capitolo 7

Il bisogno di comunicare

L

a capacità di parlare è qualcosa che si dà per scontato. Tutti parlano e ascoltano gli altri parlare, eppure nessuno ci fa caso. Se ci fermiamo a riflettere, si tratta di un fenomeno in grado di suscitare il massimo interesse. Il linguaggio è un fenomeno naturale, tanto che oggi la lingua viene presa in considerazione quando si studia la storia della natura. È come un organismo vivente. La lingua nasce, si sviluppa nei secoli, a volte degenera, spesso addirittura muore e scompare. Da una lingua (come se fosse una madre) derivano altre lingue (come se fossero figli). La lingua tocca sia la natura che la storia dell’umanità. Una nuova lingua è un fenomeno naturale ed è un importante fattore sociale.


Oggi, coloro che fanno dello studio del linguaggio il lavoro della vita tengono in grande considerazione lo sviluppo del linguaggio nel bambino piccolo, perché getta molta luce sulla loro ricerca. Senza dubbio, il linguaggio deve essere considerato innanzitutto come espressione umana in sé, come espressione dell’uomo nella società degli altri uomini e come espressione dell’intelligenza. È nella natura stessa dell’uomo creare il linguaggio, creare nuove parole, mettere insieme i suoni.


Che cos’è una parola? Una parola è l’accostamento di un certo numero di suoni; ciò che dà significato alla parola è una decisione degli uomini. Di per sé questi suoni non hanno alcun senso. Per un gruppo di persone, una serie particolare di suoni significherà una certa idea. Quindi una parola è il simbolo di un’idea, ma è anche un contratto tra diverse parti. Quando un gruppo di persone si accorda sul fatto che certi suoni significhino una certa idea, allora si può comunicare. L’intelligenza dell’uomo crea questo materiale, in modo che possano usarlo per comunicare con gli altri uomini. Se non ci fosse un linguaggio comune, l’uomo non potrebbe realizzare nulla.


Il compito dell’uomo è quello di fare grandi cose nel mondo. Queste grandi cose non sono il risultato del lavoro di un singolo, ma sono il risultato dell’associazione tra uomini. L’uomo ha le mani per lavorare, ma se non avesse la lingua non sarebbe in grado di farlo. Per lavorare deve collaborare con altri uomini, e la collaborazione non sarebbe possibile se non li comprendesse. Per capirli deve avere un linguaggio. Il linguaggio è quindi spirituale, perché non ha solidità di forma, eppure senza di esso, anche se l’uomo possedesse dei macchinari, non si potrebbe lavorare.

Nella Bibbia si racconta della Torre di Babele7. Gli abitanti di una città chiamata Babele decidono di costruire una torre così alta da raggiungere il Paradiso. I mezzi non mancavano, le pietre c’erano, così come gli uomini per fare il lavoro e la buona volontà di portarlo a termine. Ma all’improvviso gli uomini non si capirono più quando parlavano e la costruzione dovette fermarsi. C’erano tutti i materiali necessari, un grande cumulo di pietre, molti carri, corde e carrucole. L’unico materiale mancante era quello spirituale del linguaggio. È una storia bellissima e simbolica. Quando guardiamo i monumenti del mondo dobbiamo ricordare che non sono stati costruiti solo con materiali, da mani che usavano strumenti. L’umanità, che sembra così materialista in questi casi, in realtà dipende da qualcosa di incalcolabile, che è solo un soffio – quello che chiamiamo linguaggio.


Nell’evoluzione del linguaggio è certo che è stato l’adulto a crearlo e a renderlo più ricco di suoni e parole. Ogni volta che l’uomo trovava un nuovo oggetto doveva indicarlo con una parola per poterlo raccontare agli altri. Ogni volta che un nuovo oggetto veniva trovato riceveva un nome, ma questo non era sufficiente. Bisognava che tutti fossero d’accordo sul nome dell’oggetto. Guardate il dizionario, guardate tutte le scoperte moderne. Se i sentimenti devono essere espressi con maggiore raffinatezza di quanto non consentano le parole, allora bisogna aggiungerne delle nuove. È anche necessario che tutti siano d’accordo sul significato di queste parole. Perché questa raffinatezza per capirsi meglio? Per esprimere le nostre idee nella loro massima completezza.


La lingua è il patrimonio spirituale di un gruppo di persone molto evolute. L’evoluzione di un determinato gruppo umano e l’evoluzione del linguaggio vanno di pari passo perché il linguaggio rappresenta l’evoluzione del pensiero di quel gruppo attraverso i secoli. Se un gruppo non riesce a capire un altro è perché non c’è stato accordo. I suoni di un gruppo non sono i suoni dell’altro; è un’altra lingua. Questa è l’importanza della lingua per il gruppo. Che ostacolo è tra i gruppi!


Eppure il linguaggio è effervescente, così lieve nelle sue differenze che è quasi impossibile distinguerlo. Ogni dettaglio di ogni suono è determinato: l’intonazione, la cadenza della voce, l’accento. Come ha potuto ogni gruppo mantenere queste delicate differenze e intonazioni secolo dopo secolo? Ogni gruppo che possiede una lingua propria dovrebbe avere delle macchine per registrare ogni suono nella sua completezza. Sarebbe impossibile! Che terribile, enorme lavoro rappresenterebbe per un adulto studiare tutti i suoni che compongono una lingua! Sarebbe un’impresa impossibile. Alla base di ogni lingua c’è il grande registro dei suoi suoni: il bambino.


Il bambino è, per così dire, una macchina creata dalla natura per questo compito. Egli sente i suoni esatti. Questo è di per sé meraviglioso. Ci può essere un adulto che capisce la musica, che sa riconoscere piccole differenze nei suoni, ma che non riesce a riprodurre correttamente i suoni di una lingua straniera perché non sente le differenze. Non si tratta di una mancanza di preparazione dell’orecchio, ma di qualcos’altro. Il bambino non ha alcuna preparazione, eppure la natura gli ha dato questo dono incommensurabile, che è quello di registrare e fissare questi suoni in modo esatto. L’adulto prepara la parte intelligente, il bambino la raccoglie, la fissa, la conserva.


Il bambino sembra possedere un filo che unisce l’orecchio agli organi della parola, in modo che i suoni uditi siano riprodotti esattamente. È un meccanismo meraviglioso. Nell’adulto è come se questo filo si fosse spezzato. L’orecchio non registra più i suoni e gli organi della parola non riescono più a riprodurli. Cosa succede quando un adulto impara una lingua nuova? È come se fosse sordo. L’adulto non riesce mai a riprodurre esattamente i suoni e deve studiare molto per imparare tutte le parole. L’adulto, in questo senso, appare molto stupido. Per esempio, se gli indiani cercano di imparare l’italiano, vanno all’università e studiano tutti i tipi di libri, per tre o quattro anni, eppure il loro italiano non sarà italiano. Tuttavia, se andiamo in Italia troveremo bambini poveri, di appena tre anni, che parlano italiano. Questa condizione di natura è il mezzo con cui un gruppo può mantenere e perpetuare la propria lingua.


La lingua, che ha una così grande importanza sociale, ha nel bambino un grande lavoratore e un grande custode. Tutti i popoli hanno due bandiere che rappresentano i limiti del loro gruppo umano. Una è la bandiera nazionale, che rappresenta i limiti della terra occupata dal gruppo. L’adulto erige il recinto che mantiene questo territorio dentro i limiti. L’altra bandiera è la lingua del popolo. Questa è la bandiera del bambino. Il bambino è il difensore della lingua del gruppo a cui appartiene, un combattente con cui non si possono fare transazioni. Si possono forse vedere persone che cambiano il loro territorio, ma il bambino lo mantiene nella sua esattezza. Come saremo in grado di seguire il percorso dei popoli che hanno cambiato territorio? Attraverso la loro lingua.


È per questo che il bambino ha un’enorme importanza sociale per la vita del gruppo, per la vita stessa del popolo. Il bambino è un’entità che ha un compito importante senza il quale la nostra storia non potrebbe essere spiegata. Molti problemi degli adulti non possono essere risolti se non si tiene conto del bambino, ed è per questo che è necessario studiarlo come un essere da aiutare ed educare.

Lezioni dall'India 1939
Lezioni dall'India 1939
Maria Montessori
Lo sviluppo creativo del bambino. 75 lezioni in italiano tenute da Maria Montessori durante il primo Corso Montessori Internazionale nel 1939 a Madras, che spaziano dalla psicologia all’uso dei materiali.