Capitolo 9

Un caso di studio

Nonno Pino, conta con lei

Dobbiamo fare una riflessione sui nonni. Sì, perché il congedo parentale termina e per molti i nonni sono una salvezza. Ma. C’è un ma. Dai nonni le cose cambiano. I nonni hanno le loro routine e le loro idee educative. Appartengono ad un altro tempo e poi, c’è poco da fare: sono nonni. Questo non significa che il binomio “nonni e acqua” non sia felice. Anzi. Tutt’altro. Uno degli episodi che ricordo con più soddisfazione coinvolge proprio un nonno decisamente molto audace. Non è frequente vedere bebè molto piccoli con i nonni. L’acquaticità neonatale di solito nasce come momento di grande intimità per le mamme con i loro pargoli, o per consentire ai papà di godersi un poco il loro bimbo dopo una settimana lavorativa. Può capitare però che durante tutto l’inverno si ammalino entrambi, o desiderino prendersi un po’ di tempo per sé. E in quei casi, tutto sommato infrequenti, di solito arriva in acqua la nonna. Altre volte la nonna arriva in aiuto alla mamma o al papà e si mette a bordo vasca interagendo da fuori e dà una mano al momento della doccia.


Una domenica invece arriva Giulia, una bimba di 26 mesi, non proprio entusiasta di essere lì col nonno Pino. Il nonno Pino si sta preparando per scendere in acqua, e la mamma di Giulia è di sostegno. Proprio così. I ruoli sono invertiti. Infatti quando li vedo spuntare dallo spogliatoio, la mamma di Giulia è vestita di tutto punto, mentre il Nonno Pino ha le ciabatte, la cuffia e il costume. Giulia non è proprio entusiasta. Il nonno Pino, impavido, la prende e la fa scendere gentilmente nell’acqua. Giulia rimane immobile, impietrita, in piedi e continua a piangere come una sirena, con degli acuti da far tremare le vetrate, con le braccia protese verso la mamma. La mamma che, come capirete bene, non riesce a staccarsi dalla sua piccola e cerca di rincuorarla un po’ ma senza ovviamente ottenere grandi risultati. Ma alla fine ce la fa. Non a consolare la bimba che è inconsolabile. Ma a staccarsi. Finalmente prende l’iniziativa e va a prendersi quel benedetto, meritato caffè. Quindi rimangono Giulia, che è una maschera paonazza di lacrime, mocciolo e grida disperate, e il nonno Pino il cui coraggio è ammirevole ma che, oggettivamente, non sa da che parte cominciare.


Tutto intorno al loro ci sono altri bambini, mamme, papà. Ma soprattutto palline. Molte palline. Molte palline colorate.

Riflessione: quando dico che occorre lasciarsi prendere dalla situazione, e permettere che il lampo dell’intuizione venga in soccorso, intendo che bisogna stare lì, fermi. Un istante. Due. Gradualità e apprendimento per approssimazioni successive. Tre. In quella situazione scomoda e nel più assoluto disagio per fare la cosa giusta.

Ma torniamo a noi. Dicevamo: che cos’ho? Palline. Tante. Un mare. Ok. “Giulia, guarda! Una pallina. Giulia, guarda! due palline. Contiamo: pallina 1, pallina 2. Giulia, guarda! 3 palline.”


Comincio a prendere a caso gli oggetti che ho intorno, palline! In questo caso, e mi lascio prendere da un gioco ipnotico che tranquillizza anche me. Perché ovviamente neppure io posso stare bene. Chiunque in quella piscina, in quel momento sente. Anch’io. Certo, sono padrona di quella sensazione, la gestisco, non mi sopraffà e non mi impedisce di svolgere il mio compito. Però la ascolto. Perché mi guida e mi fa scegliere la cosa giusta. Il mio compito in quel momento è fare la cosa giusta affinché tutti ritrovino la serenità. Prima di tutto Giulia. Poi io. Dopo il nonno. Poi chi è intorno. Potrei mettermi a fare un gioco collettivo magari rumoroso. Potrei mettermi a intonare una canzone. Potrei trovare mille distrazioni. Ma riuscirei a far tornare la quiete? Potrei provare. E forse otterrei anche il risultato che desidero: far smettere di urlare Giulia. Potrebbe essere una scelta accettabile. Ma la migliore è quella nella quale quello che sta accadendo riesco a sentirlo. Mi porta idee bizzarre, felici, mi accende connessioni che rasentano la genialità. Ma non solo in me, in tutti!

Essere creativi partendo da ciò che sentiamo con gli altri ci fa scoprire il nostro lato geniale. “Giulia, Giulia? Di che colore sono?” Giulia nel frattempo continua a piangere, ma non guarda più lo spogliatoio che ha inghiottito sua madre, guarda le palline.


Nel frattempo siamo arrivate a contare 15 palline, “Pallina uno gialla, pallina 2 rossa, pallina 3 verde, pallina 4 gialla, pallina 5 gialla, pallina sei blu..” e abbiamo cominciato anche a verbalizzare e quindi riconoscere il colore di ognuna”.

Contiamo sempre daccapo e ne aggiungiamo ogni volta una in più.


Piano piano faccio cenno al nonno di avvicinarsi e di partecipare alla conta. Giulia non è ancora del tutto serena, ma quando mi allontano e lascio che quell’attività la svolgano lei e il nonno non ricomincia a piangere e dopo una decina di minuti, lei e nonno Pino hanno abbandonato le palline per fare qualcosa di più interessante.

Primi tuffi e acquaticità neonatale
Primi tuffi e acquaticità neonatale
Maria Letizia Trento
Guida con esercizi e giochi per esplorare l’acqua. Una guida ricca di esercizi, di semplici ma preziose informazioni tecniche, nonché di aneddoti e racconti, pensata per accompagnare i neonati alla scoperta della loro corporeità e di questo magico elemento, di cui conservano ancora una vivida memoria.