capitolo 6

Il bambino e il suo ambiente

Negli Stati Uniti è stato depositato un brevetto5 di grande interesse. In America, qualcuno interessato all’allevamento delle api ha scoperto che trattando le uova con certi raggi ultravioletti si ottengono api senza pungiglione che producono miele più sostanzioso e più nutriente. Aveva già provato a trattare le api adulte senza alcun risultato.


Se un giorno si riuscirà a convincere l’umanità a dirigere le proprie azioni verso l’infanzia piuttosto che verso l’adulto, forse si produrrà un’umanità più costruttivamente produttiva e non più in discordia. Dovremmo dedicare ogni giorno almeno un pensiero alla grande speranza che l’umanità ha nell’infanzia; una strada reale e costruttiva che deve essere percorsa e sulla quale si stanno appena muovendo i primi passi.

Torno ora al compito principale di cercare di rendervi familiari con il bambino, con il modo in cui osserva e ragiona e in cui la sua intelligenza agisce e si esprime.

Per capire il bambino dobbiamo avere una famiglia speciale, che tenga conto dei suoi bisogni, che gli dia libertà e che lo ammetta alla nostra compagnia. Il bambino non deve essere allontanato da noi, deve essere libero di andare o di restare mentre noi continuiamo le nostre attività quotidiane.


Ora vi racconterò di un incidente avvenuto in casa di una signora che ospitava un ricevimento pomeridiano. Gli invitati erano pochi amici della signora. Un bambino di circa venti mesi era seduto su un tappeto nella stanza in cui si svolgeva il ricevimento. La madre parlava di letteratura per l’infanzia, commentando le cose brutte stampate per i bambini. Uno di questi libri raccontava la storia di Little Black Sambo, al cui compleanno i genitori avevano regalato un cappotto nuovo, un ombrello nuovo e ogni genere di cose. Il bambino indossa tutti questi fronzoli ed esce per mostrarli, senza dire nulla alla madre. Mentre camminava nella giungla incontra una tigre che vuole mangiarlo. Per liberarsi il bambino dà via il suo ombrello. Poi incontra un serpente e il povero bambino rinuncia al suo cappotto per salvarsi. Una dopo l’altra incontra altre creature, rinuncia a tutto ciò che ha e torna a casa senza nulla addosso. Nonostante i genitori lo rimproverino, tutto si risolve per il meglio e la storia si conclude con Sambo molto felice.

Mentre la madre raccontava questa storia alle altre signore, nessuno faceva caso al bambino, che all’improvviso disse: “No!” Poi disse: “Lola.” La madre pensò che fosse ben curioso che si ricordasse di una balia di nome Lola che aveva avuto solo per pochi mesi. Il bambino ascoltò la madre e poi cominciò a piangere dicendo: “No, no, Lola, Lola.” Alla fine, il bambino si alzò e prese il libro che la madre stava mostrando alle sue amiche, e indicò il retro della copertina su cui c’era un’immagine del piccolo Sambo che piangeva.


Lola è anche una parola che significa “pianto”6. La madre si riferiva al contenuto del libro quando diceva che la storia finiva con Sambo felice, mentre per il bambino la fine non era all’interno, ma all’esterno. C’erano due interpretazioni, una dell’adulto e l’altra del bambino, che ha mostrato come il libro finisse con un Sambo che piangeva, non con un Sambo felice. La cosa curiosa è che questo bambino (poco più di un anno e mezzo) è stato in grado di seguire l’intera conversazione, di cogliere il contenuto del libro e di mettere in relazione le due cose in modo così sorprendente.


Il bambino e l’adulto hanno ciascuno un tipo diverso di intelligenza. L’intelligenza del bambino si evolve e cambia con l’età; l’adulto fissa la sua attenzione su un insieme, mentre il bambino la fissa su dettagli sensoriali. Se il bambino non avesse mostrato ciò che intendeva dire, l’adulto lo avrebbe considerato stupido perché si era messo a piangere nel ricordare la sua vecchia balia. Il bambino deve aver pensato quanto fossero stupide le persone che non vedevano che il libro finiva con l’immagine sul retro della copertina. Spesso il bambino e l’adulto si fraintendono a vicenda. Molto probabilmente si tratta di una sorta di sottovalutazione reciproca. Il bambino non ha molta fiducia nell’intelligenza dell’adulto.


Questo bambino mi interessava molto e desideravo conoscerlo meglio, così andai da lui e gli chiesi di mostrarmi alcune delle sue cose. Il bambino mi disse che aveva un’automobile che chiamava toto. Mi sembrò curioso che un bambino così piccolo si interessasse a una macchina. Invece di un’automobile giocattolo, il bambino tirò fuori un grosso pacchetto di cartoline illustrate. Allora capii. Voleva mostrarmi l’immagine di un’automobile. Quindi sfogliai queste cartoline alla ricerca dell’automobile, trovando immagini di ogni genere. C’erano animali selvatici, animali domestici, fiori e piante, ma in quell’enorme collezione di cartoline non riuscii a trovare un’automobile. Dissi al bambino che non vedevo nessuna automobile. Il bambino, con grande eccitazione, mi mostrò una cartolina che ritraeva un grosso cane da caccia. Un po’ sullo sfondo dell’immagine c’era un uomo con un fucile che andava a caccia, e ancora più sullo sfondo, verso l’orizzonte, c’era una casa. Ero molto perplessa. Poi il bambino indicò un punto quasi invisibile a lato dell’immagine. C’era la rappresentazione di una strada che arrivava alla casa e su quella strada un piccolo punto rappresentava un’automobile che andava verso la casa. Questo era ciò che il bambino trovava interessante tra tante cose! L’automobile era rappresentata come un minuscolo puntino eppure per lui era degna di interesse, degna di essere mostrata. Del resto non gli importava.


Nel primo anno di vita il bambino è interessato a tutto ciò che è visibile. Posso dire, infatti, che nel primo anno di vita tutto ciò che è visibile è stato esaurito. Quindi, il secondo anno di vita è un periodo dello sviluppo dell’intelligenza umana in cui l’individuo si interessa a ciò che è quasi invisibile. Scoprire quasi le cose, questo è ciò che interessa al bambino. Naturalmente il bambino vede anche tutte le cose ovvie, ma queste non risvegliano le sue emozioni. La sua sensibilità e il suo entusiasmo sono suscitati da cose piccole, minuscole, apparentemente insignificanti.

Un giorno vidi un bambino di circa due anni sulla terrazza della sua casa. C’era un giardino con alcuni gradini di pietra e il bambino era da solo nel giardino. Lo sentii ridere così tanto e con tale entusiasmo che non sembrava un bambino. Mi sono detta: ecco un bambino felice. È libero, nel giardino dove ci sono tanti bei fiori. È molto felice, circondato dalla natura. Sono andata a vedere cosa stesse contemplando, e lui era lì, con le spalle ai bellissimi fiori, di fronte al muro grigio e guardava per terra. Stava ridendo. Non c’era nulla per terra e il bambino continuava a ridere. Guardai di nuovo, ed ecco che vidi un piccolo insetto che correva su una pietra davanti al bambino. Lui era felice di vedere che qualcosa di così piccolo potesse essere vivo e potesse correre così velocemente. Aveva visto i fiori, ma ciò che lo interessava ora era qualcosa di nuovo. Non importava che fosse piccolo. Certo, c’è bellezza tra i fiori, gli uccelli e gli alberi, ma queste cose erano vecchie e non potevano suscitare entusiasmo come qualcosa di nuovo, per quanto piccolo.


Osservando un bambino possiamo capire che la sua mentalità è in un certo senso come la nostra: tutte le cose che ci piacciono non suscitano il nostro entusiasmo. Vedete il contrasto tra qualcosa di bello che ci piace e ci diverte, ma che non porta alcun cambiamento nella nostra vita, e qualcosa che suscita il nostro entusiasmo e ci costringe ad agire, a vibrare? Cerchiamo di rendere felice il bambino, di rendere piacevole il suo ambiente e di metterlo in contatto con la natura, ma se non c’è nulla oltre a questo, il suo interesse e la sua intelligenza si affievoliscono. Lo stesso si può dire degli adulti. Possiamo avere una bella casa, un giardino o un’automobile, ma la nostra felicità non dipende da queste cose. Abbiamo bisogno di qualcosa di nuovo. Cercare il nuovo, questa è la natura dell’uomo. Ecco perché è così difficile rendere felici le persone. Di solito pensiamo di farle felici dando loro condizioni in cui vengono cullate dalla vita, eppure, quando diamo loro tutto ciò che vogliono, non sono felici. Dobbiamo quindi aiutare il bambino a trovare un incitamento e un’elevazione. Questo lo renderà felice e gli darà soddisfazione. Dobbiamo imparare a distinguere tra il bambino che è soltanto contento e soddisfatto e il bambino che è entusiasta. È molto importante avvicinarsi al bambino e cercare di capirlo.


Vorrei raccontarvi un altro esperimento che ho fatto con un bambino piccolo. Avevo intenzione di raccontargli una storia. Per fargliela capire, ho pensato di mostrargli un libro con delle illustrazioni. Volevo vedere che effetto avevano le immagini sul bambino e anche che cosa capisse della storia. Gli ho mostrato un’immagine che rappresentava una scena religiosa e ho cercato di dargli una spiegazione religiosa. Eravamo in un paese cristiano e l’immagine raffigurava Gesù Cristo. Ho cercato di far apprezzare al bambino la bella immagine in cui Gesù era circondato da bambini. Gli dissi quanto egli amasse i bambini e quanto questi fossero felici di stargli vicino. Il bambino guardava l’immagine con totale indifferenza. Mi sono sentita umiliata per aver ottenuto così poco successo. Girai le pagine e passai ad altre immagini. Dopo aver sfogliato due o tre pagine, il bambino mi fermò e disse: “Dorme.” Chiesi: “Chi dorme?” Il bambino rispose: “Gesù Cristo!” e chiesi perplessa: “Gesù Cristo dorme?” Il bambino disse: “Sì, sì!” Girai le pagine e vidi che essendo Gesù Cristo molto alto guardava i bambini dall’alto in basso e quindi sembrava avere gli occhi chiusi. Cosa aveva interessato il bambino? Il piccolo dettaglio, il particolare. Perché? Perché il bambino in questa fase è interessato alle cose piccole. Da una parte c’è l’adulto che sente la grandezza delle cose, che cerca di far apprezzare al bambino una parte di ciò che sente, e dall’altra c’è il bambino che concretamente cerca e trova i piccoli dettagli.


Un’altra volta avevo una bellissima immagine che rappresentava un famosissimo quadro italiano di carattere religioso dipinto da Raffaello, le cui opere ci sono note nei minimi dettagli, perché sono dei classici dell’arte nel nostro paese. I colori erano molto belli e ben riprodotti. Si trattava di un’immagine di Gesù Cristo in cima a una montagna, in mezzo alle nuvole. Stava ascendendo dalla terra e intorno a lui c’era un gruppo di persone che lo guardavano sorprese e stupite. Era un’immagine che toccava il cuore e l’immaginazione, e dissi al bambino: “Ecco Gesù che va in cielo. La gente lo guarda con sorpresa e meraviglia.” Il bambino rimase indifferente e continuò a giocare con un ciondolo di corallo a forma di coniglio che portava al collo. Quando smisi di parlare disse: “Questo è un coniglio!” Ho scartato l’immagine e ho cercato di trovare qualcos’altro che potesse interessare il bambino. Ho pensato che la mia spiegazione fosse troppo complessa per lui e che quindi si fosse interessato al suo ciondolo. Tuttavia, il bambino continuava a indicare l’immagine dicendo: “Coniglio, coniglio!” In effetti, c’era un piccolo coniglio! Nell’immagine di Cristo che va in Paradiso il bambino ha visto un piccolo coniglio che nessun altro ha notato.


Possiamo così mettere a portata di mano dei bambini cose artistiche che esprimono cultura e religione senza danneggiare la loro crescita mentale, perché recepiranno solo ciò che li interessa e che è alla loro portata. Questo è un grande sollievo per noi educatori, perché se dovessimo penetrare nella coscienza del bambino, sarebbe terribile per lui e per noi. Ora dobbiamo solo dargli ciò che è bello, ed egli prenderà ciò che gli è adatto.


Il bambino è un esploratore della natura e di tutto ciò che lo circonda, e recepisce le cose secondo la sensibilità dei diversi periodi sensitivi. Forse fino all’età di cinque anni è impossibile insegnare qualcosa al bambino. Cerchiamo di spiegargli le cose, ma non ci presta attenzione. Per questo gli psicologi hanno detto che il bambino piccolo non è in grado di imparare nulla.


Eppure questa è l’età più meravigliosa, quasi miracolosa. È quasi un miracolo che un bambino così piccolo possa imparare così tanto in così poco tempo. Non siamo noi a insegnarglielo. Questo bambino corre, cammina, parla e nota cose piccolissime. Ha fatto tutto da solo. Non siamo noi adulti ad averlo fatto per lui.


Si tratta quindi di un periodo speciale durante il quale il bambino compie gli studi più difficili di tutta la sua vita. Deve prendere da solo ciò che gli serve, con il suo metodo speciale. Non può ricevere da noi. Non possiamo essere insegnanti ma possiamo aiutare i bambini, e il nostro compito deve essere quello di rendere più facile questo enorme lavoro di esplorazione che egli compie. Dobbiamo cercare di preparare per lui un ambiente adatto e favorevole. Dobbiamo convincerci di essere persone umili, che non possono fare altro che essere testimoni di questa enorme capacità di autosviluppo del bambino.


Per questo è necessario, innanzitutto, che l’insegnante diventi umano. L’insegnante deve rendersi conto che nel bambino c’è un’energia potente a cui attinge continuamente, un’energia che non ha nulla a che fare con l’adulto. L’adulto deve capire che non è lui il creatore del bambino, ma che è l’umile servitore di questa meravigliosa espressione della vita. Deve cercare di suscitare in sé questo atteggiamento di umiltà, che in fondo è un atteggiamento di amore verso il bambino. In questa condizione, in cui l’adulto lascia libero il bambino facilitandone il compito e proteggendolo, possiamo vedere i semi della pace che vengono sparsi per il mondo.

Lezioni dall'India 1939
Lezioni dall'India 1939
Maria Montessori
Lo sviluppo creativo del bambino. 75 lezioni in italiano tenute da Maria Montessori durante il primo Corso Montessori Internazionale nel 1939 a Madras, che spaziano dalla psicologia all’uso dei materiali.