capitolo 9

Esercizi di vita pratica

I

l bambino non ama avere paura, ma ama essere felice di svolgere le attività che vede intorno a sé nel suo ambiente. Tuttavia, non è pronto a svolgere correttamente molte delle attività che vede, e anche se fosse in grado, il lavoro non serve in termini di utilità sociale. Quindi, in realtà, il suo sforzo non è altro che un’attività spontanea per l’auto-allenamento.


I bambini vivono in un mondo diverso da quello delle loro madri. Svolgono attività imperfette, ma sarebbe stupido da parte della madre cercare di ostacolare il bambino, imponendogli la propria ragione. Il bambino non può usare tutte le cose di cui si serve l’adulto, quindi è necessario preparare un ambiente apposito. La madre viene così lasciata libera di svolgere qualsiasi lavoro in casa e il bambino è libero di svolgere i propri esercizi senza disturbare gli altri. Il bambino può quindi svolgere le azioni nel suo mondo, con il suo modo imperfetto, liberamente e senza interruzioni. Questa è l’idea che sta alla base della creazione di un ambiente per il bambino.


La preparazione di un ambiente per il bambino è l’idea generale di ciò che una scuola dovrebbe essere. Noi non diciamo che vogliamo preparare una scuola per i bambini; vogliamo preparare un ambiente per la vita, dove il bambino possa sviluppare una vita. Ecco perché chiamiamo questa istituzione “Casa dei bambini”. L’idea è quella di dare ai bambini una casa tutta loro, una casa in cui siano padroni di loro stessi, in cui possano agire come vogliono. È evidente che ai fini di essere attivi non ci muoviamo per il gusto di farlo. Per essere attivi dobbiamo avere intorno degli oggetti, dobbiamo avere qualcosa da fare in questa casa. Solo quando abbiamo qualcosa da fare possiamo divertirci. Per questo motivo, la prima volta che abbiamo costruito questo tipo di ambiente per bambini in Europa abbiamo cercato di mantenere gli stessi oggetti a disposizione del bambino, in modo da essere il più possibile statici. Non solo gli oggetti, ma anche tutti i mobili che lo circondavano erano costruiti in modo da essere proporzionati alla forza del bambino e alle dimensioni fisiche del suo corpo. Abbiamo anche cercato di avere solo oggetti vivaci, brillanti, leggeri e attraenti. Era quasi quello che si potrebbe definire gioco. Non si trattava di un gioco perché i bambini svolgevano azioni reali che fanno parte delle attività quotidiane delle persone che li circondano. Abbiamo cercato di preparare lo stesso ambiente qui, adattandolo allo stile di vita indiano. In questo ambiente, l’insegnante deve iniziare il bambino alle diverse azioni. In caso contrario, è molto probabile che il bambino sia molto confuso dagli oggetti e non sappia cosa farci.


Se vogliamo mostrare al bambino come si spolvera un tavolo, dobbiamo avere un pezzo di stoffa ridotto a un quarto della dimensione abituale per rimuovere la polvere. Il tavolo deve essere proporzionato alle dimensioni del bambino, perché anche la sua mano è piccola. Devono essere disponibili diversi panni, in modo che molti bambini possano fare lo stesso esercizio nello stesso momento. La finitura del tavolo deve essere tale da perdere la sua lucentezza quando vi si deposita anche una piccola quantità di polvere. In questo caso il tavolo acquista una qualità, quasi una voce, che chiama il bambino: “Vieni, sono pieno di polvere, vieni a togliere la polvere!” Se la polvere è molto visibile sul tavolo, è molto più piacevole vedere il risultato quando viene tolta e il tavolo torna a splendere. Se i tavoli nell’ambiente sono solo di colori scuri, perché abbiamo legno scuro o perché lo scuro è meno costoso dei colori chiari, allora il potere didattico del tavolo scompare e non otteniamo tutti i risultati che vogliamo.


Questo oggetto8 ha molte qualità. È bianco, pulito e piccolo, ma ha un’azione che possiamo definire educativa. La fragilità dell’oggetto spinge il bambino a maneggiarlo con cura. Se cade a terra e si rompe, per lui è un grande allarme. Richiama la sua attenzione sul fatto che la sua incapacità di spostare l’oggetto con cura ha causato questa disgrazia, che a sua volta richiama l’attenzione sul movimento. Se invece l’oggetto fosse di metallo e non si rompesse cadendo a terra, non richiamerebbe l’attenzione del bambino sulla cura che dovrebbe avere nello spostarlo.


Pensavamo che questi bambini potessero trovare piacere nel compiere con questi oggetti le azioni che di solito vedevano compiere intorno a loro a casa, e che avrebbero lavorato un po’ come le loro madri, e invece abbiamo osservato un fenomeno che non ci aspettavamo. Abbiamo visto un bambino pulire il tavolo con una cura assolutamente sproporzionata rispetto alla quantità di polvere che c’era. Non solo ha pulito la parte superiore del tavolo, ma anche i bordi, sotto i bordi, gli angoli e le gambe, con un’accuratezza che andava chiaramente oltre la semplice pulizia. Una volta finito di pulire con tanta cura, ha guardato il tavolo perfettamente splendente e ha ricominciato a pulirlo con la stessa estrema attenzione.


Abbiamo notato che tutti i bambini hanno adottato lo stesso metodo per le loro azioni. Abbiamo messo a disposizione dei bambini piccoli recipienti di rame e di ottone e anche materiali per la pulizia di questi oggetti. Un bambino ha preso uno degli oggetti e lo ha pulito fino a farlo brillare. Poi ha preso di nuovo il materiale per la pulizia e ha ricominciato a pulirlo. Altri bambini, che hanno visto il primo bambino pulire l’oggetto due o tre volte, hanno preso lo stesso oggetto e lo hanno pulito di nuovo due o tre volte. Questo perché il bambino ha bisogno di eseguire determinati esercizi. È evidente che il bambino compie queste azioni non con lo stesso scopo che hanno gli adulti, cioè pulire il recipiente, ma con un altro, uno scopo interiore, che lo costringe a compiere queste azioni per esercitarsi. È come se il bambino avesse l’istinto di formare la propria coordinazione compiendo azioni sugli oggetti che lo circondano nell’ambiente esterno. Il bambino compie quest’azione su questo oggetto perché è un mezzo per concentrare l’attenzione su una serie di movimenti. Per il bambino lo scopo dell’attività è l’attività stessa, l’attività attira l’attenzione e agisce sul recipiente, facendogli compiere una certa serie di movimenti che evidentemente sviluppano qualcosa dentro di lui, dandogli soddisfazione. Non c’è quindi da stupirsi se, una volta iniziato a pulire, ricomincia a fare la stessa azione, perché non è la pulizia ma l’azione ad attrarre il bambino, mentre l’oggetto è un semplice punto di cristallizzazione, un punto per fissare l’attività. Poiché ciò si è ripetuto più volte, chiamiamo questa caratteristica particolare del bambino “ripetizione degli esercizi”. L’azione sull’oggetto non è uno scopo, un nome in sé, ma un mezzo, un mezzo del bambino per sviluppare la propria personalità!

Una volta un signore europeo venne in una delle nostre scuole. Aveva un cappotto con cinque o sei bottoni e lo stesso numero di asole. Il signore non aveva abbottonato il cappotto. Quando si fu accomodato su una sedia, all’improvviso un bambino si alzò e gli si avvicinò e, con molta pazienza, iniziò ad abbottonargli il cappotto. Il signore ne fu lusingato e disse: “È molto gentile da parte tua fare questo per me, molto gentile!” Il bambino non prestò attenzione ai complimenti del signore. Non appena finì di abbottonare, iniziò a sbottonare, e poi ad abbottonare ancora e ancora. Il povero signore era imbarazzato e chiese: “Per quanto tempo andrà avanti?” Lo scopo del bambino, evidentemente, non era quello di abbottonare il cappotto del signore, ma di svolgere l’esercizio.


Gli adulti a cui è affidata la cura dei bambini devono rispettare questa attività ripetitiva del bambino. Una bambina ha impiegato molto tempo per infilarsi una scarpa e ancora di più per allacciarla. Non appena finiva, ricominciava a fare con un grande sforzo di pazienza quello che la balia poteva fare rapidamente. Questo fa capire che è necessario un ambiente separato perché il bambino compia queste azioni con i suoi tempi.


Un altro fatto interessante, su cui è stata ripetutamente richiamata la mia attenzione, è l’interesse del bambino a svolgere e ripetere gli esercizi con esattezza, il che è una guida per noi quando iniziamo il bambino ad attività diverse. Se gli proponiamo un’attività svolta in modo esatto, lo aiutiamo.


Ora prendo questa piccola tazza e la metto in questo vassoio di rame, poi prendo la piccola brocca piena di riso crudo e la metto con molta attenzione vicino alla tazza. Afferro questo oggetto che è piccolo, per adattarsi alla mano del bambino, e leggero, per adattarsi alla forza che egli ha nella mano. Mostro al bambino i movimenti necessari per versare il riso nella tazza. È un movimento così semplice per noi che lo eseguiamo senza sforzarci, senza prestare attenzione all’azione. Guardate il vero sforzo necessario per versare questo riso nella tazza. Devo prendere la brocca per il manico, poi devo sollevarla un po’ e avvicinarla alla tazza, poi devo inclinare lentamente la brocca in modo che il becco della brocca arrivi al centro della tazza e continuare a inclinarla finché il riso non comincia a uscire. Poi, quando il riso è sufficiente a soddisfare il mio desiderio, devo inclinarla di nuovo, sopra la tazza, e separarla dalla tazza. Quando è in posizione verticale, devo abbassare le mani finché la base della brocca non raggiunge il vassoio. Devo aprire le dita per lasciare andare il manico e poi riportare la mano in posizione. Questa potremmo chiamarla “analisi del movimento”. Si tratta di concentrarsi sulle diverse parti che compongono l’azione complessa. L’obiettivo dell’esercizio è mettere il riso nella tazza. Posso anche fare l’esercizio al contrario, prendendo la tazza per versare il riso nella brocca, che in realtà è molto più difficile. La difficoltà si vede dal fatto che, mentre si compie l’azione, una parte del riso viene sparsa sul vassoio. Se posso continuare a svolgere questo esercizio, all’inizio una grande quantità di riso cadrà non solo sul vassoio, ma probabilmente anche per terra! L’esercizio può essere controllato perché al bambino viene detto che deve versare senza far cadere il riso. Il fatto che il riso cada è di per sé un’indicazione che i movimenti non sono perfetti. Gradualmente diventano così perfetti che il riso non verrà più sparso. Lo scopo dell’esercizio è quindi quello di aiutare a perfezionare i movimenti del bambino. Lo stesso si può dire dell’acqua o di qualsiasi altro liquido. Se le mie mani non sono abbastanza preparate, rovescio un po’ d’acqua dalla tazza. In seguito, se faccio attenzione, eseguirò il movimento in modo da non farla fuoriuscire.

Quindi, in un ambiente preparato possiamo pensare a una serie di esercizi che richiamino l’attenzione del bambino sui propri movimenti, che lo portino a maneggiare con cura tutti gli oggetti, che lo facciano muovere con attenzione tra i mobili che lo circondano, senza urtarli. Ciò contribuirà a portare il bambino a perfezionare il movimento e alla perfetta acquisizione della sua coordinazione. La natura gli ha dato l’impulso a costruire e a renderlo padrone dei propri movimenti; nell’ambiente preparato gli diamo i mezzi per farlo in modo intelligente. La preparazione di questo fenomeno e il modo esatto in cui mostriamo ai bambini come compiere queste azioni attirano l’attenzione sugli oggetti. Il bambino è il critico di sé stesso e si sforza di svolgere il lavoro in modo perfetto controllando gli errori. Mentre cerca di diventare padrone della propria mano trova l’oggetto più severo di un insegnante. Un insegnante non avrebbe mai il coraggio di rimproverare il bambino perché non è stato attento, potrebbe dire: “Povero bambino, è davvero troppo per lui.” L’insegnante ha molta compassione per l’incapacità del bambino ed eviterà di dargli oggetti fragili che si romperanno o oggetti metallici che potrebbero fare troppo rumore. In contrasto con l’animo compassionevole dell’insegnante, l’oggetto è severo. Se il bambino non esegue bene l’azione questo griderà in modo tale che tutti lo sentano e il povero bambino si vergognerà. L’oggetto è un insegnante che non perdona mai e rivela ogni piccolo errore che si commette, ma è un rimprovero che al bambino non dispiace. L’oggetto è un amico del bambino e non si sente umiliato dai rimproveri dell’insegnante, ma continuerà ad amarlo molto e lo terrà il più pulito possibile. Quando il bambino è centrato in questo tipo di attrazione, noi diventiamo molto imperfetti al confronto. Quanta attenzione devo mettere nell’esercizio in cui verso l’acqua!


Gli psicologi dicono che il bambino non riesce a fissare la sua attenzione. James, un grande psicologo americano, una volta disse che se si è riusciti a trattenere l’attenzione dei bambini su un’azione umana, allora il problema dell’educazione è risolto. In tutti questi esercizi si sviluppa il movimento del bambino e si cattura la sua attenzione. Grazie a questi esercizi, la mente vagante del bambino diventa fissa. Il movimento è il segreto per mantenere l’attenzione del bambino, nei sensi e nelle impressioni. La mente del bambino non può essere fissata e fermata da un colore perché non vedrà una cosa sola, ma anche qualcos’altro. Non può essere fissata da spiegazioni verbali perché vagherà e ascolterà qualcos’altro. Un oggetto interessante, una serie di movimenti che ruotano intorno a questo oggetto e la fissazione dell’attenzione attraverso l’azione che si sta compiendo sono il modo più efficace per richiamare la mente errante del bambino. L’educazione della mente del bambino è quindi legata ai suoi movimenti e all’educazione di questi movimenti.

Lezioni dall'India 1939
Lezioni dall'India 1939
Maria Montessori
Lo sviluppo creativo del bambino. 75 lezioni in italiano tenute da Maria Montessori durante il primo Corso Montessori Internazionale nel 1939 a Madras, che spaziano dalla psicologia all’uso dei materiali.