capitolo 4

L’arte di ascoltarsi e
percepire la voce interiore

La connessione cuore-mente

Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non comprende.

Blaise Pascal


Come in altre situazioni della vita, nel caso abbiate deciso di terminare l’allattamento – o prima, se state cercando di capire se desiderate questa scelta – è essenziale fermarvi e ascoltarvi nel silenzio, affidandovi così facendo non tanto all’intelligenza razionale e al senso pratico, quanto al vostro cuore.


Il cuore è il centro delle emozioni e se ci pensate sono proprio i sentimenti a essere chiamati in causa dall’allattamento, che oltre a offrire un preziosissimo nutrimento fisico, fornisce anche e soprattutto un sostegno emotivo.


Vi è mai successo di desiderare qualcosa per poi scoprire che in fondo non era ciò a cui aspiravate davvero? Forse quell’obiettivo non era poi così importante, in quanto il frutto della sola razionalità e poco c’entrava con il vostro cuore: in altre parole, il cuore non lo desiderava tanto quanto sembrava desiderarlo la vostra mente.


Il cuore infatti non è soltanto un organo vitale: alcune recenti ricerche scientifiche hanno dimostrato che è dotato di una sua intelligenza ed è in grado di comunicare con il cervello e con il resto del corpo umano. Il cuore ci parla e ci fornisce consigli di intrinseca saggezza volti al nostro benessere e mirati alla nostra felicità. Sta a noi cogliere i suoi messaggi e decidere se ascoltarli, perché il cuore non impone, ma rispetta. Va’ dove ti porta il cuore non è soltanto il titolo di un libro, ma è anche un consiglio che ci si sente rivolgere spesso quando ci si trova di fronte a un bivio. Perché il cuore non sbaglia e non inganna, a differenza della mente.


Non a caso dal 1991 in California è stato fondato l’HeartMath Institute (Istituto di Matematica del Cuore), nel quale ricercatori e scienziati si dedicano allo studio del cuore non soltanto inteso come organo fisico, ma anche in tutte le sue altre potenzialità, interessandosi a tematiche come l’intelligenza del cuore e l’intuizione. Obiettivo centrale dell’Istituto è però quello di aiutare le persone ad attivare la connessione cuore-mente, con l’intento di ridurre lo stress e affidarsi pienamente a una “guida interiore”. Per comunicare con il resto del corpo il cuore utilizza la via ormonale: in particolare l’ossitocina – il ben noto ormone dell’amore – ha il compito di regolare tutto ciò che riguarda legami e relazioni. Ma non è l’unico mezzo di comunicazione: oltre ad avere un proprio sistema nervoso autonomo (il sistema nervoso cardiaco), il cuore ha anche a disposizione il ritmo creato dai propri battiti, dalle proprie pause e dai propri toni. Infine, entra in gioco anche l’impulso elettrico derivante dal suo campo elettromagnetico, che viene influenzato dai nostri pensieri e dalle nostre emozioni e a sua volta influenza energeticamente l’ambiente che ci circonda, sebbene non ce ne accorgiamo.


Il cuore ha anche una memoria, dedicata a custodire il ricordo di tutti i nostri legami che hanno coinvolto l’aspetto affettivo. Per questo motivo quando si promette a qualcuno “Resterai per sempre nel mio cuore” non si sta dicendo tanto per dire: i ricordi più carichi d’affetto restano custoditi dentro di noi, e questo vale anche per l’esperienza dell’allattamento.


Quando ci sentiamo molto bene e le emozioni raggiungono un equilibrio tra cuore e mente, sperimentiamo uno stato di coerenza cardiaca, che ci consente di percepire e vivere benessere e tranquillità percepita anche dal nostro corpo: i sistemi ormonale, nervoso e immunitario si trovano in uno stato di coordinamento e benessere energetico. La coerenza cardiaca rende ogni persona più empatica, più resiliente allo stress e più intuitiva. Per questo è essenziale saper coltivare uno stato di connessione con il cuore, che è saggio, sempre sincero e capace di rispondere alle domande che gli rivolgiamo. Quando proviamo un grande senso di gratitudine, di amore, di gioia e di espansione – sensazioni che possiamo avvertire anche ascoltando un brano musicale che riveste un significato per noi – vuol dire che ci troviamo in uno stato di connessione con il cuore e quindi di coerenza. E più viviamo questo stato, più affiniamo la nostra sensibilità a cogliere i segnali elettromagnetici che ci inviano gli altri. Si tratta di un ulteriore mezzo di comunicazione che ci lega agli altri e che non deve essere sottovalutato, soprattutto nella relazione con il vostro bambino: se la vostra mente crede di desiderare di smettere di allattare, ma il vostro cuore non è d’accordo, il bambino potrebbe cogliere i segnali del vostro cuore e continuare a richiedere il seno, noncurante delle vostre intenzioni.


Nell’esperienza con le mamme ho notato che ciò avviene sovente: spesso alla fine della nostra consulenza le madri si rendono conto che non desiderano affatto smettere di allattare. Il trucco per terminare l’allattamento in modo sereno consiste infatti nella connessione fra cuore e mente. Molti anni fa ho conosciuto una madre di tre figli e per tutti e tre aveva scelto di terminare l’allattamento all’anno di età. Era molto determinata e sicura della propria scelta, per cui era riuscita nel proprio intento senza difficoltà e in un tempo piuttosto breve, non più lungo di qualche settimana. Per questo provate a connettervi con il vostro cuore, prestandogli ascolto. Se vi consiglia di concludere l’allattamento, proseguite sicure e vedrete che – con la gradualità necessaria – il vostro piccolo vi seguirà e insieme raggiungerete il vostro obiettivo. Se invece il vostro cuore dice no, agite di conseguenza.


C’è inoltre da riflettere su un aspetto non irrilevante: quando una mamma decide di smettere di allattare – benché senta chiaro e forte il desiderio di procedere in questa direzione – potrebbe sentirsi in colpa nei confronti del bambino, pensando di fargli un torto e di andar contro ai suoi desideri. In tal caso ci si deve liberare del rimorso, dello stato d’animo negativo, perdonandosi: solo così, libero dai sensi di colpa, il cuore può finalmente stare bene e allontanare gli ormoni dello stress. Dolore, dispiacere e disagio possono infatti diventare delle opportunità di crescita. A questo proposito può essere utile citare le parole del fondatore di My Life Design Academy, di cui io sono una Ricercatrice (i Ricercatori sono gli studenti dell’Academy), e scrittore Daniel Lumera (ma Daniel Lumera è anche tanto altro, dovrei fare una lista lunghissima se citassi tutto ciò che è e fa), all’interno del libro I 7 passi del perdono. La scienza della felicità: “Perdonare è il processo attraverso cui usciamo dalla spirale di rancore e di collera e riprendiamo nelle nostre mani il potere di essere protagonisti della nostra vita”.


In questo caso non bisogna intendere il perdono nel senso religioso del termine: al di là di ogni concetto di fede, perdonare è un gesto che aiuta a sentirsi bene ed essere liberi. Quindi fa bene soprattutto a voi. Potrebbe applicarsi al vostro caso e a come vi sentite all’idea di smettere di allattare.


Anche noi mamme viviamo momenti di rancore e collera quando non riusciamo a convincere i nostri piccoli a seguire i nostri pensieri e potrebbe davvero fare la differenza non nascondere il nostro sentire e far finta di niente. Non sono ancora un’esperta di perdono, in quanto sto ancora imparando, quindi se siete interessate ad approfondire l’argomento vi suggerisco di rivolgervi a Daniel, ma mi è ormai chiaro che il perdono migliora la nostra vita portandoci ad essere più felici, ad avere migliori relazioni e ad ammalarci meno. Tutte le nostre esperienze di vita sono collegate tra loro, anche l’allattamento; quindi, se lavorate per stare bene ed essere felici, anche questo ne avrà beneficio, come anche la relazione con il vostro piccolo. Qualcuno sostiene che siamo qui per fare esperienze, imparare e crescere. Se è davvero così tanto vale cogliere ogni opportunità per diventare persone più forti, consapevoli e felici. Quindi buona ricerca della felicità a tutte voi!

L’arte del lasciare andare

La sesta legge spirituale del successo è la Legge del Distacco, secondo la quale, per ottenere qualsiasi cosa nell’universo fisico, l’uomo deve staccarsi da essa

Deepak Chopra


A questo punto, care mamme, avete ascoltato il vostro cuore e sapete che condivide la vostra scelta di terminare l’allattamento. Quindi vi chiedo di fare un passo più in là e di imparare con fiducia l’arte del lasciare andare. Tranquille, non intendo chiedervi di mettere da parte il vostro desiderio e dimenticarlo, ma solo di prendere emotivamente le distanze da quello che è l’attaccamento al risultato finale. Paradossalmente, l’arte del lasciare andare vi consente di raggiungere i vostri obiettivi con facilità e in breve tempo, ma solo a patto che voi siate anche disposte a rinunciarvi: ciò significa che se desiderate realizzare i vostri desideri, dovrete essere anche disposte a perderli. La prima volta che ho sentito parlare di questo concetto è stato circa venticinque anni fa, a una conferenza, per poi approfondire il tema con la lettura di un testo che mi era stato consigliato da un’amica, Il principio LOL2A, di René Egli. Ho ben presto iniziato a sperimentare il concetto del lasciar andare in varie situazioni della vita, apprezzandone subito l’efficacia. Alcuni degli aspetti centrali di questo concetto riguardano l’importanza di accogliere la situazione così com’è, eliminare il giudizio, evitare di focalizzarsi su un’unica strada da percorrere, evitare di lottare contro un obiettivo anche per raggiungerlo, evitare di concentrarsi ostinatamente sull’obiettivo e infine mantenere sempre accesa la fiducia di poterlo raggiungere.


Proviamo a vedere come possiamo tradurre tutto ciò in termini di allattamento.

La prima cosa che potete fare, care mamme, consiste nell’accettare con sincerità profonda il vostro allattamento così com’è, con i suoi tempi e i suoi ritmi. Cercate di astenervi da qualsiasi giudizio o preconcetto, a prescindere che il vostro bambino cerchi ancora il seno con frequenza sia di giorno che di notte o abbia già smesso di desiderarlo così spesso. Non prefissatevi alcuna strada da seguire, ma ponetevi semplicemente delle domande e restate in ascolto: le risposte affioreranno nella vostra mente. Definire a priori un modus operandi è riduttivo e non lascia spazio a soluzioni creative, che potrebbero invece rivelarsi utili. Provate a liberare la mente. Pensare ossessivamente a come risolvere il problema del termine dell’allattamento sarebbe controproducente, perché il vostro bambino finirebbe per succhiare ancora di più. Cercate, al contrario, di mantenere un atteggiamento positivo e fiducioso, certe che il vostro bambino riuscirà a lasciare il seno.


Questo modo di pensare è stato utile a molte delle madri che ho seguito: da quando hanno imparato a lasciar andare – a non focalizzarsi in modo assillante sul risultato che volevano ottenere – sono riuscite a smettere di allattare con il consenso dei loro figli. Ho seguito io stessa questo consiglio: per terminare l’allattamento mi sono affidata a tutta la mia esperienza come ostetrica, eppure nulla aveva funzionato, perché mia figlia continuava a chiedermi spesso il seno. Per questo ho deciso di lasciar andare il mio desiderio, dicendomi: “Pazienza, andrò avanti per tutto il tempo che vorrà”. Non avevo cambiato idea, avevo solo rinunciato a quel costante attaccamento al risultato che mi aveva tormentata fino a quel momento. Ero disposta ad accogliere qualsiasi cosa sarebbe successa, e da quel momento tutto è cambiato. Mia figlia si è mostrata disponibile a diminuire le poppate – per cui non sono mai neanche stata costretta a rifiutarle il seno – e nell’arco di tre mesi l’allattamento è terminato, senza pianti e dolore.

Le mamme dicono…

Il racconto di Anna


Mi chiamo Anna e sono la mamma di Gaia, una bimba di sette anni. L’ho allattata fino a sei anni. Gaia è sempre stata molto legata al seno e fino ai tre anni succhiava anche solo per cinque minuti numerose volte sia di giorno che di notte. Io e mio marito abbiamo deciso di portare Gaia all’asilo nido subito dopo che ha compiuto un anno, in quanto io ho ripreso a lavorare a tempo pieno. La mattina era il papà ad accompagnarla, mentre io andavo a prenderla nel pomeriggio alle 17,30. Gaia succhiava prima di andare all’asilo ed era la prima cosa che faceva quando andavo a prenderla: prima un abbraccio e poi la tetta. A volte prima di tornare a casa andavamo a fare delle commissioni insieme, ma quando potevamo passavamo al parco per stare un po’ all’aria aperta. Al parco Gaia giocava anche con gli altri bambini e in effetti è sempre stata una bimba autonoma, senza difficoltà a rapportarsi con gli altri bambini. Ma tra un gioco e l’altro non perdeva l’occasione per tornare da me per rifocillarsi con una succhiatina al seno. Non mi chiedeva neppure di prenderla in braccio. Se io fossi stata seduta su una panchina, si sarebbe arrampicata, si inginocchiava sulla panchina e mi scopriva il seno quanto basta per raggiungerlo e succhiare. Io la lasciavo fare, per me non era per nulla imbarazzante, neppure se avevo accanto altre mamme. In effetti frequentiamo lo stesso parco con regolarità e io conosco le altre mamme. Anche loro allattano i loro bambini grandicelli e nessuna di noi ha mai avuto dubbi su quanto sia importante per la salute dei nostri bambini (e anche per la nostra) proseguire l’allattamento. Quando arrivavano mamme nuove, anche se all’inizio potevano avere delle perplessità, ben presto iniziavano ad accogliere con rispetto le nostre scelte. Devo dire che alcune, inizialmente convinte di smettere di allattare al più presto, poco per volta hanno cambiato idea e sono diventate delle grandi sostenitrici dell’allattamento prolungato. Insomma, questo parco è proprio un’isola felice e l’amicizia con queste mamme è davvero stata importante per superare dubbi e fronteggiare il coro intorno a noi, che si sentiva in dovere di esprimere la sua voce dubbiosa nei confronti di una pratica di allattamento poco ortodossa.


Ma tornando alle giornate con Gaia, anche a casa intervallava momenti di gioco con momenti di allattamento. Sempre poppate brevi, non più di cinque minuti. Una cosa che amava molto e che amavo anch’io era fare il bagno insieme nella nostra grande vasca (una vasca triangolare con idromassaggio) e ciò accadeva in genere il sabato o la domenica quando avevo un po’ più di tempo a disposizione. Anche in quell’occasione Gaia amava rilassarsi succhiando il seno: era così facile raggiungerlo, perché mai avrebbe dovuto rinunciare? Certo non succhiava tutto il tempo, dedicava tempo anche al gioco.


Gaia non mi aveva mai dimostrato di essere pronta o intenzionata a lasciare il seno, anche se non aveva alcuna difficoltà a mangiare altri cibi, era una buongustaia di cibo sano e naturale. E neppure io sentivo l’esigenza che smettesse.


Quando Gaia ha compiuto quattro anni ha iniziato a diminuire i momenti al seno. Succhiava più volte al giorno e almeno una volta alla notte, ma se non fossi stata disponibile avrebbe aspettato con pazienza che mi liberassi. Inoltre, ci siamo accordate che poteva succhiare solo quando eravamo a casa o in un luogo protetto da sguardi curiosi, quindi non all’aperto o sulle panchine al parco. Ma la nostra routine di allattamento in fondo non era cambiata molto: succhiava al risveglio, quando andavo a prenderla alla scuola materna, ma solo quando entravamo in auto, al nostro ritorno a casa, prima di dormire e almeno una volta nella notte. In effetti non avevo la consapevolezza del numero di poppate notturne, in quanto io, mio marito e Gaia dormivamo nella stessa camera; Gaia in un letto a una piazza a fianco del nostro. Gaia quando voleva succhiare si avvicinava e succhiava il seno in autonomia, io spesso non mi svegliavo neppure; perciò, in genere al risveglio mi sentivo molto riposata.


Quando Gaia aveva cinque anni, ho iniziato un’altra gravidanza e ho continuato ad allattare fino alla nascita di Marco. Marco ora non ha ancora due anni e succhia con piacere il seno, ma mangia tanti altri alimenti.


Gaia ha smesso di succhiare un anno fa, quindi ho trascorso un periodo in cui sia Marco che Gaia prendevano il seno.


Terminare l’allattamento di Gaia non è stato difficile. Ho aspettato che fosse pronta, non le ho mai chiesto di smettere, ma l’ha fatto da sola dopo pochi mesi dall’inizio della prima elementare. Un giorno non ha più chiesto di succhiare e io l’ho assecondata. Da quel giorno non si è più interessata al seno.


Marco è ancora piccolo, ma so che farò così anche con lui. Succhierà per tutto il tempo che vorrà e terminerà solo quando sarà pronto. Non importa se saranno quattro anni o forse cinque o forse sei, quando vorrà smetterà. E se accadrà prima, andrà bene lo stesso.


Allattare non mi pesa, è un momento che fa bene a entrambi, possiamo coccolarci e poi proseguire con serenità nelle nostre attività.


Anche le mamme del parco hanno allattato così a lungo come me, non mi sento sola.

Ho sempre avuto fiducia che al momento giusto Gaia avrebbe smesso di succhiare e infatti è andata così.


Vi auguro di cuore di poter allattare per tanto tempo i vostri bambini.

I bambini dicono…

Ecco le parole di Gaia:

Che bello è stato succhiare il seno della mamma e il latte buono. Ora sono grande e non ne ho più bisogno. C’è Marco che succhia, perché lui è ancora piccolo. Quando sarò grande, anch’io allatterò i miei bambini.


Ringrazio Anna e Gaia per aver condiviso con noi la loro esperienza.

Care mamme, spero che le esperienze appena descritte possano esservi utili, magari offrendovi uno spunto di riflessione grazie al quale trovare le vostre risposte.

Prendersi cura di sé, respirare e rilassarsi

Respira e saprai che cos’è un fiore. Sii un fiore e saprai cos’è un respiro.

Fabrizio Caramagna


Fare la mamma, lavorare, dedicarsi alla famiglia e alla casa può essere davvero impegnativo, per questo è essenziale che vi creiate uno spazio quotidiano dedicato esclusivamente a voi stesse.


Pensateci: quanto spesso nel corso di una giornata chiedete agli altri come stanno, come si sentono e se hanno bisogno di qualcosa? E quanto spesso vi rivolgete queste stesse domande? Prestare attenzione a se stessi e ai propri desideri è importante e aiuta a farvi sentire meglio. D’ora in avanti, provate a chiedere a voi stesse: “Come stai?”. Provate a rendere un’abitudine quella di rivolgervi questo genere di interrogativi, appena riuscite a ritagliarvi un attimo di tempo, prima di un impegno importante o semplicemente quando ne sentite la necessità.


Ma naturalmente non basta porvi le domande. Dovete anche darvi delle risposte sincere. Ammettete a voi stesse di essere stanche, o oberate dagli impegni, o soddisfatte di voi stesse. Abituandovi a prendervi cura di voi e prestando attenzione alle vostre sensazioni e al vostro stato psicofisico, noterete molti benefici, primo fra tutti quello di essere più in connessione con voi stesse. Solo in questo stato sarete in grado di cogliere i messaggi che vi invia il vostro cuore e il resto del vostro corpo.


Una volta che avrete imparato a prendere del tempo per voi stesse sarete pronte a fare il passo successivo, dedicando una parte della vostra giornata al respiro profondo e al rilassamento. Bastano solo dieci minuti: se poi sarete più libere dagli impegni e sarete in grado di ritagliarvi più tempo, fate pure, andrà tutto a vantaggio della vostra salute.


Provate a respirare con la pancia, replicando quel respiro che avete già sperimentato nel corso di accompagnamento alla nascita e durante il travaglio: quando prendete aria, inspirate, immaginate di lasciar penetrare l’aria profondamente nel vostro corpo fino a espandere l’addome e poi, quando lasciate andare l’aria, espirate, così che l’addome rientri un po’. La tecnica della respirazione profonda aiuta a far tacere i pensieri della mente in modo da lasciare spazio all’ascolto del cuore. Inoltre, accresce l’energia positiva, allevia le tensioni e vi consentirà di vedere le situazioni da un punto di vista diverso quando prevale la tristezza, o il disagio in generale, non si è in grado di vedere chiaramente e di cogliere le opportunità che ci presenta la vita. Attraverso la respirazione profonda il corpo si rilassa e l’umore cambia grazie al rilascio di ossitocina, l’ormone dell’amore. In questo stato, può cambiare anche la percezione dell’allattamento e il significato che gli attribuite: non vi resta che ascoltare senza giudizio ciò che vi comunica il vostro corpo.

Visualizzare per creare

La visualizzazione – o forse potremmo chiamarla anche immaginazione – è un’esperienza che potete associare alla respirazione profonda. A prescindere dal momento della giornata in cui riuscite a ritagliarvi del tempo per voi, la sensazione di essere in armonia e connessione con il vostro corpo è fonte di grande pace, ed è proprio questo lo stato d’animo ideale per provare a visualizzare: lasciate semplicemente spazio alla vostra fantasia e immaginate di trovarvi un luogo bellissimo, nel quale vi sentite particolarmente bene. Può trattarsi di un prato accanto a una cascata in montagna, o di una grande spiaggia, oppure di un bel prato fiorito – qualsiasi posto vi venga in mente. Mentre visualizzate, provate a richiamare alla memoria i profumi, i suoni, e le sensazioni del luogo immaginario, dal calore dei raggi del sole allo scorrere dell’acqua fresca.


Provate, e sperimenterete sulla vostra pelle come la visualizzazione riesca a creare un senso di benessere e rilassamento, aiutando a eliminare tensioni o dolori fisici. Se per esempio avvertite una tensione alla schiena, prendete un profondo respiro e lasciatevi trasportare dalla fantasia nel vostro luogo preferito. Dopo pochi minuti di visualizzazione potreste scoprire che la vostra schiena non vi trasmette più alcuna sensazione negativa. Talvolta sarà sufficiente solo respirare, senza necessariamente immaginare alcun luogo. Oppure potete anche visualizzare la vostra schiena nel pieno del suo benessere e ringraziare il vostro corpo per il sostegno che vi offre ogni giorno.


L’importanza della visualizzazione è tale da essere una tecnica utilizzata anche all’interno dei corsi di accompagnamento alla nascita, quando vi si chiedeva di immaginare situazioni legate alla gravidanza, al bambino e al parto.


Ora che vostro figlio è nato, potete visualizzare le giornate passate con lui e con la vostra famiglia. Se il vostro obiettivo è terminare l’allattamento, cercate di evitare di richiamare alla memoria il momento della poppata, o immaginatelo diversamente: ad esempio, potreste figurarvi il vostro bambino che dice di no al seno e aggiunge che preferisce mangiare una mela. Abbiate tanta immaginazione, e cercate di percepire quali emozioni suscita in voi questa fantasia. Visualizzate come reale ciò che desiderate e godetevi il modo in cui vi fa sentire.


La nostra mente non distingue tra fantasia e realtà e percepisce tutto come reale: basta pensare ai sogni, che sembrano sempre veri fino al risveglio. Per questo motivo, non avete che da ripetere questo esercizio di visualizzazione perché la vostra mente non vi metta nella condizione di far diventare i vostri desideri realtà. Ma per fare sì che questo accada, tenete a mente che non basta visualizzare, ma anche percepire tutte le emozioni positive che emergono da questa fantasia. Per farla diventare un’abitudine, esercitatevi nella visualizzazione ogni sera prima di andare a dormire – ma solo a patto che non siate troppo stanche, rischiando di addormentarvi prima ancora di iniziare. In tal caso, ritagliatevi un altro momento all’interno della giornata.


Ecco un esempio di rilassamento guidato a cui, se lo desideri, puoi aggiungere la visualizzazione che preferisci.


Prepara la stanza del rilassamento e della visualizzazione.

Lasciati avvolgere dalla penombra.

Ascolta una musica dolce e piacevole.

Ora sdraiati comodamente su un materassino e tieni a portata di mano una copertina, nel caso sentissi freddo.

Chiudi gli occhi.

Respira profondamente.

L’aria entra nel tuo corpo attraverso le tue narici.

Penetra in profondità.

Raggiunge l’addome e lo espande.

Ora lascia uscire l’aria dal tuo corpo attraverso la bocca socchiusa.

Senti l’addome che rientra e si appiattisce.

Appoggia le mani sull’addome, così puoi coglierne più chiaramente il movimento.

Lasciti trasportare da questa onda che entra ed esce dal tuo corpo e dal movimento lento dell’addome che si espande e rientra.

Respira profondamente.

Senti il suono del tuo respiro e rilassati.

Lascia spazio all’aria che esce dal tuo corpo attraverso la bocca.

Senti come questo respiro rilassa il tuo corpo.

Senti che piano piano tutte le parti del tuo corpo si rilassano, nulla resta in tensione.

Anche la tua mente si rilassa.

L’aria che entra dentro di te porta luce ed energia.

L’aria che esce dalla tua bocca porta via con sé tensioni e preoccupazioni.

Permetti al tuo respiro di alleviarti da tensioni e preoccupazioni.

Accogli la pace interiore che riempie il tuo corpo e la tua mente.

È una sensazione molto piacevole.

Ti fa stare bene.

Senti affiorare la gratitudine.

Ti senti di dire grazie per tutta questa pace che ti avvolge e si porta dentro di te.

Ti senti molto bene.

Accogli queste sensazioni piacevoli.

Goditele più che puoi.

Ora che stai così bene, sei pronta a tornare con la mente in questa stanza.

Prenditi il tuo tempo.

Inizia a muovere le mani.

Poi i piedi.

Ora le braccia .

Infine, le gambe.

Stiracchiati.

Sbadiglia.

Respira.

Ora, rispettando i tuoi tempi, piano piano girati sul fianco.

Quando sei pronta apri gli occhi e mettiti seduta.

Bentornata!

Smettere di allattare?
Smettere di allattare?
Maria Cristina Baratto
Come, quando e perché. Preziosi consigli, strumenti pratici e spunti di riflessione per vivere al meglio questo distacco, senza stress e sensi di colpa. Può succedere che l’esigenza di concludere l’allattamento al seno si presenti prima per la mamma che per il bambino.In questi casi, è bene ponderare le motivazioni, informarsi e procedere senza fretta, evitando trucchi e bugie e senza l’utilizzo di farmaci.Smettere di allattare? è un libro ricco di preziosi consigli, strumenti pratici e spunti di riflessione che l’ostetrica Maria Cristina Baratto propone per vivere al meglio questo distacco, senza stress e sensi di colpa.