CAPITOLO III

La relazione a due

Emozioni sconosciute da gestire con un’educazione sessuale 2.0

Gli eventi puberali attraversano, trasformandolo, il corpo di un adolescente che si ritrova a dover gestire l’eccitazione sessuale e il piacere, emozioni prima sconosciute, con il rischio di sperimentarle all’insegna di una sessualità senza limiti e senza sentimento come l’odierna cultura dello sballo suggerisce.


Le recenti cronache estive raccontano di vacanze consumate nel segno dell’eccesso: dal compleanno della diciannovenne festeggiato con un’orgia sulla spiaggia al fenomeno del mamading, cioè l’offerta da parte delle ragazze di sesso orale in cambio di cocktail al bar. L’eros è stato inesorabilmente schiacciato da un’educazione sessuale 2.0 che ha archiviato, alla voce “preistoria”, la trepidante attesa prima di giungere all’incontro intimo con l’altro, il gioco di sguardi, sussurri, arditi slanci in avanti e timide ritirate. Le stesse trasgressioni e perversioni appaiono standardizzate, documentate e possibilmente divulgate per dimostrare di appartenere al gruppo e di non essere rimasti fermi alla casella precedente, quella dell’infanzia; anche questo periodo della vita ha però subìto profondi stravolgimenti: basta partecipare alle feste di compleanno delle bambine, spesso organizzate in kids spa dove la seduta di trucco e parrucco ha sostituito la noiosissima caccia al tesoro, per osservarle danzare fra ammiccamenti e complicità, mentre aggiornano la lista di “chi è fidanzato con chi” all’interno della classe. Giovanissime di otto o nove anni che assumono atteggiamenti da consumate Lolite, favorite da madri che le assecondano o addirittura le stimolano in questa direzione: smalto colorato sulle unghie, borsetta con dentro il cellulare, hot pant di jeans e scarpette con il mini tacco per imitare le splendide coetanee che ammirano ritratte, in pose sensuali e provocanti, sulle riviste di moda o nei cartelloni pubblicitari affissi in ogni angolo della città. Attraverso l’erotizzazione di queste baby modelle le giovani assorbono precocemente un’arte della seduzione pericolosa in quanto le oggettivizza alla stregua di un qualsiasi bene di consumo.


A Parigi, nell’ottobre del 2014, ha suscitato molte polemiche la mostra intitolata “Zizi sexuel” dal nomignolo, zizi, con cui i bambini francesi chiamano l’organo genitale maschile. Una rassegna nata con la finalità di rispondere, in modo esplicito, alle domande sul sesso che si pongono i ragazzi fra i nove e i quattordici anni: dal funzionamento degli organi sessuali ai metodi contraccettivi, dal desiderio sessuale all’autoerotismo, dai cambiamenti fisici alla gravidanza, dalla pedofilia alla pornografia il tutto accompagnato dalle grandi tematiche dell’amore, del consenso, dell’uguaglianza fra uomo e donna, con una particolare attenzione all’aspetto dell’omosessualità. Su quest’ultimo tema si è posto l’accento per incentivare l’educazione fin da piccoli al rispetto per l’amore diverso, ancora oggetto di pesanti insulti sessisti e derisione da parte dei coetanei, oltre a essere foriero di angoscia e sofferenza per un ragazzo che abbraccia la scelta del rapporto non procreativo. Quando un giovane acquisisce coscienza delle proprie inclinazioni decide, quasi subito, di fare coming-out: secondo recenti ricerche l’orientamento sessuale differente viene confessato già verso i 16 anni, correndo il rischio di esclusioni (a New York, per esempio, il 40 per cento dei senzatetto è costituito da ragazzi e ragazze omosessuali o transessuali respinti dalla propria famiglia), violenze omofobiche o finta accettazione per dissimulare pregiudizi paralizzanti. La forte reazione suscitata, fra le associazioni di genitori e insegnanti, dalla kermesse francese ha evidenziato le problematiche connesse al delegare a persone esterne alla famiglia l’educazione sessuale dei giovani, estranei che tendono a illustrare la fredda meccanica della sessualità sganciata da qualsiasi contesto sentimentale. Senza considerare come la maturità, per accogliere queste informazioni, non dipenda dall’età ma dal livello di sviluppo personale dell’individuo: all’interno di una medesima classe, quindi, si possono incontrare studenti pronti e studenti ancora acerbi per affrontare simili argomenti.


I ragazzi, in assenza di un confronto sereno e spontaneo con i genitori su queste tematiche, che nasca da occasionali spunti di dialogo privi di forzature e improntati ai valori sui quali si basa l’intera educazione, possono diventare vittime del costante bombardamento di immagini fortemente sessualizzate e dell’enorme abbondanza di materiale pornografico, reperibile in rete, che li conducono a una precoce assuefazione inducendoli a considerare normali certi comportamenti. Alcune perversioni soft quali il feticismo, il bondage e i rapporti sadomaso vengono, alle volte, praticate anche dagli adolescenti che identificano la loro libertà ed emancipazione esclusivamente nell’esercizio di sesso fast e disinibito, agevolato da alcol e disimpegno. La continua esposizione al porno dilagante rischia, poi, di interferire pesantemente con gli orientamenti sessuali e l’immaginario erotico di un giovane che può arrivare a considerare la violenza, perpetrata sull’occasionale compagna, come un trascurabile errore di valutazione sulla reale accondiscendenza della ragazza a consumare un rapporto. La pornografia facilmente accessibile e disponibile sul web sta, per di più, creando una pericolosa dipendenza nell’adolescente, che per procurarsi un’eccitazione ricorrerà a situazioni spinte sempre più estreme. Questo accade, ad esempio, con la visione degli snuff movie, filmati dove la vittima viene seviziata e uccisa in una finzione non percepita come tale dal fruitore del filmato che, oltretutto, introietta l’idea di una reificazione della donna considerata alla stregua di un oggetto di cui disporre a piacimento.


Uno studente su tre, secondo i dati raccolti da un sondaggio effettuato dal sito Skuola.net, ha ammesso di essere a conoscenza di atti di violenza perpetrati ai danni di ragazze, mentre uno su cinque ha dichiarato di aver picchiato la propria fidanzata: si tratta di gravi abusi minimizzati dai giovani che, molto sovente, non vengono denunciati dalle coetanee, in bilico fra l’essere spregiudicate complici e fragili vittime.


La criminologa Diana E.H. Russel, nota per aver introdotto il termine “femminicidio” per descrivere l’omicidio delle donne come crimine di genere, afferma:


Esistono diversi esperimenti scientifici, tra i quali ricordo quello di Neil Malamuth, in cui si dimostra come gli appartenenti a un gruppo di uomini che nel corso della loro vita non abbiano mai mostrato segni di violenza né di sessismo, una volta che siano stati esposti sistematicamente alla visione di video pornografici inizino a sviluppare fantasie e sogni di stupro in cui giocano il ruolo della parte attiva. Il risultato è sorprendente poiché sono stati proprio i soggetti dell’esperimento a spaventarsi di fronte agli effetti inconsci della pornografia. Secondo un altro studio, la pornografia ha allentato i freni inibitori di uomini che già prima dello studio avevano dichiarato di sentire l’impulso a stuprare una donna che desideravano e che non ricambiava le loro attenzioni o che nemmeno conoscevano.

Sulla stessa linea le ricerche di due specialisti nordamericani, Zillman e Bryant, che hanno dimostrato come l’esposizione reiterata in un periodo di quattro settimane a video porno abbia aumentato del settanta per cento la superficialità con cui gli uomini oggetto dello studio giudicavano lo stupro. Al termine dell’esperimento la maggior parte degli uomini dichiarò che la violenza subita era responsabilità della vittima e non era un reato grave; pertanto, conclusero, si sentivano pronti a costringere una ragazza a fare sesso con loro, a patto che avessero avuto la garanzia che, proprio come nel film porno che avevano appena visto, alla fine se ne sarebbero andati via tranquilli, senza subire alcuna punizione.1


Se questi sono gli effetti che la visione di filmati pornografici può generare su uomini adulti si può agevolmente ipotizzare quali danni ben più gravi e irreparabili possa produrre sugli adolescenti. Tuttavia pochi provano imbarazzo nell’ammettere di essere abituali visitatori di siti, come il cliccatissimo YouPorn, che hanno contribuito ad abbassare la soglia del proibito separando, definitivamente, il sesso dall’erotismo e dall’amore per soccombere all’imperante diktat della prestazione. Nell’epoca dell’Internet porn – che reca con sé l’ossessione di dimostrare di essere competenti e disinibiti, oltre alle depilazioni alla brasiliana, agli interventi di chirurgia plastica agli organi genitali per correggere imperfezioni estetiche, ai piercing fai da te alla vagina con correlati rischi di infezioni e sterilità – si assiste a una sessualità totalmente asservita all’edonismo.


Un adolescente che ha ricevuto la sua solitaria educazione sessuale dalla pornografia presente online, difficilmente riesce a comprendere come la sessualità comporti una relazione fra due persone che va oltre la semplice prestazione, finalizzata all’orgasmo e orfana di qualsiasi coinvolgimento sentimentale. Potrebbe, per di più, essere atterrito all’idea di replicare simili performance, non sorrette dall’esperienza e da attributi fisici equiparabili a quelli esibiti dai porno attori, senza ricorrere a un aiuto chimico. Secondo la Società di Andrologia fra i maggiori consumatori della pillola blu (soprannominata così per il colore della pastiglia di uno dei farmaci in commercio per la disfunzione erettile) ci sono gli adolescenti che, in assenza di malattie organiche, assumono questo farmaco per vincere i blocchi psicogeni provocati dagli stati d’ansia derivanti dal dover affrontare una partner in carne e ossa disinibita ed esigente. Come avevano dimostrato di essere le giovani valchirie del sesso che, qualche anno fa, avevano aperto su Facebook un profilo in cui raccontavano, con crudezza di particolari e assoluta mancanza di sentimento, le défaillance maschili mortificando coetanei inesperti. Proprio per evitare simili gogne virtuali alcuni ragazzi fanno ricorso all’amore dopato affidandosi a pericolosi cocktail come il sextasy: un miscuglio di droghe sintetiche quali l’ecstasy e farmaci per il deficit erettile, spesso acquistati online e provenienti da mercati clandestini.


Talvolta può accadere che i giovani, spaventati da questa nuova forma di approccio molto aggressiva, si sentano respinti indietro verso una sorta di eterna latenza nella quale rifiutano il proprio sviluppo sessuale, rifuggendo le prime esperienze. Dal timore dell’incontro intimo con l’altro nascono anche nuove modalità di vivere la coppia come quelle descritte nei molteplici siti di asessuali presenti sul web: in essi le persone raccontano le loro relazioni amorose prive del desiderio e dell’attrazione erotica, spenti sovente dall’overdose di immagini fortemente erotizzate.

Debutto sessuale in clandestinità: precoce e rischioso

Gli adolescenti tendono a vivere con disagio e senso di estraniamento il loro corpo, ormai capace di generare, e una mente che ancora indugia nel mondo dell’infanzia: ne deriva un’altalena di atteggiamenti che disorienta, non di rado spazientendo, i genitori.

Gli adulti vorrebbero capire ed essere rassicurati dai propri figli; invece, dovrebbero saper rispettare la loro intimità e mantenere le distanze comprendendo come non sia possibile raggiungere, su questo argomento, confidenze che imbarazzerebbero i ragazzi: è impensabile annullare lo scarto generazionale fra colui che ha dato e colui che ha ricevuto la vita. Il debutto sessuale avviene dunque in clandestinità, complicato da un’integrazione fra corpo e mente ancora in atto che rende maggiormente deleteria l’esposizione alle radiazioni pornografiche provenienti dai media.

Le prime esperienze dei giovani, già sessualmente attivi verso i quattordici anni, vengono spesso vissute nella trasgressione e nella banalizzazione di un atto consumato sbrigativamente, magari con una buona dose di alcol in corpo che ne cancella il ricordo il mattino dopo. Un rapporto svuotato di ogni significato fino a diventare un semplice esercizio ginnico, un susseguirsi di gesti meccanici avulsi da una relazione che sottenda intimità e sentimento, rispetto per l’altro ed educazione alle emozioni. Gli adolescenti lo affrontano da perfetti analfabeti emotivi, fruendone alla stregua di un bene di consumo e coinvolgendo pochissimi sensi allo scopo: un atto che azzera la sfera sentimentale, a favore di quella orgasmica, non rappresentando più la fusione di anima e corpo.


Con l’abbassamento dell’età del primo rapporto, dettato dal desiderio di bruciare le tappe all’insegna di uno sperimentalismo superficiale e privo di un progetto sentimentale, sopraggiungono anche gravi pericoli per la salute. Le malattie sessualmente trasmissibili colpiscono, infatti, i giovani di età compresa fra i quindici e i venti anni, i quali, non conoscendone i sintomi, ostacolano una diagnosi tempestiva e una terapia adeguata che potrebbero evitare complicazioni future come la sterilità. La Società Italiana di Pediatria ha denunciato il ritorno della sifilide a causa della promiscuità e dell’assenza di precauzioni fra gli adolescenti, privi di un’adeguata educazione sessuale: molti di loro, ad esempio, credono che la pillola anticoncezionale eviti sia le gravidanze indesiderate sia questo genere di malattie.

L’Aids, che aveva spaventato intere generazioni sul finire del XX secolo, non viene più percepito come un pericolo dalla maggior parte dei giovani, di età compresa fra i 18 e i 24 anni, rassicurati dalla falsa convinzione che la categoria più esposta alla possibilità di contagio sia quella dei tossicodipendenti e ignorando, invece, che l’80% dei nuovi casi deriva da rapporti intimi, metà dei quali eterosessuali. Secondo i dati forniti da un’indagine di Gfk Eurisko, otto italiani su dieci non si ritengono dei soggetti a rischio, e ciò nonostante in Italia ogni anno si contano 4.000 nuovi sieropositivi.


Un altro pericolo, tutto al femminile, è rappresentato dalle gravidanze precoci alle quali si espongono le giovanissime, dai corpi maturi ma con i cuori acerbi, che vivono la verginità come una fastidiosa zavorra della quale liberarsi, per diventare come le altre e non vergognarsi per quello che viene percepito come una sorta di handicap fisico. Sovente le ragazze vanno incontro alla loro prima volta con incoscienza, complice qualche bicchiere di troppo per vincere l’imbarazzo di un corpo che non piace e non si ritiene all’altezza e, nove mesi dopo, si ritrovano fra le braccia il frutto di quella leggerezza.

In Italia, secondo i dati forniti dall’ultimo rapporto di Save the children, ammontano a 2.500 le ragazze minori di diciotto anni che hanno partorito un figlio, come l’undicenne di Lecce o la tredicenne di un paesino in provincia di Treviso. Si tratta di baby mamme con un deficit di maturità che difficilmente permetterà loro di diventare madri prima di essere state adolescenti. Esistenze in formazione catapultate, con una netta frattura, da una generazione all’altra e incapaci di comprendere come quello che si stringerà fra le braccia non sarà un bambolotto, da abbandonare nella cesta quando si è stanche di giocare, bensì un bambino che richiede dedizione assoluta.

Baby squillo onlife e online

Nel maggio 2013 al Festival di Cannes è stato presentato in anteprima il film, del regista Ozon, che narra la storia di una diciassettenne francese la quale, dopo una deludente prima volta con un coetaneo programmata per liberarsi dalla verginità, accetta la proposta di sesso a pagamento con uno sconosciuto incontrato fuori dalla scuola. Sarà l’inizio della sua doppia vita, agevolata dall’aver creato un profilo online e attivato un altro numero di cellulare per fissare gli appuntamenti: al mattino studentessa modello, con una famiglia senza problemi economici, e nel tardo pomeriggio escort per uomini maturi, in costose camere d’albergo o in automobili per amplessi veloci.


Nell’agosto 2013 le cronache italiane hanno registrato il passaggio dalla finzione cinematografica alla realtà, raccontando la squallida storia di due quindicenni liceali di Roma che si prostituivano in un appartamento dei Parioli. Adolescenti per le quali il corpo rappresenta un formidabile strumento di scambio economico, allo scopo di ottenere quei beni materiali imprescindibili per appartenere a una determinata élite. Ma l’aspetto più angosciante della vicenda è rappresentato dai protagonisti adulti: da un lato una madre che si è dichiarata tranquilla in quanto i soldi portati a casa dalla figlia provenivano dalla mercificazione del corpo e non dallo spaccio di stupefacenti. Dall’altra i clienti delle baby prostitute, uomini maturi con figlie coetanee di quelle che avevano incontrato per fare sesso a pagamento. Nella zona gli amici le definivano ragazze svelte, come ne girano tante, che lo fanno senza crearsi troppi problemi, a volte anche senza farsi pagare ma solo per essere più popolari. D’altronde molte di queste giovani, come la protagonista del film di Ozon, non hanno bisogno di soldi, provengono da famiglie che economicamente offrono molto: una paghetta mensile di centinaia di euro, la festa di compleanno in alberghi lussuosi, l’ultimo modello di iPhone o iPad, abiti e borse griffati a profusione senza dover attendere le feste natalizie o la promozione, in quanto se vengono rimandati o bocciati la colpa ricade sempre sui professori.


Nel novembre 2013 l’équipe medica di pediatria dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano ha denunciato almeno otto casi di “ragazze doccia”: giovanissime appartenenti a famiglie benestanti che si vendevano nei bagni della scuola in cambio del giubbotto di moda o della it-bag (la borsa di lusso) preferita. L’unica povertà, patita da queste giovanissime prostitute, è quella dei valori che le induce a ritenere la vendita del corpo un espediente per ottenere, subito e in modo lecito, l’outfit (cioè la composizione di abiti e accessori da indossare in una determinata occasione) agognato.

Nell’ottobre 2014 la Procura di Roma ha parlato di una crescita esponenziale del fenomeno della prostituzione minorile, maturato non certo in ambienti degradati ma borghesi e consumato fuori dalle discoteche dei centri cittadini fra giovanissimi – la metà di coloro che si vendono è rappresentata da maschi – e facoltosi imprenditori o professionisti. Una manciata di settimane dopo questa notizia le cronache hanno registrato l’ennesimo episodio con protagonista una baby escort: questa volta è stata travolta dallo scandalo una studentessa sedicenne piemontese, introdotta da un’amica nel mondo dei facili guadagni, che accettava dai clienti soldi o droga lasciando a casa la dignità, il senso del pudore, una famiglia normale e il fidanzatino ignaro.

La nuova corporeità per un’adolescente può quindi rappresentare un’inaspettata arma di potere da utilizzare, com’è accaduto a Genova, contro i coetanei: tre ragazze offrivano prestazioni ai compagni di scuola per poi ricattarli, minacciando di denunciarli per molestie sessuali se non avessero dato loro un centinaio di euro.


Accanto alle baby squillo onlife esiste un esercito, numericamente ben più impressionante, di Lolite che si offrono online, passando con leggerezza dalla webcam chat erotica con uno sconosciuto al sito della propria fashion blogger preferita che, attraverso una carrellata di selfie, illustra quali sono gli abiti e gli accessori che si devono assolutamente possedere per diventare un’icona di stile.

Si chiamano webcam girl le giovani studentesse che, chiuse nelle loro camerette, si riprendono con il cellulare e pubblicano il video erotico su portali nati ad hoc, come ad esempio Clip4sale che offre in vendita oltre cinque milioni di video amatoriali. Dai video si può passare al collegamento in diretta, tramite webcam, durante il quale il cliente può richiedere prestazioni online in cambio di denaro: l’idea di offrire sesso virtuale a pagamento induce molte ragazze a prestarsi al gioco, convinte che non si tratti di mercificazione del corpo in quanto si pratica in assenza di contatto fisico. Questa idea, unita alla facilità di accedere al mondo del meretricio online, può aprire le porte a un giro di prostituzione reale ben più pericoloso.


Nel maggio 2014 è uscito nelle sale cinematografiche il film della regista Viola Cam Girl con protagoniste quattro amiche che, per affrontare la crisi economica e le delusioni incassate nel mondo del lavoro, decidono di dedicarsi al business erotico del loro corpo: un oggetto di scambio ricercato più di qualsiasi competenza specifica e titolo di studio. La pellicola ha acceso i riflettori su un mondo che attrae moltissime ragazze “della porta accanto”, in cerca di autonomia dalla famiglia, desiderose di realizzare i propri progetti professionali e invischiate in mille lavoretti precari, o mal pagati, insufficienti per mantenersi all’università. Basta scorrere i siti online dove si postano domande e si ricevono risposte, per leggere di disincantate e pragmatiche ventenni che chiedono consigli su come diventare webcam girl. Le risposte sono altrettanto pratiche e circostanziate: vengono indicati i siti migliori dove c’è poca concorrenza italiana, pagano regolarmente, offrono servizi di supporto indispensabili per le neofite dell’ambiente, possiedono un ampio bacino d’utenza, garantiscono un buon rapporto tempo-guadagno, tutelano al meglio la privacy e, soprattutto, descrivono con precisione le modalità di pagamento effettuato sotto forma di crediti e ricariche. Si diventa cam girl alla ricerca di facili guadagni ma anche perché si è spinte dal desiderio di esibirsi, sentirsi desiderate e ammirate: il tutto nell’assoluta assenza di dubbi etici sulla professione intrapresa.


La Corte di Cassazione si è espressa in merito a tali performance, cedute a pagamento in via telematica, stabilendo che “è irrilevante il fatto che chi si prostituisce e il fruitore della prestazione si trovino in luoghi diversi, allorché gli stessi risultino collegati, tramite Internet, in videoconferenza, che consente all’utente della prestazione, non diversamente da quanto si verifica nell’ipotesi di contemporanea presenza nello stesso luogo, di interagire con chi si prostituisce, in modo da poter chiedere a questo il compimento di atti sessuali determinati, che vengono effettivamente eseguiti e immediatamente percepiti da colui che chiede la prestazione sessuale a pagamento2.

La giurisprudenza ha dunque preso una posizione su questa recente forma di prostituzione virtuale o a distanza che, tuttavia, le giovanissime stentano a riconoscere come tale.

Sempre online, da ultimo, è in forte espansione il mercato del feticismo, che permette a molte ragazze di guadagnare da una decina fino a un centinaio di euro vendendo a quegli uomini che ne fanno loro richiesta, e senza alcuna remora, la biancheria intima usata.

Sexting: la moda del selfie erotico

Il selfie erotico è diventato oggetto di un fiorente commercio e le giovanissime cedono i loro autoscatti più intimi, ottenendo in cambio ricariche per il cellulare. Da alcuni anni sta imperversando anche il sexting, un neologismo che unendo le parole sex e texting indica la moda di inviare fotografie osé, corredate di testi con esplicite allusioni sessuali. Un ragazzo su quattro, di cui il quarantasette per cento under quattordici, lo pratica senza crearsi troppi problemi di privacy e senza la consapevolezza di configurare il reato di pornografia minorile.

Si tratta di un gioco rischioso in quanto gli scatti possono essere divulgati, tramite cellulare o postati sul web, con assoluta leggerezza da parte di chi li riceve, per divertirsi e vantarsi, come avviene fra gli adolescenti, o con il desiderio di perseguitare la compagna dalla quale si è stati abbandonati, come accade fra gli adulti che praticano il porn revenge, un fenomeno che consiste nel mettere su appositi siti foto o video a sfondo erotico dell’ex partner. Materiale esplicito, scambiato sull’onda della passione che, a volte, rischia di trasformarsi in una vera e propria arma di ricatto in mano allo stalker di turno.


Con il sexting, e più in generale con i video spinti, si espone a rischi sempre maggiori la ragazza che si spoglia su richiesta del fidanzato del momento il quale, subito dopo, può mostrare gli scatti agli amici come un trofeo. Ma è accaduto che anche i ragazzi siano stati oggetto di raggiri commessi online, come nel caso di quei giovani che, dopo essersi lasciati andare a intimità in video chat con quella che credevano una coetanea complice di un gioco erotico, si sono ritrovati vittime di estorsioni di denaro ad opera di bande di truffatori che minacciavano di pubblicare sul web le registrazioni effettuate a loro insaputa.

In generale, comunque, la nuova moda del selfie a sfondo sessuale tende a riprodurre l’antico cliché della donna che si spoglia per assecondare le richieste dell’uomo, cliché che non conosce alcuna distinzione generazionale se si pensa che il sexting viene praticato non solo dagli adolescenti, ma dal 30% degli adulti di età compresa fra i 25 e i 34 anni e dal 20% di quelli fra i 35 e i 44. Siamo di fronte ancora una volta a un fenomeno che erode terreno al rapporto erotico, fondato anche sulla componente emozionale, dove agiscono tutti i sensi e dove l’adolescente si mette realmente in gioco: si cerca di nascondere, dietro a uno scatto e a un testo, l’ansia di porsi concretamente a nudo affrontando la propria insicurezza.

Il gray rape: divertirsi ai limiti della coscienza

Emma Sulkowicz, studentessa presso la Columbia University, è stata ribattezzata “la ragazza con il materasso”, quello che si trascina dietro ovunque vada e sul quale ha dichiarato di essere stata violentata, nella sua camera del campus, da un compagno di corso con il quale aveva già avuto rapporti in passato. Il giovane ha sostenuto che l’amica fosse consenziente e l’ateneo americano non ha preso provvedimenti a suo carico. Questa protesta è diventata rapidamente globale, coinvolgendo moltissime ragazze: si stima, infatti, che il 25% delle studentesse negli Usa sia stato vittima di violenze consumate negli atenei. Si tratta, spesso, del tragico epilogo di una serata iniziata all’insegna del divertimento ma terminata con un rifiuto da parte della giovane, rifiuto rimasto inascoltato dall’occasionale compagno, con troppi alcolici in corpo per comprendere di doversi fermare davanti a un rapporto non più consensuale. Allo scopo di arginare questo aumento di violenze, perpetrate durante le feste organizzate in occasione della Spring Break, la settimana primaverile di pausa dalle lezioni nei college, il governatore della California ha firmato una legge che prevede il consenso esplicito al rapporto sessuale da parte delle giovani che rivendicano, inoltre, il loro diritto a vestirsi in modo sexy senza per questo motivo essere accusate di assumere un atteggiamento provocatorio. “It’s a dress not a yes” (“È un vestito non un sì”) è stato lo slogan di protesta scandito dalle studentesse universitarie. Una protesta che è rimbalzata dagli USA al Kenya dove centinaia di donne hanno manifestato, mostrando cartelli con la scritta “My dress, my choise” (“Il mio vestito, la mia scelta”), dopo che una ragazza in minigonna a Nairobi era stata spogliata in mezzo alla strada da una decina di uomini e la scena filmata per essere, successivamente, postata su YouTube.


In America questo genere di stupro viene definito gray rape, per indicare la zona grigia nella quale si consuma e in cui sono immersi gli adolescenti che si lasciano andare allo sballo che, agevolato da alcol e sostanze stupefacenti, li porta ad avere rapporti sessuali ai limiti della coscienza. Ragazze disposte a correre il rischio di violenze sessuali definite “senza racconto” (in quanto al mattino dopo non si ricordano più esattamente quanto sia accaduto la sera precedente) pur di non fuggire da feste troppo sopra le righe e apparire così poco disinibite e disinvolte agli occhi delle amiche e dei coetanei.

Si vive il divertimento e il rapporto con l’altro sesso nello spirito della “cultura dell’aggancio”, come è stata definita dalla sociologa Renata Salecl, che prevede la scelta della preda da sedurre per goderne e, in seguito, da sganciare in cerca di situazioni nuove e più eccitanti, eliminando in tal modo l’esposizione ai rischi che un impegno a livello emotivo comporterebbe. Ma in assenza di un coinvolgimento sentimentale, derivante dall’approccio con l’altro basato sull’alterità, si finisce per consumare l’occasionale partner alla stregua di un qualsiasi bene che possa offrire un godimento immediato.

I giornali riportano spesso la cronaca di episodi impietosi che l’opinione pubblica stenta a credere come realmente accaduti ma che, nel giro di qualche giorno, dimentica talmente è assuefatta a simili notizie. Come quello della quattordicenne di Molfetta che ha aperto un falso profilo su Facebook per screditare l’amica coetanea, scrivendo che questa era disponibile a “fare tutto” con i ragazzi: alcuni giovani, dopo aver letto quel post, l’hanno pedinata, trascinata in un parco e violentata ripetutamente. La vittima dell’abuso ha avuto il coraggio di confidare l’accaduto a una persona a lei vicina nonostante le minacce del branco; altre invece non hanno trovato questo coraggio soccombendo all’umiliazione, com’è accaduto a Carolina della quale si è accennato nel paragrafo dedicato al cyberbullismo.


Carolina era una quattordicenne con un ex fidanzato che non si era rassegnato a diventare ex e che in occasione di una festa, insieme ad altri amici, aveva approfittato di lei sottoponendola a insulti e violenze debitamente filmati e postati poi su Facebook. Davanti a questa umiliazione e alle persecuzioni, perpetrate sul web e nella vita reale, la giovane non è riuscita a reagire e si è tolta la vita, dopo aver scritto:

“… le parole fanno più male delle botte…”.

Fra gli ultimi episodi di ordinaria violenza fra adolescenti vanno annoverati: quello accaduto nel trevigiano dove tre giovani, fra i quattordici e i quindici anni, hanno costretto una tredicenne a compiere atti sessuali riprendendo tutto con il telefonino per poi, immancabilmente, diffondere il video a un migliaio di ragazzi tramite WhatsApp; quello avvenuto in un garage alla periferia di Torino, dove otto minorenni hanno abusato per mesi di una ragazzina di tredici anni, minacciandola di rendere pubbliche le foto e i filmati di quei rapporti, consumati nell’indifferenza di chi sapeva e ha preferito alla denuncia una sorta di complicità passiva; e quello occorso nei bagni di una discoteca torinese dove è stato ripreso, tramite due cellulari nascosti, l’amplesso fra una sedicenne e un ventunenne per essere successivamente condiviso, attraverso WhatsApp e Facebook, con circa tremila persone. In quest’ultimo caso hanno sorpreso la reazione del padre di uno degli indagati che, anziché impartire un castigo al giovane, lo ha difeso sostenendo come la ragazza fosse una poco di buono, e l’assoluta mancanza di senso del pudore di tutti i protagonisti della vicenda, orfani di quei limiti che i genitori dovrebbero trasmettere invece di sminuire, giustificandolo costantemente, ogni comportamento trasgressivo dei propri figli.

Narcisi in coppia

I legami fra gli adolescenti cresciuti troppo in fretta nel marchio di un’infanzia precocemente erotizzata, come si è affrontato nei paragrafi precedenti, sono destinati a essere sempre più fragili; separati da qualsiasi riferimento con la sfera dei sentimenti e fortemente orientati al consumo di un piacere frettoloso e talvolta dopato da sostanze che li rendono più sicuri ed euforici. Legami annodati con leggerezza e rapidità, destinati a sciogliersi altrettanto facilmente: il tempo di aggiornare la sezione “situazione sentimentale”, da impegnato a libero, sul profilo di Facebook o di cinguettare la notizia della fine del fidanzamento su Twitter. Sono amori che nascono con la complicità di WhatsApp, dove lo scambio di messaggi è incessante e la modifica dello stato, con frasi ingenue da incarto di cioccolatino, assiduo per vivere nell’illusione di essere nel cuore di chi, attraverso le parole, banalizza i sentimenti. Queste attività erodono spazio alle relazioni nel mondo reale in cui mancano le mezze misure: o si vive l’incontro nell’ansia e nell’imbarazzo di non potersi celare dietro l’emoticon adatto o si bruciano le tappe con pratiche sessuali dove la mente, il cuore e il piacere non sono più in rapporto fra loro.


Si tratta di legami vissuti e condivisi non solo con l’altro ma con l’intero gruppo che, senza tregua, apprezza con like e commenti le foto inerenti gli amori in corso, pubblicate sui social network: sono sentimenti che traggono nutrimento dalla loro esibizione, proiettando i protagonisti fra coloro che i coetanei considerano dei vincenti. Talvolta i post non raccontano le emozioni che dovrebbero accompagnare una storia fra adolescenti, ma elencano con crudezza di particolari le prestazioni che si riescono a realizzare. Si assiste a una sorta di gara a chi osa di più e, con maggiori dettagli, racconta la propria trasgressione a tutti senza alcun pudore: sentimento che, sia al maschile sia al femminile, raramente viene vissuto.

L’amore fra i giovani, il più delle volte, è subordinato alla realizzazione personale dell’individuo e non deve risultare d’intralcio al perseguimento di tale obiettivo: i vantaggi che da esso derivano per il singolo non devono essere inferiori all’investimento di tempo ed energia profusi. Con queste premesse nascono le nuove coppie, formate da soggetti fortemente orientati al narcisismo, nelle quali il sé personale non cede mai il passo a un noi reversibile e aleatorio. Un noi che richiede impegno e dedizione comportando il rischio del rifiuto o dell’abbandono, destinato ad aprire un’enorme ferita narcisistica.

Un’altra ferita viene inferta dal giudizio negativo sul proprio aspetto estetico, espresso dal coetaneo del quale si è innamorati: un parere vissuto come una sentenza inappellabile alla quale il giovane tenterà di porre rimedio attraverso quelle condotte alimentari errate che sono state affrontate nel primo capitolo, o alla quale riterrà impossibile opporsi, scivolando così in una prostrazione profonda dettata dal sentimento di tragica ineluttabilità con cui si affronta tale giudizio.

I giovani, attraverso le loro prime esperienze, devono comprendere come la sessualità possa esplicitarsi pienamente solo nell’amore, e questo proprio per scongiurare la fluidità delle relazioni umane che sta diventando la cifra dell’attuale società adulta.


L’ultima frontiera dell’amore liquido è rappresentata dal “poliamore”, abbracciato da coloro ai quali la monogamia va stretta e hanno deciso di vivere relazioni amorose, solo etero o anche omosessuali all’insegna della consensualità e della trasparenza, con più persone che abitano lo stesso appartamento oppure che si ignorano. In questo nuovo lifestyle la gelosia rappresenta un sentimento da gestire, mentre il rapporto di coppia viene definitivamente archiviato in quanto non basta più a soddisfare individui che si dichiarano liberi di fare quanto desiderano della propria vita, compresa la condivisione alla luce del sole di amore e sesso per non provare più i fastidiosi sensi di colpa e i dilemmi che il tradimento può comportare. Una deriva di qualsiasi progetto a due che ben difficilmente i giovani sapranno arginare se, anche in questo caso, non riceveranno dalla famiglia strumenti e stimoli adatti allo scopo.

Adolescenza
Adolescenza
Ilaria Caprioglio
Genitori e figli in trasformazione.Come affrontare la fase critica dell’adolescenza dei figli, assumendo il ruolo di guida, educando i giovani a un genuino desiderio di crescita. L’adolescenza è un periodo di metamorfosi, fisica e psicologica, vissuta dai nostri figli sotto l’influenza (sovente negativa) del mondo digitale.I ragazzi, lasciati soli in “autogestione”, tendono a orientarsi sulla linea dei coetanei, subendo la pressione della società odierna, improntata al narcisismo, al consumismo e alla competizione.Nel libro Adolescenza di Ilaria Caprioglio i genitori scoprono come tornare ad assumere, con coerenza e responsabilità, il ruolo di guida per educare i giovani a un genuino desiderio di crescita. Conosci l’autore Ilaria Caprioglio, avvocato e scrittrice, è sposata e madre di tre figli. Sostiene iniziative sociali rivolte ai giovani e promuove, nelle scuole italiane, progetti di sensibilizzazione sugli effetti della pressione mediatica e sulle insidie del web.È vice-presidente dell’associazione Mi nutro di vita e ideatrice della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla contro i disturbi del comportamento alimentare.