Questo ci suggerisce che dobbiamo essere cauti nelle conclusioni che traiamo quando tentiamo di studiare il comportamento umano “normale”.
Le culture che comprendono che le neomamme hanno bisogno di un sostegno speciale riconoscono anche che con il parto la madre stessa subisce un’enorme trasformazione, simile a una metamorfosi. Come doula mi è capitato qualche volta di dire ai genitori che diventare madre è un po’ come essere un’adolescente: sei bloccata in mezzo a due stati e hai perso il tuo senso di identità, e a volte può farti sentire a disagio. Nel mondo delle nascite alcuni parlano di un processo “dal bruco alla farfalla” per descrivere il processo. Io personalmente preferisco l’analogia con la fenice. Nel libro Broken Open: how difficult times can help us grow, Elizabeth Lesser descrive così l’esperienza:
“Lo definisco “il processo della fenice” in onore del mitico uccello dal piumaggio dorato di cui si è raccontato fin dai tempi antichi. Gli egizi chiamavano questo uccello la Fenice, e credevano che ogni 500 anni la Fenice tornasse alla ricerca del suo vero Sé. Sapendo che poteva cambiare solo attraverso la morte delle sue ormai logore abitudini, difese e credenze, la Fenice creava una pira di cannella e mirra, si sedeva tra le fiamme e lasciava che queste la consumassero. Poi si ergeva dalle ceneri come un nuovo essere, un amalgama di ciò che era e ciò che era diventata: un uccello nuovo, eppure sé stessa come mai prima, cambiata, ma al tempo stesso l’eterna Fenice.”
Questa storia mi piace per due ragioni: primo, perché la nuova fenice forse sembrerà sempre la stessa a un occhio non allenato, al contrario del bruco e della farfalla. Le neomamme possono sembrare sempre le stesse al mondo esterno, ma all’interno è avvenuto un invisibile ed enorme cambiamento. Secondo, quando mi immagino la neonata fenice vedo un uccello piccolo, simile a un pulcino, incerto e agitato, e questo ricorda più un “bisogno di accudimento” che una farfalla già formata e matura.
L’assistenza post parto tradizionale di solito dura dai 30 ai 40 giorni e può essere suddivisa in quattro aree principali: riposo, cibo, cura del corpo, sostegno sociale. Queste categorie si sovrappongono. Ad esempio, per il riposo e il sostegno sociale avere dei parenti (di solito donne) che vengono ad aiutare durante il puerperio significa che ci sono altre mani che cucinano, fanno le faccende, tengono il bambino o intrattengono i figli più grandi mentre la neomamma si riposa. Significa anche che la mamma non è mai sola: essere sole con un neonato, cercare di soddisfare i suoi molti bisogni mentre ci si sta riprendendo dalla gravidanza e dal parto e si sta tentando di prendersi cura di noi stesse è un compito praticamente impossibile.
L’aspetto del “riposo” è collegato alla comprensione che una neomamma si sta riprendendo dall’aver partorito un bambino che è cresciuto dentro di lei, un processo che richiede tempo, come qualsiasi altro processo che implichi uno sforzo fisico. Riconosce anche il fatto che il sonno della neomamma è disturbato perché si deve prendere cura del bambino, e che quindi ha bisogno di recuperare durante il giorno.
Riguardo il cibo e la nutrizione, far crescere e partorire un bambino può esaurire nutrienti essenziali per la madre, che potrebbe anche perdere sangue durante il parto. I cibi post parto tradizionali sono concepiti per essere nutrienti e sono simili ai cibi che vengono dati a qualsiasi persona in convalescenza o che si sta rimettendo, perché sono sostanziosi, caldi e ricchi di ferro e, inoltre, sono pensati per aiutare durante l’inizio dell’allattamento.
L’enfasi sulla cura del corpo riconosce che il corpo di una madre ha subìto dei cambiamenti durante la gravidanza e il parto, e vuole quindi ribaltare quei cambiamenti una volta che il bambino è nato. In ogni continente si ritrovano massaggi tradizionali, simili all’osteopatia empirica, e pratiche di fasciatura. Una volta erano presenti anche in occidente, ma sono stati dimenticati. Si riconosce anche il fatto che una madre ha perso molto “calore” dopo il parto, e quindi è fondamentale far sì che resti al caldo.
L’aspetto riguardo il sostegno sociale riconosce che l’essere sole non è normale e che, oltre ad aver bisogno di aiuto per le faccende di casa perché possano riposarsi, le neomamme stanno imparando come svolgere questo nuovo ruolo e a prendersi cura dei loro bambini; per questo hanno bisogno di avere attorno madri con esperienza.
Nel libro The Golden Month, l’autrice, Jenny Allison, intervista una madre del Mali:
“Ho avuto dieci figli e non ho mai avuto problemi. Mia suocera si è presa cura di me molto bene e mi ha aiutato ogni volta che ho partorito. Di solito, per i primi 40 giorni, mi faceva un massaggio quotidianamente per tutto il tempo di cui avevo bisogno. Mi preparava zuppa di pollo, zuppa di pesce e uova. Con queste attenzioni ho partorito dieci volte senza problemi. Per 40 giorni tutto ciò che facevo era allattare il mio bambino e stargli accanto. Non facevo niente, nessun lavoro, neanche in casa.”