosità nell’esplorare il mondo, sia sentire profondamente che “esiste e ha il diritto di esistere”2.


Può succedere che il bambino sia stato poco desiderato o che i genitori stiano affrontando dei momenti difficili. In questo caso la ripresa potrà essere più lenta e ci vorranno un po’ di sforzi in più ma ciò non toglie che sia possibile una riparazione.


Ogni genitore, se lo vorrà e con il supporto adeguato, potrà trovare la strada per riparare e fornire al bambino la “base sicura” di cui ha bisogno. Parlare al bambino, comunicare con lui in modo tranquillizzante e massaggiarlo, rappresentano un amorevole scambio in tutti i casi e specialmente per chi ha avuto inizi traumatici o difficili come l’adozione, la nascita prematura, l’affido o la depressione post partum3.


Il sostegno familiare è di vitale importanza per lo sviluppo del bambino, in quanto incrementa la fiducia in se stesso e il suo modo futuro di relazionarsi con il mondo esterno. Più il bambino ha sperimentato sicurezza più riuscirà a esplorare e a godere della vita.

La “base sicura” accompagnerà il bambino durante tutto il suo sviluppo e l’età adulta poiché anche in questa fase della vita la conserverà dentro di sé.


1.1.3 Una questione di pelle e tatto
La magia ultima dell’attaccamento è il contatto fisico.
E questa magia passa attraverso la pelle.

Daniel N. Stern4

La pelle è il nostro involucro, l’organo più esteso del corpo che contiene e protegge i nostri organi interni ed è dotato di milioni di recettori della sensibilità che ci rendono coscienti del piacere, del dolore e di tutte le altre sensazioni che possiamo provare. Un organismo non può sopravvivere senza questo organo e il senso del tatto è considerato il più importante in quanto funge da segnale di allarme nelle situazioni di pericolo fisico. Si forma prestissimo nel ventre materno e per questo è il primo senso a svilupparsi. Il bambino fa esperienza del mondo circostante attraverso la pelle e il contatto molto prima di poter vedere o gustare qualcosa. Durante la gestazione, nel grembo materno, l’embrione è contenuto, avvolto e protetto e la sua pelle è ininterrottamente stimolata dal liquido amniotico in cui è immerso. Intorno all’ottavo mese di gestazione il feto viene massaggiato, oltre che dal liquido amniotico, anche dalle stesse pareti uterine, con una leggera e costante stimolazione a livello tattile. Per nove mesi, il corpo della mamma rappresenta la casa del bambino, il suo ambiente accogliente e protetto. Anche durante la nascita, tutta la pelle del bambino viene massaggiata e accompagnata dai movimenti del parto. Quando il bebè nasce deve fronteggiare un ambiente del tutto diverso e la pelle si deve adattare a quello che trova al di fuori: luce, gas, pressione, umidità, batteri e molte altre novità. Le prime percezioni che il bambino ha si organizzano intorno alla suzione quindi, se il bambino è allattato al seno, intorno alla percezione delle sue labbra sul corpo della madre. Il bambino si nutre sentendo il seno della madre e coordinando vista, udito e tatto intorno a questa attività.

La pelle ha un’importantissima funzione psicologica nell’adulto e ancora più nel bebè. Didier Anzieu, noto psicoanalista francese, considera la pelle un involucro della nostra psiche, il contenitore che racchiude dentro di sé quello che di buono e/o cattivo ci è arrivato dall’accudimento materno. L’involucro pelle5 e la sensazione di essere nel nostro corpo hanno origine proprio dall’interazione tra il corpo della madre e quello del bambino. Anche Esther Bick ipotizza che la pelle sia vista dal bambino come qualcosa che tiene insieme e organizza la sua personalità e il suo mondo interno attraverso l’holding materno. Il piccolo ha bisogno di essere riconosciuto dall’esterno, di trovare conferma della propria esistenza sperimentando la continuità dei propri confini e sentendosi protetto6. Anche Donald Winnicott, pediatra prima che psicoanalista, ci dice che il bambino impara a vivere nel proprio corpo attraverso le interazioni tattili di pelle con la madre e che tramite queste sensazioni di holding materno può vivere l’immagine di un Sé amabile. Il suo Sé risulta amabile perché è così che può coglierlo nelle mani e negli occhi della madre, sperimentando un’idea del suo corpo desiderabile e degno di amore. Quindi, non solo il contatto con la madre, ma anche il suo sguardo, favoriscono l’organizzazione di come il bimbo percepisce il suo corpo. Approfondirò il concetto di sguardo e rispecchiamento con la madre più avanti.


L’holding consiste dunque non solo nell’essere accudito ma anche nell’essere toccato e manipolato (handling) dalla madre in modo da poter “sentire” il proprio corpo e sperimentare sensazioni diverse, che facilitano la consapevolezza di ciò che Winnicott chiama “l’insediamento della psiche nel soma”.

Sul modello della riflessività tattile si sviluppano tutte le altre riflessività sensoriali, compreso il riflettere come funzione del pensiero. Il contatto fisico è importante, ma è la sua qualità a determinare lo sviluppo di relazioni di attaccamento sane7. La combinazione tra tatto e visione risulta fondamentale durante il primo anno di vita; questo processo è dinamico perché anche il bambino influenza la madre con le sue risposte. Le esperienze che la stessa madre ha del suo corpo influenzeranno il suo approccio con il bambino che già nell’utero ne ha seguito i ritmi, gli odori e le tensioni. Il corpo non è solo fisico ma è anche un’idea: le prime esperienze fisiche sono immagazzinate nella nostra memoria procedurale implicita, non verbale. “Il corpo è il luogo dove incontriamo l’altro”8 e dove scambiamo il nostro modo di essere più profondo e fatto di sensazioni impercettibili.


Oltre al massaggio, le mamme hanno un’altra importantissima risorsa: portare i bambini nelle fasce per permettere loro di sentire il reciproco calore, pelle a pelle. In ogni parte del mondo, tantissime donne svolgono attività quotidiane portando i loro figli addosso o sostenendoli con una fascia, legata al corpo. Questa usanza rafforza il concetto che il calore e i ritmi corporei, in particolar modo della mamma, possano far bene al bambino assicurandogli calma, serenità e senso di protezione, soprattutto durante i primi mesi di vita. Il concetto del “portare” ha qualcosa in comune anche con il massaggio infantile e ogni genitore dovrebbe approfondirne i benefici.


1.1.4 Una questione di sguardi
Il dono più grande è avere qualcuno che capisca ciò che proviamo invece di cercare di cambiarlo.

Peter A. Levine, Meggie Kline9

Il nostro Sé corporeo si sviluppa già dai primi mesi di vita e si forma non solo attraverso la percezione fisica ma anche dall’idea”10 che abbiamo del nostro corpo. Sempre Winnicott (1967) ipotizza che il bambino arrivi alla percezione del suo corpo e a conoscere se stesso attraverso ciò che vede sul volto della madre. La madre, in questo modo, riflette per il suo bambino il mondo, le emozioni, offrendo nei suoi occhi e in tutto il suo corpo uno specchio affidabile e amorevole. Essa rimanda il mondo al bambino indossando un paio di “occhiali rosa”11, per far sì che il piccolo sopporti e organizzi i suoi stati interni negativi. Allan Schore12 ci dice che il viso della madre rappresenta per il bambino uno dei più forti stimoli visivi, così potente da spingerlo a cercarlo quando non è nel suo campo visivo. Anche lo sguardo del bambino attrae in maniera forte quello della madre, agendo come un canale per la trasmissione di “mutue influenze reciproche”13. Spitz (1958) definisce questi scambi affettivi “dialogo tra madre e bambino” e sostiene che le interazioni intense tra la diade avvengano soprattutto nel campo visivo. Secondo alcuni studi14, gli occhi della donna e dell’uomo che abbiano dei figli mostrano una dilatazione della pupilla alla vista di un bambino, denotando piacere e desiderio di accudire; anche le pupille del bambino reagiscono di riflesso, dilatandosi.

Per comprendere appieno questa funzione materna e l’importanza che ha lo sguardo per il bambino vorrei citare l’esperimento del “precipizio visivo”15. Partendo dalla convinzione che emozioni e sentimenti parlino una lingua non verbale e quindi siano una via più “reale” per lo studio dell’interazione madre-bambino, il bambino è stimolato ad attraversare una lastra trasparente che dà l’illusione di un precipizio16. La mamma si posiziona alla fine della lastra e cerca di stimolare il bambino a muoversi verso di lei (il bambino è nell’età del gattonamento). Se la mamma ha uno sguardo e un atteggiamento positivi, il bambino attraversa la lastra non curandosi dell’effetto visivo; se la mamma mostra segni di paura o preoccupazione anche il bambino si dimostrerà pauroso nell’affrontare il percorso. Questo esperimento dimostra come nella diade le interazioni visive siano importanti veicoli di emozioni ed esperienze interne e di come il bambino sia influenzato dagli stati materni.

1.1.5 La “danza”17
L’inizio del dialogo tra il neonato e la mamma dovrebbe avvenire come se in quel momento al mondo ci fossero soltanto loro, o come se in quel momento loro fossero il mondo.

Alessandro Volta18

Prendere in braccio il vostro bambino e instaurare con lui un amorevole scambio di sguardi e di carezze generano un’ondata di sentimenti che accendono i vostri cervelli e innescano un dialogo implicito. Attraverso questi scambi, il bambino impara ad autoregolare i suoi stati interni tramite la corteccia prefrontale e “mette a punto” il suo emisfero destro non verbale19.

La presenza dell’altro che si prende cura di lui, sia a livello corporeo sia emotivo, è fondamentale per il suo sviluppo nel primo anno di vita e la qualità delle interazioni con il bambino crea percorsi neurali che influiranno sulle sue relazioni per tutta la vita20.


Cosa succede se la sintonia tra madre e bambino dovesse interrompersi? Il bambino non risentirà della rottura se non durante esperienze prolungate negative e di trauma. Piccole frustrazioni quotidiane sono normali e utili per imparare a gestire lo stress e sviluppare la capacità di autoregolazione. Quello che conta in questi casi è la riparazione e il “compito” del genitore è quello di essere presente e di sostenere il bambino al raggiungimento del giusto livello di attivazione e di benessere. Tutto ciò presuppone che dall’ambiente esterno arrivino stimoli per lo più supportivi e non di ostacolo all’essere neogenitori. Solo avendo un clima sereno intorno, i genitori si possono dedicare liberamente e con consapevolezza ai loro bisogni e a quelli del loro piccolo, che in questo periodo sono innegabilmente moltissimi.


Riconoscere le frustrazioni, le gioie, le paure e le molte altre emozioni legate a questo momento della vita è importante e necessario per potersi prendere del tempo e non giudicarsi. “Se si commettono errori? Cosa può succedere a mio figlio?”, “Posso rischiare di ‘trasferire’ su di lui tutte le mie ansie e tensioni?”. Queste sono domande che quasi tutti i genitori si pongono e portano spesso durante le consulenze che tengo a domicilio. Ogni genitore dovrebbe accettare il fatto che, talvolta, non solo è difficile sostenere e rispondere perfettamente ai bisogni del proprio piccolo ma è anche oggettivamente impossibile. La fatica, lo stress, le preoccupazioni e le paure, le pressioni esterne sono tutti fattori che influenzano le risposte del genitore. 


La cosa importante è, come Winnicott ci dice, essere una madre o un padre “sufficientemente buoni”, e questo non significa essere perfetti. Risparmiare delle frustrazioni ai figli a tutti i costi non sempre è la via giusta da perseguire. Uno degli obiettivi del bambino nel suo primo anno di vita è quello di autoregolarsi e adattarsi progressivamente alle frustrazioni che fanno parte del mondo per diventare un individuo autonomo. È importante, a mio avviso, specialmente da parte dei professionisti coinvolti prima e dopo la nascita del bambino, non sviare i genitori dall’ascolto di loro stessi e delle loro intuizioni come madri o padri, in quanto possiedono in modo naturale ed empatico delle competenze. Ogni strumento utilizzato per facilitare le interazioni con il bambino deve e può essere colto solo in ottica supportiva a queste competenze che ogni genitore ha già naturalmente. Affinché sia possibile una “danza” e un’interazione ci deve anche essere un contesto adeguato e facilitante, uno spazio e un tempo giusto che non renda la “danza” distorta o faticosa.


Amore a fior di pelle
Amore a fior di pelle
Barbara Bonci
L’importanza del contatto nel primo anno di vita.Un libro per imparare a praticare il massaggio infantile al proprio bambino e scoprirne i tanti benefici a livello psichico e fisico. Il massaggio infantile è un’arte antica praticata in tantissime parti del mondo.Negli ultimi 40 anni, grazie a pionieri come Frédérick Leboyer ed Eva Reich, questa pratica è arrivata anche a noi e ha potuto svilupparsi, entrando nelle case e nelle abitudini quotidiane di mamme e bambini.L’obiettivo principale del massaggio del bebè è quello di rafforzare la sintonia già esistente tra genitori e bimbi, soprattutto nei casi in cui siano stati separati fisicamente subito dopo la nascita, e contribuire alla creazione di un legame.Amore a fior di pelle di Barbara Bonci è il libro indispensabile per imparare a praticare il massaggio infantile e per scoprirne i tanti benefici a livello psichico e fisico. L’ebook di questo libro è certificato dalla Fondazione Libri Italiani Accessibili (LIA) come accessibili da parte di persone cieche e ipovedenti. Conosci l’autore Barbara Bonci, leccese di nascita ma romana di adozione, lavora come psicoterapeuta a Roma, dove organizza consulenze e corsi sul baby massage e incontri di supporto per la gestione di stress e ansia con tecniche psico-corporee.È psicologa e psicoterapeuta in analisi bioenergetica secondo il metodo di Alexander Lowen, specializzata presso l’ I.I.F.A.B. di Roma. Assistente alla Comunicazione in LIS (Lingua dei Segni Italiana) e tiflodidatta, ha potuto sperimentare il baby massage anche con mamme e papà sordi.È socio fondatore, e Presidente da maggio 2015, dell’Associazione di promozione sociale “Tiroidee-Benessere Psicologico e Informazione”, responsabile dei progetti di supporto psicologico in favore di pazienti con patologie della tiroide.