quinta PARTE - Come trovare calma e connessione

XIV
Mangiare, un massaggio interno

Un vecchio adagio dice che non esiste un problema così grande al mondo da non poter essere risolto con un buon pasto. Spesso mangiare sembra far scomparire le preoccupazioni, se non altro queste diventano meno assillanti quando siamo sazi e soddisfatti dopo un bel pranzetto. Ci calma e ci fa sentire più felici, poiché anche il cibo e il senso di sazietà attivano il sistema di calma e connessione.


Quando mangiamo, l’interno del corpo viene stimolato, proprio come l’esterno quando veniamo toccati, e di fatto si attiva lo stesso sistema. Se teniamo conto dell’interessante connessione esistente tra sistema digerente e pelle, credo che mangiare sia una sorta di massaggio interno.


Questa connessione può essere evidenziata risalendo abbastanza indietro nel tempo lungo la genealogia cellulare. Durante i primi giorni di sviluppo dopo la fecondazione dell’ovulo, le cellule si organizzano rapidamente in tre foglietti embrionali, l’ectoderma, il mesoderma e l’endoderma, da cui poi si svilupperà l’intero organismo.


Gli organi gastrointestinali, la pelle e il sistema nervoso si sviluppano tutti dallo stesso foglietto embrionale, l’ectoderma. Non è sorprendente, quindi, che vi siano similitudini funzionali tra pelle e apparato gastrointestinale, per esempio nella registrazione e nella trasmissione delle informazioni da parte dei nervi sensori. Potremmo perfino affermare che il sistema digerente, incluso l’esofago, lo stomaco e l’intestino, è come una continuazione interna della pelle, una sorta di “esterno-dentro”.


L’apparato gastrointestinale è certamente essenziale per la digestione, ma è anche una delle ghiandole endocrine più importanti. Secerne ormoni che regolano la digestione, il metabolismo e l’immagazzinamento di nutrienti nelle riserve cellulari.


Questi ormoni hanno anche un’altra funzione fondamentale, quella di influenzare il cervello. Proprio come la pelle, anche il sistema gastrointestinale è riccamente innervato e ha terminazioni simpatiche e parasimpatiche. Il nervo parasimpatico vago, che ha terminazioni nella maggior parte del sistema gastrointestinale, per il 90% ha funzione sensoria e trasporta gli impulsi dalla periferia e dall’interno del corpo al sistema nervoso centrale.

Tra l’intestino e il cervello

Immagina di essere seduto a tavola, terribilmente affamato, e solo leggere il menu ti fa venire l’acquolina alla bocca. Finalmente ti servono quanto hai ordinato, porti il primo boccone alla bocca, lo mordi, lo mastichi e lo inghiottisci. Il cibo entra nel tuo sistema gastrointestinale mentre stai pensando ad altro. A partire dal momento in cui ti senti sazio, iniziano a succedere delle cose all’interno del tuo corpo.


I nervi sensori della pelle, che trasportano le informazioni sul tocco, assomigliano alle fibre sensorie dell’apparato gastrointestinale, che sono di spessore variabile e veicolano informazioni di diverso tipo. Possono essere stimolate da fattori come il grado di estensione dello stomaco (vale a dire, quanto hai mangiato), il livello di pH (il grado di acidità), la quantità di sale e la presenza di alimenti di composizione chimica o contenuto calorico differente.


Gli impulsi nervosi informano il sistema nervoso centrale in merito a come sta procedendo la digestione. Siamo al corrente soltanto di una piccola parte di questi dati, dato che quasi tutti raggiungono direttamente le parti inferiori del cervello. Soltanto in circostanze inusuali, e anche in tal caso dopo un certo intervallo di tempo, i segnali raggiungono la parte superiore del cervello, la neocorteccia, dove diventiamo consapevoli delle sensazioni ed elaboriamo pensieri e progetti. L’apparato gastrointestinale funziona principalmente in modo autonomo, vale a dire fa il suo lavoro senza ricevere istruzioni dalla mente cosciente.


Tra i messaggi che arrivano al cervello ci sono le informazioni sulla quantità di cibo ingerito, in base alla quantità di colecistochinina (CCK) secreta. Quest’ormone digestivo viene liberato dalla parte superiore dell’intestino tenue quando vi transita il cibo, soprattutto se ad alto contenuto di grassi. L’ormone CCK a sua volta stimola il nervo vago, e questo provoca il rilascio di ossitocina. Quindi, più un pasto è ricco di grassi, più dopo aver mangiato ci sentiamo sazi e sonnolenti. Quando è composto principalmente da carboidrati e proteine, invece, produciamo meno CCK e ci sentiamo meno insonnoliti. I carboidrati, in particolare gli zuccheri semplici, hanno più rapidamente un effetto eccitante sul corpo, perlomeno in un primo momento.


Il contatto interno tra il cibo inghiottito, o bolo alimentare, e gli organi digerenti provoca dunque il rilascio di ossitocina nel cervello, anche se all’inizio questa reazione si avvia con la CCK nel tratto gastrointestinale. Come ulteriore prova dell’influenza della CCK sul rilascio di ossitocina, se un topo femmina viene trattato con CCK ed estrogeni assume un comportamento materno di accudimento, proprio come farebbe a seguito di iniezioni di ossitocina. Di conseguenza, il senso di sazietà provoca un rilascio di ossitocina nel cervello, che innesca un comportamento affettuoso e solerte.


Le mucche che possono mangiare quando vengono munte sono più calme e socievoli, oltre a produrre più latte. Gli effetti osservati dipendono dall’attivazione del nervo vago da parte del processo digestivo che porta a un aumento della liberazione di ossitocina. Conoscere questo fenomeno potrebbe risultare molto utile agli allevatori.

Pieno e soddisfatto

In un certo senso è vero che la primissima correlazione tra cibo, vicinanza affettiva e legame di attaccamento che si osserva nel neonato ci accompagna per tutta la vita. Dopo aver mangiato non abbiamo più fame e ci sentiamo sereni e tranquilli. Spesso ci viene voglia di distenderci un po’ sul divano per riposare, un impulso frutto dell’adattamento, dato che il riposo facilita la digestione e l’immagazzinamento di nutrienti. A meno di essere talmente stanchi da addormentarci, la piacevole sensazione di sazietà favorisce le relazioni sociali, poiché abbiamo un atteggiamento più aperto verso l’ambiente circostante, mentre al contrario la fame ci rende irritabili. In più, spesso si attenua un disagio fisico, come il mal di denti, perché siamo meno sensibili al dolore.


Nel corso dei secoli e dei millenni abbiamo sviluppato una quantità enorme di abitudini e riti attorno al cibo e ai pasti. Mangiare assieme a qualcuno offre l’occasione di allacciare una relazione. Le persone sedute assieme a tavola in una cena d’affari non sono ostili l’una verso l’altra, ma piuttosto potenziali amici con cui si può trovare un accordo: il risultato spesso è la firma di un contratto.


All’inizio di una storia d’amore, un uomo e una donna che escono a cena assieme raramente si interessano più di tanto al cibo. Piuttosto, il pasto funge da pretesto per conoscersi meglio e, magari, per fantasticare sulla possibilità di un rapporto sessuale, se c’è abbastanza attrazione nell’aria. L’eventuale facilitazione di una relazione grazie alla condivisione di un pasto potrebbe essere all’origine del detto: “Per conquistare il cuore di un uomo bisogna passare per lo stomaco”, the way to a man’s hearth is through his stomach.


Perfino il sacramento cristiano della Comunione potrebbe essere ritenuto un’espressione ritualizzata della vicinanza e della condivisione durante il pasto. Dopo aver dispensato pane e vino, il prete dichiara che i comunicandi sono ora tutt’uno con il corpo e il sangue di Cristo. Simili pasti rituali si ritrovano anche in altre religioni.


Come molti sanno, l’impulso a mangiare non necessariamente coincide con il bisogno di nutrimento, ma ci aiuta a sentirci bene. Gli alimenti ricchi di grassi ci soddisfano più di quelli magri o ricchi di proteine quando, in preda all’ansia, non riusciamo a dormire e ci alziamo per fare uno spuntino di mezzanotte o bere. Tra l’altro, sembra che il latte caldo sia ciò che più rilassa la maggior parte delle persone.


Quando un ragazzo lascia la casa dei genitori, per frequentare l’università o per altri motivi, spesso ingrassa; forse, mangiando, cerca di scacciare un senso di mancanza. Sentire nostalgia di casa o dei familiari significa desiderare vicinanza e contatto fisico, e può essere all’origine di un’angoscia che cerchiamo inconsciamente di sedare con il cibo. Ci troviamo di fronte alla stessa difficoltà quando cerchiamo di dimagrire con una dieta povera di grassi: alcuni diventano ansiosi e depressi, come se fossero in crisi di astinenza, mentre altri diventano iperattivi e vanno su di giri. Il tipo di reazione individuale sembra essere innato, o perlomeno viene acquisito molto presto nel corso della vita.

Disturbi alimentari

Tutti abbiamo la nostra storia personale, ma siamo in molti ad alleviare l’ansia, il malessere e la solitudine con il cibo. Una persona può abbandonarci o deluderci, mentre il cibo non ci tradisce mai ed è, perlomeno nel nostro mondo, sempre disponibile. Funge da surrogato per il contatto e l’amore che ci mancano, proprio come se la “fame” di relazione diventasse voglia di mangiare.


Fare uno spuntino a mezzanotte di tanto in tanto non è così dannoso, ma prendere l’abitudine di mangiare per placare ansia, depressione o altre sensazioni sgradevoli, con il tempo può sfociare in un vero e proprio disturbo alimentare. Sembra che alcune persone abbiano una predisposizione innata per questi tipi di disturbi, mentre altri possono abusare del cibo senza rischiare la perdita di controllo che caratterizza la bulimia o l’anoressia. Nei disturbi alimentari i fattori psicologici giocano un ruolo importante, per non parlare delle immagini di modelle magrissime, che rendono le giovani ragazze insoddisfatte del proprio corpo.


Tutti i comportamenti estremi, a lungo termine, hanno pesanti conseguenze. È difficile liberarsi del sovrappeso, che mette a dura prova alcune parti del corpo, come le articolazioni e il sistema cardiovascolare. D’altro canto, quando seguiamo una dieta ferrea, il corpo reagisce con un metabolismo super efficiente e accumula nutrienti come se ci fosse una carestia: invece di dimagrire, aumentano facilmente le riserve. Ciò potrebbe spiegare come mai alcune persone dicano di ingrassare alla sola vista di una fetta di torta. Un altro effetto nocivo delle diete sta nel circolo vizioso che si instaura: la privazione volontaria spesso genera ansia e angoscia, che a loro volta bisogna affrontare, e molto frequentemente lo si fa mangiando.


L’alternanza tra abbuffate e digiuni fa passare il metabolismo, e con lui lo stato d’animo, da un estremo all’altro. Dato che un’alimentazione sovrabbondante facilita l’assimilazione dei nutrienti, certe persone, specialmente le ragazze, cercano di evitare un aumento di peso provocandosi il vomito o con un’attività fisica compulsiva. È difficile immaginare l’ansia e l’apprensione di chi soffre di bulimia o anoressia, due disturbi alimentari che possono essere così gravi da mettere a repentaglio la vita. Chi ne soffre, si rende conto del suo comportamento malsano e di conseguenza ha poca stima in se stesso, si vergogna, è spaventato.


Non è ancora stato chiarito se vi sia una correlazione tra ossitocina e problemi legati all’alimentazione, come mangiare in modo eccessivo, bulimia e anoressia. Dato che svolge un ruolo importante nel senso di sazietà e di rilassamento, sia fisico che psicologico, l’ossitocina potrebbe rivelarsi utile nel trattamento dei disturbi alimentari. C’è da sperare che, grazie alla ricerca, emergano nuove strategie per aiutare le persone colpite da questa pericolosa distorsione di uno dei bisogni e piaceri vitali fondamentali.

Approfondimenti bibliografici
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Ossitocina
Ossitocina
Kerstin Uvnäs Moberg
L’ormone dell’amore, della calma e della guarigione. Un libro che descrive le innumerevoli funzioni dell’ossitocina: un ormone finora poco studiato ma che gioca un ruolo chiave nel nostro organismo. L’ossitocina gioca un ruolo chiave nel nostro organismo: la riproduzione, i legami affettivi, le interazioni sociali, i processi di guarigione e, più in generale, la capacità di mantenere uno stato di calma e rilassamento dipendono da questo ormone.L’autrice Kerstin Uvnäs Moberg, tra i massimi esperti mondiali sull’argomento, con Ossitocina ci guida alla scoperta di questa preziosa fonte di calma e rigenerazione che abbiamo in noi e della quale possiamo servirci non soltanto per evitare di ammalarci, ma anche per godere appieno della nostra vita.