capitolo 1

Pratiche tradizionali post parto

“Dato che tu e il tuo bambino sarete emotivamente e fisicamente vulnerabili, sarebbe saggio seguire alcune linee guida.
A prescindere da dove o come è nato il bambino, è essenziale seguire un periodo dopo il parto in cui sarete accuditi e protetti.”

Robin Lim


“I rituali sono una parte molto importante delle culture, e i rituali di transizione sociale sono presenti in ogni società. Questi riguardano cambiamenti nel ciclo di vita e nella posizione sociale, collegando gli aspetti psicologici e sociali della vita di un individuo. Il parto segna un momento di transizione cruciale nel ciclo di vita di una donna, indipendentemente dalla cultura a cui appartiene.”1

C’era una volta, in tutto il mondo, un’attenzione particolare per le neomamme, che venivano festeggiate e accudite. Sì, anche nel mondo occidentale. Oggi sembra che ci sia una credenza fuorviata che queste pratiche siano “esotiche” e superate, ritrovabili solo nelle culture dei paesi in via di sviluppo. Tuttavia, il fatto che pratiche post parto tradizionali siano presenti in ogni continente dovrebbe farci fermare a pensare.


Cambridge, dove abito, è una città multiculturale in cui ho avuto l’opportunità di parlare con molte madri delle loro esperienze. Le somiglianze che si ritrovano tra pratiche tradizionali in diverse parti del mondo mi affascinano. Gli ingredienti usati per cucinare piatti per il post parto possono essere diversi, ma l’obiettivo è sempre quello di far riguadagnare energie alla neomamma. Ci sono diversi metodi e tessuti usati per fasciare, ma le fasciature sono universali. Diverse persone vengono ad aiutare la neomamma, ma il principio di fondo è che il riposo è la cosa più importante, e altre persone dovrebbero occuparsi delle faccende di casa. C’è anche un’intesa condivisa che il sostegno sociale è essenziale e che la neomamma non può fare tutto da sola.


In molte culture le settimane dopo il parto vengono riconosciute come un periodo unico, durante il quale, se seguita con premura, una donna ha l’opportunità di rigenerarsi, di ricomporsi, con conseguenze a lungo termine per la sua salute e il suo benessere.

Diverse ricerche pubblicate concordano con queste osservazioni. Nell’estratto di un articolo riguardo pratiche e rituali post parto tradizionali si trova che:

“Molte culture nel mondo praticano specifici rituali post parto per evitare problemi di salute negli anni successivi. Questo studio di revisione sistematica qualitativa ha esaminato la letteratura riguardante le pratiche tradizionali post parto, analizzando 51 studi svolti su 20 paesi diversi. Sono state evidenziati punti in comune nelle pratiche tra le varie culture. Nello specifico, i temi includono sostegno organizzato per la madre, periodi di riposo, indicazione di cibi assumibili o proibiti, pratiche igieniche tra cui quelle riguardanti la cura del bambino e l’allattamento al seno. Questi rituali permettono alla madre di essere accudita per un periodo di tempo dopo la nascita e possono avere effetti benèfici sulla salute, oltre a facilitare la transizione verso la maternità. Nella società odierna, con la modernizzazione, le migrazioni e la globalizzazione, gli individui possono non essere in grado di svolgere questi rituali, o, al contrario, sentirsi costretti a svolgere attività in cui non credono più. La conoscenza di pratiche post parto tradizionali può far sì che vengano offerti servizi perinatali culturalmente informati.”2

È interessante notare che gli autori di studi riguardo pratiche tradizionali post parto spesso liquidano sbrigativamente queste usanze. La nostra cultura tende a considerare tutte le affermazioni scientifiche come ‘vere’ e a etichettare ciò che non è studiato dalla scienza moderna come “non degno di nota”. In un articolo sul “fare il mese” in Cina, gli autori scrivono:

“Nonostante molte pratiche e molti rituali connessi al fare il mese siano stati confutati dalla scienza o dal senso pratico, molte persone in Cina seguono questi rituali ancestrali perché sono parte della loro cultura e dei princìpi tradizionali che guidano la vita di tutti i giorni.”3

Come scienziata trovo irritante tutto questo, perché ci sono pochissime ricerche sugli effetti del “seguire un mese post parto” nella sua interezza tradizionale (a parte qualche ricerca, limitata agli effetti sulla salute mentale). Questo non è il modo scientifico di studiare i fatti. La mancanza di prove pubblicate non è la stessa cosa che la prova della mancanza di efficacia. Molte altre pubblicazioni mostrano che le pratiche tradizionali post parto hanno un effetto protettivo sul benessere fisico e mentale4.


L’antropologa Eleanor Fleming mi ha introdotto all’acronimo delle società WEIRD, coniato dall’antropologo Joseph Henrich in un articolo dal titolo “Le persone più strane del mondo?”5. L’acronimo sta per Western, Educated, Industrialised, Rich, and Democratic (occidentali, istruiti, industrializzati, ricchi e democratici). In questo studio di revisione gli autori hanno riscontrato che il 96% dei soggetti nelle ricerche di scienze comportamentali provengono da paesi occidentali industrializzati, eppure questi paesi rappresentano solo il 12% della popolazione mondiale!

Questo ci suggerisce che dobbiamo essere cauti nelle conclusioni che traiamo quando tentiamo di studiare il comportamento umano “normale”.

Le culture che comprendono che le neomamme hanno bisogno di un sostegno speciale riconoscono anche che con il parto la madre stessa subisce un’enorme trasformazione, simile a una metamorfosi. Come doula mi è capitato qualche volta di dire ai genitori che diventare madre è un po’ come essere un’adolescente: sei bloccata in mezzo a due stati e hai perso il tuo senso di identità, e a volte può farti sentire a disagio. Nel mondo delle nascite alcuni parlano di un processo “dal bruco alla farfalla” per descrivere il processo. Io personalmente preferisco l’analogia con la fenice. Nel libro Broken Open: how difficult times can help us grow, Elizabeth Lesser descrive così l’esperienza:

“Lo definisco “il processo della fenice” in onore del mitico uccello dal piumaggio dorato di cui si è raccontato fin dai tempi antichi. Gli egizi chiamavano questo uccello la Fenice, e credevano che ogni 500 anni la Fenice tornasse alla ricerca del suo vero Sé. Sapendo che poteva cambiare solo attraverso la morte delle sue ormai logore abitudini, difese e credenze, la Fenice creava una pira di cannella e mirra, si sedeva tra le fiamme e lasciava che queste la consumassero. Poi si ergeva dalle ceneri come un nuovo essere, un amalgama di ciò che era e ciò che era diventata: un uccello nuovo, eppure sé stessa come mai prima, cambiata, ma al tempo stesso l’eterna Fenice.”

Questa storia mi piace per due ragioni: primo, perché la nuova fenice forse sembrerà sempre la stessa a un occhio non allenato, al contrario del bruco e della farfalla. Le neomamme possono sembrare sempre le stesse al mondo esterno, ma all’interno è avvenuto un invisibile ed enorme cambiamento. Secondo, quando mi immagino la neonata fenice vedo un uccello piccolo, simile a un pulcino, incerto e agitato, e questo ricorda più un “bisogno di accudimento” che una farfalla già formata e matura.


L’assistenza post parto tradizionale di solito dura dai 30 ai 40 giorni e può essere suddivisa in quattro aree principali: riposo, cibo, cura del corpo, sostegno sociale. Queste categorie si sovrappongono. Ad esempio, per il riposo e il sostegno sociale avere dei parenti (di solito donne) che vengono ad aiutare durante il puerperio significa che ci sono altre mani che cucinano, fanno le faccende, tengono il bambino o intrattengono i figli più grandi mentre la neomamma si riposa. Significa anche che la mamma non è mai sola: essere sole con un neonato, cercare di soddisfare i suoi molti bisogni mentre ci si sta riprendendo dalla gravidanza e dal parto e si sta tentando di prendersi cura di noi stesse è un compito praticamente impossibile.


L’aspetto del “riposo” è collegato alla comprensione che una neomamma si sta riprendendo dall’aver partorito un bambino che è cresciuto dentro di lei, un processo che richiede tempo, come qualsiasi altro processo che implichi uno sforzo fisico. Riconosce anche il fatto che il sonno della neomamma è disturbato perché si deve prendere cura del bambino, e che quindi ha bisogno di recuperare durante il giorno.


Riguardo il cibo e la nutrizione, far crescere e partorire un bambino può esaurire nutrienti essenziali per la madre, che potrebbe anche perdere sangue durante il parto. I cibi post parto tradizionali sono concepiti per essere nutrienti e sono simili ai cibi che vengono dati a qualsiasi persona in convalescenza o che si sta rimettendo, perché sono sostanziosi, caldi e ricchi di ferro e, inoltre, sono pensati per aiutare durante l’inizio dell’allattamento.


L’enfasi sulla cura del corpo riconosce che il corpo di una madre ha subìto dei cambiamenti durante la gravidanza e il parto, e vuole quindi ribaltare quei cambiamenti una volta che il bambino è nato. In ogni continente si ritrovano massaggi tradizionali, simili all’osteopatia empirica, e pratiche di fasciatura. Una volta erano presenti anche in occidente, ma sono stati dimenticati. Si riconosce anche il fatto che una madre ha perso molto “calore” dopo il parto, e quindi è fondamentale far sì che resti al caldo.


L’aspetto riguardo il sostegno sociale riconosce che l’essere sole non è normale e che, oltre ad aver bisogno di aiuto per le faccende di casa perché possano riposarsi, le neomamme stanno imparando come svolgere questo nuovo ruolo e a prendersi cura dei loro bambini; per questo hanno bisogno di avere attorno madri con esperienza.


Nel libro The Golden Month, l’autrice, Jenny Allison, intervista una madre del Mali:

“Ho avuto dieci figli e non ho mai avuto problemi. Mia suocera si è presa cura di me molto bene e mi ha aiutato ogni volta che ho partorito. Di solito, per i primi 40 giorni, mi faceva un massaggio quotidianamente per tutto il tempo di cui avevo bisogno. Mi preparava zuppa di pollo, zuppa di pesce e uova. Con queste attenzioni ho partorito dieci volte senza problemi. Per 40 giorni tutto ciò che facevo era allattare il mio bambino e stargli accanto. Non facevo niente, nessun lavoro, neanche in casa.”

La cultura cinese ha ancora una forte tradizione di assistenza post parto, chiamata “fare il mese”, che incorpora tutti e quattro gli elementi. C’è molta attenzione in particolare sul cibo ed è anche molto importante far sì che la madre stia al caldo, tanto che alle donne viene sconsigliato di fare il bagno o bere acqua fredda. Vengono offerti cibi “riscaldanti” come lo zenzero e il ginseng. Mia suocera mi ha parlato di olii per massaggi e mi ha mostrato come lei si fasciava l’addome con un asciugamano, e quando sono stata ad Hong Kong un paio di anni fa ho trovato un tipo di massaggio addominale indonesiano chiamato Jamu, disponibile in abbonamenti da 5 a 20 sedute per neomamme, con il terapista che andava a domicilio. Una volta la madre o la suocera di una neomamma si trasferiva da lei per aiutarla, ma oggi è comune assumere una donna che la assista (come una doula per il periodo postnatale), o trasferirsi in uno degli hotel per il post parto6.

Come doula ho lavorato con Annabel, una neomamma dalla Cina. Annabel voleva una doula cinese, ma a Cambridge non ce n’erano e io ero la figura più vicina, perché mio marito è cinese. Questa neomamma voleva seguire la tradizione nella maniera più fedele possibile. Si era anche preventivamente tagliata i capelli (i capelli lunghi e il divieto di fare il bagno non vanno d’accordo!). Lei stessa aveva preparato in anticipo dei piatti, inclusi i piedini di maiale in salsa di aceto scuro di riso (un piatto ricco di nutrienti e collagene). Il bambino di Annabel è nato con un cesareo dopo un lungo travaglio, e le complicazioni l’hanno obbligata a rimanere in ospedale per una settimana. Le facevo visita ogni giorno, portavo il suo bambino in giro per i corridoi in una fascia per permettere al marito di pranzare e a lei di riposare. Le portavo piatti tradizionali cinesi che avevo preparato a casa così che non dovesse mangiare il cibo dell’ospedale. Lavorai con Annabel per diversi mesi, e rimasi meravigliata dai pacchi di cibo che la famiglia le mandava perché potesse seguire la tradizione.


In questo libro faccio riferimento ad altre culture solo come esempio e non entro nel dettaglio: ci sono altri libri che le approfondiscono e si possono trovare alcuni riferimenti nella sezione “Consigli di lettura” alla fine del libro. Io invece considero con più attenzione quattro aree principali del recupero post parto. Uno dei motivi è che non credo che seguire una precisa “formula” di una cultura possa essere di aiuto, a meno che non si adatti a te personalmente. Lavorare con le neomamme mi ha insegnato che siamo tutte diverse e che dare consigli prescrittivi può essere controproducente. Il mio scopo è fornire una panoramica, come quando ci si trova davanti a un buffet, e se un approccio in particolare incontra i tuoi gusti puoi approfondirlo leggendo altri lavori in proposito.


Credo che ci sia molto da guadagnare nel recupero di pratiche tradizionali post parto, ma non voglio che passi il messaggio che i “vecchi metodi” fossero perfetti. Per molte neomamme la capacità di essere genitori è fonte di ansia e fanno fatica ad adattarsi all’enorme cambiamento nel loro senso del sé e dell’identità che accompagna la maternità. In questo contesto, sentire la pressione di dover seguire delle usanze che non si addicono loro può essere fonte di stress. Ad esempio, alcune pratiche post parto prevedono che la madre stia al chiuso in un luogo per un mese: mentre per alcune può essere piacevole, altre possono trovarlo difficile e provare un senso di claustrofobia e agitazione.


Uno dei miei libri preferiti riguardo il recupero postnatale è The First Forty Days, scritto dall’autrice sino-americana Heng Ou: questo libro si concentra molto sugli approcci tradizionali cinesi riguardo il post parto, ma include anche altre pratiche e ricette. Ou sostiene:

“Il futuro non prevederà suocere o zie che si trasferiscono a casa tua con pentole e padelle. (…) L’immagine della figlia (o nuora) diligente e delle matriarche che dettano legge è cambiata. Seppure la saggezza degli anziani ci può aiutare a trovare la strada giusta, ora siamo noi al posto di comando. Le donne oggi sono responsabili di un’intricata rete di richieste, e sottomettersi alle leggi di qualcun altro per sei settimane semplicemente non è più attuabile. (…) Dobbiamo incorporare un sesto importante elemento: l’intuizione. Deve essere diretto ad aiutare le madri nel concentrarsi sui propri bisogni.”

Lorraine, una neomamma di Singapore, mi ha raccontato di donne che hanno sviluppato una depressione mentre erano obbligate ad affrontare gli aspetti più rigorosi del confinamento cinese:

Ho rifiutato il post parto tradizionale cinese perché era molto restrittivo. Alcune delle tate delle strutture di confinamento, probabilmente per rendersi utili, davano il bambino alla madre (nel bel mezzo della notte) solo dopo aver valutato se il bambino andava cambiato/ aveva troppo freddo/ aveva troppo caldo ecc. e a quel punto il bambino era in uno stato praticamente incontrollabile. Inoltre queste tate facevano il bagno al bambino, ecc., momenti che ritengo creino un legame. Quando il mese è quasi finito molte neomamme vanno nel panico perché sentono di non essere pronte e di non essere preparate, e questo perché durante il mese non si sono occupate loro del bambino.

Come doula, ho sempre tenuto presente che ogni famiglia ha bisogni diversi. Io offro delle cose e intuitivamente valuto se possono piacere alla madre. Se la sensazione che ricevo è che non piacciono allora non insisto e non le offro più. Purtroppo ho visto familiari e operatori sanitari, tutti con buone intenzioni, dare consigli generali alle neomamme, consigli che nelle loro intenzioni dovevano aiutare, ma che possono non essere adatti a una madre in particolare.


Una volta ho lavorato con una donna di origine tedesca di nome Lydia. Era una donna intelligente, che sapeva esprimersi e sapeva cosa fosse giusto per lei. Era molto brava nel trovare e analizzare suggerimenti per prendersi cura del bambino che avessero delle prove a supporto. Parlavamo di ricerche ma anche di rimedi a base di erbe tradizionali della Germania. La sua esperienza di maternità era complicata dal fatto che il suo partner lavorava fuori casa tutta la settimana. Era una donna tranquilla, a cui piaceva stare sola, e non ero preoccupata per la sua salute mentale perché sembrava felice e aveva trovato un modo creativo di gestire il tempo con la sua bambina che funzionava bene per entrambe. Ero a casa sua, la bambina aveva poche settimane, quando un operatore sanitario venne a visitarla e le disse che aveva bisogno di uscire di casa di più. Perché non “andare a prendersi un caffè a Waitrose”? Mi ricordo che questo mi divertì, perché non mi sembrò qualcosa che potesse piacere a Lydia. Dopo le chiesi: “Ti piacerebbe andare a prendere un caffè a Waitrose?” e lei mi disse no. Questa esperienza mi è rimasta impressa, perché esemplifica quanto sia difficile offrire un vero sostegno quando non si conosce la persona: suggerimenti benintenzionati possono essere davvero fuori strada.


La costante domanda “stai uscendo con altre neomamme?” mi sembrava frustrante e inutile allo stesso tempo. Primo, sto cercando di organizzare la vita con un bambino, sto imparando a dargli da mangiare ecc. Uscire di casa è già difficile di per sé, figuriamoci se ci sono degli orari fissati. Secondo, non è che mi interessi sedermi e chiacchierare, con donne che non conosco, del colore della cacca dei bambini. Il tutto mentre dovrei far finta che il mio neonato sia consapevole delle canzoncine che stanno suonando, quando non mi faccio una doccia da tre giorni, non ho dormito e vorrei soltanto stare sul divano.

India Reynolds


Quello che ho cercato di fare, quindi, è stato prendere l’essenza dei lati positivi della saggezza tradizionale post parto, e assicurarmi che le pratiche usate possano accudire e incoraggiare chiunque le voglia provare. Ti invito a sceglierne alcune per creare una composizione unica di sostegno che ti aiuti nella transizione verso la maternità.

Il post parto
Il post parto
Sophie Messager
Cosa serve a una neomamma Pensare in anticipo al periodo dopo la nascita, individuando i bisogni della neomamma e gli strumenti e le strategie per sostenerla. Prepararsi al momento del parto è sicuramente importante, ma altrettanto fondamentale è concentrarsi sul periodo del post parto.In questo libro, Sophie Messager attinge alla sua esperienza di biologa e doula per dimostrare che pensare in anticipo al periodo dopo la nascita, individuando i bisogni della neomamma e gli strumenti e le strategie per sostenerla, è il modo migliore per iniziare al meglio questa splendida avventura.Il post parto è il primo titolo di “Parliamone”, la collana dedicata ai genitori di oggi: guide monotematiche dalla grafica giovane e un formato più agile, con studi aggiornati, su gravidanza, accudimento, educazione.