capitolo 12

Lavorare per la perfezione

Nelle nostre scuole i bambini svolgono diverse azioni legate alla vita pratica e quotidiana. Molte opportunità di agire si presentano nell’ambiente: salutare una persona in modo particolare, curare il proprio aspetto o anche lavare una macchia dal tavolo o dal pavimento; questi sono fattori di convivenza. I bambini sperimentano la vita pratica; le azioni non vengono insegnate ma provate.


Esistono anche altri esercizi per l’analisi e il controllo del movimento. Il semplice fatto di avere trenta o quaranta bambini nella stessa stanza, che condividono alcuni oggetti, pone alcuni problemi. Ogni bambino al lavoro sta usando un certo oggetto che tutti i bambini vorrebbero usare. L’unica cosa che il bambino può fare è aspettare che il fruitore abbia finito con quegli oggetti. Il bambino deve acquisire pazienza ed esercitarla quando vuole qualcosa che gli altri bambini stanno usando. Siamo abituati a pensare che i bambini cerchino di prendere dalle mani degli altri gli oggetti che desiderano usare. Di solito, quando compriamo le scarpe per molti bambini, compriamo lo stesso tipo per tutti. Una madre, che comprava sempre cose identiche per tutti i suoi figli, pensava di aver risolto il problema. Tuttavia, quando tornava a casa ogni bambino voleva tutti gli oggetti e i bambini litigavano tra loro. Se lo consideriamo dal punto di vista dell’esperienza quotidiana, il problema sembra senza soluzione. Abituati a questo comportamento, siamo sicuri che nelle nostre scuole, dove ci sono molti bambini che vogliono tutti gli oggetti per sé, scoppierà il pandemonio.


Inaspettatamente questo non accade. Al contrario, in questo ambiente c’è pace e tranquillità. Quando un bambino vuole qualcosa che viene usato da qualcun altro, aspetta pazientemente il suo turno. Non dobbiamo pensare che un bambino paziente sia un bambino passivo. Non c’è un senso di paziente rassegnazione in un bambino che aspetta il suo turno. Il bambino osserva con entusiasmo ciò che fa l’altro, come lui compie le sue azioni. Questo entusiasmo sembra innato.


È un dato di fatto che i bambini molto piccoli della classe suscitano la curiosità dei più grandi. Di questo abbiamo molte prove. Per esempio, c’è una fotografia di un bambino di circa due anni che asciuga un piatto; da un lato ci sono due bambini, e dall’altra parte ci sono altri due bambini, e dietro di lui ci sono molti altri bambini che guardano in basso con un’espressione di ammirazione sul volto, sorridendo con soddisfazione. L’ammirazione e l’interesse sono per il lavoro che i piccoli svolgono.


Un altro sentimento sociale che si riscontra nelle nostre scuole è il desiderio dei bambini piccoli di aiutare. Vanno spontaneamente in aiuto degli altri quando si verifica un piccolo incidente. Per esempio, un bambino stava portando una ciotola di vetro piena d’acqua, è scivolato e ha urtato qualcosa. La ciotola è caduta a terra, si è rotta in mille pezzi e tutta l’acqua che conteneva si è rovesciata. Naturalmente il bambino ha cominciato a piangere. Gli altri bambini si sono radunati intorno dicendo: “Oh, succede a tutti. Lo puliamo!” Poi gli hanno portato un’altra ciotola per consolarlo.


Una delle regole delle nostre scuole è che quando si finisce di lavorare, tutti gli oggetti utilizzati devono essere rimessi nella loro posizione e al loro posto. A volte un esercizio richiede una grande quantità di materiale che viene sparso in giro, e rimetterlo al suo posto richiede molto tempo. Molte volte il bambino che ha molti oggetti da mettere via viene aiutato da altri bambini che dicono: “Poverino, quante cose ha! Ci metterà molto tempo a rimetterle a posto, aiutiamolo!” Il fatto curioso è che i bambini vanno in aiuto degli altri solo quando c’è un reale bisogno, per esempio quando qualcosa è caduto e si è rotto, o quando ci sono troppi oggetti da mettere a posto e c’è poco tempo per farlo. Non aiutano mai un altro bambino quando sta facendo uno sforzo costruttivo per fare le cose da solo. Come per istinto, hanno l’abitudine di non dare mai quello che chiamiamo “aiuto inutile”. Così nascono spontaneamente i sentimenti sociali; in questo ambiente si trova la vera vita, una vita che si evolve pacificamente, in cui ogni bambino va verso i propri oggetti. I sentimenti sociali nascono dal fatto che le circostanze permettono a ogni bambino di compiere queste azioni con esattezza e di ripeterle tutte le volte che vuole. Questo è il semplice segreto, si potrebbe dire, alla base del bellissimo funzionamento della piccola società: ogni bambino agisce, ogni bambino è occupato. È questa capacità del bambino di fare qualcosa di utile che chiamiamo entusiasmo. La soddisfazione del bambino non sta nella sua libertà o nella sua indipendenza o nella sua padronanza dell’ambiente; la sua soddisfazione sta nel poter fare qualcosa.


C’era una scuola molto, molto bella in una città europea; una scuola costruita per i bambini. C’era un bell’ambiente, con bei colori, in cui c’erano tutti i mezzi per svolgere gli esercizi di vita pratica. La casa era stata costruita a misura di bambino. Le porte, la cucina e gli oggetti utilizzati in cucina erano piccoli e perfettamente predisposti per i bambini. Una madre mi raccontò che suo figlio, che mentre andavano a scuola le camminava dietro, la superava sempre correndo quando erano vicini alla scuola, per arrivare alla porta d’ingresso prima di lei; lo faceva ogni giorno. Pensava che il bambino fosse così entusiasta di andare a scuola che quando si avvicinava iniziava a correre per raggiungerla in fretta. Questo ovviamente sembrava del tutto naturale e logico, perché la scuola era una bella casa per i bambini. Tuttavia, volevamo indagare la questione più a fondo, per scoprire che cosa precisamente attraesse il bambino tanto da farlo correre per raggiungere la scuola al mattino. Una sera, al bambino fu posta la domanda. Questa fu la sua risposta: “Se non corro più veloce della mamma, sarà lei a suonare il campanello alla porta. Io voglio suonare il campanello alla porta!” Questa era la causa! Con la sua azione faceva sì che la porta venisse aperta, e questo gli piaceva.


È interessante vedere il bambino perseverare con esattezza nelle sue azioni. Quanto gli piace ripetere e provare la stessa impressione, la stessa sensazione! Per esempio, questo bambino, ogni mattina, ripeteva la stessa cosa quando si avvicinava alla scuola. La stessa cosa accade all’interno della scuola. Una volta che la porta si apre e il bambino entra, gli piace fare le stesse cose, ripetere le stesse azioni con la stessa precisione. Ripetendo queste azioni, ripetendo l’uso del materiale per gli esercizi di vita pratica o dell’apparato montessoriano, il bambino raggiunge la perfezione. Non solo diventa più perfetto nei suoi movimenti, ma raggiunge anche, si potrebbe dire, lo sviluppo. Non si tratta semplicemente di potersi muovere con più facilità o con più grazia, ma di una crescita, di un perfezionamento dell’insieme, di un sentimento di soddisfazione, di un sentimento di indipendenza, di un sentimento di felicità di essere lì a muoversi; in altre parole, è lo sviluppo che ha luogo. Ogni azione diventa un’azione di perfezionamento di sé stessi.


Quando noi adulti ci poniamo il problema di migliorarci o di diventare più perfetti, a quale conclusione arriviamo? Arriviamo alla conclusione che ogni azione della vita, anche la più semplice, deve essere per noi un mezzo per diventare più perfetti. La spacciamo per una teoria superiore, la prima tappa del cammino verso la perfezione. Invece di compiere le naturali azioni quotidiane della vita senza pensare o in modo imperfetto, crediamo che compierle con attenzione, coscienza, cura e nel modo più perfetto possibile sia il primo passo verso il raggiungimento della perfezione. Questa è una delle strade; ce ne sono molte. Dobbiamo fare queste cose perché dobbiamo farle, e le facciamo man mano che arrivano. Dobbiamo usare tutto, in modo da portare a termine tutto. Diventare più coscienziosi, questa è la via della perfezione; più idee, più azioni compiamo, più iniziamo a padroneggiare, più diventiamo perfetti. Questo è l’orientamento alla perfezione.


Se non pensiamo in questo modo, sorge in noi un altro orientamento interiore. Pensiamo: “È così noioso fare quello! Oh, lascia che lo faccia lui per me!” A poco a poco tutto diventa noioso e cerchiamo di far fare le cose a più persone possibili, in modo da dover fare poco o nulla per noi stessi. Diciamo: “Mi svegli domani mattina a tale e tale ora?” Oppure: “Mi porti il caffè domani?” (Non diciamo mai: “Mi bevi il caffè?” Oh no, quello no!) A poco a poco diventiamo sempre più passivi. Non ci viene mai in mente di aiutare gli altri. Sembra del tutto naturale che tutti ci aiutino. Cerchiamo persone che facciano cose per noi, e più queste sono, più felice è la nostra vita. Questa è la conseguenza dell’altro orientamento della vita.


Esiste un altro tipo di costruzione psicologica, una caratteristica riscontrabile in alcuni di noi. Quando abbiamo diversi oggetti di nostra proprietà, non vogliamo che nessuno li tocchi o li cambi di posto. Un amico si avvicina e chiede: “Mi presti quell’oggetto? Non lo usi.” Noi rispondiamo: “No, no, lascialo stare, perché in fondo appartiene a me.” C’è un senso di possesso e di esclusività. Supponiamo di avere una casa grande, con cinquanta stanze, la stessa cosa accade quando qualcuno ci chiede: “Cosa ne farai di tutte queste stanze, dammene una.” Quando ci chiediamo cosa faremo o come passeremo la giornata, cerchiamo un amico interessante che ci tenga compagnia. Cerchiamo qualcosa che ci tenga occupati. Cerchiamo qualcosa che riempia la nostra vita vuota.


La via della perfezione è quella in cui ogni azione che compiamo nella nostra vita viene pensata e realizzata come mezzo per raggiungere la perfezione. Questa è l’espressione naturale della vita per il bambino, il suo modo di agire e di vivere. Il bambino si abbottona il vestito per poterlo abbottonare da solo. L’abbottonatura del vestito è il mezzo per il proprio auto-perfezionamento. Per questo, non appena si abbottona, si sbottona e si abbottona di nuovo. Se deve pulire un oggetto, lo fa più e più volte. Ogni azione del bambino è un passo verso l’auto-perfezionamento e l’autosviluppo. Ciò che colpisce è che la via della perfezione, qualcosa di così straordinario e difficile per noi, è semplicemente la via naturale del bambino. Se iniziamo a guardare dentro il bambino, vediamo che con ogni azione che compie cerca di diventare sempre più perfetto.


Una delle cose che mi ha colpito e sorpreso di più è l’atto di mangiare. I bambini non mangiano per soddisfare il loro appetito. Mangiando, diventano più perfetti. Non è curioso? Va oltre le convinzioni e le esperienze di tutti! Tuttavia, è stato chiaramente osservato nelle nostre scuole. Normalmente, se abbiamo fame, desideriamo mangiare; mangiare è attraente. Se ci viene servita una zuppa, la mangiamo subito. Alcuni bambini erano seduti al tavolo da pranzo per mangiare e altri bambini li servivano. Un bambino più grande osservava uno più piccolo seduto accanto. Il piccolo doveva legarsi un bavaglino al collo per non sporcarsi i vestiti. Il bambino più grande era completamente preso dalla cosa e cominciò ad annodare il bavaglino. Ci mise molto tempo. A volte non riusciva a fare il fiocco e ricominciava da capo. Entrambi i bambini rimasero seduti davanti alla zuppa, che si stava raffreddando, ma entrambi erano interessati ad azioni evidentemente più attraenti della zuppa stessa. I bambini volevano che tutto fosse in ordine prima di mangiare.


Ecco un altro esempio. Uno dei bambini seduti a tavola sembrava molto, molto triste. Quando gli fu chiesto perché fosse triste, rispose: “Oggi mi hanno detto di mangiare!” Il bambino voleva servire la minestra: qualcosa che richiedeva uno sforzo, qualcosa che lo portasse a migliorarsi. Il bambino ne era consapevole. Sentiva dentro di sé una grande spinta verso la perfezione.

Una signora, che aveva sentito parlare degli strani bambini che consideravano il cibo come una cosa secondaria, volle vedere il fenomeno con i suoi occhi. Si sedette da un lato della stanza e due o tre bambini che erano scomparsi dalla classe le si avvicinarono e le mostrarono le mani. Questi bambini erano molto poveri, mentre la signora era ricca. La donna rimase scioccata e disse ai bambini che era una pessima abitudine chiedere l’elemosina. Questi bambini erano in ritardo perché erano andati a lavarsi le mani prima del pasto! Erano affamati, ma invece di correre a mangiare, pensarono di pulirsi le mani. Vedendo un ospite, andarono a mostrarle le mani mentre la zuppa si raffreddava. Si può vedere qui un’elevazione, un’ascensione; qualcosa di superiore che è stato risvegliato nel bambino.


Questo impulso all’elevazione, alla perfezione, si manifesta nel bambino in molte forme. Tutti questi sentimenti di natura superiore si manifestano nel bambino quando ha a disposizione un ambiente che favorisce il suo sviluppo. La base di tutto è allora l’interesse per un’azione, il portarla a termine e il compierla alla perfezione. Ricordate sempre il bambino che correva davanti alla madre per suonare il campanello. La via della perfezione non si raggiunge con pensieri molto elevati o con sentimenti molto alti, ma attraverso azioni umili, piccole cose, fatte coscienziosamente alla perfezione. Il bambino è padrone di sé stesso perché conduce la sua vita semplice, felice ed entusiasta sulla via della perfezione.

Lezioni dall'India 1939
Lezioni dall'India 1939
Maria Montessori
Lo sviluppo creativo del bambino. 75 lezioni in italiano tenute da Maria Montessori durante il primo Corso Montessori Internazionale nel 1939 a Madras, che spaziano dalla psicologia all’uso dei materiali.