E se il tuo bambino muore?
Se non elaboriamo il lutto fino alla fine, questo ci attenderà. Non si dissolverà per poi sparire. Al contrario, si inasprirà, e proveremo il dolore che porta con sé in seguito, nelle forme più strane.
Elizabeth Lesser
Il dolore non è un disturbo, una malattia o un segno di debolezza. È una necessità emotiva, fisica e spirituale, il prezzo da pagare per l’amore. L’unica cura per il dolore è soffrire.
Earl Grollman
Volevo scrivere qualcosa riguardo la perdita di un bambino perché è un argomento che mi sta molto a cuore. Sono la sorella maggiore di un bambino nato morto, e io stessa ho avuto quattro aborti. Ci sono ancora tanti tabù intorno alla perdita di un figlio e all’aborto. Quello che voglio dirti è: se dovrai affrontare una perdita, a prescindere dalla fase della gravidanza in cui sei, sarai in una condizione di post parto. Avrai bisogno di piangere la perdita, e meriti lo stesso sostegno di una madre che abbia partorito un figlio vivo. Anzi, probabilmente ne avrai bisogno di più. La parte difficile è che è probabile che non avrai tempo di prepararti. Spero che potrai comunque usare alcuni dei suggerimenti proposti in questo libro per aiutarti. Se sei un familiare o un amico di qualcuno che ha avuto un lutto usa questo libro per aiutarli.
Se il tuo bambino è venuto a mancare all’inizio della gravidanza potresti sentire che questa perdita non è valida, ma non si può misurare il lutto da come appare sulla carta. Il tuo dolore sarà comunque vero se il tuo bambino fosse morto appena hai scoperto di essere incinta o quando aveva alcuni mesi. Quindi voglio condividere la mia storia, e quella di altri, e spero che aiuti a dimostrare il bisogno di sostegno.
Quando avevo otto anni il mio fratellino, Julien, è nato morto. Eravamo verso la fine degli anni ’70 e a quel tempo la gente pensava che nascondere le cose sotto il tappeto fosse la cosa giusta da fare. A nessuno di noi è stato permesso di elaborare il lutto o elaborare i nostri sentimenti. Non c’è stato un funerale, non c’è stata una scatola dei ricordi, nessuna foto, nessuna impronta dei piedini. Né io né mia madre siamo mai riuscite a vedere mio fratello. Non ne parlavamo, non condividevamo la nostra tristezza, ma il dolore era lì, nonostante tutto. Sono stata lasciata lì con tutti questi sentimenti non affrontati, e la mia mente ha scelto di dimenticare per proteggermi. Ho un grande vuoto nella memoria: non ricordo mia madre incinta né qualcosa di dopo il parto. C’è una parte della mia infanzia che proprio non riesco a recuperare perché al tempo non ci è stato permesso di elaborare il lutto.
Quando, per il mio diploma di formazione prenatale, ho studiato come i bambini elaborano il lutto, ho ripercorso questa situazione e ho avuto delle bellissime conversazioni rigeneranti con mia madre a riguardo. Mi ha anche portato a chiudere il cerchio facendo a mia madre un massaggio “Closing the Bones”. Aveva paura che tutte le brutte sensazioni la inondassero di nuovo, ma è stato delicato, bellissimo e pieno di rispetto, e per entrambe è stato avvolgente e curativo.
Io ho anche avuto quattro aborti. Ho iniziato a cercare di rimanere incinta a 33 anni. Dopo un anno di tentativi senza risultati siamo rientrati in un piano preferenziale per dei test della fertilità, a causa della mia età e del mio ciclo irregolare. Era tutto normale ma il mio ciclo durava molto e volevano darmi dei farmaci per indurre l’ovulazione. Non ne ero entusiasta, quindi ho indagato altre opzioni e dopo tre mesi di agopunture sono rimasta incinta per la prima volta.
Riesco ancora a sentire la pura, incredibile gioia che ho provato quando il test è risultato positivo. Riesco ancora a rivedermi, sola in bagno. Mi sono guardata allo specchio e sono scoppiata in lacrime di gioia. Ho tenuto questo piccolo segreto tutto il giorno e poi la sera ho fatto una sorpresa a mio marito facendogli trovare il test positivo incartato. Per tre mesi sono andata in giro in uno stato di beatitudine costante. Sì, ero stanca e avevo le nausee a volte, ma per la maggior parte del tempo ero in una condizione di ebbrezza gioiosa.
A 12 settimane siamo andati alla prima ecografia. Eravamo molto emozionati. Poi l’ecografista ci ha detto che non c’era battito. Ha provato di nuovo. Io non volevo accettare la realtà, speravo ancora che in qualche modo ci fosse stato un errore e che il mio bambino fosse ancora vivo. Ma il mio bambino era morto. Le conseguenze sono state incredulità, insensibilità, shock, seguite dal dolore più profondo che avessi mai provato. Ho pianto come mai prima nella vita, singhiozzi grandi, pesanti, disperati. Mi facevano letteralmente male le braccia per il mio bambino.
Non ci fu alcun aiuto a causa della mancanza di comprensione dei miei stessi sentimenti, della mancanza di riconoscimento che la nostra cultura dà alle donne che hanno avuto un aborto, della mancanza di sostegno, o dai commenti inappropriati, seppur benintenzionati di amici e parenti che non sapevano come aiutare una madre in lutto.
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“Non era un bambino vero” (per me lo era)
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“Probabilmente aveva qualcosa che non andava” (forse, ma questo sottintende che io stessi sbagliando a soffrire)
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“Ne puoi avere un altro” (io volevo questo)
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“Almeno puoi rimanere incinta” (ulteriore diniego del dolore)
Grazie al cielo qualcuno mi ha messo in contatto con la Miscarriage Association. Ho telefonato ad una volontaria locale dolcissima, Janet Sackman. È stata la prima a esprimere parole rassicuranti e riconoscenti verso il mio dolore, e ricordo ancora quanto è stato importante per il processo di guarigione. Sono finita per andare agli incontri della Miscarriage Association per un po’ di tempo. Mi ha aiutato molto con l’elaborare i miei sentimenti e avere uno spazio sicuro in cui potevo parlarne senza sentirmi giudicata.
Ma niente è stato fatto per aiutare il mio corpo, il mio spirito, la mia anima, a guarire in modo olistico. Portavo con me il dolore e la paura, per i quali nessuno mi ha aiutato. Non ho mai sentito quella beatitudine in nessuna delle mie gravidanze seguenti (ho avuto altri tre aborti e due bambini vivi) perché avevo così paura di perdere di nuovo il mio bambino che non mi azzardavo a sentirmi felice, in uno sciocco tentativo di proteggermi dal dolore (da quel momento ho imparato che, sebbene sia comune, questa tecnica non funziona: cercare di proteggerti preoccupandoti nervosamente delle peggiori situazioni possibili non ti bloccherà dal provare dolore se succede, però ti deruba della gioia).
Quando ho imparato a offrire il massaggio “Closing the Bones”, per me aveva senso offrirlo anche alle donne dopo un lutto, e ho visto quanto è stato utile. Ecco cosa hanno detto alcune di queste donne:
Mi sono presentata alla formazione per il Closing the Bones circa un anno dopo che il mio bambino era venuto a mancare. Verso la fine della cerimonia, mentre venivo cullata, dei profondi brividi hanno iniziato a pervadere il mio corpo e mentre il rebozo veniva stretto intorno al mio bacino ho sentito un’enorme emozione che a tutt’oggi non so come chiamare. Ho sentito come se la bolla protettiva che avevo creato intorno a me si fosse allontanata, e con lei il mio bambino, come se lo stessi lasciando andare. I singhiozzi hanno scosso il mio corpo. Tutto il dolore, la rabbia, la stanchezza e l’incredulità per quello che era successo si sono riversati fuori. Non avevo compreso a quanto fossi rimasta attaccata. Ho sentito le donne creare un cerchio intorno a me e ho capito com’è avere uno spazio sicuro per me, permettermi di essere lì con il mio selvaggio tumulto di emozioni. Ho sentito qualcuno cantare una bellissima canzone e un’altra persona lisciarmi i capelli, mani che mi toccavano mandando amore e sostegno.
Rosie
Ho avuto tre diversi lutti. Tutti gli anni, fino a quando non ho avuto figli, quando ero triste capivo che avevo la “sindrome delle braccia vuote”. Era una tristezza profonda che, dato che ero così giovane, sentivo di non avere il lusso di riconoscere. Quando rimanevo incinta non legavo mai con il bambino, per sicurezza. Mi sentivo sempre condannata. Dopo aver avuto due figli in stretta successione ho imparato il massaggio Closing the Bones e ho avuto la fortuna di essere il soggetto della cerimonia di chiusura completa alla fine. Vedevo luci dorate tutt’intorno e mi sono sentita completamente rilassata, avere così tante donne che mi toccavano è stato un onore unico. Quando sono tornata a casa ho sentito una connessione molto più forte con i miei bambini di quanto avessi mai sentito prima.
Allison
Aver ricevuto il massaggio Closing the Bones mi ha aiutato ad accettare la perdita del mio bambino e iniziare ad andare avanti, e anche perdonare il mio corpo e lasciar andare tutti i sentimenti negativi.
Claire
E queste donne, che non hanno ricevuto un massaggio “Closing the Bones” ma ne sono poi venute a conoscenza, sentono che sarebbe potuto essere benefico:
Ho avuto un aborto a nove settimane. Penso che il massaggio Closing the Bones mi avrebbe aiutato in molti modi, ma soprattutto a livello emotivo, rendendomi capace di condividerlo con un’altra donna che capisce o almeno che può empatizzare o forse essere partecipe del mio dolore. Che potesse normalizzarlo (so che è comune, ma sarebbe stato carino sentirselo dire di nuovo, diverse volte!). Un momento curativo con un’altra donna. Ecco cosa mi sarebbe piaciuto.
Saveria
Non conoscevo il massaggio Closing the Bones fino a poco tempo fa e non l’avevo considerato in riferimento alla mia perdita, ma il tuo post mi ha fatto riflettere e in realtà mi ha fatto (e mi fa!) scoppiare in lacrime a ripensare a come, al tempo, una “cerimonia” mi avrebbe aiutato davvero tanto. Avrei trovato una cerimonia Closing the Bones bellissima in quella situazione, una celebrazione della mia bambina, di me come sua madre, un modo per celebrare la sua vita, per quanto breve. L’avrei trovato curativo e mi avrebbe concesso la concentrazione di cui avevo disperatamente bisogno per essere da sola con lei, e i miei pensieri, e il mio dolore!
Jo