a preparazione dello spirito dell’insegnante è una parte vitale del nostro metodo, molto più importante della spiegazione del materiale. Nelle nostre scuole l’insegnante deve avere un atteggiamento diverso da quello dell’insegnante di una scuola tradizionale. In una scuola tradizionale l’insegnante insegna e gli alunni siedono in silenzio ad ascoltare. L’insegnante dà solo compiti comuni a tutti, quindi gli alunni sono passivi mentre l’insegnante è attiva, o attivi secondo la volontà dell’insegnante. L’insegnante nella scuola tradizionale è essa stessa un’autorità, l’autorità immediata nella gerarchia delle autorità che devono pesare sull’infanzia. Quest’autorità ha un certo potere. La maestra si sente qualcuno, perché una volta chiusa la porta della scuola e rimasta sola con gli alunni, questi ultimi devono obbedirle.
A volte, quando l’insegnante non ha in sé l’autorità necessaria, vengono dati dei mezzi per aiutarla, ad esempio le viene permesso di punire i bambini. Ci sono alcune gerarchie anche tra queste punizioni. Spesso le punizioni sono inflitte secondo un senso di giustizia: per un particolare errore il bambino riceve una particolare punizione. Le punizioni sono innumerevoli, non hanno limiti, quindi l’insegnante può anche punire l’intera classe. A volte vengono dati dei premi al bambino, tuttavia questi premi vengono assegnati solo una o due volte all’anno, dunque costituiscono solo una sorta di visione lontana, mentre le punizioni sono la razione quotidiana. Da questi scaturiscono quelli che potremmo definire cattivi sentimenti: la competizione, la vanità di chi vince i premi, il sotterfugio e il dire falsità per sfuggire alle punizioni e la mancanza di volontà di aiutarsi a vicenda. Questa visione delle cose ha suggerito a uno scrittore inglese – forse è un’esagerazione – che la vita scolastica è un inferno.
Se vogliamo diventare insegnanti di successo in questo nuovo metodo educativo, dobbiamo riconsiderare il nostro compito e la nostra personalità di insegnanti. Dobbiamo assumerci la missione di migliorare la condizione dell’educazione. Il compito principale non è imparare il metodo, ma favorire un nuovo e migliore modo di vivere per il bambino. È quindi necessario che l’insegnante abbia una preparazione interiore.
Il poeta inglese che ha offerto la definizione di scuola tradizionale era cristiano e di conseguenza aveva l’idea cristiana dell’aldilà. L’inferno è un punto di approdo definitivo da cui nessuno può uscire. Esiste un altro luogo, un piano temporaneo, chiamato Purgatorio. Questo Purgatorio è un luogo di dolore nella consolazione, un luogo in cui si diventa più perfetti e si raggiunge l’elevazione verso un livello superiore attraverso l’impegno continuo e l’autopurificazione. Tra coloro che si purificano c’è uno spirito superiore il cui unico compito è quello di puntare il dito verso il Cielo, cioè la massima perfezione, dove si deve ancora arrivare. Per questo il poeta ha chiamato le nostre scuole il Purgatorio e non il Paradiso. Lo spirito più elevato del Purgatorio è l’insegnante che indica la strada.
L’insegnante è quindi la speranza, la consolazione e la guida del bambino che cerca di elevarsi. Per realizzare il compito che le è stato assegnato, l’insegnante si trova in un luogo più elevato, un luogo davvero difficile da raggiungere. È saggio per l’insegnante che vuole intraprendere questo nuovo compito (quello di condurre il bambino a una vita superiore), rendersi conto delle difficoltà che deve incontrare. A volte, l’insegnante nelle nostre scuole ha successo molto rapidamente e molto facilmente. Molto spesso ci riesce nella pratica, solo dopo una lunga esperienza. Questo dipende dalla natura del suo spirito. Può aver bisogno di un lungo periodo di formazione per cambiare il suo spirito e dargli un’altra forma. Ciò avviene attraverso la pratica, il contatto con i bambini e l’esperienza. In fondo, l’insegnante deve saperlo da sé.
L’insegnante deve avere davanti a sé un quadro di ciò che avviene nell’ambiente. Deve sapere che non deve fare tutto lei, che il cammino del bambino verso la perfezione non dipende dalla sua azione diretta, ma dall’interazione del bambino con l’ambiente. In questo ambiente ci sono determinate serie di materiali che vengono utilizzate per determinati esercizi. L’insegnante deve pensare: “Il mio compito è mettere il bambino in stretta relazione con questi oggetti. Una volta fatto questo, affido il bambino alle cure di questi oggetti che gli serviranno come palestra mentale e spirituale con cui avanzare verso la perfezione.”
L’insegnante, pur essendo padrona dell’ambiente, è come un re il cui massimo ideale è abdicare. La sua gloria sta nel poter dire: “Questi bambini possono fare a meno di me.” L’insegnante è un’energia che dirige e guida, ha una missione molto chiara: essere la salvatrice delle anime. In una scuola tradizionale spesso un ispettore interroga gli alunni, che rispondono alle sue domande in modo corretto e veloce. Di solito, alla fine dell’interrogatorio, l’ispettore (probabilmente senza nemmeno guardare i bambini) si rivolge all’insegnante e dice: “Congratulazioni, avete fatto un bel lavoro.” Questo elogio fa piacere alle insegnanti delle scuole tradizionali. Tuttavia, generalmente le insegnanti delle nostre scuole vi rinunciano. Quando i visitatori vengono a vedere il buon lavoro dei bambini, dicono: “Oh, come sono bravi questi bambini!” Le nostre insegnanti devono essere umili. La loro massima ambizione deve essere quella di poter dire: “Guardate, loro fanno tutto da soli e io non faccio niente.”