capitolo 4

Il bisogno di ordine

Gli studi moderni hanno dimostrato l’importanza della vita dei piccoli, non solo tra gli esseri umani, ma in generale. È necessario indagare sempre più a fondo su questa verità. Prima d’ora, gli studi condotti riguardavano di solito gli adulti, in base ai quali nascevano delle teorie. Nei tempi moderni, lo studio della biologia, lo studio della vita, persino lo studio dell’evoluzione, si concentra sui piccoli. I biologi di oggi, ad esempio, non si sognerebbero nemmeno di prendere in considerazione l’adulto se dovessero operare una trasformazione. In natura gran parte della possibilità di continuare la vita è affidata alla cura dei piccoli. Questa è la nuova strada aperta alla scienza, il modo moderno di studiare.


La scoperta dei periodi sensitivi nella vita del bambino umano, uno dei capitoli più illuminanti della biologia moderna, è una delle basi delle moderne teorie dell’evoluzione. I piccoli, nel corso dello sviluppo, hanno sensibilità particolari, impulsi speciali che li spingono a compiere determinate azioni che li aiutano nella vita. Quando l’obiettivo o lo scopo di questa sensibilità è stato raggiunto, essa scompare e un’altra prende il suo posto. Così, passando da una sensibilità all’altra e guidato da queste, il giovane essere arriva allo stadio adulto. Quindi, la sopravvivenza della specie non è affidata solo all’aiuto che l’adulto può dare, ma soprattutto alle sensibilità date ai figli piccoli della specie. La vita dell’insetto è diventata oggi l’esempio classico per illustrare questi periodi sensibili3. L’insetto madre prima di morire deposita le uova all’incrocio di due rami, dove sono molto riparate. Nell’oscurità di questo luogo remoto, le piccole larve escono dalle uova. La larva è molto delicata. 


Nasce in un luogo dove tutto è buio e molto duro. Il cibo adatto alla larva si trova solo all’estremità dei rami, dove si trovano le foglie e le gemme più tenere. Chi si prenderà cura di questo povero esserino? Chi gli dirà di andare verso il punto dei rami in cui troverà il cibo? Queste creature sono dotate di una sensibilità particolare: sono attratte dalla luce. Più brillante la luce, tanto maggiore l’attrazione. Così, le piccole larve rispondono a questo richiamo e si muovono fino a raggiungere il punto più luminoso all’estremità dei rami. Lì trovano il cibo adatto alle loro esigenze. Quando diventano più grandi e questo cibo speciale non è più necessario, perdono la sensibilità alla luce. Negli esperimenti condotti, i piccoli rispondevano alla luce e andavano verso di essa quando venivano posti in una scatola forata, ma i grandi erano completamente indifferenti. Non erano ciechi, ma indifferenti. L’attrazione per la luce era scomparsa.

Durante questi periodi sensitivi vediamo nel giovane un amore ardente, un’attrazione violenta verso qualcosa. Non c’è indifferenza. Sono solo gli adulti a diventare indifferenti. Quante volte si è notato l’entusiasmo che caratterizza le azioni dei bambini! Questo entusiasmo, questa vivacità, questo amore che la natura ha messo nell’anima del bambino sono necessari per la sua vita. Queste attrazioni violente cambiano con l’età, gli adulti notano il carattere temporaneo di queste attrazioni e dicono che i bambini sono volubili.


I periodi sensitivi aiutano il bambino ad acquisire una funzione caratteristica della specie, e quando questa funzione è stata acquisita arriva l’indifferenza e il periodo sensitivo per quella cosa particolare passa. Anche se gli adulti hanno un’intelligenza maggiore e più pazienza del bambino, quest’ultimo riesce nelle sue azioni molto meglio di quanto l’adulto riuscirà mai a fare. Quando diciamo che il bambino molto piccolo possiede già un’intelligenza che lo guida, dobbiamo anche capire che, mentre attraversa questi diversi periodi, il bambino possiede il potere di costruire questa intelligenza.


Una delle sensibilità fondamentali del bambino umano è quella che gli permette di adattarsi all’ambiente e di imparare a conoscere sé stesso. Abbiamo osservato il periodo di sensibilità all’ordine molto presto nella vita del bambino. Il bambino, osservando la posizione delle cose nell’ambiente, ha bisogno di vedere qualcosa di fisso e immutabile in modo da potersi orientare. Nel fare questo, il bambino che vive vicino alla natura ha un compito più facile di quello che vive in un appartamento moderno. Questo perché il primo può vedere un albero che non cambia mai posto e questo aiuta il suo orientamento, mentre in un appartamento gli oggetti vengono spostati continuamente.


Questa sensibilità all’avere le cose sempre nello stesso posto è dimostrata in due modi: dal piacere che spesso il bambino mostra nel vedere una cosa sempre allo stesso posto (cosa che gli adulti notano molto di rado), e dalla sua reazione violenta quando non trova più una cosa al proprio posto, o trova cose in posti dove non dovrebbero essere. Ne è un esempio la bambina che non voleva seguire la sorella intorno al tavolo quando l’insegnante di musica veniva a fare lezione. La bambina era irritata perché sul divano c’erano cose che lì non dovevano stare, come il cappello e il cappotto. La sorella maggiore non faceva più caso a questo fatto, dunque non la irritava. Per osservare questi semplici fatti del comportamento infantile dobbiamo sviluppare abilità speciali che orientino l’osservatore verso l’infanzia. A chi ha un occhio allenato, questi fatti non passano inosservati.


C’era una volta un bambino di soli quattro mesi, nato in una famiglia ricca. Viveva in una casa in mezzo a un bellissimo giardino, pieno di fiori, uccelli, farfalle e piante. Questo bambino rimaneva indifferente a tutti i bei colori e alle forme che lo circondavano mentre passeggiava nel giardino, ma mostrava un grande entusiasmo per una lastra di marmo bianco con dei caratteri romani su una parete grigia. Le piante ondeggiavano nella brezza, i fiori cambiavano, gli uccelli volavano via, ma questa lastra era sempre lì, costante, fissa nello stesso posto. Questo dava grande riposo alla mente del bambino. È una sensibilità fondamentale nella vita infantile che in genere noi adulti non prendiamo affatto in considerazione. Cerchiamo invece di dargli varietà di forme e colori. Questo bambino ha avuto la fortuna di avere un adulto intelligente che si è preso cura di lui. Ogni giorno, quando il bambino vedeva la lastra bianca nella parete grigia ed esprimeva la sua gioia, l’adulto si fermava e lasciava che il bambino guardasse a suo piacimento. Questo era il miglior aiuto che l’adulto potesse dargli.


Esaminiamo ora un altro episodio della vita di questo bambino. Un giorno, un amico entrò nella stanza del piccolo e mise sul tavolo un ombrello dai colori brillanti. All’improvviso il bambino cominciò a piangere e poiché stava più o meno guardando l’ombrello, l’amico, pensando che i colori lo attirassero, glielo offrì. Il bambino ebbe quasi le convulsioni. L’amico era venuto a trovare il bambino, che era stato descritto come uno che non piangeva mai. Così, all’improvviso, la madre non brillò agli occhi del visitatore a causa del comportamento del figlio. La madre non disse una parola. Prese l’ombrello e lo mise fuori dalla porta; la superficie del tavolo era uguale a prima. Il bambino si calmò e smise di piangere. Il bisogno di vedere le cose nello stesso posto a questa età non è un bisogno estetico; è un bisogno reale e il pianto è l’espressione o di una necessità o di qualcosa che irrita il bambino.


Un’altra storia che illustra questo aspetto mi è stata raccontata da una balia che aveva seguito le nostre idee e che era molto brava con i bambini. Lavorava nella casa di una ricca famiglia in Inghilterra. Un giorno, un’altra balia fu chiamata a sostituirla. Tutto andava bene tra il bambino e la sostituta, tranne il fatto che il bambino non voleva essere lavato da lei. Ad ogni ora del bagnetto, c’era una lotta e un litigio. La vecchia balia tornò e la sostituta le raccontò quello che era successo. Insieme scoprirono che la prima balia, quando faceva il bagno al bambino, gli teneva la testa con mano sinistra e i piedi con destra, mentre l’altra faceva esattamente il contrario. Il bambino aveva ovviamente cercato di far capire alla sostituta che questo era il modo sbagliato di fargli il bagno, ma lei non aveva capito, e quindi lui era diventato sempre più furioso.


Tra un anno e un anno e mezzo di età c’è una grandissima sensibilità alla posizione del corpo rispetto all’ambiente. Quando il bambino ha due anni questo periodo è quasi passato. A due anni c’è ancora una particolare sensibilità alla posizione delle cose nell’ambiente, ma il bambino non ha più reazioni così violente quando l’ordine viene scombussolato. Nelle nostre scuole, i bambini più piccoli vengono lasciati liberi di mescolarsi con fratelli e sorelle più grandi, soprattutto se rivelano una certa riluttanza a separarsene. Una volta si è osservato che quando i bambini si alzavano per andare a fare una passeggiata, era sempre il bambino di due anni a notare che qualcosa era stato lasciato fuori posto. Un bambino più grande, che si era lavato le mani, aveva lasciato il sapone sul tavolo invece di metterlo nel piattino. Quando i bambini si erano alzati per andare via, un bambino più piccolo aveva guardato il portasapone, vi si era avvicinato e con grande interesse vi aveva lasciato cadere il sapone, per poi raggiungere gli altri. Un altro bambino di due anni notò che una sedia, invece di essere sistemata in modo ordinato, era stata lasciata di traverso. Prese la sedia e la sistemò bene vicino al tavolo. I bambini più grandi non notavano questa mancanza di ordine, erano indifferenti a questi piccoli dettagli e il loro interesse era diretto ad altre cose.


Possiamo seguire diverse fasi nella costruzione mentale dei bambini. I bambini tra i due anni e mezzo e i tre anni e mezzo nel mio paese (forse anche qui) amano giocare a un gioco chiamato “nascondino”, in cui un bambino si nasconde e gli altri lo cercano. Un tavolo coperto da un panno è un ottimo nascondiglio per un bambino. Un gruppo di bambini che conoscevo amava questo gioco. Una volta, un bambino si nascose sotto il tavolo e gli altri che erano usciti cominciarono a cercarlo, ma poiché ci mettevano troppo tempo a trovarlo, il bambino chiamò: “Non vedete che sono qui?” Tutti i bambini furono allora molto felici di essersi ritrovati. Quando fu il turno di un altro bambino di nascondersi, si nascose sotto lo stesso tavolo. Gli altri entrarono nella stanza e andarono subito al tavolo per cercare il bambino. Tutti i bambini erano di nuovo felici, felici di trovare e di essere trovati! Quest’attività è stata ripetuta con interesse ed entusiasmo, finché ogni bambino non ha avuto il suo turno di nascondersi sotto il tavolo.


Una volta, quando mi chiesero di giocare con loro, mi nascosi dietro la tenda e i bambini erano tutti delusi perché non ero sotto il tavolo. Quando sono uscita dal nascondiglio mi hanno detto: “Perché non vuoi giocare con noi?” Quindi, evidentemente, i bambini di quell’età non erano interessati a trovare qualcosa di nascosto, ma erano contenti di trovarlo ogni volta nello stesso posto. È come entrare in una stanza buia, sappiamo che c’è un tavolo qui o una sedia lì. È lo stesso per il bambino, che non può vedere la persona sotto il tavolo, ma sa che è lì. Questa è l’attrazione e la soddisfazione.


Un professore svizzero, orgoglioso dell’intelligenza dei suoi figli, voleva fare degli esperimenti con loro. Nel salotto c’erano due poltrone con cuscini sulla seduta. Pose un oggetto davanti al figlio, che aveva tra i due anni e mezzo e i tre anni e mezzo, e poi, sotto gli occhi del bambino, mise l’oggetto sotto il cuscino. Poi fece uscire il bambino dalla stanza, tolse l’oggetto e lo mise sotto il cuscino dell’altra poltrona. Voleva vedere se il bambino era capace di analisi, cioè se il bambino, non trovando l’oggetto sotto il cuscino dove era stato posto davanti ai suoi occhi, sarebbe stato indotto dalla somiglianza delle poltrone a guardare sotto il cuscino dell’altra. Il professore richiamò il bambino e gli chiese l’oggetto. Il bambino andò subito alla prima poltrona, sollevò il cuscino, guardò deluso e disse che non c’era. Non lo cercò. Il professore ripeté l’esperimento più volte, ogni volta con lo stesso risultato. A pazienza quasi esaurita, il professore ripeté l’esperimento, ma questa volta spostò l’oggetto sotto il cuscino della seconda poltrona, davanti agli occhi del bambino, e lo fece uscire dalla stanza. Quando il bambino rientrò, però, guardò ancora una volta nella prima! Il professore chiese al bambino: “Non ho forse spostato l’oggetto da questa poltrona a questa?” a cui il bambino rispose: “Sì, ti ho visto spostare l’oggetto, ma dovrebbe essere qui!” Per lui questa era la parte importante.


Potremmo chiederci quale sia lo scopo di avere le cose nello stesso posto, nello stesso ordine. È certo che l’adulto non l’ha mai insegnato al bambino, perché non ha mai sospettato che il bambino per natura avesse bisogno di ordine. Eppure è un fatto osservabile. Per orientarsi nell’ambiente esterno bisogna partire da qualcosa di fisso. Per poterci orientare dobbiamo avere un ordine mentale; dobbiamo sapere che c’è una porta qui o un oggetto lì. Quando ci fermiamo a pensare e guardiamo il bambino con gli occhi dell’intelligenza impariamo molte cose. La maggior parte di noi concorda sul fatto che è naturale orientarci. Siamo in grado di parlare in modo così fluente e naturale. Possiamo mettere le mani su diverse parti del corpo, sugli occhi, sulla bocca. Dove abbiamo acquisito questa capacità naturale? Si è abituati a pensare che sia la madre a guidare e insegnare al bambino. Si è sempre pensato che fosse l’adulto a creare il bambino, ma non è così; al contrario, è il bambino che crea l’adulto. Tutti i movimenti che compiamo e che ci sembrano naturali sono il risultato della costruzione del bambino che eravamo una volta.


L’adulto è convinto che il bambino sia per natura l’essere più disordinato, ma si tratta di una falsità. L’ordine è una base necessaria per la costruzione dell’intelligenza. È curioso che questo sia dato al bambino dalla natura. Quando prepariamo un ambiente per il bambino dobbiamo fare in modo che la sua prima base sia l’ordine degli oggetti. Nella costruzione dell’intelligenza distinguiamo i diversi gruppi di idee. Anche quando parliamo dobbiamo avere un ordine nelle nostre idee, altrimenti ci sarebbe un grande disordine, non solo nell’ambiente, ma anche nelle idee.


Ora, se ci accorgiamo che a una certa età il bambino diventa molto disordinato, dobbiamo aver fallito nel creare le condizioni adeguate nell’ambiente che gli è stato offerto prima e, di conseguenza, non è riuscito a sviluppare l’ordine. Pertanto, è necessario ricominciare da capo, cercando di ricostruire il suo senso dell’ordine.


Tuttavia, nell’ambiente il bambino può trovare alcuni ostacoli, di solito posti dagli adulti che non capiscono i suoi bisogni. Il bambino, a causa di questi ostacoli, non può sviluppare le cose di cui ha bisogno. Poi arriva un adulto che, invece di cercare di rimuovere gli ostacoli, cerca di correggere i difetti che sono sorti in lui. Questa è la storia che eternamente si ripete.


Questi periodi sensitivi sono le guide che aiutano il bambino nel suo compito di costruzione. Se li prendiamo in considerazione e li utilizziamo per l’educazione dei bambini, scopriremo che il nostro compito diventa molto più facile e il nostro approccio “assistenziale”.

Lezioni dall'India 1939
Lezioni dall'India 1939
Maria Montessori
Lo sviluppo creativo del bambino. 75 lezioni in italiano tenute da Maria Montessori durante il primo Corso Montessori Internazionale nel 1939 a Madras, che spaziano dalla psicologia all’uso dei materiali.