capitolo 27

Vedere con le mani

T

ra le sensibilità della pelle il senso del tatto è la più importante. Tuttavia, si passa dal senso del tatto al senso della pressione molto facilmente se invece di toccare il più leggermente possibile si premono le dita sull’oggetto. Ciò significa che il senso del tatto deve essere sempre accompagnato da un tocco molto delicato, poiché è il senso della superficie dell’oggetto. Oggetti di peso diverso danno l’impressione di pressioni diverse sulla pelle. Dalle diverse pressioni possiamo giudicare il peso relativo dell’oggetto. Questo senso di pressione è chiamato senso barico.


Il materiale che prepariamo per l’esercizio di questo senso è ovviamente costituito da oggetti di peso diverso. Anche in questo caso cerchiamo di isolare la qualità del peso, quindi prepariamo oggetti simili in tutti gli altri sensi tranne che per il peso. Gli oggetti sono piccole tavolette rettangolari di legno. Vediamo che differiscono per colore e peso. Perché? Questa differenza di colore ha uno scopo. L’esercizio con questo materiale viene fatto con una benda. Il peso di queste tavolette viene giudicato dal bambino e tavolette dello stesso peso vengono messe una sopra l’altra. Se è stato commesso un errore, questo salta agli occhi non appena viene tolta la benda a causa della differenza di colore delle tavolette. In questo modo la differenza di colore ha la funzione di rapido controllo dell’eventuale errore. All’inizio il bambino può fare questi esercizi con gli occhi aperti, perché in fondo lo sforzo è solo quello di sentire il peso. Poi, dopo essersi esercitato con gli occhi aperti, può usare la benda e, tra le tavolette mescolate insieme, cercare quelle che hanno lo stesso peso, raccoglierle e metterle in gruppi diversi.


Per prima cosa possiamo cercare le tavolette scure che hanno lo stesso peso. Tuttavia, c’è una tecnica da seguire. Dobbiamo muovere su e giù le mani che tengono le tavolette per valutare la differenza di peso. Questo movimento dà un’ulteriore impressione di peso. Sentiamo la normale pressione dell’oggetto quando la mano scende, ma quando la mano sale la pressione è raddoppiata, quindi anche l’impressione raddoppia. Quando cerchiamo di ricordare la differenza di peso tra due tavolette otteniamo l’impressione dell’identità tra di esse. Possiamo fare lo stesso con le tavolette bianche, che sono molto leggere rispetto alle altre. Prendendone due bianche, una per mano, possiamo percepire la loro identica leggerezza. Possiamo poi prenderne due pesanti e sentirne il peso. Questi esercizi si fanno con gli occhi aperti.


Dopo le identità, si passa ai contrasti. Da una parte mettiamo una tavoletta pesante, dall’altra una leggera e poi cambiamo gli oggetti da una mano all’altra più volte. Si tratta di uno studio sensoriale per apprezzare le differenze di peso, una vera e propria educazione del senso barico. Si passa poi dal contrasto alla somiglianza e il bambino cerca di apprezzare la differenza. Quando questi esercizi sono terminati trova le tre tavolette poste una accanto all’altra in successione di peso: la prima è la più pesante, poi quella intermedia, seguita dalla più leggera. Inizialmente prende in mano le prime due e cerca di vedere la differenza, poi la seconda e la terza, poi la prima e la terza e così via, continuando a cambiare le tavolette e a studiare la loro sensazione fino a quando non è perfetto, sicuro di poter sentire le differenze di peso tra di esse. È una preparazione preliminare, come la prefazione di un libro. Nel frattempo, con gli occhi riconosce quelle più pesanti, quelle medie e quelle leggere. Gradualmente riesce a riconoscere anche un quarto grado di tavolette. La seconda serie di esercizi è incentrata esclusivamente sul senso barico, senza l’aiuto della vista. Si mescolano prima sei tavolette di peso contrastante, poi il bambino indossa una benda.


È importante ricordare che non possiamo andare dal bambino con una benda in una mano e dirgli: “Ora ti bendo gli occhi!” Il bambino protesterà e cercherà di difendersi. Può rifiutarsi anche se cerchiamo di convincerlo con gentilezza: “Vuoi bendarti da solo?” Il modo migliore è bendarsi davanti al bambino e iniziare a fare l’esercizio. Quando il bambino ci vede bendati, potrebbe dire: “Lascia che provi anch’io!” C’è anche un altro modo. Possiamo chiedere al bambino di chiudere gli occhi e di fare l’esercizio. Dopo un po’ potrebbe esclamare: “Sono stanco di chiudere gli occhi,” al che potremmo rispondere: “Ecco la benda, mettila!”


Come possiamo assicurarci che il bambino sia davvero bendato e non sbirci da sotto la benda? Questo sospetto deriva dai vecchi metodi di insegnamento in cui il bambino doveva compiacere l’insegnante e obbedirle in ciò che gli ordinava di fare. Pertanto, l’insegnante pensa sempre che il bambino voglia nasconderle qualcosa con qualche sotterfugio. Questa attività si basa sull’interesse del bambino. Questo è lo scopo dell’esercizio. Se un bambino bendato continua a sbirciare da sotto, a cosa servirebbe la benda? Ha fatto l’esercizio con gli occhi aperti per tutto il tempo! Sarebbe meglio fare l’esercizio con gli occhi aperti senza benda. La verità è che il bambino in breve tempo non cercherà più di tenere gli occhi aperti. Sarà lui stesso a cercare di tenere gli occhi chiusi, per vedere se riesce a fare l’esercizio in questo modo.


Con gli occhi chiusi l’esercizio è molto semplice. Si tengono le tavolette mescolate davanti al bambino e gli si dice di mettere quelle pesanti a sinistra, quelle leggere a destra e quelle medie al centro. All’inizio l’esercizio viene svolto utilizzando solo due serie contrastanti, la più pesante e la più leggera. In seguito, si introducono tre o addirittura quattro serie e il bambino crea tanti gruppetti quante sono le serie di tavolette di peso diverso.


I bambini amano fare questi esercizi! Una volta ho cronometrato un bambino che faceva questo esercizio e ha continuato a farlo per venti minuti. Il pensiero accompagna l’esercizio. È leggero o pesante? Questo aiuta molto. Di solito, quando commettiamo degli errori ci sentiamo in difficoltà, sentiamo il desiderio di rifarlo più volte per vedere se riusciamo a farlo bene. In effetti quando si commettono molti errori i bambini sembrano voler continuare gli esercizi ancora più a lungo. Dobbiamo ricordare che l’esercizio non è finito finché i materiali utilizzati non vengono rimessi ordinatamente al loro posto. Ogni materiale occupa un posto specifico nella stanza. Quindi abbiamo una regola: ogni oggetto ha un posto, ogni oggetto deve essere al suo posto. La benda deve essere riposta nella sua bustina, ciascuna delle tavolette deve essere messa nella sua rispettiva scatola e tutto il materiale deve essere rimesso nello scaffale, in modo che tutto rimanga in ordine nella stanza.


I bambini sono molto scrupolosi. Prendono sul serio le istruzioni e le rispettano alla lettera. C’è un esercizio in cui al bambino viene data una frase e gli viene chiesto di eseguirla in azione; lo scopo è quello di vedere se lo capisce. Una volta è stato chiesto a un bambino di prendere un annaffiatoio, innaffiare gli alberi e rimettere gli oggetti usati al loro posto. Un bambino, dopo aver innaffiato l’albero, disse: “Non riesco a rimettere l’acqua al suo posto!” In questo caso l’errore è stato commesso dall’insegnante che ha dato istruzioni non precise. Ogni bambino che vuole fare un esercizio deve andare a cercare il materiale nel posto che occupa sempre nella stanza. Mai un bambino prende il materiale da un altro bambino, anche se il bambino con il materiale ha finito il suo lavoro. Questa regola aiuta a mantenere l’ordine.


Un altro senso che appartiene a questo gruppo è una combinazione del senso del tatto e del senso muscolare. È chiamato senso stereognostico. È il senso che ci dà l’impressione della forma. Vediamo quindi come la superficie degli oggetti, il loro peso e la loro forma siano stati isolati nei diversi gruppi di esercizi. Di questi, riconoscere la forma degli oggetti usando solo le mani è tra i più interessanti per i bambini, perché sostituisce le mani agli occhi. È infatti il senso stereognostico che sostituisce la vista con la mano nell’educazione dei ciechi. Molti degli esercizi che sono stati fatti prima con gli occhi aperti diventano nuovi e interessanti se svolti con gli occhi chiusi. Per esempio, ecco i cilindri del Blocco Cilindrico e tre coppie di cubi della Torre Rosa. L’esercizio consiste nel trovare quelli identici e metterli insieme a due a due, oppure nel costruire tre piccole torri con questi tre oggetti, a occhi chiusi. Possiamo iniziare l’esercizio del senso stereognostico trovando forme identiche. La guida più importante è trovare le identità, sentendo se due oggetti sono simili. Si può iniziare con gli occhi chiusi a sentire gli oggetti e a trovare le differenze tra le serie riconoscendo la gradazione solo con il senso stereognostico. Non è difficile indurre il bambino a fare questo tipo di esercizio e, una volta iniziato, tutti cominciano a fare tutti gli esercizi a occhi chiusi. Utilizzano persino gli Inserti Geometrici e il Blocco Cilindrico a occhi chiusi! Per soddisfare l’evidente bisogno dei bambini di esercitare il senso stereognostico dovremmo fornire loro del materiale speciale con cui lavorare.


Uno degli esercizi consiste nel mettere la mano in un sacchetto di oggetti a occhi chiusi, riconoscere l’oggetto e dargli un nome. Questo è il vero gioco dei non vedenti, riconoscere al tatto gli oggetti usati nella vita comune con il loro nome. In seguito viene fatto in modo più raffinato. Dopo aver tastato l’oggetto, invece di nominarlo lo descriviamo nei dettagli. Il bambino prende l’oggetto dal sacchetto e lo descrive. Per esempio, può dire: “Questo è un gomitolo di lana, non molto ben avvolto, è morbido al tatto.” Oppure: “Questa è una bottiglia di metallo, ha una forma cilindrica ma ha il collo, ha il tappo ma è vuota, e sopra c’è un’etichetta!” Deve descrivere l’oggetto il più minuziosamente possibile. Dobbiamo capire quanto sia interessante come gioco e che tipo di concentrazione è necessaria per l’esercizio. Quando è stato introdotto per la prima volta ci sono state scene molto divertenti di bambini che, con gli occhi chiusi, agitavano gioiosamente le mani dicendo: “Sono cieco.” Esistono esercizi dello stesso tipo che richiedono una maggiore concentrazione, con oggetti più difficili da sentire e da descrivere: una chiave, un baccello di cardamomo, un frutto, una piccola ciotola di legno. L’insegnante deve conoscere bene i piccoli oggetti e, mentre il bambino fa l’esercizio, dirgli che c’è ancora qualcosa da descrivere.


L’ultima serie di esercizi è molto delicata. Consiste nel riconoscere oggetti molto piccoli. Possiamo mescolare tre oggetti di dimensioni diverse, del riso, un tipo di fagioli, dei piselli molto piccoli. Con gli occhi chiusi, il bambino deve riconoscere i diversi oggetti e sistemare ogni tipo su uno dei tre piatti che ha davanti.


Vorrei che pensaste a un bambino che fa questo esercizio in modo così minuzioso, continuando fino alla fine. Non vi sembra che stia obbedendo a qualcuno? Certo, sta obbedendo alla propria volontà! Così facendo dimostra due virtù: la costanza e la pazienza. Queste virtù sono necessarie per continuare e portare a termine l’esercizio iniziato. Così gli esercizi svolti per affinare la percezione dei sensi servono anche all’educazione del carattere. Quando un bambino obbedisce agli ordini in una scuola tradizionale, fa solo una cosa. Nelle nostre scuole i bambini obbediscono ogni giorno a molti ordini interni. Nelle scuole tradizionali la costanza nella vita del bambino dipende dall’insegnante. Tutti sappiamo che nella vita e nell’educazione del carattere è di fondamentale importanza portare a termine ciò che si inizia. 


Di solito una persona disordinata nella sua vita non rimette mai le cose al loro posto. Non appena prende in mano qualcosa, la lascia cadere lì. Non ha praticamente alcun valore, perché in seguito non avrà nessuno che gli dica cosa fare. Non porta a termine ciò che ha iniziato. Quindi le sue virtù dipendono dagli ordini di un’altra persona. Non ha un carattere indipendente. Non ha pazienza, una virtù che costruisce il carattere molto difficile da trovare in questo mondo. Noi adulti, per come vanno le cose in generale, ci assumiamo tutte le virtù. Pensiamo a quanto sia difficile per il bambino essere paziente, non pensiamo mai al bambino che è paziente. Dalla quantità di tempo che dedica a questi esercizi vediamo che la pazienza è la base stessa del carattere del bambino. Infatti fa cose così minuziose in ogni dettaglio che noi adulti non abbiamo la pazienza di seguirlo fino alla fine dell’esercizio. Anzi, molti adulti che vengono a visitare le nostre scuole interessati a vedere i bambini lavorare non hanno la pazienza di aspettare nemmeno i pochi minuti che i bambini impiegano per finire l’esercizio! Possiamo trasmettere ben poco, ma non è questo il vero problema. Dobbiamo fare in modo che il bambino trovi i propri interessi, attorno ai quali sviluppare la sua personalità.

Lezioni dall'India 1939
Lezioni dall'India 1939
Maria Montessori
Lo sviluppo creativo del bambino. 75 lezioni in italiano tenute da Maria Montessori durante il primo Corso Montessori Internazionale nel 1939 a Madras, che spaziano dalla psicologia all’uso dei materiali.