Capitolo 8

Le fonti della casa

Quanto detto finora può essere adattato concettualmente a tutti gli “specchi d’acqua” che ognuno di noi ha nella propria casa. Che si tratti della vasca da bagno o della doccia, ma persino di un lavandino o di un bidet, riproponiamo di seguito una rivisitazione dei giochi proposti e un utilizzo creativo dei materiali didattici.

Il “pacchetto giochi”

Decidiamo un “pacchetto giochi” da riproporre di volta in volta per diverse settimane. Come abbiamo visto le routine sono preziose e inoltre per esplorare e sperimentare occorre molto tempo. Capiremo abbastanza facilmente quando sarà il momento di inserire un nuovo gioco e saggiare quindi un nuovo aspetto dell’acqua.

Con i pupazzetti i bambini possono creare delle vere e proprie storie animate, con tanto di tuffi, di inseguimenti su barchette, sommozzatori e sottomarini, rapide e cascate, tempeste e tsunami. Capite quanto basta davvero poco?

Spunto creativo

Esercizio. Create una storia. Avete a disposizione:

1 insalatiera, 1 tazza senza manico, 1 tazzina da caffè, 1 spugna, 1 sacchetto da freezer per fare i ghiaccioli, 2 paperelle e 20 mattoncini da costruzioni.

Nella vasca

Possiamo permetterci di considerare la vasca da bagno alla stregua della piscina personale del bebè nei primi anni di vita. Sarà un luogo di esplorazione dell’acqua per molti anni, ben oltre i 36 mesi di cui ci occupiamo in questo libro. Per farvi un esempio concreto, io ho il ricordo del mio figlio più grande che un’estate trovai nella vasca da bagno con la maschera e il boccaglio a fare snorkelling. Aveva 4 anni.


Il bagno può diventare una vera e propria stanza dei giochi e nella vasca è possibile sperimentare le prime attività. Dobbiamo decidere prima di tutto se dedicare la sessione ai giochi che coinvolgono la bocca: sciacqua e sputa, fai le bolle ecc., per intenderci. Perché in quel caso dovremo riempire la vasca soltanto con acqua. Se invece vogliamo dedicarci ai travasi, al movimento e alle immersioni potrò aggiungere un po’ di sapone.


La schiuma del doccia-shampoo è infatti un altro elemento didattico eccellente, che possiamo esplorare solo qui. Giocando con la schiuma oltre che con l’acqua i bambini possono studiarne il comportamento osservando il concetto di densità, di viscosità e osservare gli effetti della tensione superficiale. In poche parole sperimentare e apprendere piccoli e fondamentali concetti di fisica.


Dal punto di vista natatorio poi possono allenarsi a soffiare, esercizio quest’ultimo che, come abbiamo visto, risulta utile per imparare la respirazione forzata.

Naturalmente possiamo riempire di schiuma la vasca solo se il bimbo è sorvegliato o abbastanza grande da poter comprendere. Per numerose settimane sarà opportuno riempire la vasca semplicemente con acqua o al più con amido di riso.

Nella doccia

In doccia ovviamente le cose cambiano, ma non per questo si fanno più noiose. Consideriamo intanto che, se non disponete di una vasca da bagno, la bacinella dentro cui fate il bagnetto al piccolo, potrà essere una ottima alternativa per molti mesi.


Quando però arriva il momento in cui diventa insufficiente, occorre considerare la doccia. Dobbiamo subito premettere che il passaggio non è sempre facile. Il perché è abbastanza intuitivo: un conto è una bacinella piena di acqua e un altro è un getto di acqua scrosciante addosso. Ancora una volta procedere con molta gradualità renderà sopportabile, se non addirittura piacevole, il cambio.


Cosi come facevamo in tante altre occasioni, durante il bagno nella vaschina di plastica abbiamo giocato con innaffiatoio, con una spugna da strizzare, con animaletti gommosi che se spremuti spruzzano un getto d’acqua (getto che abbiamo opportunamente contestualizzato dicendo che l’animaletto sta facendo pipì). Quindi abbiamo avuto il tempo di esplorare l’acqua sul viso in tutte le sue componenti, dedicando sessioni ad abituare gli occhi, le orecchie, il naso, la testa, la bocca. Fino a riuscire a versare sottili rivoli d’acqua sul viso senza creare spavento o fastidio.


Se così è stato, il passaggio successivo è provare a mettere la bacinella del bagnetto nel piatto della doccia. Fatelo un paio di volte senza inserire variazioni rispetto a come si svolge il bagnetto di solito. Poi, dopo che vostro figlio si è abituato, potete provare ad aprire appena un filo la doccia, e osservare come la prende. Potete posizionare la bacinella in modo che il getto d’acqua finisca non sul viso ma davanti a lui, magari sulle gambe. In modo tale che possa osservare le grosse gocce che cadono e magari mettersi a giocare. A quel punto sarà preso dal gioco e non farà particolarmente caso agli schizzi che gli arrivano di rimbalzo.


Se comunque dimostrasse di non gradirla, le prime volte potete fargli la doccia tenendolo in braccio voi e giocando insieme col getto d’acqua.

Una volta passata la paura poi, la doccia si presterà benissimo per giocare ancora una volta coi travasi, (bicchieri, spugne, ecc.) e risulterà essere particolarmente utile per abituarsi alla sensazione dell’acqua sul viso. Il fatto poi che scenda in minuscole gocce fitte, consente di sperimentare la sensazione del viso copiosamente bagnato e nel medesimo tempo la possibilità di respirare con la bocca aperta. Che di fatto è il passaggio precedente all’immersione completa, nella quale oltre alla sensazione di acqua che copre il viso, non vi è neppure la possibilità del respiro.

Lavandini e bidet

Spunto 0-18. Teniamo presente che nelle primissime settimane il lavandino può tranquillamente fungere da vasca da bagno. Sarà sufficiente tenere una mano sotto il capo del bebè.

Dopo esserci assicurati che la temperatura dell’acqua sia ottimale, possiamo lasciar scorrere l’acqua dal rubinetto in modo da creare una specie di mini idromassaggio. Con questo semplice esercizio il bimbo potrà sperimentare la sensazione dell’acqua sulla pancia, le bollicine, e il suono dell’acqua che scorre e che cade come il fruscio di una cascata. Le prime volte potremo facilmente notare che tutti questi stimoli producono una serie di reazioni. Il piccolo potrà sgranare gli occhi, fare smorfie, muoversi in maniera scomposta, tutti segnali che indicano una forma di reazione e quindi di apprendimento. A passi successivi noteremo anche che inizierà ad aprire e chiudere la mano, e nelle settimane successive muoverà le braccia nel tentativo di afferrare il getto di acqua, fino a riuscirci.


A mano a mano che il piccolo cresce, di settimana in settimana il lavandino diventa sempre più stretto e potrà invece essere di aiuto una tinozza. Potremo ricreare il medesimo effetto inzuppando una grossa spugna nell’acqua e strizzandola dall’alto, altrimenti potremo aiutarci con il telefono della doccia.

Quando il nostro figlio sarà in grado mettersi a sedere, potremo iniziare a proporgli dei giochi per così dire “di prossimità”. Avremo cura di circondarlo con oggetti colorati, in modo che possa cominciare in autonomia una sua personale esplorazione. Ancora una volta lo vedremo per prima cosa portare alla bocca gli oggetti. Come già detto in precedenza scegliamo oggetti che possano produrre un rumore. Dei sonagli da scuotere, un animaletto gommoso che fischia se lo schiacciamo e zampilla come se facesse la pipì. Immancabili l’imbuto e l’innaffiatoio, ma andrà benissimo anche lo scolapasta.

Esercizio

Inventa un gioco che richiami al potere dei sensi e soprattutto lascia il piccolo libero di pasticciare, schizzare ed esplorare.

In alternativa, se proprio la fantasia non ti corre in aiuto, segui ciò che fa il bambino. Lascia che sia lui a inventare giochi e modi per esplorare l’acqua e, se sei ispirata, gioca al gioco che ha inventato arricchendolo di spunti e varianti.


Nota: mamma, papà, non farti troppi scrupoli. Se il bidet è molto pulito e sanificato lasciagli fare quel che gli va. Anche i giochi di sciacqua e sputa, bolle bolle, immersione di porzioni del viso: mento, bocca, una guancia, puntina del naso, bocca e naso.

Una riflessione green: travasi e materiali di riciclo

Siate creativi! Per travasare va bene qualsiasi cosa: bottiglietta da mezzo litro, contenitore dello yogurt, vaschetta del banco frigo, ciotolina della ricotta. Tanto per citare alcuni dei contenitori di plastica che generalmente buttiamo con una certa frequenza. Per osservare il galleggiamento vanno bene materiali da imballaggio, estrusi o cubetti di polistirolo. Possono essere giochi interessantissimi, avendo ovviamente cura di sorvegliare il bebè. E le pentoline e le piccole stoviglie giocattolo con cui gioca di solito. I cerchietti diventano un volante. Con la bocca facciamo il “Brum brum”.


La cosa più strana che mi è capitato di vedere in piscina era una bimba che giocava con una vecchia caffettiera: continuava a smontarla e rimontarla e a versare in tazzine di plastica il suo buonissimo caffè d’acqua!

Primi tuffi e acquaticità neonatale
Primi tuffi e acquaticità neonatale
Maria Letizia Trento
Guida con esercizi e giochi per esplorare l’acqua. Una guida ricca di esercizi, di semplici ma preziose informazioni tecniche, nonché di aneddoti e racconti, pensata per accompagnare i neonati alla scoperta della loro corporeità e di questo magico elemento, di cui conservano ancora una vivida memoria.