capitolo 10

Il bisogno di lavorare

I

l bambino ha una tendenza naturale e irresistibile al lavoro. Questo principio (che non è la convinzione comune) dovrebbe essere ben fissato e ben chiaro nella nostra mente. Quando ho osservato questo fenomeno sono rimasta sorpresa, e mi ha portato a pensare, a riflettere e a dubitare a lungo, finché non mi sono convinta. La tendenza a lavorare è legata alla natura del bambino, e quindi alla natura umana. Quando il bambino è lasciato libero di lavorare in un ambiente preparato per lui, quando è libero di agire, ha la tendenza a organizzare un insieme di movimenti intorno a un’idea che costituisce un obiettivo preciso: il lavoro. Il bambino si concentra sul lavoro, ripetendolo più volte per perfezionarlo con il proprio movimento; questo ci aiuta a capire il percorso che il bambino segue per raggiungere lo sviluppo.


È estremamente logico che è solo attraverso l’attività che la mente può concentrarsi. È anche estremamente logico che l’uomo possa esprimere le sue idee attraverso la carne, attraverso i muscoli, e che debba far funzionare la mente attraverso il movimento, attraverso l’attività. Anzi, la mente dell’individuo comunica con la mente di altri individui e scambia pensieri con loro attraverso il movimento, perché il linguaggio è movimento. Perciò il bambino inizia organizzando il movimento, sviluppando il corpo perché è attraverso questo corpo che può esprimere il suo spirito, la sua anima. Se riflettiamo sul compito dell’uomo, scopriamo che è il lavoro. L’uomo è un essere intelligente che lavora in questo mondo attraverso la sua intelligenza. Quando il bambino ripete spontaneamente gli esercizi più volte, ci mostra che nell’uomo esiste l’istinto al lavoro.


In genere gli adulti credono che i bambini desiderino essere aiutati, essere portati in braccio dalla madre. Raramente riconoscono le forze reali e potenti all’interno del bambino che guidano lo sviluppo dell’uomo. Quando al bambino vengono dati i mezzi per agire e la libertà di farlo, rivela le più alte qualità che la sua anima possiede. Non vuole essere aiutato e cerca di lavorare in modo autonomo per fare le cose da solo.


È meraviglioso come la natura spinga il bambino a cercare l’indipendenza. Senza indipendenza non c’è individualità funzionante. Lasciate che il bambino sia solo, lasciatelo agire da solo senza il vostro aiuto. Crescere, svilupparsi è passare da un grado di indipendenza ad uno superiore molto più perfetto. Essere indipendenti significa semplicemente esprimere la propria individualità. Se ci si ferma a riflettere, il bambino, con la nascita, diventa indipendente dalla madre. Prima della nascita era la madre che respirava, era il sangue della madre che circolava nel bambino, era la madre che funzionava per il bambino. Dopo la nascita, il bambino funziona da solo. Per la prima volta i suoi polmoni e il suo apparato digerente iniziano a funzionare e per la prima volta egli si afferma a livello di indipendenza. Acquisendo questa indipendenza, il bambino se ne assume la responsabilità. L’uomo può acquisire la propria indipendenza solo attraverso lo sforzo. Quando il bambino nasce non diciamo: “Povero piccolo bambino, ora deve respirare da solo!” Diciamo: “È nato un uomo!” Siamo felici.


Alla nascita il bambino ha bisogno di essere nutrito dalla madre dal punto di vista biologico. Se la madre si ammala, il bambino si ammala. Nei tempi antichi, se la madre moriva anche il bambino rischiava di morire perché il cibo non era adatto a lui. Col tempo, però, il bambino non dipende più dalla madre. Cominciano a comparire i denti, i succhi gastrici entrano per la prima volta nello stomaco. Sicuramente soffre, perché sta perfezionando la sua indipendenza. Presto potrà mangiare qualsiasi cosa, potrà mangiare tutto. Se la madre si ammala in questo periodo successivo, il bambino ha acquisito un grado di indipendenza che gli garantisce una buona salute. Ora ha i denti e può mangiare da solo, per conto suo.


Da cosa dipende ora? Non sa come esprimersi ed è difficile interpretarne i bisogni. Ci si chiede perché piange. Ha fame? È malato? Cerchiamo di interpretare le sue espressioni. Egli dipende da coloro che devono interpretare cosa vuole comunicare. Arriva il giorno in cui il bambino diventa indipendente dagli indovini che hanno dovuto immaginare i suoi bisogni. Quando il bambino riesce a esprimersi, è più sviluppato, ma non può muoversi da solo. Ha bisogno di qualcuno che lo porti in braccio o che lo metta in una carrozzina. Arriverà il giorno in cui dirà: “Non ho più bisogno di te. Ho i miei piedi, posso muovermi da solo!”


Lo sviluppo e la crescita non sono altro che una conquista dopo l’altra della perfetta indipendenza dell’individuo funzionante. Non sorprende quindi che il bambino cerchi di non essere aiutato dagli adulti, che nella sua espressione sociale, nella sua vita sociale, cerchi di agire da solo. È solo un ulteriore passo nella crescita. Vediamo che è sia conquista sia l’acquisizione dell’individualità. Con ogni nuovo grado di indipendenza, il bambino ha qualche responsabilità in più nel lavoro. Quindi la tendenza della vita non è quella di non fare nulla, non è quella di riposare, ma quella di fare sempre di più. Il bambino non rallenta il suo sforzo, anzi, si impegna a cercare cose sempre più difficili, così cerca di essere attivo, di lavorare da solo, di essere indipendente dall’adulto.

Il bambino ci rivela una legge di vita, quindi dobbiamo aiutarlo quando ci mostra che vuole fare le cose da solo, e certamente favorirlo nell’acquisire gradi successivi di indipendenza. A tal fine dobbiamo sempre avere chiaro in mente che vorrà lavorare, agire senza il nostro aiuto e da solo. Quando vediamo il bambino muovere i primi passi, sappiamo che deve camminare, cerchiamo di aiutarlo, lo sosteniamo, lo incoraggiamo. Facciamo di tutto per aiutarlo ad arrivare a questo traguardo naturale. Non diciamo: “Che birichino che sei a voler camminare sulle tue gambe! Perché dovresti camminare quando ho delle braccia così grandi per portarti? Perché devi camminare con le gambe che si slogano quando cadi, quando io ho delle gambe così grandi e posso correre così veloce!” Pensiamo al suo futuro e diciamo: “Non sarebbe un uomo se non potesse camminare da solo, per conto suo!”


Facciamo sì di ragionare allo stesso modo riguardo tutta la sua vita e convinciamoci che il bambino deve acquisire la sua personalità indipendente attraverso una serie di sforzi personali, esercizi personali ed esperienze. Dobbiamo aiutarlo a fare queste esperienze. Se diventerà un uomo, dovrà essere una creatura che lavora e funziona da sola. Incoraggiamo il bambino a lavorare. Il bambino lavora istintivamente in condizioni adeguate, ed è dunque nostro dovere preparargli un ambiente adatto, offrirgli condizioni in cui possa esercitarsi attraverso le sue esperienze, fornirgli i mezzi di attività e lasciarlo libero di maturare il suo potenziale naturale. Lo vedremo allora cercare l’esattezza, cercare il lavoro minuto, molto dettagliato. Vedremo che ripete gli esercizi più volte e che inizia a diventare padrone delle azioni che compie. Vedremo che crescerà e si svilupperà tramite l’attività, seguendo le leggi dettate dalla natura.

Lezioni dall'India 1939
Lezioni dall'India 1939
Maria Montessori
Lo sviluppo creativo del bambino. 75 lezioni in italiano tenute da Maria Montessori durante il primo Corso Montessori Internazionale nel 1939 a Madras, che spaziano dalla psicologia all’uso dei materiali.