capitolo 10

In piscina con mamma e papà

Ci dobbiamo sempre ricordare di fare uno sforzo e provare a immedesimarci nel bimbo per capire come vede e vive il mondo che lo circonda. Dobbiamo capire quanto immenso gli può apparire qualcosa, che magari in realtà non è nemmeno tanto grande per un adulto. Ma risulta immenso perché è pensato e visto con gli occhi di un piccino. Se riusciamo a fare questa operazione con una certa costanza, è molto probabile che riusciremo a intercettare e calmare le ansie e le paure del bebè.


A questo proposito vorrei portare come esempio un ricordo un po’ bizzarro, ma che è nitido e incredibilmente divertente. Desidero condividerlo con voi poiché credo vi troverà d’accordo.

Uno degli aspetti che più mi ha stupito quando mi sono ritrovata, dopo una vita, a entrare in un asilo è stata la percezione di quanto minuscoli fossero i water. Nei miei ricordi di bambina le immagini dei bagni del mio asilo erano della medesima dimensione di un qualsiasi bagno pubblico. Ecco, come aspetto, l’immagine poteva ricordare il bagno di un autogrill. Bagni in fila, lavandini in fila. Ma tutto mi appariva a grandezza naturale. D’altra parte, io ero minuscola, e perciò mi apparivano naturalmente grandi oggetti minuscoli come me.


Esercizio. Prova a immaginare quanto può sembrare grande la vasca da bagno, il piatto della doccia. Cambia prospettiva. Siediti per terra, accucciati in modo da essere alto come il tuo bambino. Ora osserva tutto ciò che hai intorno.

Quanto è alto il lavandino? E il miscelatore della doccia? Se fai scorrere l’acqua della doccia che cosa sembra vista da lì sotto?

Per sciogliere la tensione della vastità del luogo.

Un sabato diverso

Ecco, siamo arrivati quasi alla fine. Di cose da fare ne abbiamo pareccie, e se avete avuto modo di metterle in pratica è probabile che abbiate trascorso con il vostro bambino ore piacevoli di esplorazione e allegria.

Avrete certamente anche avuto la possibilità di verificare quanto “acquatico” sia. Può darsi che abbiate un pesciolino guizzante che trascorre più tempo sott’acqua che all’asciutto oppure un esploratore metodico che al momento è più interessato a studiare i travasi. O semplicemente un bimbo che ama rilassarsi e saltellare senza meta. Ricordate sempre: sono fasi. Ognuno ha i suoi tempi e prima o poi avranno voglia di esplorare il resto.


C’è da dire che, se prima di imbattervi in questo libro eravate frequentatori di piscine, forse alcuni di questi spunti li avete visti realizzare dal vivo e, con buona probabilità, avete attraversato i primi 36 mesi di vostro figlio facendovi affiancare nei corsi di acquaticità neonatale.

Poco importa: vivere la piscina in libertà è molto diverso dal viverla dentro un corso.


Se invece ancora non avete avuto modo di mettere in pratica quanto detto e la piscina non è nella vostra routine, è un buon momento per fare qualche prova e vedere come evolve la ricerca in acqua.

Molte persone non pensano alla piscina per animare un sabato o una domenica nella mezza stagione o in pieno inverno. In genere non si usa trascorrere il fine settimana “a mollo”, il che è strano perché invece in estate non vediamo l’ora di trovare uno specchio d’acqua.

Certo, la questione del refrigerio è preponderante, ma in realtà la piscina risulta essere un momento ugualmente rilassante proprio per quell’esperienza sensoriale cosi amplificata che l’acqua genera nel nostro corpo.


Lo so, non è una consuetudine molto diffusa quella dell’andare in piscina il sabato o la domenica. Si prediligono centri commerciali, campi da calcio, senza contare i nostri accoglientissimi divani. Perché non inserire tra le opzioni anche un’oretta in piscina?

Non occorre molto di più: l’acqua stanca, rilassa moltissimo, e un’ora a giocare intensamente con tutti i giochi che abbiamo avuto modo di preparare sarà più che sufficiente. Sono certa che a questa proposta i bimbi non diranno di no, più che disposti a spegnere la televisione o il telefonino davanti alla possibilità di andare a sguazzare.


Il punto, come sempre accade, siamo noi.

Il pensiero di preparare la sacca ci mette stanchezza; l’accappatoio, le ciabatte, il sacchetto per la roba umida, troppa roba da prendere. Poi c’è la cuffia. Nooo! la cuffia chi ha voglia di mettersela? Poi dobbiamo asciugare pure i capelli, ci vuole un’eternità per asciugare i capelli.

Ma il gioco vale la candela. Lo sforzo per battere il brontolio noioso nella nostra testa e concedersi un’oretta in piscina, seguita da una bella merenda sarà ampiamente ripagato.

Mamma, aiuta la maestra

Il distacco. Mamma, lo so che quando ti tende le braccia e ti guarda con gli occhi pieni di lacrime ti succede qualcosa nelle viscere, di inspiegabile, che ti rende difficile anche solo il pensiero di sorridergli rassicurante e fiduciosa, alzare i tacchi, girargli le spalle e andare a prenderti un caffè. Lo so. Però, credimi, è tanto utile.

Non sto dicendo che te ne devi andare e mollarlo lì senza curarti di lui e della disperazione che prova dal separarsi da te. Sto dicendo che puoi aiutarlo scomparendo per un po’ dalla sua vista.

In questi momenti vale il detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”.


È così. L’ho visto succedere tante volte: bimbo o bimba in lacrime, in disparte dal gruppo dei suoi amichetti. Guarda con disperazione la mamma, vorrebbe inseguirla, rincorrerla, scappare dall’acqua, per non separarsi da lei.

Lei è lì, a vista come l’altro polo di quel potente magnetismo.

E funziona esattamente come la forza magnetica.

Come funzionano due calamite? Oltre una certa distanza la loro forza di attrazione è inefficace. Poi basta riavvicinarle di nuovo e tornano a ricongiungerci.


“Lontano dagli occhi lontano dal cuore”. Lo so, mamma, è difficile da accettare. Difficilissimo. Ma è per calmare la sua tristezza. La sua disperazione. Quindi fai questo grande sforzo: dagli un bell’abbraccio forte, salutalo e digli che vai a prenderti un caffè, o vai a fare la spesa, o quel che ti va. Sfilati le sue braccia dal collo fagli un bel sorriso sereno e incoraggiante e consegnalo all’insegnante. Fagli un ultimo sorriso da lontano, sempre tranquilla, così capirà che va tutto bene, che tornerai e che è tutto ok.


Poi scompari. Vai a prendertelo davvero un caffè, dedicati cinque minuti. Se non puoi stare senza tenerlo d’occhio almeno aiuta la maestra: osserva ma di nascosto. Lo vedrai piano piano farsi prendere da ciò che c’è intorno. Dagli oggetti, dagli amici. Dalle canzoncine. Stai nascosta e guardalo compiere i primi passi per quando sarà pronto per spiccare il volo.

Pratiche green anche in piscina

A questo punto vorrei ragguagliarvi su una serie di pratiche non proprio “sostenibili” e di false credenze che, da quel che ricordo, si perdono nella notte dei tempi.

Tutti noi abbiamo ben presente l’importanza del cambiare i nostri comportamenti per ridurre l’impatto delle attività umane sull’ambiente. Quindi ben vengano tutte quelle abitudini che ci aiutano a sprecare meno e a consumare meno energia.


Spesso, tra l’altro, il bisogno di ridurre i consumi energetici si sposa magnificamente con la necessità di risparmiare tempo.

Nel caso specifico della piscina, una delle questioni che più scoraggiano i dirigenti degli istituti dal mandare in piscina le scolaresche, per un ciclo di lezioni di nuoto, è il tempo impiegato per la vestizione e l’asciugatura. Stuoli di docenti si oppongono ponendo l’accento sul tempo rubato ai programmi ministeriali.


Il tempo della piscina in generale sembra essere eccessivo, soprattutto quando occorre asciugare i capelli lunghi di ragazze e bambine.

Era un problema che avevo anch’io, e ho sorriso scoprendo che a distanza di quarant’anni tentiamo di “arginarlo” esattamente nel medesimo modo. Ricordo che mia nonna mi metteva una cuffia di tela sotto la cuffia di silicone. Anche oggi, alle fanciulle che hanno tanti capelli lunghi vengono fatte indossare due cuffie.


Ma per esperienza vi posso garantire che non è un metodo efficace: a parte la costrizione fastidiosa dovuta alla cuffia di tela che fa volume e a quella di silicone che di conseguenza tira, i capelli finiscono per bagnarsi ugualmente. Basta legarli con un elastico e mettere una sola cuffia impermeabile.

Un’altra cosa che vedo spesso è il mancato lavaggio dei capelli delle bambine quando escono dalla vasca. Si pensa di far prima asciugandoli direttamente. Questo non è corretto.


Si impiega più tempo ad asciugare i capelli appesantiti dal cloro piuttosto che bagnati con acqua normale. Oltre al fatto che il cloro li danneggia, quindi è bene almeno sciacquarli sotto l’acqua corrente per eliminare il cloro. In aggiunta si potrà fare uno shampoo leggero e idratante, magari senza tensioattivi né schiumogeni. Questo avrà effetti positivi sull’ambiente, così come anche sui capelli ovviamente. È infatti il cloro ad esercitare la funzione igienizzante. Ciò di cui hanno bisogno la chioma e la cute del capo è di eliminare i residui di cloro e clorammine, e di essere reidratati.


Secondo lo stesso principio quindi, usciti dall’acqua, i bimbi non andranno “lavati”, nel senso che non sono sporchi: infatti hanno trascorso un’ora nel cloro, un po’ come metterli più o meno in candeggina. Avranno semmai bisogno, come abbiamo detto, di sciacquare via i residui di cloro e di essere reidratati.

Quindi consiglio un risciacquo sotto l’acqua corrente o al più un bagnoschiuma leggero. Meglio ancora un olio.

Ricetta casalinga salva pelle

Quando stavo tantissime ore in acqua, preparavo un’emulsione di crema idratante e olio. Le percentuali di entrambi i componenti non sono molto importanti. Potete fare delle prove e vedere come sentite meglio la vostra pelle.

Considerate che con la crema idratante di fatto la pelle “beve”, ovvero recupera l’idratazione. Con l’olio in qualche modo torna a impermeabilizzarsi dopo l’aggressione del cloro.


Ricordate di scuotere il contenitore in modo tale da emulsionare bene la crema e l’olio.

Ultima informazione: va benissimo una qualsiasi crema idratane e un qualsiasi olio per il corpo: l’effetto è sempre curativo.

Primi tuffi e acquaticità neonatale
Primi tuffi e acquaticità neonatale
Maria Letizia Trento
Guida con esercizi e giochi per esplorare l’acqua. Una guida ricca di esercizi, di semplici ma preziose informazioni tecniche, nonché di aneddoti e racconti, pensata per accompagnare i neonati alla scoperta della loro corporeità e di questo magico elemento, di cui conservano ancora una vivida memoria.