capitolo 3

Riposo

Hai mai avuto un lavoro con turni di 24 ore?
In cui ti dovevi svegliare ogni due ore? Senza pause o ferie?
E hai iniziato questo lavoro subito dopo un importante e doloroso intervento chirurgico? In cui potresti aver perso molto sangue, e/o in cui ti sono stati iniettati diversi farmaci? E questo lavoro ha comportato un enorme, irreversibile cambiamento del tuo ruolo nella vita, con serie conseguenze emotive?

Kate Evans

Le madri non possono dare se la fonte di energie è esaurita. Ogni madre ha bisogno di conferme a livello emotivo, mentale, fisico e spirituale, di una sana alimentazione e di sostegno. Quando una madre viene onorata e c’è qualcuno che si prende cura di lei allora lei e tutta la famiglia ne trarranno giovamento.

www.theearlydays.net

Dei quattro cardini del recupero postnatale il riposo è probabilmente il più importante. Indipendentemente da ciò che dicono le ricerche, dovrebbe essere di buon senso il fatto che quando una donna ha fatto crescere e partorito un bambino dovrebbe avere la possibilità di riposarsi e rimettersi.


Se si pensa ai classici disturbi che la gravidanza può causare, a quanto siano stanche le donne durante il terzo trimestre (la gravidanza è divisa in trimestri, il primo va dal concepimento al terzo mese, il secondo dal quarto al sesto mese e il terzo dal settimo al nono); al fatto che molte donne spesso hanno un travaglio di più giorni senza dormire, e che può anche terminare con un intervento chirurgico importante all’addome, sembra davvero da pazzi che assicurarsi che lei possa riposarsi e riprendersi non sia la normale amministrazione e una questione prioritaria. Per non parlare del fatto che dopo il parto lei è responsabile della sopravvivenza di un bambino vulnerabile e bisognoso di attenzioni.


Se qualcuno avesse programmato un intervento chirurgico all’addome per qualsiasi altro motivo, e gli venisse detto “Ah, e comunque, dopo l’intervento dovrai badare a un piccolissimo, insonne bambino 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e ti dovrai svegliare almeno ogni due-tre ore per dargli da mangiare” puoi star sicuro che quella persona direbbe “Ma sei matto? È impossibile! Sarò reduce da un importante intervento all’addome!”. Anche con un parto vaginale normale una madre ha ancora disperatamente bisogno di riposo. Ecco perché una volta le madri erano aiutate dai familiari.


Tutti sappiamo quanto sia sfiancante essere neogenitori, e ci sono molte vignette e battute sulla loro mancanza di sonno. Tuttavia sembra che non venga riconosciuto il fatto che lo sfinimento non è qualcosa a cui bisogna adeguarsi. La stanchezza estrema si può evitare, o almeno minimizzare, con il giusto sostegno.

Secondo una sintesi narrativa “Circa il 64% delle neomadri è affetto da spossatezza durante il puerperio, il che lo rende il problema più comune che una donna affronta nell’adattarsi alla maternità”1, e un altro studio riferisce che “Almeno il 46%-87% delle neomadri riporta di aver avuto problemi di stanchezza o spossatezza”2.


È interessante notare che c’è poca attenzione al riposo dal punto di vista dell’assistenza in maternità. Non è praticamente menzionato nelle linee guida del NICE3 sull’assistenza post parto4. Viene menzionata la parola “spossatezza” ma fa riferimento all’esaurimento psicologico:

“Spossatezza 1.2.43 Alle donne che riferiscono spossatezza persistente chiedere del loro benessere generale e offrire suggerimenti per la dieta, l’esercizio fisico e la pianificazione di attività, incluso il passare del tempo con il bambino. [2006] 1.2.44 Se una persistente spossatezza postnatale incide sulla cura di se stessa o del bambino valutare sottostanti cause fisiche, psicologiche o sociali. [2006] 1.2.45 Se una donna ha subìto un’emorragia post parto, o lamenta una spossatezza persistente, controllare i livelli di emoglobina e se risultano bassi trattarli secondo le linee guida locali. [2006]”

Credo che molte neomamme troverebbero molto ironico l’uso delle parole “spossatezza persistente”! L’unica volta che viene menzionato il termine “riposo” è quando tratta della sua importanza per avviare l’allattamento al seno nel reparto maternità:

“Quando viene offerta un’assistenza postnatale in ospedale l’attenzione deve essere rivolta a creare un ambiente che faciliti l’allattamento al seno. Questo comporta un’organizzazione per: far rimanere il neonato nella stessa stanza di degenza della madre 24 ore su 24, contatto pelle a pelle continuato quando possibile, privacy, garantire un riposo adeguato alle madri senza interruzioni causate da routine ospedaliere…”

Questo non ci stupisce, poiché riflette la mancanza di un approccio olistico alla medicina. Quando vai dal dottore perché non stai bene, quante volte ti viene chiesto quante ore riesci a dormire?


Cercando l’argomento del riposo postnatale nelle pubblicazioni non si trova molto. Ci sono alcuni articoli riguardo la spossatezza post parto, un riflesso della tendenza a cercare una cura per i sintomi piuttosto che interventi che migliorino la salute in generale. In un articolo si legge che: “La spossatezza post parto è un disturbo molto comune nelle puerpere, l’88,5% delle donne che hanno avuto un parto vaginale ha espresso questo malessere in uno studio recente”5.

Da aprile 2010 un’iniziativa del Sistema Sanitario Nazionale britannico ha stabilito che le madri ricevano una visita di controllo dopo sei settimane dal parto per discutere della loro salute fisica e mentale che è separata da quella dopo sei settimane per il bambino. Questo reintegra dei fondi che in precedenza erano stati tagliati. Sono felice che il governo britannico riconosca l’importanza del considerare la salute e il benessere delle neomamme, e vorrei incoraggiarti ad essere più aperta con il tuo medico se non stai bene, e prendere ulteriori appuntamenti se ne hai bisogno.


Vorrei qui proporti l’idea di prepararti per il riposo prima del parto, per tre principali ragioni. Primo, così come è più facile pianificare le opzioni per il parto prima di entrare in travaglio, allo stesso modo è più facile pianificare il recupero post parto prima di soffrire della mancanza di sonno e di dover affrontare gli intensi bisogni di un neonato. Analogamente, il punto di avere un piano non è il piano stesso, ma il processo in cui si esplorano e si riflette sulle opzioni (troverai più dettagli nel Capitolo 8).


Secondo, il modo in cui si svolgerà il parto potrà avere effetti anche sul recupero. Mentre molte di noi concordano che riprendersi da un parto chirurgico può richiedere più tempo che da un parto vaginale, in realtà può essere più complicato di così. Per esempio, a livello fisico una madre può riprendersi più velocemente da un cesareo calmo e programmato che da un’induzione di cinque giorni seguita da un parto strumentale.


Terzo, anche il riposo che avrai prima del parto potrà avere effetti sul recupero. Quando ero incinta del mio primo figlio, che doveva nascere all’inizio di febbraio, ho smesso di lavorare prima delle vacanze di Natale. All’inizio pensavo di lavorare di più ma ora sono grata all’impiegato della direzione Risorse Umane che ha notato quanto fossi stanca e mi ha incoraggiato a smettere prima. Mio figlio è nato due settimane dopo il termine e questo ha significato che ho avuto quasi due mesi di riposo prima che nascesse. Mi sono rilassata, è stato fantastico. L’ho fatto di nuovo quando ero incita di mia figlia perché la prima volta aveva funzionato benissimo per me. Non sono sola, altre madri provano la stessa cosa:

Ho smesso di lavorare la prima volta a 28 settimane perché sapevo che non sarei tornata a fare quel lavoro dopo, e non mi interessava lavorare per il gusto di farlo durante un periodo molto impegnativo dell’anno. Le due volte successive ho di nuovo smesso a circa 28 settimane. Mi accorsi che il mio corpo stava rallentando completamente e che tutto mi richiedeva uno sforzo enorme. Sentivo che fosse sbagliato persistere quando il mio corpo mi stava chiaramente chiedendo di ascoltare. Non so come fa la gente a lavorare fino alla fine, a me sembrava impossibile.

Wendy Evans

Ho smesso il mese prima del termine. Andavamo avanti tranquillamente senza il mio stipendio perché ci eravamo organizzati. È stato bellissimo perché ero sempre stanchissima.

Megan EJ

Sono entrata in maternità cinque settimane prima del termine. Due settimane erano ferie che dovevo prendere. Avevo la pressione bassa e il polidramnios, quindi il tempo in più è stato più che benvenuto. Non mi pento di nessun sonnellino. Ho avuto un parto indotto a 38 settimane quindi alla fine sono contenta di aver avuto più tempo per riposare e riempire il freezer con pasti già pronti. Guardandomi indietro, con il senno di poi, è stato bellissimo avere tempo solo per me prima che la vita cambiasse verso un ruolo che mi avrebbe impegnato 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Amo mio figlio con tutta me stessa ma alcuni ritagli di tempo per me sono una manna dal cielo.

Emma Aldous


In Francia è obbligatorio smettere di lavorare ed entrare in congedo di maternità sei settimane prima del termine. Quando ho iniziato a lavorare come doula sono rimasta scioccata dal fatto che nel Regno Unito le donne lavorano fino al termine. Una volta una mia cliente è addirittura entrata in travaglio a lavoro.


Penso che qui i problemi siano due. Primo, a quelle che diventano madri per la prima volta viene richiesto durante il secondo trimestre di prenotare la loro astensione dal lavoro, quando non hanno idea di quanto saranno stanche nel terzo trimestre. Secondo, o il congedo di maternità non è abbastanza lungo, oppure le donne vogliono tenerlo tutto per il periodo successivo alla nascita del bambino. Questo è comprensibile ma dimostra anche come la nostra cultura sia distorta e si concentri sull’idea che soltanto il bambino è importante, e che prendere del tempo per sé è un po’ egoista.


Il mio istinto mi disse che non fare niente prima del parto era importante. In un articolo dal titolo “The last days of pregnancy, a time in between” (“Gli ultimi giorni di gravidanza: un tempo intermedio”), l’ostetrica Jana Studelska parla dell’importanza di questo periodo:

“Penso che questo sia più che biologico: è spirituale. Per partorire, che sia a casa in una vasca con le candele e la famiglia oppure in una sala operatoria con macchinari e una squadra di medici e infermieri, una donna deve andare in un posto tra questo e l’altro mondo, verso quella sottile membrana tra qui e là. Verso il luogo da dove viene la vita, verso il mistero, al fine di raggiungerlo per far nascere il bambino che è suo. Le imprese eroiche di Ulisse sono qui con noi, ogni giorno. Questa donna dalle forme arrotondate non sta andando in battaglia, ma al confine del suo essere, in cui ogni risorsa che ha sarà chiamata ad assisterla in questo viaggio. Abbiamo bisogno di spazio e di tempo per prepararci a quel viaggio. E da qualche parte, dentro di noi, a un livello primordiale, le nostre cellule e i nostri ormoni, la nostra mente e la nostra anima lo sanno, e iniziano a lavorare, che ne siamo consapevoli o no.”

Ho cercato l’argomento del riposo prenatale nella letteratura scientifica. Come sostengono gli autori di uno studio, c’è poca ricerca sugli effetti del congedo prenatale sul risultato del parto. Gli autori di un altro studio affermano: “Le politiche sui congedi di maternità sono ritenute essenziali per garantire che le lavoratrici incinte e i loro figli rimangano in buona salute. Tuttavia, non si sa molto sulla durata ottimale del congedo di maternità prenatale e le politiche esistenti non si basano su evidenze scientifiche”6. Sembra che gli effetti del congedo prenatale sugli esiti del post parto (come ad esempio, la spossatezza) non siano stati studiati per niente.


I pochi studi esistenti sembrano stabilire una correlazione tra la lunghezza del congedo prenatale e gli esiti del parto. In un articolo7 gli autori hanno studiato donne che sono entrate in maternità presto e donne che hanno lavorato fino al momento del parto. Hanno osservato che le prime erano quattro volte meno soggette ad avere un cesareo rispetto a quelle che hanno lavorato fino all’ultimo. Analogamente, gli autori di uno studio canadese hanno trovato una corrispondenza tra l’aver lavorato fino al parto e l’incidenza di complicazioni durante il travaglio. Hanno riscontrato che le donne che avevano avuto un parto semplice e diretto avevano preso, in media, una settimana in più di congedo prenatale rispetto alle donne che avevano sperimentato complicazioni durante il parto8. Tuttavia questo non è il quadro completo. Alcuni studi sono stati svolti negli Stati Uniti, dove nella maggior parte degli stati non c’è un congedo di maternità legale e pagato e le donne spesso non hanno scelta; un articolo ha anche collegato il congedo di maternità prenatale a esiti del parto più scadenti, perché queste donne hanno avuto delle gravidanze non sane9. In generale, la mancanza di ricerche evidenzia il fatto che la nostra cultura ha una scarsa comprensione di quanto sia importante il periodo perinatale.

Non biasimo le donne per il fatto di non entrare in maternità abbastanza presto in modo da prendersi del tempo per riposare prima di partorire. So che molte donne lavorano fino al termine perché non hanno scelta, spesso per motivi economici. Penso che sia assolutamente da biasimare invece una cultura che non riesce a capire e a sostenere i bisogni delle partorienti, invece che le donne stesse. So anche che ogni donna è diversa e ha bisogni differenti, e che per alcune una lunga pausa prima del parto può essere deleteria.

Con il mio primo figlio ho smesso di lavorare 10 settimane prima che nascesse e, ripensandoci, me ne pento molto. Non avevo molti amici in zona e la mia famiglia era a 500 km di distanza. Soffrivo per un recente lutto in famiglia e quelle 10 settimane hanno permesso alla mia ansia di fissarsi. Troppo tempo a disposizione per stare seduta e pensare, rimuginare… e rimuginare ancora.

Danielle Cooke

All’inizio avevo delle ferie da usare, quindi dalla 30a settimana circa ho iniziato a prendere i mercoledì liberi e ha funzionato bene. Sono entrata in maternità a 36 settimane, ho aiutato a rimuovere la cucina vecchia prima che installassero la nuova. La mia insegnante di hypnobirthing mi disse che ci sarebbe stato un sacco di tempo per dipingere la cucina dopo la nascita del bambino. Penso che stesse cercando di farmi rallentare (la cucina sarebbe stata finita due anni dopo). Ho partorito a 40+6. Cosa farei di diverso? Be’, ora ne so molto di più ma al tempo non ne avevo idea, in più andavo avanti tenendomi occupata, svolgendo compiti pratici. Ero in ansia ma non avevo strumenti o la conoscenza adatta per riconoscerla e gestirla.

Corinne Rooney


Con questa discussione vorrei incoraggiare le donne e gli operatori sanitari a considerare l’idea che alcune donne possano trarre beneficio dall’incorporare un po’ di tempo per riposarsi prima del termine della gravidanza.


Quando si tratta di riposo dopo il parto, le linee guida del NICE dicono di “Offrire alle donne informazioni rilevanti e puntuali in modo da permettere loro di incentivare la salute e il benessere loro e dei bambini e di riconoscere e reagire ai problemi” e di “Chiedere alle donne, ad ogni occasione di incontro postnatale, del loro benessere emotivo, che sostegno familiare e sociale abbiano e che strategie di adattamento mettono in pratica di solito per affrontare questioni quotidiane”. Tuttavia, nella pratica non lo vedo realizzarsi. Il sistema è semplicemente troppo stressato e le ostetriche, il personale dei reparti maternità, gli operatori sanitari non hanno abbastanza tempo per favorire questo tipo di dialogo. Questa non è una critica ai professionisti sanitari, so che lavorano strenuamente e fanno del loro meglio. Mi piacerebbe vedere professionisti sanitari della maternità suggerire l’idea dell’importanza del riposo alle famiglie prima del parto, quando c’è forse un po’ più di tempo per analizzarla.


La mia esperienza come insegnante di corsi prenatali e come doula mi ha mostrato che ci sono diversi problemi nella nostra cultura quando si parla di riposo postnatale. In primo luogo, abbiamo delle aspettative abnormi su come sarà il periodo dopo il parto: i media ci fanno vedere bambini con vestitini di un bianco candido che dormono beatamente. Questo contribuisce a creare delle aspettative malsane sulla realtà dell’essere genitori. Quando insegnavo ai corsi prenatali dicevo ai neogenitori che, durante le prime sei settimane, se fossero riusciti a lavarsi, vestirsi, a mangiare e dare da mangiare al bambino, potevano ritenersi fortunati!

Un’altra questione è che la nostra cultura promuove l’indipendenza e l’individualismo al posto dell’interdipendenza e del collettivismo10. In questo contesto, riuscire a prendersi cura di se stessi, da soli, senza sostegno, è visto come un segno di forza. Questo è uno dei motivi per cui consideriamo così desiderabile “tornare alla normalità”. Questa credenza è così radicata, eppure così inconscia, che può portare le neomamme a vergognarsi di ricevere o aver bisogno di sostegno. Nel libro The Golden Month, Jenny Allison sostiene:

“Lasciar andare l’indipendenza può essere una sfida, specialmente quando siamo stati cresciuti con il messaggio costante di quanto sia preziosa. Anche se una persona al di fuori della cultura occidentale potrebbe non capire perché una madre insista sull’essere indipendente in un periodo come questo (in una vita di duro lavoro, perché non chiedere aiuto quando si può?), dipende anche da quelli attorno a te, se ti danno il permesso di sentire che ne hai il diritto. Per cui questo aspetto non è sempre facile da realizzare per le madri in occidente.”

In aggiunta, questa “indipendenza” (che rende il riposo più difficoltoso per le neomamme) porta ad avere aspettative anormali riguardo l’indipendenza dei neonati, insieme all’idea che se soddisfiamo i loro bisogni li stiamo viziando e che ci prepariamo un futuro di guai. Questo è sbagliato, perché ci sono oltre 60 anni di ricerche (da quando John Bowlby formulò la teoria dell’attaccamento) che confutano questa idea e dimostrano che accade il contrario: se i bisogni di vicinanza e di conforto vengono soddisfatti i bambini crescono più felici e diventano adulti più sicuri di loro stessi rispetto a quei bambini i cui bisogni sono stati ignorati11.


Siamo una specie per cui il contatto è molto importante, quindi i neonati piangono quando vengono separati da noi. Anche se dormono profondamente, i bambini sentono quando vengono messi giù e si svegliano piangendo. Questo e la nostra irrealistica aspettativa culturale secondo cui i bambini dovrebbero dormire a lungo da soli creano stress superfluo e contribuiscono alla spossatezza dei neogenitori. Per saperne di più su questo argomento il sito web BASIS (Baby Sleep Information Source) è una fantastica risorsa con delle prove a supporto, così come il libro Sogni d’oro della La Leche League12, 13.


Un modo per far combaciare i bisogni di contatto e di vicinanza del tuo bambino e allo stesso tempo i tuoi bisogni di muoverti per casa e prepararti uno spuntino è usare un marsupio. Sono stata madre di un “bambino di velcro” che rifiutava di essere messo giù e questo mi ha portato a diventare una consulente e istruttrice di babywearing. Le prove a favore dell’uso di una fascia per entrambi i genitori sono convincenti. A parte il fatto che ti lascia libere le mani, il bambino potrà essere più calmo: i bambini che stanno a contatto con i genitori piangono in media il 40% in meno14 e lo stare a contatto fa sì che si calmino15. Molti genitori trovano che essere capaci di soddisfare più facilmente i bisogni del bambino crei sicurezza e sensazioni di benessere e di competenza, oltre a conservare le energie per il fatto di non dover “combattere” con un bambino che protesta ogni volta che cerchi di metterlo giù. La fascia può essere usata anche per il riposino pomeridiano www.basisonline.org.uk/using-a-sling-for-daytime-sleep.


Ci sono diversi stili di marsupio. Scegliere una fascia è un po’ come scegliere un paio di jeans: quello che sta bene alla tua amica può non stare bene a te. La chiave è l’ergonomicità, perché farà la differenza tra qualcosa che puoi portare comodamente per ore e qualcosa che ti farà venire il mal di schiena in pochi minuti! Oggi ci sono molti consulenti per le fasce, molte biblioteche o centri in cui passare senza appuntamento nel Regno Unito, e vale la pena investire in un’assistenza professionale che ti aiuti a scegliere la fascia giusta per te. Per il Regno Unito, puoi trovare un consulente al sito www.slingpages.co.uk. Un’altra brillante risorsa, in inglese, è Carrying Matters www.carryingmatters.co.uk. Se vuoi saperne di più sull’argomento consiglio il libro di Rosie Knowles Why Babywearing Matters16.

Una cosa che ho trovato difficile, come doula e insegnante di corsi prenatali, è comunicare ai genitori in attesa la verità dell’essere neogenitori senza risultare allarmista ma sempre cercando di rimanere realistica. Non è facile, perché ognuno avrà un’esperienza completamente diversa. Quando insegnavo ai corsi prenatali, alle riunioni di persone della stessa classe avevo gente che mi chiedeva “Perché non ci hai detto che sarebbe stato così pesante?” e altri per cui era stato meglio di quanto si aspettassero.


Un buon modo per affrontarlo, che ti aiuta a pensare in modo flessibile, è tenere conto dei tuoi valori e in che modo ti piace avere il controllo nella vita, e considerare il bambino come un nuovo ospite in casa. Quando qualcuno viene a stare da te per la prima volta non sai quali siano i suoi gusti quindi inizi a indagare su varie cose, come i bisogni alimentari. Esattamente la stessa cosa vale per il tuo bambino, ma visto che non puoi chiedere che gusti abbia prima che arrivi, conviene cercare di mantenere una mentalità flessibile.


Una volta ho lavorato con una neomamma che mi chiese con disperazione se avessi una bacchetta magica per risolvere il momento della cena. Ogni sera lei e il suo compagno cercavano di mettere la bambina a dormire nella sua culla al piano di sopra per le 7 così che potessero rilassarsi come coppia e cenare insieme. Ma la bambina non si addormentava da sola e loro passavano tutta la sera a correre su e giù per le scale senza riuscire a cucinare decentemente o mangiare insieme. Le spiegai che non avevo una bacchetta magica, ma che alcuni genitori scelgono di avere il bambino con loro, in una culletta o in una fascia, o anche allattare a tavola e fare i turni per mangiare mentre l’altro tiene il bambino. Alcune coppie cambiano completamente gli orari della serata e cenano molto prima. Non ci sono soluzioni immediate ma puoi vedere il “problema” in maniera creativa (difficile quando non si dorme, lo so) e puoi provare modi diversi di fare le cose che possano funzionare per te.


Dico “problema” perché ciò che può essere un problema per una persona può non esserlo per un’altra. Una madre voleva una sessione postnatale con una doula una tantum per parlare del sonno. Le chiesi di descrivere il problema. Mi disse che allattava la bambina fino a farla addormentare e poi passava la maggior parte della serata ad andare su e giù ogni 45 minuti per risistemarla. Le chiesi se le dava fastidio e mi disse di no. Mi sorprese, quindi le chiesi quale fosse il problema. Mi rispose che tutti le dicevano che quello che stava facendo era sbagliato. Le spiegai dolcemente che sarebbe potuto essere un problema solo se avesse dato fastidio a lei.

Poiché la maternità non è valorizzata nella nostra cultura, un’altra cosa che inficia il riposo delle neomamme (e che svuota le loro energie mentali) è che molte sentono la colpa di “non fare niente” durante il giorno quando si stanno prendendo cura di un neonato. Come società, non comprendiamo che fare la mamma non è cosa da poco. Il magnifico libro di Naomi Stadlen, Quello che le mamme fanno. Soprattutto quando sembra non facciano niente (2013), lo spiega molto bene:

“Molti direbbero che lavare i vestiti del bambino significa lavorare, mentre prendere in braccio il bambino significa che ha passato molto di tempo senza lavorare. Le madri spesso parlano di un doloroso senso di ‘fallimento’ riguardo esattamente quei momenti, ma se guardiamo più da vicino notiamo che stavano facendo da mamma al loro bambino. È vero anche il contrario. Quando una madre corre a destra e sinistra, impegnata nelle faccende domestiche (che possono essere visibili e concrete, ma che sono compiti marginali rispetto al lavoro dell’essere madre), è possibile che sia lei che la gente dicano che sta ‘riuscendo a fare tutto’.”17

Anche un altro articolo18 lo spiega bene:

“Non riuscirai a combinare niente mentre sei a casa con il bambino. E chiunque ti dica il contrario non è molto collaborativo (o forse a una memoria debole). Quindi che fai tutto il giorno? Niente che possa essere misurato davvero. Stai semplicemente gestendo in modo giusto e con pazienza (anche se con stanchezza) sorrisi, lacrime, segnali che il bambino ha fame, sonno; stai insegnando al tuo bambino come navigare in questo mondo crudo e complesso e (per un bambino) emotivamente carico.”

È molto importante aiutare le neomamme a riconoscere l’incredibile valore del loro ruolo.


Sono anche consapevole del fatto che per riuscire a riposarsi una madre ha bisogno che alcuni lavori vengano fatti. Come doula postnatale, quando incontro i neogenitori prima del parto e mi chiedono cosa faccia spesso dico: di solito c’è un lavoro, che sia fare la lavatrice, o riordinare la cucina, che se non viene fatto ti darà fastidio. Io mi assicurerò di fare quel preciso lavoro per te. Lo puoi anche fare da sola se non hai una doula, perché ci sarebbe molto da dire sull’abbassare i propri standard per un po’ nelle prime settimane dopo il parto. Se riesci a pensare a cosa ti darebbe davvero fastidio se non venisse fatta e pianifichi di fare quella e solo quella, allora ti sarà più facile ignorare le cose che ti danno meno fastidio.

Alcuni suggerimenti per assicurarti di riposare abbastanza dopo il parto

I suggerimenti di seguito non intendono assolutamente di essere esaustivi o regole da seguire. Sono idee ed esempi per aiutarti a pensare a cosa sarebbe adatto alle tue circostanze.

  • Organizza in anticipo più sostegno che puoi.

  • Cerca di tenere il primo pomeriggio libero per dormire, che è quando molte di noi sono più assonate.

  • Fai un avviso da mettere alla porta per evitare che visitatori indesiderati ti sveglino durante il riposino. Qualcosa tipo “Neomamma e bambino a nanna, per favore non bussare o suonare il campanello. Lasciare le consegne sulla porta/in questo posto sicuro/ tornate più tardi”.

  • Pensa a come far sì che siano svolte faccende come cucinare, fare la spesa, pulire e fare la lavatrice così da poter riposare. Queste cose sono collegate tra loro.

  • Valuta di scrivere un piano di recupero postnatale che ti aiuti a esplorare le opzioni e comunicare ciò che vorresti a famiglia e amici. Questo è più facile da fare prima del parto.

  • Fai una lista di tutte le persone che potrebbero venire a sostenerti e ad aiutarti a riposarti dopo il parto. Spiega in anticipo cosa starai cercando di raggiungere e richiedi un aiuto specifico alle persone. Le persone aiutano volentieri ma spesso non sanno come farlo. Scegli con cura chi ti sosterrà: idealmente dovrebbero sia essere d’aiuto sia farti sentire bene. Avere qualcuno autoritario che ti irrita non ti aiuterà a riposare, e nemmeno qualcuno che aspetta di essere servito. Il sostegno è importante, ma lo è anche il fatto che le madri si sentano allo stesso tempo aiutate e al posto di comando.

  • Se puoi permettertelo, considera di assumere una doula postnatale. O chiedi a familiari e amici di regalarti voucher per una doula. Può fare la differenza (più informazioni nel Capitolo 7).

Ridurre la pressione di dover badare alla casa è una parte importante per il riposo postnatale. È essenziale il sostegno del tuo compagno e alcune ricerche mostrano che la prima causa di litigi nelle coppie dopo la nascita del bambino è “chi fa cosa”. Potresti provare questa attività con il tuo compagno se ne hai uno, o farla da sola.

  • Mettiti a sedere con il tuo compagno.

  • Separatamente, scrivete un elenco di tutte le faccende e chi le svolge (separatamente perché questo esercizio potrebbe mostrarvi che avete percezioni diverse riguardo chi fa cosa).

  • Cercate di includere tutto e scrivete qualsiasi cosa, comprese cose che succedono solo stagionalmente come tagliare l’erba.

  • Confrontate gli elenchi.

Visto che la neomamma, specialmente se allatta, avrà l’incombenza di badare al bambino, controlla quali altri lavori possono essere abbandonati, affidati a terzi o dirottati sul compagno. Puoi usare un modello simile per cercare di pianificare come svolgere la miriade di nuovi compiti che porta con sé un neonato, come il cambio del pannolino o avere più cose da lavare, e vedete se avete aspettative diverse rispetto alla divisione dei lavori. Se ti interessa saperne di più, il libro Baby’s here! Who does what?, in inglese, è molto utile e di facile lettura19, e Graeme Seabrook ha un corso online, in inglese, chiamato Motherload Liberation (www.graemeseabrook.com). Se desideri saperne di più su come l’arrivo di un bambino può impattare sulla tua relazione di coppia, con incredibili soluzioni creative, puoi provare il libro Becoming Us20, in inglese, che ha anche un sito e un corso online (becomingusfamily.com).


Quando si parla di riposo, è facile che tu abbia sentito dire “Dormi quando dorme il bambino”. Sebbene molti lo sbandierino in modi che non sono di aiuto, questo detto nasconde una certa saggezza. Quello che ho notato, tuttavia, è che è piuttosto comune per le neomamme sentirsi in colpa riguardo ciò che non stanno facendo, quindi appena il bambino crolla corrono a destra e a manca cercando di fare tutto.


Penso che sia un comportamento normale quando si affronta il cambiamento che porta con sé un bambino. Si cerca di fare le cose come prima, ma non funziona e spesso porta a essere più stanche e stressate.


Più riesci a prenderla con calma e metterti giù con il bambino, meglio è, anche se non dormi. Questo può aiutare chi viene a farti visita ad entrare nell’ordine di idee che sono loro che devono prendersi cura di te, e non il contrario. Valuta di tenere il bambino a contatto, pelle a pelle, quando ti stai riposando: ha molti benefici per il bambino e anche per te. I bambini tenuti a contatto pelle a pelle piangono meno, ma questo può anche facilitare il tuo riposo e potrai giustificare il tuo stare sdraiata a letto come un’attività che fa bene al bambino. Il rilascio di ormoni della serenità nel cervello faciliterà la creazione di un legame e la montata lattea21. Infatti, gli autori di uno studio sul contatto pelle a pelle sostengono:

“Il contatto pelle a pelle stimola il rilascio di ossitocina, che contrasta la reazione di attacco o fuga, diminuisce l’ansia, aumenta la calma e la reattività sociale. Questo può portare a uno stato psicologico favorevole a uno stile genitoriale efficace.”22

Che succede se trovi difficile dormire durante il giorno? Il tuo bambino finalmente si è addormentato, quindi pensi “Bene, ora devo dormire anch’io”, e rimani a letto irrequieta, come quando vai a letto presto sapendo che ti dovrai alzare alle 4 di notte. Spesso finisce che sei completamente sveglia e frustrata, o ti addormenti dieci minuti prima che il bambino si svegli! Il segreto è fare del riposo il tuo obiettivo, non il dormire. Qualsiasi cosa va bene, anche sdraiarsi con un libro. Per alcune è utile ascoltare una meditazione guidata o una colonna sonora per rilassarsi. Spesso, se ti metti giù con il proposito di rilassarti invece che dormire, il sonno arriverà più facilmente.


Una volta sono stata in una lezione di yoga con i bambini e, in cerchio, ognuna diceva come era stata la sua settimana. Ogni madre si lamentava del fatto che il bambino dormiva malissimo. Quando fu il mio turno dissi “Non ci insegna nulla questo? Non c’è niente di sbagliato nei nostri bambini, loro sono fatti così.” C’è molta saggezza dietro il non “lottare” contro la nuova normalità e non sprecare energie cercando di cambiare cose che non possono essere cambiate. Se riuscirai ad accettare che le cose miglioreranno anche se non fai niente mentre il bambino cresce e metterai in atto delle strategie per gestirti al meglio possibile nel frattempo, questo ti aiuterà ad affrontarlo. Per alcune mamme può voler dire andare a letto presto (con il bambino) qualche volta la settimana, mentre per altre può voler dire che il compagno si sveglia presto e prende il bambino così che loro possano rimanere a letto un po’ di più.


Prendete in considerazione il cosleeping. So che gode di cattiva fama, perché notizie di salute pubblica nel passato hanno portato professionisti sanitari e genitori a credere che sia pericoloso, tuttavia alcune ricerche dimostrano il contrario: quando si seguono alcune regole il cosleeping è sicuro come dormire su una superficie diversa. Nel libro Sogni d’oro di La Leche League, che affronta l’argomento nel dettaglio, c’è una lista, “I sette punti del sonno sicuro” da usare come guida. Se sei:

  1. non fumatrice

  2. sobria (niente droghe, alcool, o farmaci che causino sonnolenza)

  3. una madre che allatta, e il tuo bambino è

  4. sano e nato a termine

  5. posizionato sulla schiena quando non è allattato

  6. non fasciato, vestito con una tutina o un pigiama leggero

  7. su una superficie sicura


Allora il bambino nel tuo letto non è più a rischio della sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS) di quando è nella culla vicino. Le linee guida della Lullaby Trust, un’associazione che si occupa di prevenire morti in culla e assiste le famiglie in lutto, sono state aggiornate per includere proprio questo. Se vuoi saperne di più il sito web BASIS è una risorsa fantastica con diverse prove a supporto, della Durham University.

I dati mostrano anche che le madri che praticano il cosleeping dormono di più23. Un bambino che dorme con il cosleeping può stiracchiarsi e quasi svegliarsi quando deve mangiare, ma visto che è accanto alla madre può essere allattato o cullato fino a che non si riaddormenta prima che si svegli del tutto. Allattare durante la notte è più facile se il bambino è vicino, perché non devi alzarti e uscire dal letto per prenderlo, e non devi cullarlo per farlo riaddormentare dopo.


So che il cosleeping può non essere adatto per qualche famiglia, e va bene, ma non puoi sapere se per te funziona o no finché non lo provi. Alcune neomamme mi dicono che trovano difficile dormire con un bambino nel letto, e spesso è solo perché è come dormire con un nuovo partner. Ci vuole del tempo per abituarsi. Non è neanche una questione del tipo “tutto o niente”. Si può scegliere di praticare il cosleeping per una notte o per un sonnellino, quando si ha disperatamente bisogno di riposo. Non significa prendersi questo impegno per il resto della vita. Parlarne con una doula o con altri genitori che praticano il cosleeping da molto può essere d’aiuto.

Ecco qui alcune storie di madri che hanno organizzato in anticipo per potersi riposare abbastanza dopo il parto.

Ho assunto un’assistenza postnatale a domicilio professionale, kraamzorg, in Belgio. Facevano le lavatrici, le spese leggere, preparavano i pasti e si prendevano cura del bambino mentre dormivo. È permesso fino a tre mesi dopo il parto e loro sono stati molto gentili a protrarlo un po’, perché il mio bambino aveva il reflusso. Le tariffe dipendono dal reddito, quindi il governo interviene per rendere questi servizi più disponibili. Sono stata molto fortunata. Altrimenti, senza nonni in vita o che potessero aiutarmi e senza famiglia vicino. Ho iniziato a pensarci perché ho pagato per un po’ di aiuto dopo il parto, altrimenti non avrei avuto nessun aiuto gratis.

Laura Linde

La cosa migliore per il mio recupero postnatale è stata avere accesso a un eccellente sostegno tramite la mia ostetrica, le doule, gli specialisti dell’allattamento e consulenti per la lattazione (quando servivano). Questo mi ha permesso di affrontare le vesciche da latte, una quasi mastite, e il frenulo linguale corto della mia bambina, sempre avendo sostegno e sentendomi sicura.

Jo Evershed

Ho pianificato le cure postnatali così: doula per il parto, doula postnatale, incapsulamento della placenta, cerimonia del “closing of the bones”, fasciature alla pancia, babywearing, co-sleeping, spremitura del latte materno, avere qualcuno che pulisca! Fare uno sforzo per mangiare e bere bene. Le fasciature alla pancia sono state fondamentali per riuscire a muovermi per casa, e avere una doula postnatale è stato incredibile. Mi ha fatto sentire amata, accudita e rilassata. Sto anche seguendo la mia tradizione culturale di fare 40 giorni di transizione durante i quali tengo la mia bambina in casa. Così avrà il tempo di adattarsi e fare la transizione dal grembo al mondo. Faccio sì che stia sempre al caldo e la tengo soprattutto in camera mia. La allatto su richiesta e dorme nel letto con me. Dormo durante il giorno quando anche lei dorme, una cosa che non ho mai fatto con gli altri due figli. Faccio bagni regolari con i sali di Epsom e lascio che la casa sia un caos totale!

Seema Barua

Il post parto
Il post parto
Sophie Messager
Cosa serve a una neomamma Pensare in anticipo al periodo dopo la nascita, individuando i bisogni della neomamma e gli strumenti e le strategie per sostenerla. Prepararsi al momento del parto è sicuramente importante, ma altrettanto fondamentale è concentrarsi sul periodo del post parto.In questo libro, Sophie Messager attinge alla sua esperienza di biologa e doula per dimostrare che pensare in anticipo al periodo dopo la nascita, individuando i bisogni della neomamma e gli strumenti e le strategie per sostenerla, è il modo migliore per iniziare al meglio questa splendida avventura.Il post parto è il primo titolo di “Parliamone”, la collana dedicata ai genitori di oggi: guide monotematiche dalla grafica giovane e un formato più agile, con studi aggiornati, su gravidanza, accudimento, educazione.