di Raffaele Mantegazza

Prefazione

Parole sotto un sole lontano

Lontana l’India, lontana dalla geografia e dall’immaginario; è lontano il sole sotto il quale Maria Montessori ha tenuto queste lezioni. Ci si avvicina in certe narrazioni, Salgari e poi Sandokan, anche se non siamo proprio in India, ma l’effetto di schiacciamento proprio della distanza ci fa apparire come “tutte uguali” quelle culle della diversità. “Diversi in uno” dice subito la dottoressa: “L’umanità intera è una: una razza, una classe, una società”. Una raccolta di lezioni pedagogiche che esordisce in questo modo non può non contrapporsi nella nostra mente a un esordio altrettanto chiaro ma terribilmente rude: “Esistono le razze umane”, riga iniziale del manifesto fascista delle razze.


Insistere sull’unità del genere umano è una scelta politica e pedagogica che porta lontano, perché costringe l’educatore a comprendere come le differenziazioni che la storia e la geografia hanno apportato all’interno della grande famiglia umana fossero non solo necessarie ma straordinariamente utili per cogliere le relazioni possibili tra diversi.


Prendiamo l’esempio dell’educazione linguistica. “Come essa sarebbe più facile e la vita più pratica se sette miliardi di esseri umani parlassero la stessa lingua” pensa il maestro ingenuo. Ma possiamo davvero considerare il mito della torre di Babele in Shinar e della confusione delle lingue come il segno di una maledizione? Certo quando si va all’estero ci si trova spaesati se non riusciamo a comunicare con le persone del luogo ma non è forse vero che proprio in quei momenti emergono la capacità di orientarsi, di vincere la timidezza, di usare i gesti, di comunicare con il corpo? E allora la crescita delle differenze all’interno dell’unica famiglia umana è uno strumento di salvezza, la prima e più importante àncora che ci tiene lontani dal naufragio dell’estinzione.


E a questa differenziazione, che avviene continuamente, il movimento delle masse umane, animali nomadi fin dalla loro origine, apporta ulteriori elementi di complessità. È Montessori che insiste sul fatto che il movimento è la base dello sviluppo del bambino perché, se è vero che l’ontogenesi ricapitola la filogenesi, muovendosi, non stando fermo, continuando ad esplorare territori sempre più ampi il bambino sta ripercorrendo la strada dei suoi progenitori antichi; sta certamente confondendo le piste, cancellando le tracce, sfidandoci a seguirlo e soprattutto ad inventare insieme la strada del ritorno.


Movimento/sviluppo; una diade alla quale potremo contrapporre stasi/ristagno: e la dottoressa insiste su due temi che oggi possono apparire antipatici o antiumani, l’ordine e lo sforzo. Certo per chi ha provato l’ordine delle dittature e lo sforzo del lavoro inutile imposto solo per snervare e per fiaccare la resistenza non è facile comprendere come queste due parole possano essere ribaltate in un significato positivo. Ma si pensi ad uno sforzo che produce un nuovo ordine, qualche cosa di totalmente inatteso prima, che mette le stelle in una nuova costellazione, dispone i petali dei fiori in una corona che la natura non aveva previsto, uno sforzo gioioso e giocoso, uno sforzo che noi ci attribuiamo per amore di ciò che stiamo facendo e non per imposizioni esterne. E si pensi ad un ordine provvisorio, che non vuole essere l’ordine che l’uomo in modo arrogante impone al cosmo, ma il modo un po’ sghembo e quasi casuale che abbiamo di ordinare i libri sulle nostre librerie, riservandoci di spostarli, di rileggerli di cambiarli di posto ma intanto mantenendoli in una sequenza che ci permette di riconoscerli (ri-conoscerli, letteralmente conoscerli di nuovo). Probabilmente a questi due tipi di attività, sforzo creativo e ordine provvisorio, stava pensando Montessori quando ha proposto queste due difficili parole.


E la stessa dialettica appare nel rapporto tra altre due parole importanti ovvero attività e disciplina. Occorre disciplina per svolgere delle attività che però siano gradevoli e piacevoli, occorre disciplina per ridere, per giocare, per stare gioiosamente insieme agli altri. La disciplina che propone la Montessori non è quella del corpo morto, del corpo inerte, del bambino che deve stare fermo e zitto in attesa della punizione, ma è una disciplina interna alle cose, dettata da ciò che si fa, richiesta dalla gioia che per poter essere davvero totale ha bisogno che le si avvicini con rispetto. E dunque l’amore, termine che compare prepotentemente in queste lezioni, a imporci di essere disciplinati a richiedere il rispetto per l’altro, per noi stessi e per l’oggetto del quale ci stiamo occupando; è l’amore che muove il sole, le stelle, gli educandi, gli educati, la pedagogia, qui come in India perché è uguale, così come il sole che splende su queste terre così lontane ma così tenacemente abitate da questo strano animale umano.


Raffaele Mantegazza

Professore Associato di Pedagogia Interculturale, Università Milano Bicocca

Lezioni dall'India 1939
Lezioni dall'India 1939
Maria Montessori
Lo sviluppo creativo del bambino. 75 lezioni in italiano tenute da Maria Montessori durante il primo Corso Montessori Internazionale nel 1939 a Madras, che spaziano dalla psicologia all’uso dei materiali.