capitolo 15

L’intelligenza e i sensi

T

utti hanno osservato che i sensi del bambino sono attratti dall’ambiente. È attratto da tutto ciò che tocca i suoi sensi: i colori brillanti, i suoni che sente e tutto ciò che può toccare. A quest’età il bambino si muove continuamente, quindi, oltre a essere l’età sensoriale, viene anche definita età motoria, età del movimento. Non c’è dubbio, quindi, che il bambino abbia bisogno di entrare in contatto con l’ambiente circostante, di penetrare nel suo ambiente sia attraverso i sensi che attraverso il movimento. Il bambino concentra così la sua intelligenza sulla realtà per coglierla, in modo che i suoi sensi siano attivi con essa.


I materiali sensoriali sono il mezzo con cui aiutiamo i bambini di questa età e favoriamo l’educazione dei sensi. Il materiale si presta all’attività e al movimento, ma allo stesso tempo fa emergere il potere mentale superiore del bambino, oltre a richiamare la concentrazione, l’attenzione profonda e la sua capacità di ragionamento.


Tutti sappiamo che abbiamo cinque sensi ufficialmente riconosciuti come tali: udito, gusto, olfatto, tatto e vista. Questa classificazione può essere definita come terminologia degli organi, in quanto abbiamo orecchie, lingua, naso e così via. Il contatto del bambino con il mondo esterno è generalmente considerato da un punto di vista meccanico: un oggetto, uno stimolo esterno colpisce il bambino. Tuttavia, se si considera bene la questione, vediamo che è il bambino che va a cercare queste sensazioni. Vediamo che il bambino recepisce il mondo esterno attraverso i sensi, allo stesso modo in cui noi prendiamo un oggetto con le mani. Vediamo che nonostante tutti gli stimoli del suo ambiente il bambino afferra solo la lingua. L’intelligenza del bambino non è quindi priva di discriminazione tra gli innumerevoli stimoli che lo circondano. Così il bambino interagisce con l’ambiente, che serve a costruire la sua intelligenza.


Con la vista possiamo percepire la sensazione del colore. Queste sensazioni speciali della vista sono state raggruppate sotto il cosiddetto senso cromatico. Questo senso è relativo, perché è in grado di cogliere solo alcuni tipi di colori. È interessante notare che la natura stessa limita la qualità delle sensazioni che possiamo trarre dall’ambiente. L’uomo ha gli occhi, la luce del sole produce diversi raggi che a loro volta determinano la sensazione di diversi colori, ma all’uomo è consentito vedere solo una parte di tutte le sensazioni di colore che vengono prodotte.


Lo stesso si può dire del suono. Solo una parte di tutti i suoni prodotti può essere recepita dal senso dell’udito. È difficile da spiegare, ma molto semplicemente se tutti i colori che percepiamo possono essere misurati da un’ottava, i suoni che sentiamo misurerebbero sei ottave, sei volte tanto il colore. Tuttavia, è limitato. L’uomo è posto in relazione al mondo esterno entro certi limiti.


Un altro gruppo di sensazioni visive è quello della forma e un altro ancora è quello della dimensione, che in un certo senso fa parte della forma. Percepiamo differenze in oggetti che sono più piccoli o più grandi o diversi nella forma. Quando parliamo di sensazioni visive, quindi, parliamo di molte cose diverse. Esse possono essere suddivise in tre parti: il gruppo cromatico, il gruppo delle dimensioni e il gruppo della forma.


Un altro senso importante è quello del tatto, la sensazione che si riceve quando si entra in contatto con un oggetto. Alcune parti della pelle, ad esempio la punta delle dita, sono molto sensibili al tatto. Esiste una distinzione molto netta tra il senso del tatto e il senso della pressione, in base al grado di pressione che sta dietro al movimento. Se qualcuno vi dà uno schiaffo, si tratta di una sensazione di contatto ma non di tatto. Anche solo sfregando leggermente i polpastrelli sulle dita della mano sinistra, ho una sensazione di pressione, di peso. Attraverso la pelle possiamo distinguere anche altre sensazioni, come quella del calore. Studiate attraverso diversi terminali nervosi nella pelle, ognuna di queste sensazioni fa parte di gruppi diversi. Il senso del tatto è chiamato senso tattile, mentre la facoltà con cui distinguiamo la pressione dal tatto è chiamata senso barico. La facoltà con cui distinguiamo le differenze di temperatura è chiamata senso termico.


Esiste un altro gruppo di sensazioni con cui i ciechi, che non aprono gli occhi per vedere, riconoscono le cose. Questo senso dei ciechi è così sviluppato che quasi sostituisce il senso della vista. Possono distinguere una mela da un tappo di vetro. Riescono persino a riconoscere una persona toccandole il viso. Che cos’è questo senso? Non è il senso del tatto, non è il senso della pressione, è diverso da tutti questi. È infatti la combinazione del senso tattile e del senso muscolare del corpo, a cui si unisce anche il senso del movimento. Se prendiamo un’asta e la tastiamo con le mani per tutta la sua lunghezza due o tre volte, percepiamo così bene l’estensione della sua lunghezza che possiamo memorizzarla e riprodurla a occhi chiusi. L’equilibrio stesso è una forma di senso muscolare. Se non possedessimo il senso muscolare, non solo non saremmo in grado di eseguire i nostri movimenti, ma non sapremmo neanche di farne di nuovi. Tutti i nuovi movimenti che l’uomo è in grado di compiere sono legati alla sensazione muscolare.


Quando teniamo due oggetti tra le mani, il semplice senso del tatto non ci dice niente. Riconosciamo la differenza delle loro dimensioni dai diversi movimenti necessari alle nostre mani per girare intorno a ciascun oggetto. Solo quando abbiamo completato questi movimenti siamo in grado di riconoscerli. Questa combinazione di sensi è chiamata senso stereognostico.

I sensi sono il mezzo con cui la nostra intelligenza si costruisce e viene a conoscenza dell’ambiente. Le idee che formano l’intelligenza dell’uomo sembrano in realtà basarsi sulle sensazioni tratte dall’ambiente. Gli antichi lo riconoscevano quando dicevano che non c’è nulla nell’intelligenza che non sia basato sui sensi. I sensi sono le porte attraverso le quali le sensazioni passano all’intelligenza. È importante capire che, allo stesso modo, i sensi sono il mezzo con cui si limitano le relazioni tra l’intelligenza e il mondo esterno. C’è qualcosa di limitato nel potere dell’uomo che gli permette di recepire le sensazioni date dal mondo esterno. Questi limiti rappresentano i limiti dell’attività in relazione alla realtà.


I gruppi costituiti dall’olfatto e dal gusto sono in relazione con il funzionamento fisiologico del corpo vegetativo. Soprattutto l’alimentazione è legata a questi due gruppi. Esiste una certa difesa dai pericoli dell’ambiente, dalle malattie o dalle minacce alla nostra vita. L’odore di tutto ciò che è sgradevole per l’olfatto viene immediatamente individuato, ad esempio il fuoco che significa pericolo di vita, o l’odore di aria non pura quando entriamo in una stanza dove sono già state molte persone. È un avvertimento dell’olfatto a difesa del nostro corpo fisiologico. Ecco perché questi sensi, che servono al mantenimento del corpo fisico, non sono stati considerati tra quelli che portano alla costruzione e all’organizzazione dell’intelligenza.


A tutti noi piace mangiare. Se ci pensiamo, gli unici strumenti essenziali di cui abbiamo bisogno per mangiare sono i denti, che riducono il cibo in uno stato adatto ad essere ingerito. Sentirsi esausti sarebbe un avvertimento sufficiente per il cervello del bisogno di cibo per il corpo e ci manderebbe alla ricerca di qualcosa da mangiare. L’olfatto e il gusto rappresentano i molti accorgimenti che la natura ha adottato per farci gustare il più possibile ciò che mangiamo. Sarebbe molto più facile fare a meno del cibo se non si avesse la sensazione del buon gusto. Non c’è solo la fame, ma anche le piacevoli sensazioni di gusto che ci invitano a mangiare. Altrimenti basterebbe prendere quello che ci viene offerto, buttarlo in bocca e masticare, come le mucche che mangiano sempre erba. Invece quante raffinatezze usiamo per produrre il cibo! Quante spezie, quanti alimenti, quanti uomini e donne nel mondo sono occupati a produrre cibi che soddisfino questi gusti! Quanti produttori di dolci ci sono al mondo!


Se le stesse raffinatezze fossero riconosciute per i bisogni intellettuali, quanti insegnanti ci sarebbero in più e quante persone dovrebbero correre per il mondo alla ricerca di cose che soddisfino l’intelligenza affamata! Invece l’intelligenza viene lasciata morire di fame, ma non così il corpo umano, che cerca il cibo per soddisfare i suoi bisogni crescenti e l’affinamento del gusto. Possiamo però dire che il gusto è anche un senso intellettuale, perché fa lavorare l’intelligenza per soddisfarne le sensazioni! Il suo posto non è la bocca! In fondo, la nostra povera bocca può percepire solo quattro sensazioni gustative: dolce, amaro, salato e acido. Eliminiamo il più accuratamente possibile il gusto amaro nel nostro cibo, quindi ci sono solo tre sensazioni gustative per le quali c’è tanto lavoro in tutto il mondo!


La lingua, altro organo che entra nel meccanismo come complice, svolge solo un ruolo secondario. Il suo compito è quello di fungere da passaggio per il cibo. Il senso che sta veramente alla base della soddisfazione che troviamo nel cibo è l’olfatto. Apprezziamo di più il cibo grazie agli odori che ci piacciono. Il naso ci ricorda l’appetito. Annusiamo il cibo e diciamo: “Che buono!” Il naso controlla l’aria che respiriamo perché essa deve passarci attraverso. Profumi, saponi profumati, ciprie e rossetti: il naso cerca ogni tipo di raffinatezza! Gli occidentali sono venuti in India per cercare le spezie. Com’è poetico che il primo contatto tra l’Occidente e l’Oriente sia avvenuto per il profumo!


Se l’intelligenza umana fosse sviluppata come l’olfatto o il gusto, quante relazioni intellettuali ci sarebbero oggi tra gli uomini. Ma questa intelligenza è addormentata. Un indiano che viene a Parigi può dire: “Ho una bella poesia!” Il gentiluomo parigino direbbe: “Bene, leggila a qualcun altro!” Al contrario, tutti sarebbero svegli e interessati se qualcuno dicesse: “C’è un nuovo gelato dall’America!”


I sensi che abbiamo elencato sono tanti, eppure non servono che come limiti per l’intelletto. Quanto è scarsa la loro corrispondenza all’umanità! Quanto è necessario sollecitare quest’umanità addormentata a svegliarsi; non per dare meno naso all’umanità, ma per darne di più all’intelligenza!

Lezioni dall'India 1939
Lezioni dall'India 1939
Maria Montessori
Lo sviluppo creativo del bambino. 75 lezioni in italiano tenute da Maria Montessori durante il primo Corso Montessori Internazionale nel 1939 a Madras, che spaziano dalla psicologia all’uso dei materiali.