capitolo 31

Arte e immaginazione

N

on iniziamo la scuola dando materiale al bambino, ma preparando un ambiente sereno intorno a lui. In quei primi momenti in cui la scuola inizia, l’insegnante dovrebbe fare ciò che il suo buon senso le suggerisce. L’obiettivo dell’insegnante non è insegnare al bambino a fare le cose che lei sta facendo, ma le fa aspettando il momento in cui il bambino si interesserà a lavorare con un oggetto. Ci sono compiti collettivi importanti che il bambino può svolgere, per esempio sollevare e portare un piatto d’acqua in modo che non si rovesci, o altri compiti simili che richiedono la sua attenzione. Questi esercizi richiamano la sua attenzione errante sulla personalità.


Che tipo di storie dovremmo raccontare al bambino durante questo primo periodo? Le storie più comuni in India sono racconti religiosi semplici. Possiamo anche raccontare alcune storie che illustrano la vita: l’uccellino nel nido e tutto ciò che la madre fa per aiutarlo, oppure qualche storia di lavoro in giardino, richiamando l’attenzione del bambino sulle cose che ci può trovare. Nel raccontare le storie dobbiamo tenere presenti alcune caratteristiche psicologiche dei bambini. Il bambino a quest’età ha una capacità particolare di prendere in considerazione tutte le persone che lo circondano. Desidera anche sentirsi ripetere le stesse storie. Perciò le storie che raccontiamo devono menzionare ogni membro della famiglia, il padre, la madre, il bambino, e raccontare ciò che hanno fatto. Questo è il tipo di storia che piace ai bambini. Nella storia dei tre orsi, uno grande, uno medio e uno piccolo, il nocciolo della storia ruota sempre intorno alla stessa cosa, in modo che il cervello continui a girare intorno allo stesso oggetto.


In Italia facciamo dire ai bambini le preghiere prima di andare a letto. Chiediamo al bambino di pregare Dio chiedendogli di mantenere in vita suo padre, sua madre, sua sorella e infine sé stesso. L’adulto si ferma dopo aver detto il nome del bambino, ma il bambino, mezzo addormentato, continua con lo zio, la zia, la cuoca, il gatto e così via. Il bambino ha dentro di sé questo bisogno di pensare a ciascuno di loro. È la sua anima domestica. Perciò trova interessanti i racconti che contengono tutti questi nomi di famiglia, nomi domestici.


Il bambino a quest’età non solo sente un profondo attaccamento alla madre, al padre, allo zio, all’asino, a tutto ciò che lo circonda, ma ha anche il bisogno di sentirsi protetto, di sentirsi al sicuro, di salvaguardare la propria persona. Così, nella religione, ciò che attrae il bambino è il pensiero che Dio si prende sempre cura di lui. Al centro affettivo dell’anima del bambino piace l’idea di essere al centro dell’interesse dei nobili elementi che formano la religione.


L’insegnante deve cercare di trovare racconti che piacciano al bambino; un compito molto difficile. Crediamo che le favole siano molto piacevoli per lui, ma non ci rendiamo conto che alcune storie possono essere troppo lunghe per la sua mente, perché non è abbastanza matura per comprenderne la bellezza. Se abbiamo la fortuna di trovare una storia che piace, la troviamo ripetitiva e un po’ stupida. Se raccontiamo storie, dobbiamo ricordare che al bambino piace sentire che i piccoli sono sempre accuditi dai grandi. Lo scenario più tragico che il bambino può immaginare è quello di essere lasciato solo, abbandonato o perso. In molte fiabe, il bambino, il protagonista, perde la strada. Per il bambino è l’evento più tragico.


Tuttavia, questo passatempo non deve essere ripetuto dopo il periodo iniziale. Il vero obiettivo dell’insegnante è quello di richiamare l’attenzione del bambino. È meglio che lo faccia con l’aiuto di qualche suo pari.


Un’attività che riscuote successo è quella di chiedere a un bambino di chiamare un altro bambino solo con la descrizione del suo vestito, o del colore dei suoi occhi, e così via. Il nome non viene menzionato. Il bambino che viene descritto deve riconoscersi dalla descrizione, sapere che è lui a essere chiamato e deve dire il suo nome. Quando abbiamo fatto questo esercizio, siamo rimasti sorpresi dal fatto che il bambino che chiamava aveva notato tanti dettagli, minuziosi particolari del vestito, sfumature di colore e così via, che noi adulti non avevamo notato. Anche i bambini chiamati erano attenti e molto consapevoli del loro aspetto. Quando l’attenzione è centrata in questo modo, è arrivato il momento psicologico giusto per iniziare gli esercizi di vita pratica mescolati ai giochi collettivi. L’insegnante non deve lasciarsi sfuggire questo momento favorevole, quando il bambino è maturo per qualcosa di più serio. È il momento di presentare nell’ambiente del materiale che può essere utilizzato con qualche scopo. Per fortuna l’insegnante è aiutata dal bambino, perché egli ha il desiderio di svolgere piccoli compiti da solo.


Nella prima presentazione del materiale, l’insegnante deve già conoscere la tecnica per trattarlo. Deve presentare il materiale come qualcosa di molto importante, e prima di farlo deve assicurarsi che il tavolo su cui viene presentato sia vuoto e scrupolosamente pulito, proprio come si pulisce la casa e si mette tutto in ordine se sta per arrivare un grande ospite.


Se vogliamo presentare del materiale al bambino, è la cosa più naturale fargli capire ciò che vogliamo mostrargli. Quindi dobbiamo andare da lui e chiedere il suo consenso: “Qui ci sono molte cose nuove, vorresti occupartene?” In altre parole, dobbiamo suscitare il suo interesse. Dobbiamo quindi presentare un solo pezzo di materiale. Negli Inserti Geometrici presentiamo un solo vassoio con le tre figure di base, tra i Blocchi Cilindrici presentiamo un solo blocco.


Durante la presentazione, l’insegnante inizia a lavorare con l’oggetto. Nel caso dei Blocchi Cilindrici, li toglie dagli incavi, li mescola e li rimette al loro posto. Se il bambino cerca di interrompere e continuare l’esercizio da solo, la lezione è stata un successo. Se il bambino non presta attenzione, non mostra interesse per ciò che l’insegnante cerca di mostrargli, nulla è perduto. Il bambino, il materiale e l’insegnante rimangono illesi. Il materiale viene rimesso al suo posto e l’episodio viene dimenticato.


Nelle nostre scuole, se dessimo a un bambino molto piccolo un oggetto troppo complicato per la sua mente, semplicemente lo guarderebbe e se ne andrebbe se non lo capisse; non accetterebbe qualcosa di troppo difficile per lui. Questo è consolante. Non vogliamo che questi oggetti vengano utilizzati per uno scopo per cui non sono stati creati. Infatti, non lasciamo che il bambino usi gli oggetti per uno scopo che non è conforme a quello per cui sono stati progettati. Gli oggetti devono essere utilizzati in un modo che abbiano una qualche relazione con lo sviluppo che il bambino deve raggiungere. Con questo non intendiamo pregiudizialmente dire che il bambino deve usare gli oggetti solo nel modo in cui noi pensiamo che debbano essere usati. Tuttavia, essi devono essere utilizzati in modo logico. Per esempio, se uno di questi Blocchi Cilindrici viene legato con una corda e trascinato dietro al bambino che corre con lui, non ha alcuno scopo, alcuna utilità. Il materiale può essere comunque utilizzato in modo logico, anche se non nel modo classico. Per esempio, un bambino può riconoscere la relazione che esiste tra la Torre Rosa e la Scala Larga e mettere il cubo più grande della Torre Rosa accanto al prisma più grande della Scala Larga, avendo riconosciuto che hanno la stessa sezione, larghezza e lunghezza. Questo è davvero meraviglioso, perché il bambino ha usato la sua capacità di esaminare e ragionare. Questo utilizzo della Torre Rosa non è convenzionale. Tuttavia, questa scoperta spontanea fatta dal bambino non sarebbe sbagliata perché lo aiuta a muoversi lungo le linee di sviluppo. Quando il bambino usa il materiale per lo sviluppo mentale, indipendentemente da come lo usa, è giusto.


Ciononostante dovremmo sempre presentare il materiale nel modo consueto, in modo da far risaltare la qualità speciale per la quale il materiale è stato progettato. Per esempio, tutte le aste della Scala Lunga devono essere allineate esattamente a un’estremità, in modo da evidenziare la differenza di lunghezza, perché per capire la differenza di lunghezza il bambino deve partire dallo stesso punto. Quando si confronta l’altezza di due persone, la differenza non appare se una persona si siede e l’altra sta in piedi. Invece, se entrambi stessero in piedi uno accanto all’altro, la differenza di altezza emergerebbe chiaramente. Per questo motivo di solito si dà al bambino una specie di chiave con una qualità speciale. Se il bambino prende solo due aste e le guarda insieme per studiare questa differenza di lunghezza, oppure se fa un’unica lunga asta, mettendo tutte le aste una di seguito all’altra non per fare un trenino, ma per fissare le sue idee sulla lunghezza, allora l’uso è perfetto. Quindi, nella presentazione del materiale, diamo grande importanza a questa iniziazione. Mostriamo grande rispetto per il materiale e siamo precisi nella sua presentazione. L’iniziazione consiste nel mettere il bambino in una relazione positiva con questo materiale e nel risvegliare il suo interesse.


L’importanza del materiale sta nel fatto che, attraverso l’attività, la mente del bambino viene richiamata alla chiave presentata da quel materiale. Questo fatto imprime gli oggetti sull’attenzione del bambino. Una volta che l’attenzione è fissata, una volta che il materiale lo sprona al movimento, una volta che il bambino è in grado di fare il giusto uso di questo materiale, allora la mente prende dal materiale tutto ciò che ha da offrire.


La musica è qualcosa di preciso e di bello. Non sono solo i rumori che sentiamo a far nascere una musica, ma i sentimenti che essa suscita nell’anima delle persone. Deve esserci un contatto tra la musica e noi, attraverso le emozioni e le idee suscitate nella nostra mente. Quando viene suonata della bella musica si cominciano a muovere le nostre mani, la nostra testa e persino i nostri piedi. La musica penetra nella nostra anima stabilendo il contatto. Oltre al movimento, che è la nostra risposta alla musica, proviamo anche un piacere interiore. A poco a poco, questo piacere ci fa dimenticare tutte le altre cose, dimentichiamo l’ora, dimentichiamo i nostri problemi e ci abbandoniamo alla musica. Troviamo un momento di concentrazione in qualcosa di bello. In questo momento di concentrazione qualcosa si muove nella nostra anima, nel nostro spirito. Non si tratta solo di un contatto fisico, del suono della musica ascoltato dalle nostre orecchie. Va oltre. Succede qualcosa che ci fa avere un’intuizione. Sperimentiamo un sentimento che cambia la nostra anima. Le nostre personalità si unificano, grazie a un interesse che sviluppa qualcosa dentro di noi. Se non capiamo la musica che ascoltiamo, non c’è nulla di male. Ci allontaniamo e ci divertiamo con qualcos’altro, e la cosa finisce lì. Non c’è alcun contatto.


Questo è l’obiettivo di ogni esercizio che proponiamo al bambino. Quando il bambino prova qualcosa o capisce qualcosa che suscita il suo interesse, inizia a muoversi. I suoi movimenti sono legati a questi oggetti, proprio come nella musica il nostro interesse è legato a ciò che ascoltiamo. Questo interesse crescente e questo movimento creano unità nella sua personalità. Poi si assiste a un fenomeno unico: il bambino inizia a ripetere gli esercizi con profonda concentrazione. Quando ha finito, il bambino sembra diverso, sembra più felice, più soddisfatto, sereno e riposato. Proprio come dalla musica che è stata compresa deriva un’elevazione dello spirito, gradualmente qualcosa si sviluppa da questo esercizio.


Per questo motivo desideriamo che il bambino si concentri su questi esercizi. Che cos’è, in fondo, uno strumento musicale? Non è altro che un oggetto di legno, corde e metallo, per mezzo del quale si estraggono suoni. Cos’è un suono? È solo un’onda. Quindi ciò che sentiamo colpisce solo i nostri sensi. L’orecchio percepisce queste onde. Da questo punto inizia tutto il lavoro che si svolge all’interno dell’uomo, perché l’uomo è fatto così. Qualcosa muove il suo spirito perché è fatto in modo tale da dover concentrare la sua attenzione su qualcosa. Forse questo paragone è un po’ azzardato, ma se l’intero universo fosse uno strumento musicale noi prenderemmo da esso certi stimoli che non possono essere colti con nessun altro mezzo eccetto i nostri sensi, e questi provocano nel nostro spirito un’azione costruttiva.


Dobbiamo considerare questi materiali come stimoli sensoriali. La Scala Lunga, le Tavolette di Colori, non sono strumenti musicali, ma strumenti preparati con precisione e attenzione che fanno muovere la nostra intelligenza, dandoci una parte di qualcosa nel mondo esterno che proviene dall’ambiente, permettendo alla nostra mente di concentrarsi e darci idee. Se le nostre dita ci danno la sensazione di piccolissime differenze di superficie, ci danno una conoscenza che muove la nostra intelligenza. Il materiale agisce sul bambino così come la musica ha un’azione spirituale su di noi. Il materiale è per la costruzione mentale del bambino ciò che la musica è per il nostro sentimento. Lo strumento musicale è uno strumento sensoriale che si rivolge in modo particolare al sentimento, all’anima. Questi materiali sono anche strumenti sensoriali e si rivolgono all’organizzazione dell’intelligenza.


Per organizzare la nostra intelligenza, abbiamo bisogno di certi strumenti e di certi esercizi. Quando questi strumenti sono posti in una certa relazione con la nostra intelligenza riceviamo l’aiuto necessario per lo sviluppo della nostra mente. Così come nel campo della musica dobbiamo aspettare di essere in grado di capire la musica per sperimentare l’elevazione spirituale che essa può dare, l’insegnante deve aspettare il momento in cui il bambino sente questo stimolo all’intelligenza, quando compirà l’azione giusta con l’oggetto.

Lezioni dall'India 1939
Lezioni dall'India 1939
Maria Montessori
Lo sviluppo creativo del bambino. 75 lezioni in italiano tenute da Maria Montessori durante il primo Corso Montessori Internazionale nel 1939 a Madras, che spaziano dalla psicologia all’uso dei materiali.