Introduzione

Anticamente il giovane che si affacciava all’esistenza adulta, assumendosi la responsabilità e i compiti che questo passaggio comportava, doveva superare delle prove fisiche attestanti la sua preparazione alla vita. Prove affrontate ancora oggi in alcune realtà tribali dove il concetto di adolescenza non esiste, in quanto è con la maturazione sessuale, tipica della pubertà, che il maschio si trasforma in un lavoratore-guerriero e la femmina inizia la sua attività procreatrice. Nelle nostre società, al contrario, l’adolescenza viene riconosciuta e procrastinata, soprattutto per il prolungarsi degli studi e la precarietà economica, fino a quando il giovane dipende dalla famiglia. Una famiglia accudente e preoccupata dalla prospettiva di vivere il periodo di transizione del figlio, caratterizzato da forti turbolenze che potrebbero rivelarsi destabilizzatrici per gli assetti famigliari precari. In realtà l’adolescenza rappresenta un tempo foriero di opportunità di sviluppo per un ragazzo, impegnato a rispondere alla domanda che principalmente lo attanaglia, “Chi sono?”, e che costituisce l’odierna prova da superare per uscire dalla zona liminale ed entrare a pieno titolo nel mondo adulto. L’adolescenza può essere intesa, quindi, come la fase centrale, o di margine, che segue quella preliminare, o di separazione dal mondo dell’infanzia, e precede quella di aggregazione con l’introduzione nella società come uomo o donna. Si tratta di tre fasi che costituiscono la struttura del rito di passaggio, introdotto nelle scienze sociali dall’antropologo Arnold Van Gennep per indicare le cerimonie che “accompagnano ogni modificazione di posto, di stato, di posizione sociale e di età”.


L’adolescenza o gioventù, a seconda che si utilizzi il termine caro agli psicologi o quello preferito dai sociologi, è un periodo dell’esistenza durante il quale si transita dallo status sociale di bambino a quello di adulto; periodo che, nel corso del tempo, ha subìto profondi cambiamenti in termini di durata e definizioni. Una fase da non confondere, per quanto attigua, con la pubertà, nella quale si assiste al passaggio fisiologico dalla condizione di bambino a quella di adulto con lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari e l’accrescimento scheletrico-muscolare.


Nell’attuale società declinata al narcisismo, al consumismo, all’individualismo e alla competizione è diventato assai turbolento il volo che l’adolescente deve spiccare verso l’autonomia dell’età adulta. Il progressivo ritrarsi dell’etica a favore dell’estetica lo induce a mostrarsi arrogante e spavaldo, dissimulando l’insicurezza e la fragilità che lo pervadono. L’odierno giovane è affamato di modelli sani di riferimento, che non possono essere quelli veicolati dalla pressione mediatica e, soprattutto, dal web. Necessita dell’amore e dell’attenzione di genitori autorevoli e competenti che lo aiutino a crescere attraverso l’esempio coerente, l’ascolto e il senso del limite. La relazione simmetrica fra genitori e figlio, in un’epoca di perdita degli equilibri e delle relazioni intergenerazionali, è profondamente destabilizzante per un ragazzo che deve imparare a convivere con l’attesa della trasformazione, gestendo l’inquietudine che l’indefinito del corpo e del sé comporta. È compito dei genitori trasmettere al figlio il desiderio e il senso dell’avvenire, nonostante il secondo abiterà mondi sconosciuti ai primi, come è scritto nei versi del poeta e filosofo libanese Kahlil Gibran.

E una donna che reggeva un bambino al seno domandò:
Parlaci dei Figli.
Ed egli disse:
I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie della fame che in se stessa ha la vita.
Essi non vengono da voi, ma attraverso di voi,
E non vi appartengono benché viviate insieme.
Potete amarli, ma non costringerli ai vostri pensieri,
Poi che essi hanno i loro pensieri.
Potete custodire i loro corpi, ma non le anime loro,
Poi che abitano case future, che neppure in sogno potrete visitare.
Cercherete d’imitarli, ma non potrete farli simili a voi,
Poi che la vita procede e non s’attarda su ieri.
Voi siete gli archi da cui i figli, le vostre frecce vive,
sono scoccati lontano.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero infinito, e con la
forza vi tende, affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
In gioia siate tesi nelle mani dell’Arciere;
Poi che, come ama il volo della freccia, così l’immobilità
dell’arco.1

Le trasformazioni di un individuo sono costanti nell’arco dell’esistenza, ma quella puberale e adolescenziale, fisica e mentale, è la prima che viene affrontata con consapevolezza. Sovente un giovane si sente imprigionato in un corpo che non gli piace, che percepisce come un nemico da combattere mediante condotte alimentari errate, forme di autolesionismo o il ricorso a operazioni di chirurgia plastica. Talvolta, invece, il corpo rappresenta lo strumento per ottenere le performance sportive sollecitate, prima di tutto, dalla vanità di genitori che intravedono nel figlio un futuro campione olimpionico. Nel fronteggiare queste pressioni, dettate dalla costante richiesta di dimostrarsi un vincente nello sport come nello studio, l’adolescente assume atteggiamenti contraddittori in bilico fra accondiscendenza e ribellione, dipendenza e autonomia. Il giovane precocemente “adultizzato”, cioè indotto a vivere secondo modalità adulte, si ritrova immerso nella società del benessere: una trappola che rischia di bloccare il suo sviluppo armonico ed equilibrato, rendendolo incapace di gestire la libertà, la noia, la sconfitta, il desiderio, l’attesa che incontra lungo il percorso di crescita.


Durante il periodo dell’adolescenza il ragazzo avverte una spinta prepotente verso il gruppo dei pari che intende come una nuova famiglia. La ricerca del consenso e dell’accettazione da parte dei coetanei rende difficile per lui uscire dall’omologazione al fine di affermare la propria identità: l’etica del gruppo influenza i princìpi e il senso del limite del singolo che non vuole rischiare di essere escluso e, di conseguenza, deriso. Il bullismo si colloca ai primi posti fra le insidie che l’adolescente teme in maggior misura e i suoi effetti vengono amplificati nel mondo virtuale con conseguenze tragicamente reali, come le cronache sui suicidi di minorenni attestano. Si tratta di gesti estremi maturati in solitudine in quanto, ai tempi del web e dei cellulari, un giovane è sempre connesso ma sempre più solo. Un ragazzo cade vittima anche del marketing aggressivo che suggerisce falsi desideri, come quelli che rispondono ai pericolosi schemi di divertimento imposti dalla cultura dello sballo, all’insegna di eccesso e trasgressioni fra cui vanno annoverati, accanto all’abuso di sostanze stupefacenti reperibili con facilità online, i recenti fenomeni del balconing o della neck nomination.


Il web sta influenzando la relazione a due in quanto i giovani gestiscono, in solitudine, un’educazione sessuale 2.0 sempre più violenta e spinta oltre ogni limite, con i rischi che la pratica diffusa del sexting o delle sex webcam chat comporta. Il desiderio di bruciare le tappe, all’insegna di uno sperimentalismo superficiale e performante, ha fatto registrare una recrudescenza delle malattie veneree e delle gravidanze indesiderate: sovente, infatti, il timore dell’incontro reale e non solo virtuale con l’altro si supera con l’abuso di alcol, di farmaci per la disfunzione erettile, di droghe che rendono il divertimento ai limiti della coscienza e della violenza. Il rapporto sessuale risulta totalmente sganciato da qualsiasi coinvolgimento emotivo, ma anche quando si ricerca un legame d’amore esclusivo il sé personale sembra prevalere sul noi: questo accade in quanto la nuova coppia di narcisi si pone al servizio dei due singoli individui che la compongono e della loro realizzazione personale.


Durante l’adolescenza entra in crisi non solo il ragazzo, alla ricerca di un proprio spazio nel mondo, ma si pongono in discussione anche i genitori che assistono al frantumarsi della loro identità agli occhi del giovane e devono fare spazio a una nuova idea di figlio, comprendendone i nascenti bisogni. L’adulto, inoltre, deve trovare il coraggio di narrarsi per esteriorizzare il proprio senso di inadeguatezza, incoraggiando in tal modo la verbalizzazione del disagio dell’adolescente: favorisce in tal modo la caduta del muro di silenzio che, solitamente, quest’ultimo erige intorno a sé. La crisi del modello genitoriale autorevole ostacola questo compito: sono troppi, infatti, gli “adultescenti” a responsabilità limitata nei quali un figlio si rispecchia in una pericolosa confusione di ruoli. Genitori che assecondano sempre il giovane, rendendolo incapace di gestire il conflitto o la frustrazione per un diniego. Un atteggiamento che deriva dalla difficoltà, o dalla mancanza di volontà, di trovare tempo da dedicare al figlio: tempo di quantità e di qualità per non minimizzare i suoi problemi, ma anche per mettere in campo con fermezza degli inderogabili e scomodi divieti. I “no” e i limiti rappresentano per un ragazzo un importante recinto da scavalcare e al quale tornare, per essere rassicurato, dopo i primi approcci con il mondo esterno. Sempre più sovente, invece, gli adulti vivono nel timore che un “no” possa scatenare la tragedia, un gesto estremo del figlio. Alla luce della complessità della società attuale appare evidente l’esigenza di creare una rete di sostegno, con il mondo della scuola, dello sport, delle altre famiglie, per mettere insieme le tessere del mosaico e ricomporre il giovane nella sua reale e rinnovata essenza.


Il libro si conclude con sei interviste rivolte a specialisti; attraverso le risposte di un biologo-nutrizionista, un maestro di danza, due psichiatre, una docente e una blogger sono state approfondite alcune tematiche inerenti l’alimentazione, l’attività sportiva, la sessualità, l’uso di alcol e droghe, l’approccio allo studio e alla socialità degli adolescenti.

Adolescenza
Adolescenza
Ilaria Caprioglio
Genitori e figli in trasformazione.Come affrontare la fase critica dell’adolescenza dei figli, assumendo il ruolo di guida, educando i giovani a un genuino desiderio di crescita. L’adolescenza è un periodo di metamorfosi, fisica e psicologica, vissuta dai nostri figli sotto l’influenza (sovente negativa) del mondo digitale.I ragazzi, lasciati soli in “autogestione”, tendono a orientarsi sulla linea dei coetanei, subendo la pressione della società odierna, improntata al narcisismo, al consumismo e alla competizione.Nel libro Adolescenza di Ilaria Caprioglio i genitori scoprono come tornare ad assumere, con coerenza e responsabilità, il ruolo di guida per educare i giovani a un genuino desiderio di crescita. Conosci l’autore Ilaria Caprioglio, avvocato e scrittrice, è sposata e madre di tre figli. Sostiene iniziative sociali rivolte ai giovani e promuove, nelle scuole italiane, progetti di sensibilizzazione sugli effetti della pressione mediatica e sulle insidie del web.È vice-presidente dell’associazione Mi nutro di vita e ideatrice della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla contro i disturbi del comportamento alimentare.