Da aprile 2010 un’iniziativa del Sistema Sanitario Nazionale britannico ha stabilito che le madri ricevano una visita di controllo dopo sei settimane dal parto per discutere della loro salute fisica e mentale che è separata da quella dopo sei settimane per il bambino. Questo reintegra dei fondi che in precedenza erano stati tagliati. Sono felice che il governo britannico riconosca l’importanza del considerare la salute e il benessere delle neomamme, e vorrei incoraggiarti ad essere più aperta con il tuo medico se non stai bene, e prendere ulteriori appuntamenti se ne hai bisogno.
Vorrei qui proporti l’idea di prepararti per il riposo prima del parto, per tre principali ragioni. Primo, così come è più facile pianificare le opzioni per il parto prima di entrare in travaglio, allo stesso modo è più facile pianificare il recupero post parto prima di soffrire della mancanza di sonno e di dover affrontare gli intensi bisogni di un neonato. Analogamente, il punto di avere un piano non è il piano stesso, ma il processo in cui si esplorano e si riflette sulle opzioni (troverai più dettagli nel Capitolo 8).
Secondo, il modo in cui si svolgerà il parto potrà avere effetti anche sul recupero. Mentre molte di noi concordano che riprendersi da un parto chirurgico può richiedere più tempo che da un parto vaginale, in realtà può essere più complicato di così. Per esempio, a livello fisico una madre può riprendersi più velocemente da un cesareo calmo e programmato che da un’induzione di cinque giorni seguita da un parto strumentale.
Terzo, anche il riposo che avrai prima del parto potrà avere effetti sul recupero. Quando ero incinta del mio primo figlio, che doveva nascere all’inizio di febbraio, ho smesso di lavorare prima delle vacanze di Natale. All’inizio pensavo di lavorare di più ma ora sono grata all’impiegato della direzione Risorse Umane che ha notato quanto fossi stanca e mi ha incoraggiato a smettere prima. Mio figlio è nato due settimane dopo il termine e questo ha significato che ho avuto quasi due mesi di riposo prima che nascesse. Mi sono rilassata, è stato fantastico. L’ho fatto di nuovo quando ero incita di mia figlia perché la prima volta aveva funzionato benissimo per me. Non sono sola, altre madri provano la stessa cosa:
Ho smesso di lavorare la prima volta a 28 settimane perché sapevo che non sarei tornata a fare quel lavoro dopo, e non mi interessava lavorare per il gusto di farlo durante un periodo molto impegnativo dell’anno. Le due volte successive ho di nuovo smesso a circa 28 settimane. Mi accorsi che il mio corpo stava rallentando completamente e che tutto mi richiedeva uno sforzo enorme. Sentivo che fosse sbagliato persistere quando il mio corpo mi stava chiaramente chiedendo di ascoltare. Non so come fa la gente a lavorare fino alla fine, a me sembrava impossibile.
Wendy Evans
Ho smesso il mese prima del termine. Andavamo avanti tranquillamente senza il mio stipendio perché ci eravamo organizzati. È stato bellissimo perché ero sempre stanchissima.
Megan EJ
Sono entrata in maternità cinque settimane prima del termine. Due settimane erano ferie che dovevo prendere. Avevo la pressione bassa e il polidramnios, quindi il tempo in più è stato più che benvenuto. Non mi pento di nessun sonnellino. Ho avuto un parto indotto a 38 settimane quindi alla fine sono contenta di aver avuto più tempo per riposare e riempire il freezer con pasti già pronti. Guardandomi indietro, con il senno di poi, è stato bellissimo avere tempo solo per me prima che la vita cambiasse verso un ruolo che mi avrebbe impegnato 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Amo mio figlio con tutta me stessa ma alcuni ritagli di tempo per me sono una manna dal cielo.
Emma Aldous
In Francia è obbligatorio smettere di lavorare ed entrare in congedo di maternità sei settimane prima del termine. Quando ho iniziato a lavorare come doula sono rimasta scioccata dal fatto che nel Regno Unito le donne lavorano fino al termine. Una volta una mia cliente è addirittura entrata in travaglio a lavoro.
Penso che qui i problemi siano due. Primo, a quelle che diventano madri per la prima volta viene richiesto durante il secondo trimestre di prenotare la loro astensione dal lavoro, quando non hanno idea di quanto saranno stanche nel terzo trimestre. Secondo, o il congedo di maternità non è abbastanza lungo, oppure le donne vogliono tenerlo tutto per il periodo successivo alla nascita del bambino. Questo è comprensibile ma dimostra anche come la nostra cultura sia distorta e si concentri sull’idea che soltanto il bambino è importante, e che prendere del tempo per sé è un po’ egoista.
Il mio istinto mi disse che non fare niente prima del parto era importante. In un articolo dal titolo “The last days of pregnancy, a time in between” (“Gli ultimi giorni di gravidanza: un tempo intermedio”), l’ostetrica Jana Studelska parla dell’importanza di questo periodo:
“Penso che questo sia più che biologico: è spirituale. Per partorire, che sia a casa in una vasca con le candele e la famiglia oppure in una sala operatoria con macchinari e una squadra di medici e infermieri, una donna deve andare in un posto tra questo e l’altro mondo, verso quella sottile membrana tra qui e là. Verso il luogo da dove viene la vita, verso il mistero, al fine di raggiungerlo per far nascere il bambino che è suo. Le imprese eroiche di Ulisse sono qui con noi, ogni giorno. Questa donna dalle forme arrotondate non sta andando in battaglia, ma al confine del suo essere, in cui ogni risorsa che ha sarà chiamata ad assisterla in questo viaggio. Abbiamo bisogno di spazio e di tempo per prepararci a quel viaggio. E da qualche parte, dentro di noi, a un livello primordiale, le nostre cellule e i nostri ormoni, la nostra mente e la nostra anima lo sanno, e iniziano a lavorare, che ne siamo consapevoli o no.”