capitolo 67

Teorie dell’evoluzione

Le teorie dell’evoluzione biologica sono, possiamo dire, moderne138. Le teorie più antiche si sono formate osservando gli esseri viventi allo stadio adulto, e tali osservazioni hanno rivelato che gli esseri adulti non possono cambiare.


Il solo pensiero del cambiamento ha dato origine ad alcune teorie filosofiche. Le teorie più antiche hanno dato vita a due scuole che hanno portato l’umanità a riflettere su queste cose, mentre le teorie più recenti, basate sulla mutazione, hanno portato qualcosa dell’esperienza pratica. Finché osserviamo solo gli adulti rimaniamo nel campo delle teorie filosofiche, se invece rivolgiamo la nostra attenzione all’età in cui l’essere è ancora mutevole, quando l’essere è un neonato, allora l’azione pratica è possibile.

Per comodità abbiamo diviso i teorici in due gruppi. Il primo gruppo di vecchi teorici ha sollevato questioni filosofiche, mentre il secondo gruppo ha proposto teorie che danno risultati pratici e ha aperto un campo infinito per il lavoro di ricerca. I teorici del primo gruppo, che hanno svolto il loro lavoro sugli adulti, sono stati Lamarck139, Darwin140 e Lyell141. Il secondo gruppo, quello dei teorici pratici che hanno condotto studi sulle mutazioni degli esseri giovani, ha un solo nome: de Vries142.


Le ricerche condotte da Lamarck e Darwin sulle diverse specie di esseri viventi hanno dimostrato che esistono esseri semplici e altri più complessi nella loro organizzazione. È evidente che gli esseri più complessi si siano evoluti da quelli semplici. Prima che venissero proposte queste teorie si credeva che Dio avesse generato tutte le creature in un certo modo e che la questione fosse chiusa. Questa è la soluzione più semplice al problema. Dio crea tutto. Ma c’è qualcosa da dire se si cerca di vedere come tutto è stato creato da Dio! Il primo studio che è stato condotto è stato quello di vedere come dalle specie più semplici si siano evolute quelle più complesse.


Per esaminare da vicino qualcosa dobbiamo guardare l’essere completo, la forma di vita più complessa. Per questo motivo si è studiato l’essere adulto completamente sviluppato e ben visibile. Quelli in fase di sviluppo non venivano nemmeno presi in considerazione. Lamarck riteneva che la forza più grande della vita fosse quella di adattarsi all’ambiente, perciò ogni cambiamento avviene gradualmente. Se succede qualcosa nell’ambiente, a poco a poco, con le generazioni successive, si evolvono anche nuovi organi che permettono a questi esseri di vivere meglio nell’ambiente cambiato. Questo sforzo molto lento, ereditato nel corso di migliaia di anni, con ogni generazione che porta avanti un cambiamento invisibile e così piccolo che le sue tracce non possono essere trovate nemmeno se seguite per un centinaio di anni, mostra l’enorme lunghezza del tempo necessario per il cambiamento della specie.

Per andare in un ambiente diverso, gli esseri creano gli organi necessari per poter vivere in quell’ambiente. Per questo Lamarck disse: “La funzione crea l’organo.” Possiamo descrivere come sono nati gli anfibi secondo questa teoria. Un tempo c’era un essere che viveva nell’acqua vicino a un terreno. Esso produceva i suoi piccoli deponendo le uova nell’acqua. Questo essere provava una grande attrazione per la terra, ma sapeva che se avesse lasciato l’acqua sarebbe morto. Nel grande desiderio che provava, sviluppò un piccolo inizio di polmone, che trasmise per via ereditaria alla sua progenie. La sua progenie sviluppò ulteriormente il polmone per via ereditaria, e così di generazione in generazione il polmone progredì fino a quando la creatura fu in grado di vivere sulla terraferma. Per una nuova funzione, per poter vivere in un nuovo ambiente, ha creato l’organo. Possiamo anche raccontare la storia dei rettili che sono diventati uccelli. Molto tempo fa un rettile iniziò a pensare: “Voglio elevarmi. Voglio andare più in alto.” Con lo stesso processo di desiderio ed ereditarietà, la creatura sviluppò le ali. In effetti, sono state trovate tracce del grande rettile volante143 che non funzionava come un uccello, ma in qualche modo come il mammifero volante di oggi: il pipistrello.

Può tuttavia esistere una funzione senza l’organo. Se così fosse, come potrebbe la funzione creare l’organo? Oggi l’esperienza e i fatti dimostrano che è la funzione a creare l’organo. La teoria rimane la stessa, ma l’interpretazione è diversa. Oggi i teorici dicono che è l’ambiente a sollecitare questa trasformazione da parte dell’essere. Quando l’ambiente richiama questo cambiamento, ci sono alcuni periodi in cui la possibilità di cambiare è più accentuata, fino ad arrivare a un cambiamento completo. L’ambiente ha bisogno del nuovo essere. Gli esseri non dicono all’improvviso: “Sono stanco della mia vita così com’è. Voglio cambiare.” Qualunque sia la teoria che accettiamo, è tutto a livello di filosofeggiare e teorizzare. Se pensiamo a lungo a queste domande ci rendiamo conto che è come cercare di capire chi è nato prima, l’uovo o la gallina. Possiamo continuare a pensarci senza mai arrivare a una conclusione. Così il mondo scientifico mise da parte Lamarck e le sue teorie.


La nota teoria di Darwin sulla lotta per l’esistenza, che porta il marchio del genio, lo ha reso famoso nel mondo scientifico. Ogni essere deve lottare per la propria esistenza se vuole continuare a vivere. In questa corsa alla sopravvivenza, chi sopravvive è sempre il più adatto all’ambiente, che non significa il più forte, ma l’essere adatto all’ambiente in quel momento. Questa teoria godeva di una certa attrattiva a quei tempi, perché corrispondeva a una certa realtà della vita sociale umana. Per quanto possa sembrare reale, è certamente contrario al nostro codice morale affermare che il progresso può avvenire solo uccidendo e combattendo. Eppure questa era l’idea di Darwin.

Il terzo dei teorici, Lyell, non era un biologo ma un geologo. Lyell mostrò la successione, i cambiamenti delle specie. Dimostrò che prima vennero certi esseri e, in base alla scala dei cambiamenti che si sono evoluti, ne derivarono altri, uno dall’altro.


Queste teorie possono essere collegate tra loro: una sostiene che le specie cambiano per sforzo, il bisogno di una funzione causa il cambiamento dell’organo, un’altra dice che le specie cambiano per sforzo e per la sopravvivenza del più adatto, e un’altra ancora dice che gli esseri successivi si sono evoluti da quelli precedenti. Per noi la conclusione più interessante è che tutti questi cambiamenti richiedono lo sforzo degli esseri adulti. Per adattarsi a un ambiente è necessario uno sforzo immenso per sviluppare gli organi necessari. Nella lotta per l’esistenza è necessario spendere un’enorme quantità di sforzo e di volontà per combattere.


Allora, perché e come mai i neonati, gli esseri in fase di sviluppo, che non hanno ancora sviluppato gli organi, che non sono in grado di combattere, sopravvivono ugualmente? Se prendiamo in considerazione gli insetti, vediamo che i giovani esseri subiscono numerosi cambiamenti chiamati metamorfosi e che ogni cambiamento porta con sé una nuova caratteristica.


Se il combattere, lo sforzo, la lotta per l’esistenza, la forza e la possibilità di adattamento sono le caratteristiche dell’essere adulto, come è possibile che l’adulto esista? Ogni essere adulto ha trascorso una gran parte della sua vita in cui non ha fatto nulla di tutto ciò! Ogni creatura nasce neonata. Doveva nascere neonata. Per diventare adulta, la creatura deve crescere. Da neonata non poteva fare nessuna di queste cose!


Ciò ha richiamato l’attenzione degli scienziati sugli esseri in via di sviluppo. Dovevano scoprire come i piccoli, incapaci di combattere e difendersi, lavoravano per svilupparsi. Questo fu un ramo della ricerca che venne portato avanti. Un’altra branca della ricerca era quella di vedere se fosse possibile per i giovani ereditare alcuni dei cambiamenti risultanti dallo sforzo nell’essere adulto. Per esempio sono stati condotti studi sugli operai che, a causa del lavoro manuale, avevano sviluppato calli sui palmi delle mani. Sebbene di generazione in generazione gli uomini della loro famiglia avessero svolto lo stesso tipo di lavoro manuale, si scoprì che nessuno dei bambini che erano nati da loro aveva i calli alla nascita. Avevano mani lisce come tutti gli altri bambini. La conclusione unanime che si raggiunse ovunque fu che i cambiamenti avvenuti per adattamento negli adulti non venivano trasmessi automaticamente alla nuova generazione. C’erano quindi due filoni di indagine: quello dell’ereditarietà, delle caratteristiche acquisite dall’adulto che vengono ereditate dai giovani dell’adulto, e quello di vedere come questi giovani sopravvivevano quando non possedevano i mezzi di lotta o di adattamento. Nessuna di queste teorie spiega veramente la sopravvivenza di queste energie per adattarsi, lottare e cambiare.

Fabre144, i cui libri sono stati adattati in molte parti del mondo per i bambini, fa riferimento alle meraviglie della vita nel corso dello sviluppo. Egli scoprì che esisteva una certa forza che proteggeva questi esseri appena nati e che questa energia veniva prodigata da parte dell’adulto nei confronti della nuova generazione. Fabre lo chiama spirito di maternità, che costringe o spinge l’adulto a preparare per i suoi piccoli un ambiente adatto alla loro vita. Per esempio, gli uccelli che costruiscono nidi non rivelano né una lotta per l’esistenza né un adattamento a un nuovo ambiente. Studiando gli uccelli e altri animali sembra che l’istinto di ferocia in alcuni scompaia per un certo periodo durante la genitorialità. Questa interruzione, l’istinto che dirige la conservazione della vita dell’individuo, sostituisce per così dire un’altra energia che dirige la difesa della specie.


C’è anche un altro fatto da prendere in considerazione: lo strano istinto o la strana energia che sembra rendere l’adulto capace di trovare l’ambiente che offre le condizioni di vita più adatte al giovane che nascerà. Per esempio, il ragno che di solito crea enormi ragnatele per catturare le vittime con fili quasi invisibili, all’improvviso costruisce un nido con una doppia parete, più resistente del bozzolo del baco da seta! È questa intelligenza che guida l’essere adulto durante la genitorialità a costringere un essere a sviluppare un nuovo organo per la sua esistenza.


Un essere adulto diventa intelligente grazie all’esperienza che fa? Ci sono alcune farfalle che muoiono non appena hanno deposto le uova. La farfalla non può sapere nulla delle sue uova prima di deporle. La sua unica esperienza o conoscenza precedente potrebbe essere quella dei fiori e del miele. Eppure sceglie, tra tutte le piante che visita, una particolare pianta con foglie di un’età particolare, né troppo giovani né troppo vecchie, che sopravvivrà alle uova che vi saranno deposte. Depone le uova sulla parte inferiore della foglia in modo che siano protette dal sole, dalla pioggia e dalla vista degli uccelli che potrebbero divorarle. Questa farfalla, che si prende cura delle sue uova in modo così meraviglioso, non ha mai fatto questa esperienza prima, né la farà in futuro. Morirà non appena avrà deposto le uova. L’intelligenza del genitore è dunque informata dallo spirito d’amore, un’energia che è nell’adulto per proteggere coloro che non hanno mezzi di autoprotezione. Questa è una delle più grandi azioni per la sopravvivenza della specie.

Ci sono due parti145 nella vita di un essere adulto: una diretta alla propria difesa, alla sopravvivenza dell’individuo, e l’altra diretta alla sopravvivenza dei suoi piccoli.


Le esperienze pratiche e gli esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che, durante alcuni periodi di crescita, gli esseri in via di sviluppo sono in grado di cambiare e di acquisire alcuni organi speciali adatti al nuovo ambiente. Quando questi periodi sono passati, scompare anche la sensibilità che li rende capaci di acquisire capacità speciali. All’epoca in cui de Vries stava compiendo questi studi sulla vita delle piante, avevo scoperto che ci sono alcuni periodi nella vita del bambino durante i quali può compiere grandi cose, e che questa possibilità scompare con l’età. Quando de Vries venne in una delle nostre scuole in Olanda disse: “Lei ha scoperto i periodi sensibili146 negli esseri umani!”

Da una delle piante su cui de Vries stava conducendo i suoi esperimenti in laboratorio nacquero molte piante, ognuna delle quali era di una specie diversa dalla pianta originale! Questa pianta produceva spontaneamente mutazioni nei suoi piccoli. Questa scoperta suscitò grande scalpore e tutti gli altri biologi dell’epoca iniziarono a studiare e osservare questo fatto. Attraverso ulteriori studi si scoprì che era possibile provocare mutazioni, ma gli esperimenti di tali mutazioni venivano condotti sui germi147 solo all’origine dello stadio embrionale, e non sulle piante adulte.


Tali mutazioni hanno raggiunto un tale grado di perfezione che ora in America è stato depositato un brevetto148 per le mutazioni prodotte sulle api. Quando le uova delle api sono state esposte a determinati raggi, si è prodotto un tipo diverso di ape senza pungiglione che poteva essere maneggiato senza pericolo. Queste api hanno prodotto una maggiore quantità di miele, di qualità ancora migliore. Lo studio ha quindi portato a un risultato pratico, non si tratta solo di una discussione filosofica. Il fatto importante è che queste nuove api prive di pungiglione hanno prodotto api simili a loro stesse senza bisogno dell’azione dei raggi sulle uova. Si è così scoperto che queste mutazioni possono diventare ereditarie e possono essere trasmesse di generazione in generazione se l’azione viene effettuata una sola volta sulle giovani forme di vita.


La biologia fornisce così la prova più preziosa dell’importanza della vita dei giovani per la sopravvivenza della specie. Quando le condizioni sono favorevoli, le trasformazioni, i cambiamenti e le nuove specie possono essere prodotti da azioni esterne su di loro. Questo e l’energia dell’amore nell’adulto e nel giovane spiegano la sopravvivenza della specie.


Dobbiamo aprire gli occhi sull’importanza della vita dei giovani. I problemi sociali non saranno mai risolti se si guardano solo dal punto di vista dell’adulto. Le soluzioni a questi problemi possono essere trovate prendendo in considerazione le possibilità che l’infanzia offre. Forse arriverà un giorno in cui la società sentirà il bisogno di offrire condizioni di vita speciali ai bambini, in modo che la prossima generazione non debba affrontare i problemi con cui ci confrontiamo oggi.

Lezioni dall'India 1939
Lezioni dall'India 1939
Maria Montessori
Lo sviluppo creativo del bambino. 75 lezioni in italiano tenute da Maria Montessori durante il primo Corso Montessori Internazionale nel 1939 a Madras, che spaziano dalla psicologia all’uso dei materiali.