1.1.5 La “danza”17
L’inizio del dialogo tra il neonato e la mamma dovrebbe avvenire come se in quel momento al mondo ci fossero soltanto loro, o come se in quel momento loro fossero il mondo.
Alessandro Volta18
Prendere in braccio il vostro bambino e instaurare con lui un amorevole scambio di sguardi e di carezze generano un’ondata di sentimenti che accendono i vostri cervelli e innescano un dialogo implicito. Attraverso questi scambi, il bambino impara ad autoregolare i suoi stati interni tramite la corteccia prefrontale e “mette a punto” il suo emisfero destro non verbale19.
La presenza dell’altro che si prende cura di lui, sia a livello corporeo sia emotivo, è fondamentale per il suo sviluppo nel primo anno di vita e la qualità delle interazioni con il bambino crea percorsi neurali che influiranno sulle sue relazioni per tutta la vita20.
Cosa succede se la sintonia tra madre e bambino dovesse interrompersi? Il bambino non risentirà della rottura se non durante esperienze prolungate negative e di trauma. Piccole frustrazioni quotidiane sono normali e utili per imparare a gestire lo stress e sviluppare la capacità di autoregolazione. Quello che conta in questi casi è la riparazione e il “compito” del genitore è quello di essere presente e di sostenere il bambino al raggiungimento del giusto livello di attivazione e di benessere. Tutto ciò presuppone che dall’ambiente esterno arrivino stimoli per lo più supportivi e non di ostacolo all’essere neogenitori. Solo avendo un clima sereno intorno, i genitori si possono dedicare liberamente e con consapevolezza ai loro bisogni e a quelli del loro piccolo, che in questo periodo sono innegabilmente moltissimi.
Riconoscere le frustrazioni, le gioie, le paure e le molte altre emozioni legate a questo momento della vita è importante e necessario per potersi prendere del tempo e non giudicarsi. “Se si commettono errori? Cosa può succedere a mio figlio?”, “Posso rischiare di ‘trasferire’ su di lui tutte le mie ansie e tensioni?”. Queste sono domande che quasi tutti i genitori si pongono e portano spesso durante le consulenze che tengo a domicilio. Ogni genitore dovrebbe accettare il fatto che, talvolta, non solo è difficile sostenere e rispondere perfettamente ai bisogni del proprio piccolo ma è anche oggettivamente impossibile. La fatica, lo stress, le preoccupazioni e le paure, le pressioni esterne sono tutti fattori che influenzano le risposte del genitore.
La cosa importante è, come Winnicott ci dice, essere una madre o un padre “sufficientemente buoni”, e questo non significa essere perfetti. Risparmiare delle frustrazioni ai figli a tutti i costi non sempre è la via giusta da perseguire. Uno degli obiettivi del bambino nel suo primo anno di vita è quello di autoregolarsi e adattarsi progressivamente alle frustrazioni che fanno parte del mondo per diventare un individuo autonomo. È importante, a mio avviso, specialmente da parte dei professionisti coinvolti prima e dopo la nascita del bambino, non sviare i genitori dall’ascolto di loro stessi e delle loro intuizioni come madri o padri, in quanto possiedono in modo naturale ed empatico delle competenze. Ogni strumento utilizzato per facilitare le interazioni con il bambino deve e può essere colto solo in ottica supportiva a queste competenze che ogni genitore ha già naturalmente. Affinché sia possibile una “danza” e un’interazione ci deve anche essere un contesto adeguato e facilitante, uno spazio e un tempo giusto che non renda la “danza” distorta o faticosa.