capitolo 4

La potenza della maternità

La finalità del ciclo femminile è di preparare l’organismo a un’eventuale gravidanza, assicurando le migliori condizioni di fecondazione e di annidamento dell’embrione nella mucosa uterina.


Da diversi anni, i ricercatori hanno messo in luce l’importanza dei primi mille giorni di vita. Questo periodo va dal primo istante di vita dell’embrione fino ai due anni del bambino. Nello spazio di 1.000 giorni (270 di gravidanza, 365 per il primo anno e 365 per il secondo), il bambino conosce uno sviluppo straordinario.


Anche nella vita di una donna questi mille giorni che comprendono la gravidanza, la nascita e il post-partum, hanno un’importanza particolare. Lo scopo di questo capitolo è di permettere alle donne di prendere coscienza delle potenzialità e delle formidabili risorse del loro corpo, perché possano vivere questi eventi essendone attrici pienamente libere e in ascolto di sé stesse.

Il tesoro della gravidanza

Desiderare di concepire un bambino

Un bambino è certo concepito fisicamente, ma si concepisce anche emotivamente e spiritualmente. È necessario fargli posto nel cuore e preparare la sua venuta.


Durante l’apprendimento dell’osservazione dei cicli, la coppia apprende a orientarsi nel periodo di fertilità grazie all’osservazione della mucosa e alla corretta realizzazione di una curva termica. Ciò le permette di ottimizzare le possibilità di gravidanza scegliendo i momenti fertili del ciclo.


Una gravidanza si prepara prima del concepimento: un bambino comincia a vivere nella testa dei suoi futuri genitori talvolta prima della sua concezione. Il corpo ha bisogno di essere in forma, il più possibile libero da tossine. Alcune abitudini alimentari possono avere ripercussioni negative sullo sviluppo del bambino: adottando buone abitudini alimentari, l’uomo e la donna influenzano la sua salute futura. Anche l’astinenza da tabacco e alcool è consigliata.


Un supplemento di acido folico (vitamina B9) è consigliato per la donna da uno a tre mesi prima del concepimento, in prevenzione di anomalie del tubo neurale.

Da sapere

Una donna che abbia preso l’abitudine di osservare i propri cicli e di tenerne un diario sarà capace di determinare la data presunta del proprio parto; la sua stima sarà più affidabile di quella fatta dal ginecologo o dall’ostetrica a partire dalla data delle ultime mestruazioni (amenorrea), e talvolta ciò potrebbe evitare un innesco del parto troppo precoce.

Le stagioni della gravidanza

Anche il ciclo della maternità può essere descritto, in via immaginifica, con l’aiuto delle quattro stagioni della natura. Nei primi due mesi di gestazione abbiamo il tempo della germinazione. L’utero è nascosto, quasi nulla è visibile. È il tempo dell’inverno.


In seguito appare la primavera della maternità, che dura diversi mesi. Verso il sesto mese il bambino si forma e si sviluppa, come il frutto che in primavera matura.


Un mese prima del termine, la donna entra nell’“estate”: il suo corpo e il suo cuore si aprono al bambino, a qualcosa che la supera. La nascita è il punto culminante dell’estate. Dopo la nascita giunge nell’estate una seconda fase, marcata da una grande fusione tra la madre e il bambino. Questa fase si chiude in capo a circa quaranta giorni, ed è un tempo di grande vulnerabilità.


Poi comincia l’“autunno”: si effettua una distinzione tra la madre e il bambino. Quando il bambino muove i suoi primi passi, la madre torna progressivamente verso il proprio ciclo femminile. Creare e mettere al mondo un altro essere umano è un capolavoro!

Essere in ascolto del proprio corpo durante la gravidanza

La maternità è un momento cruciale nella vita di una donna, e saper ascoltare il proprio corpo durante questo periodo è importante. Per ogni donna, la maternità è un’esperienza indimenticabile nel cuore e nel corpo, quale che sia l’esito della gravidanza. Numerosi legami si tessono nel corso di questa esperienza: amore, dono di sé, mistero, fatica, sofferenza e accoglimento della vita. Per la donna si tratta di partecipare a un mistero al quale ella contribuisce, ma che la supera. È una relazione profonda e totale con un altro essere, in una prossimità incredibile. Il più delle volte, la donna si lega immediatamente a questo piccolo essere totalmente sconosciuto: egli viene amato immediatamente come una persona, e così amore, dono, vita e rispetto incondizionato dell’altro si stringono in una sola e medesima realtà.

Malgrado tutto, la gravidanza resta un periodo fisicamente e psicologicamente duro, che mette alla prova la donna. Essa può trovarsi a dover rispondere a interrogativi profondi – chi sono? qual è il senso della mia vita? sono capace di piacere? amerò questo nuovo corpo che si trasforma? –: «La crisi della gravidanza serve a diventare capace di essere genitori, vale a dire di assumere la dipendenza totale di qualcun altro»62.


La maternità è un’esperienza di dono totale. La donna deve accettare la deformazione del proprio corpo e la fatica del proprio essere. Amare il corpo che cambia per la gravidanza è anche amare l’essere che cresce.

Prepararsi al parto

Esiste una vasta scelta di preparazioni al parto: l’aptonomia (tecnica di carezze e di contatti rivolti al bebè dai genitori), il canto prenatale (“nascere incantati”), lo yoga prenatale, la sofrologia, l’ipnosi, il programma MBCP (Mindfulness Based Childbirth and Parenting63), la preparazione spirituale alla nascita… Ogni coppia può trovare quel che meglio le si addice.


La gravidanza può talvolta rievocare eventi dolorosi del passato. Sono numerose le future madri che portano in loro sofferenze o paure provocate dal loro vissuto. Ora, lo stress può trasmettersi al bambino. Effettuare un lavoro sulle paure è dunque fondamentale64. La gravidanza offre una bella occasione per liberarsi dai propri blocchi.

Da sapere

Una donna incinta può continuare a vivere delle unioni. Il bebè, protetto dalla sacca amniotica, è al sicuro durante le unioni sessuali. A seconda del suo stadio di sviluppo, riuscirà anche a percepire il piacere della madre. Si possono sperimentare nuove posizioni lungo il corso della gravidanza.

Il tesoro della nascita

La nostra propria nascita

È sempre interessante raccogliere informazioni sulle condizioni della nostra nascita, scoprire come nostra madre ha vissuto la sua gravidanza e il suo parto65. Fare ricerche sulla nostra nascita ci permette di ricostruire i nessi tra i nostri comportamenti, le nostre ferite emotive, i nostri istinti, i nostri umori… La tappa fondatrice che è la nostra nascita ci offre le chiavi per comprendere il nostro essere profondo.

Alcuni esempi di domande

  • Come mia madre ha vissuto la sua gravidanza?

  • È stata depressa o fortemente angosciata? (in caso, sicuramente l’ho percepito)

  • È stato un medico a procurare la mia nascita? Ha utilizzato un forcipe?

  • In che contesto si è svolta la mia nascita?

  • I miei genitori speravano in un bambino o in una bambina?

  • Chi ha scelto il mio nome, e perché?


Esistono più di mille domande le cui risposte possono gettare luce su quel che siamo. Prendere coscienza dei meccanismi che hanno agito a nostra insaputa e contribuito a forgiare i nostri istinti è il primo passo verso la pacificazione, cioè verso la guarigione.

Comunque sia, la nostra nascita e la nostra eredità famigliare sono dei bagagli, non una fatalità. Non dobbiamo portare un fardello per tutta la vita. Per trasformare questi bagagli in una forza, bisogna rendere consci alcuni processi ancorati nell’inconscio.

Il parto, un atto di apertura corporea e psicologica

Il parto costituisce un’esperienza simbolicamente molto densa. Il corpo della donna partecipa a un incredibile mistero che è il dare la vita. La nascita invita la donna ad essere presente alle sensazioni del suo corpo: la madre si apre alla vita per poterla trasmettere, per farla passare.


La nascita è un mistero di morte e di rinascita al contempo. I dolori del parto sono un apprendistato dello spossessamento di sé. Poiché esso segna la fine della gravidanza e l’inizio di una nuova tappa, il parto può suscitare grandi angosce. Morte e vita sono legate in questo evento. Può far capolino l’angoscia per la perdita del controllo: in effetti, la donna ha poca padronanza sul processo del parto, ma il dolore fisico può essere moltiplicato da elementi psichici (paura, angoscia…).


La frase della Bibbia “nel dolore partorirai i tuoi figli” (Gen 3,16), pronunciata da Dio riguardo alla donna, è stata lungamente intesa come una maledizione. La si può anche interpretare come la constatazione di un disordine per cui non c’era posto nella bontà originale della creazione; o ancora come la constatazione che ogni donna deve schivare parecchie trappole, per portare e trasmettere la vita.

Per Françoise Dolto, “il famoso dolore” di cui si parla in quel versetto è quello della separazione: «È l’angoscia della divisione del corpo, non tanto del parto e delle sue contrazioni. “Nel dolore partorirai” ha un senso molto più generale. Poco a poco, il bambino prenderà la propria autonomia. È al succedersi di queste separazioni che faceva allusione la maledizione divina»66.

Nel parto, la donna è in preda di quel che accade nel suo corpo. Questo processo le impone una sorta di passività. Ella può acconsentirvi mollando le redini oppure resistere irrigidendosi nella paura e nel rigetto. Mettere al mondo un bambino esige un vero abbandono: lasciar fare il corpo, affidarvisi. Se ci si riesce, allora tutto procede. Abbandonarsi completamente permette al bambino di arrivare e alla madre di trovare il proprio posto.


Il travaglio del dare alla luce un figlio tracima in uno spossessamento e in una cancellazione di sé. La nascita consiste soprattutto nel lasciar passare la vita, non – anzitutto – nel “darla”. Noi sappiamo che il cervello secerne endorfine che aiutano a sopportare il travaglio: meno la donna resiste ad aprire il passaggio, meno il dolore la colpisce, sia fisicamente sia psicologicamente. Per far passare il bambino, la donna ha bisogno di aprirsi: ella vive nel suo corpo un’apertura che supera tutto ciò che ha vissuto. Il suo corpo impiegherà circa quaranta giorni per richiudersi.

L’intelligenza corporea nel parto

Il parto comprende una successione di fasi concatenate. Il direttore d’orchestra è il corpo: non c’è niente da fare, si tratta piuttosto di lasciar fare, di acconsentire con umiltà, in un dono di sé. Quando il travaglio comincia spontaneamente, la partoriente entra in uno stato di coscienza modificata assai particolare, che l’aiuta ad attraversare l’intensità di questo evento. Tale stato si caratterizza per una iperattivazione delle sue strutture corticali primitive (cervello rettiliano e cervello limbico), la quale comporta una messa in sordina della neo-corteccia (il cervello dei ragionamenti logici, del linguaggio e del calcolo).

L’attività predominante del cervello primitivo spiega la rimozione delle inibizioni: la donna osa urlare ed aprire i suoi sfinteri67. Il grido è l’espressione dell’istinto nel parto, e il segno della mobilitazione del cervello primitivo. Quest’espressione vocale ha pure un’azione fisiologica. Quando viene prodotto un suono, gli addominali si contraggono, permettendo così la progressione del feto. L’apertura della bocca produce l’apertura del perineo. L’utilizzo dei suoni gravi provoca anche una vibrazione delle parti basse del tronco e del perineo, la produzione di endorfine (e dunque di ossitocina naturale) e un massaggio profondo del bacino.


Uno degli elementi essenziali consiste nel vedere il dolore non come un nemico, ma come un alleato. Esso può essere una guida che aiuta il parto a progredire. I fattori suscettibili di aumentare o di diminuire il dolore sono noti: si tratta di fattori intrinseci al parto, fattori fisici e culturali o etnici, ambientali (la squadra medica, la presenza del coniuge…) e fattori psicologici (paura, irrigidimento, angoscia, panico, nervosismo).


Il rilassamento tra le contrazioni è prezioso: «Aprirsi a quel che ci si presenta – scrive l’ostetrica Maïtie Trélaün68 –, acconsentire a quel che accade nel corpo, adattarsi all’imprevisto, lasciarsi sommergere sono gli strumenti migliori per superare questa prova».


Quando una donna partorisce, ella produce dell’ossitocina, ormone che permette la contrazione dell’utero durante il travaglio69. Quest’ormone è anche quello dell’amore e del legame: esso viene secreto quando apprezziamo un pasto o nel corso di una conversazione stimolante, durante l’unione sessuale e nell’orgasmo, nonché nell’allattamento.

L’ossitocina non è secreta che se si trovano riunite diverse condizioni: più l’ambiente sarà confortevole e la donna distesa, più l’ossitocina sarà presente. Più la donna si darà fiducia, più aumenterà l’emissione di ossitocina: la mancanza di fiducia in sé, infatti, riduce l’emissione di ossitocina e aumenta quella di adrenalina – l’ormone antagonista dell’ossitocina –, prodotta quando siamo in ansia, stressati o anche quando abbiamo freddo. L’adrenalina sopprime l’ossitocina.


La donna che partorisce ha dunque bisogno di sentirsi al sicuro. Le luci forti, le conversazioni, il fatto di dover firmare carte e rispondere a domande, gli orologi, le camere fredde e asettiche, la mancanza di intimità… tutto ciò può contribuire a un sentimento di insicurezza e rende difficile la comparsa dell’ossitocina. Perché essa si dia è necessario che il cervello faccia una pausa. La parte pensante del cervello (la neo-corteccia) dev’essere stimolata il meno possibile. È importante che la futura madre non si senta osservata e che le luci siano smorzate; la donna ha bisogno di starsene al caldo. Allora potrà seguire il suo istinto e connettersi alla parte primitiva, quella “che sa”.

I bisogni essenziali di una donna che partorisce70

  • Sentirsi al sicuro.

  • Mettere in pausa il cervello “pensante” (la neo-corteccia).

  • Essere il più possibile nel silenzio e nella penombra (o con una luce smorzata).

  • Stare al caldo.

  • Non sentirsi osservata.

  • Essere protetta dalle fonti di stress per secernere meno adrenalina possibile.

8 segreti per vivere serenamente il mio parto71

  1. Focalizzare la mia attenzione sulla gioia di accogliere questo bambino. Gli eventi imprevisti o difficili avranno importanza minore.
  2. Meravigliarmi della natura che fa tanto bene le cose. Il tempo della gravidanza è un’occasione per conoscere meglio il mio corpo.
  3. Avere fiducia in me. Il “saper partorire” è in ogni donna: questo è il momento di riconnettermi al mio corpo, di imparare ad ascoltare il mio ritmo.
  4. Essere in buona condizione fisica: anzitutto alimentarmi in modo sano, poi praticare un’attività fisica, prendermi cura di me.
  5. Lasciar emergere le mie paure72 e le mie eventuali resistenze: elaborarle prima della nascita può essere necessario.
  6. Prepararmi all’intensità del parto. Ogni donna sceglie una preparazione che deve aiutarla a:
    - vedere il dolore come un alleato;
    - scoprire le proprie risorse e quelle del bambino (meccanismi ormonali e neurofisiologici);
    - sviluppare con degli esercizi la propria potenza respiratoria;
    - arricchire la propria “cassetta degli strumenti”: respirazione, posizioni fisiologiche, suoni, visualizzazioni, autorilassamento, meditazione di piena coscienza, aptonomia, ipnosi, utilizzo dell’acqua durante il travaglio, massaggio da parte del coniuge…
    - sospendere l’intelletto per lasciare che l’istinto prenda il sopravvento;
    - dare al coniuge il posto che egli vuole e pu  prendere.
  7. Non minimizzare la potenza di quel che sta per accadere, tenendo sempre ben a mente che si tratta di un evento felice.
  8. Abbandonarmi. Prepararmi al parto significa prepararmi a far sì che esso non avvenga come io l’ho immaginato, accettando di non dominare tutto.

Il parto, una esperienza sessuale

Alcune donne si spingono a parlare di una “nascita orgasmica”, un concetto remotissimo dal parto doloroso come lo si rappresenta spesso al giorno d’oggi. Esse descrivono il parto come l’esperienza più trascendentale della loro vita sul piano fisico, emozionale, spirituale. Di fatto, il parto è un’esperienza sessuale. Il travaglio e il parto comportano una dimensione sensuale. Il piacere e il dolore possono non essere molto distanti. La nascita è un momento che tocca profondamente la sessualità femminile, chiamando in causa l’ossitocina, l’“ormone dell’amore”, quello che si sprigiona durante le relazioni sessuali. Gli ormoni trasformano il dolore in piacere.

Le donne possono allora produrre «dei suoni, o piuttosto lasciano che dei suoni sfuggano liberamente da loro: grugniti, gemiti e suoni gutturali associati alla passione»73. Isabelle Brabant, ostetrica canadese autodidatta, sottoscrive il concetto: «I rumori del parto assomigliano stranamente a quelli che si producono quando si fa l’amore, cosa che spiega forse il disagio di alcune persone e la loro preferenza per le donne silenziose»74. Michel Odent, chirurgo e ostetrico francese, ricorda da parte sua che la nascita fa parte integrante della sessualità: «Un bambino che passa per il canale del parto tocca e stimola le medesime zone attivate in un rapporto sessuale». Il parto è comparabile a un atto sessuale amplificato. Se i suoni imbarazzano, forse è perché evocano un momento intimo75?

Un evento di vita

Nelle nostre società sviluppate, il parto “naturale”, vale a dire poco medicalizzato e vissuto come un processo spontaneo, è spesso considerato come una pratica arcaica. La nascita si medicalizza sempre più. Certo, i progressi tecnici sono indispensabili, ma talvolta ci si spinge a trattare la nascita come una patologia. Si imposta un sistema di sicurezza, vengono predefiniti dei protocolli, che talvolta giungono a spossessare la donna da questo evento tanto importante in una vita76. La forte presenza medica può essere ansiogena e perturbare lo svolgimento del travaglio. Esso viene allora rallentato, e questo aumenta ancora di più il ricorso alla tecnica.


È indiscutibile che la medicalizzazione della gravidanza e dei parti permetta alle gravidanze patologiche77 di concludersi felicemente e minimizzando i danni. La scoperta degli antibiotici e degli antiemorragici, il perfezionamento delle tecniche anestetiche e operatorie hanno reso sicuro un gran numero di parti. L’ostetricia moderna ha permesso di salvare tante e tante donne! Ci si può però domandare se essa non complichi alcuni parti che sarebbero stati eutocici78. Il modello di parto proposto oggi alle donne non è il modello fisiologico: esso si basa sul presupposto che il corpo delle donne sia insufficiente, e che le partorienti abbiano bisogno di essere assistite. Esso è un modello standardizzato, poco rispettoso degli individui, dei loro bisogni e dei loro desideri. Esso include dunque dei parametri temporali (ad esempio la dilatazione deve avvenire al ritmo di un centimetro l’ora), protocollari, topici…

Nel nome della sicurezza scientifica, i paesi sviluppati hanno trasformato un normale atto fisiologico – il parto – in un atto medicalizzato. L’esempio più netto è la generalizzazione, diciamo pure la sistematizzazione, dell’anestesia peridurale. Un parto medicalizzato sotto anestesia peridurale è diventato un “parto normale”, e le sale parto sono oggi dei blocchi ostetrici. Viene esercitato un potere medico sul corpo delle donne e sulla nascita dei loro figli.


L’ospedale, luogo concepito per i malati, accogliendo le donne incinte considera queste ultime come donne che rischiano di essere malate e, in un contesto ospedaliero, la considerazione della capitalizzazione può insidiosamente ridurre l’umano al rango di oggetto. Alcune donne si trovano “spossessate” delle loro capacità di partorienti e di madri. Il parto in ospedale è diventato un atto “collettivo”, al quale partecipano persone estranee alla coppia.

Raccogliamo brevemente alcuni paralogismi della ipermedicalizzazione del parto79.

  • La posizione allungata sul dorso è spesso allestita per la comodità del personale medico e paramedico. Essa rallenta la discesa del bambino e comprime i vasi sanguigni, riducendo l’apporto di sangue all’utero e al bambino.

  • Invece di lasciare che il processo naturale abbia luogo, si pilota il travaglio iniettando dell’ossitocina per endovena, e spesso rompendo la sacca amniotica – cosa che fa perdere al bambino il proprio “airbag”.

  • La peridurale è spesso la sola risposta apportata alle difficoltà della donna in travaglio, laddove una presenza calorosa, delle parole di conforto che infondano fiducia, dei mezzi semplici (un bagno o il massaggio della schiena…) potrebbero accompagnare la donna nel travaglio. Ma poi ci vuole personale medico a sufficienza per accompagnare una donna nella durata. La peridurale può avere effetti positivi: modificare il dolore per permettere di vivere il parto con una certa serenità. Essa però può anche non funzionare e indurre conseguenze fisiche per la madre e per il bambino. È probabile che una parte degli anestetici passino la barriera placentare e giungano al bebè. Alcune madri hanno poi l’impressione di non aver partorito. A sangue freddo, esse rimpiangono di non essere state “attrici” e di non aver vissuto pienamente le cose. Quest’anestesia di comfort non è poi priva di rischi: è dunque preferibile decidere con cognizione di causa.

  • Alcune episiotomie80 sono ancora troppo sistematiche. Il corpo della donna, così com’è stato creato, funziona bene, anche per quanto riguarda il parto. Il sesso della donna è concepito per adattarsi alle dimensioni del suo bambino, e le cose vanno bene per la maggior parte delle volte. Spesso si incide per paura di uno strappo, o perché il parto non procede abbastanza velocemente. È un atto che le donne subiscono passivamente, e spesso queste neppure osano lamentarsi di ciò che, talvolta, può essere un abuso.

  • Il cesareo non dovrebbe essere preso alla leggera. Quando è necessario, esso permette di salvare vite di madri e di bambini, ma alcuni interventi potrebbero essere evitati.

  • Il cordone può essere tagliato prematuramente, mentre l’arresto della circolazione tra il bambino e la madre avviene tra i 5 e i 30 minuti dopo la nascita. Lasciare il cordone qualche istante dopo la nascita permette che il bambino non sia costretto a gridare a pieni polmoni per ossigenarsi.

Esistono ancora altri gesti (le troppo sistematiche palpazioni vaginali, la rottura del sacco, le spinte espulsive dirette…) che possono “spossessare” la donna al momento del suo parto; tutti questi atti non sono, purtroppo, privi di conseguenze.


Al contrario, quel che favorisce una nascita è la libertà dei/nei movimenti, una posizione da parto scelta dalla partoriente, la non-direzione del travaglio.


L’ideale sarebbe che il corpo medico e paramedico, più numeroso, accompagni le donne maggiormente nelle loro sensazioni, e che eserciti il suo ruolo meno come un potere che come una presenza. Esso è lì per “celebrare il miracolo” che le donne stanno vivendo. La gravidanza e il parto sono degli eventi di vita e non, in primo luogo, delle patologie.

Scegliere il contesto del proprio parto

Se il sistema ospedaliero può andare benissimo ad alcune coppie, e se risulta indispensabile in caso di patologie, esso può essere rimpiazzato da alternative quando la gravidanza non implica particolari rischi. Sempre più donne cercano di riappropriarsi del parto e di trovare un luogo in cui la loro intimità e la loro interiorità siano più rispettate. Sempre più medici e paramedici assecondano questa ricerca di un parto più naturale.


Ogni donna ha la capacità di conoscere meglio il proprio corpo, di apprendere a lasciarlo lavorare, a superare le proprie paure… Un buon accompagnamento prima della nascita restituirà alla donna la sua capacità di partorire confidando nella potenza del suo corpo. Nella nostra società ancora dominata dal discorso del mondo medico, contro venti e maree, si sviluppano delle proposte per imparare ad ascoltare il proprio corpo e ad avere fiducia nel processo del parto. Ecco alcuni esempi.

  • L’accompagnamento globale alla nascita: una sola ed unica ostetrica segue la donna durante tutta la gravidanza e fino al post-partum. L’accompagnamento è più personalizzato. Scegliere questo tipo di monitoraggio implica la ricerca di un parto più naturale. Alcune ostetriche liberali hanno accesso a una “piattaforma tecnica” all’interno di un ospedale81: l’ostetrica che ha seguito la gravidanza può allora accompagnare la coppia in sala parto, beneficiare delle infrastrutture del luogo e, in caso di problemi, chiedere l’intervento dell’équipe medica. Se invece tutto va bene, la coppia non ha a che fare che con un solo professionista, l’ostetrica che già conosce82.
  • Stanno nascendo alcune case maternità: legate a un ospedale, esse permettono alle donne che hanno una gravidanza a basso rischio di beneficiare dell’accompagnamento personalizzato di una ostetrica durante tutta la gravidanza e nel corso del parto. L’ostetrica presente è interamente disponibile per l’accompagnamento di questo parto.

  • Il parto assistito a domicilio: la madre partorisce in un ambiente (spaziale e umano) che le è familiare, accompagnata da un’ostetrica. Se i genitori si sentono tranquilli a casa loro e non vogliono che la nascita avvenga altrove, in alcune località questo è possibile. Ci sono però condizioni che devono essere soddisfatte, perché si possa partorire a casa83, ed è necessario che la donna abbia una saldissima fiducia nelle capacità del suo corpo.

Da sapere

Le accompagnatrici alla nascita (o anche doula) restano accanto alla donna incinta e alla coppia durante la gravidanza, il parto e il periodo post-natale. Esse sono in ascolto dei loro bisogni e propongono un accompagnamento84 nel segno della continuità grazie alle loro esperienze e alla loro formazione, a complemento del monitoraggio medico scelto dai genitori. Questo accompagnamento, ancora poco conosciuto, può permettere un parto più sereno. Esso avrebbe tra gli effetti: una diminuzione del tempo del travaglio, una diminuzione delle domande di peridurale, una diminuzione dell’utilizzo di ossitocina, meno depressione post-partum, un miglior tasso di allattamento e una più lunga durata dell’allattamento.

La presenza dell’uomo al parto

Nella storia dell’umanità, è solo da poco tempo che l’uomo occupa un posto privilegiato durante il parto della sua donna e la nascita dei suoi figli. Egli può sentirsi impotente e inerme davanti a ciò che vive la compagna, ma già con la sua sola presenza egli afferma la propria autorità e il suo posto da custode e protettore della donna. Nel tumulto della maternità, l’uomo diventa un punto di riferimento come un faro nella tempesta85.

In occasione della nascita, ognuno deve occupare pienamente il proprio posto. La donna si apre nella sua vulnerabilità per lasciar passare il proprio bambino – è il corpo della madre che permette al bambino di venire al mondo –; il padre rende sicuro il territorio per proteggere l’evento che si svolge. La donna ha bisogno di potersi appoggiare a un punto di riferimento esteriore stabile, il coniuge. L’uomo è il faro che le permette di immergersi nella maternità, sapendo che egli la guiderà a tornare ad essere la donna che è.


Nella nostra cultura è cosa frequente che l’uomo sia presente al parto, ma è essenziale porsi questa domanda: vuole egli essere presente in sala parto al fianco della sua compagna? Non c’è una risposta giusta o una sbagliata: l’essenziale è fare pace con sé stessi. In ogni caso, in sala parto egli può restare dalla parte della testa della compagna e non deve sentirsi obbligato a guardare tutto, perché può sentirsi impotente e certe scene possono segnarlo. La presenza dell’uomo in sala parto dovrebbe essere una scelta libera.


Per le coppie che attendono un bambino:

  • Che cosa desideriamo, come accompagnamento della gravidanza e quanto al luogo dove partorire? Abbiamo possibilità di scegliere, dalle nostre parti?

  • Come prepararci per questa avventura?

  • Abbiamo dei timori, delle paure?

  • Il padre vuole essere presente al parto? Che posto occuperà?

Il tesoro del post-partum

Il primo mese dopo il parto, un periodo da curare

Sei settimane o quaranta giorni: tanto dura il delicato periodo chiamato “puerperio”. Durante questo periodo la donna può vivere un momento di dubbio e di solitudine. È spesso questa la fase in cui ella è meno accompagnata.


In numerose tradizioni, il primo mese è sacro: le donne restano allettate per diverse settimane dopo il parto. In effetti, può essere consigliabile restare il più possibile distese, durante questo periodo, perché i cambiamenti a livello degli addominali e del perineo sono di grande importanza. Durante questa quarantena, alla donna è richiesto di aprire e di offrire senza riserve il proprio cuore, le sue braccia, il suo tempo, anche se ha l’impressione di perdersi nella fusione con il bambino. La gravidanza prepara l’apertura del corpo, ma poi deve aprirsi anche il suo cuore. La donna deve acconsentire alla propria vulnerabilità, accettare di non poter fare tutto, di mettere tra parentesi i suoi progetti professionali… Il parto è uno sconvolgimento: il corpo si apre per lasciar passare il bambino, e ci vuole del tempo perché esso recuperi la propria tonicità. L’ossitocina è l’ormone essenziale di questo periodo. Chiedere aiuto e imparare a riceverlo dagli altri non è sempre facile. Questo periodo merita pertanto un’attenzione particolare, da parte dei parenti e degli amici, per sostenere le coppie e le famiglie.

Alcuni suggerimenti per creare una “bolla di benessere” e non sentirmi isolata86

  • Preparare il mio “piano postnatale”: informarmi e organizzarmi; non prendere impegni.

  • Creare il mio circolo di sostegno: identificare nel mio entourage le potenziali “buone stelle” che potranno sostenermi sul piano morale e logistico, le persone che fanno bene alla nostra coppia.

  • Preparare in anticipo dei pasti caldi, nutrienti e saporiti per nutrirmi bene in questo primo mese.

  • Riposarmi: il “mese d’oro” è il momento per riposarsi favorendo l’orizzontalità, limitando gli sforzi, delegando e dormendo non appena il neonato fa la siesta.

Agire così permette una migliore salute morale, un corpo più in forma, una diminuzione del rischio di baby blues e di depressione post-natale.

L’allattamento, un dono di sé

La donna può essere chiamata ancora a un altro dono di sé: quello di nutrire il proprio bambino. Il momento dell’allattamento crea una relazione unica tra una madre e il figlio. Sentirsi connessa al proprio bimbo, essere in suo ascolto e nutrirlo – fisicamente ed emozionalmente –, sono tutte esperienze preziose. L’allattamento è anzitutto uno scambio biologico: il gesto che uno fa suscita la reazione dell’altra. È una reazione viscerale profonda, inconscia, involontaria e totalmente interattiva. In questo scambio, madre e figlio sono entrambi donatori e riceventi. La bocca del bambino fa secernere gli ormoni materni; il corpo della madre fa scorrere il latte nella bocca del bambino. Il seno elabora il latte nelle proprie ghiandole, lo incanala nei condotti che lo portano fino al capezzolo donde sarà espulso e raccolto dal bambino. Il seno produce a volontà l’elisir del bebè.


L’allattamento è un incontro di corpi, un incontro di tenerezza e d’amore. Dare il proprio latte significa accettare l’intrusione su di sé del corpo altrui. La madre scopre nuove e forti sensazioni nel proprio corpo. Dare il proprio latte significa fare dono di sé, accettare di “prestare” ancora un poco il proprio corpo, significa introdurre, incorporare del sé nell’altro. Quest’incontro della madre e del bambino va combinato, non è una cosa facile e banale: se una madre sceglie di dare il proprio latte al figlio, avrà bisogno di essere sostenuta in quest’avventura.


Il latte materno è il migliore dei vaccini. Esso contiene batteri che costruiscono l’immunità intestinale del bambino. Secondo le raccomandazioni dell’OMS, l’ideale sarebbe che il bambino venisse allattato integralmente per sei mesi, e che l’allattamento proseguisse complementarmente ancora per un anno e mezzo almeno. È un complemento immunologico che si aggiunge ai pasti della mattina e della sera.


Per riuscire nell’allattamento, la donna ha bisogno di essere informata ma anche ben sostenuta. Alcune maternità non incoraggiano molto l’allattamento, e lo sguardo della società è talvolta stigmatizzante. Bisogna poi anche darsi fiducia.

L’osservazione dei cicli dopo il parto

Dopo un parto, il ritorno alla fertilità è più o meno rapido, e la cosa varia da donna a donna. L’allattamento è un fattore importante, come pure la sua frequenza: una donna che non allatta o che allatta parzialmente vede i propri cicli normalizzarsi più rapidamente. Se invece allatta, il ritorno alla fertilità potrà prendere diversi mesi.


Se la coppia è formata a un metodo di osservazione del ciclo e lo utilizza, è necessario che essa si informi sulle modalità specifiche del metodo durante l’allattamento, riprendendo contatto con un formatore.

Durante l’allattamento, la prolattina (l’ormone di produzione del latte) blocca l’ovulazione. Prima del capoparto87, l’allattamento materno completo e su richiesta offre un metodo sicuro per differire una gravidanza, almeno durante i primi sei mesi del post-partum. Se una donna allatta su richiesta durante i primi sei mesi del bambino, può ricorrere al Lactational Amenorrhoea Method (LAM88). Per questo, l’allattamento deve essere praticato con precisione nelle ore che seguono il parto e deve essere completo. Bisogna dunque allattare frequentemente, ogni volta che il bambino ha fame, giorno e notte, “su richiesta”, ed evitare di dare biberon o ciucci. Ci sono delle specificità da conoscere, per quanto riguarda il LAM: è necessario farsi aiutare nell’orientamento, ad esempio presso la Leche League89.
In pratica

Per applicare il LAM, la madre deve porsi queste domande:

  • Ho avuto il capoparto?

  • Passa molto tempo fra le poppate, di giorno e di notte?

  • Do regolarmente il complemento latteo al bambino?

  • Il mio bimbo ha più di sei mesi?

Se la risposta a tutte queste domande è negativa, la possibilità di una nuova gravidanza oscilla appena tra l’1% e il 2%.

Tesori femminili
Tesori femminili
Cécile de Williencourt
Un nuovo sguardo sul corpo della donna dalla pubertà alla menopausa.Un itinerario appassionante (e non solo per donne!) per capire come funziona il corpo femminile, con tante informazioni pratiche per svilupparne tutte le potenzialità. Tesori femminili affianca conoscenze scientifiche e consigli pratici per aiutare ogni donna ad appropriarsi del proprio corpo e a vivere in pienezza la propria femminilità, quali che siano le “stagioni” del suo ciclo e della sua vita.Vengono descritti, in modo semplice e illustrato e dalla pubertà alla menopausa, tutti i meccanismi specifici del corpo femminile: il ciclo, la fertilità, la sessualità, la gravidanza, il parto.L’autrice Cécile de Williencourt propone numerosi consigli per vivere naturalmente e de-medicalizzare il rapporto con il proprio corpo.Una lettura indispensabile per le donne (e non solo!) di ogni età: per le ragazze adolescenti alla scoperta del loro corpo e della sessualità, per le donne in età fertile e per quelle che si avvicinano alla menopausa.Un itinerario appassionante per capire come funziona il corpo femminile, con tante informazioni pratiche per svilupparne tutte le potenzialità. Un libro non finisce con l’ultima pagina!Questo titolo si arricchisce di contenuti “extra” digitali. Per consultarli è sufficiente utilizzare il QR code in quarta di copertina. Conosci l’autore Cécile de Williencourt si è specializzata nel ciclo femminile dopo i suoi studi da ostetrica. Ama trasmettere alle ragazze, alle donne e alle coppie i tesori del corpo femminile.