quarta PARTE - Connessioni

XII
L’ossitocina e la vita di relazione

Ci sentiamo bene vicino a persone che ci piacciono e che amiamo. Da bambini e da adulti, la vicinanza e il contatto fisico ci danno un senso di sicurezza, ci aiutano a rilassarci e a ritrovare la calma. Non abbiamo bisogno di contatto fisico soltanto da piccoli, quando vogliamo essere coccolati dalla mamma o dal papà: anche da adulti ci serve, per sentirci amati.


Fin dai tempi di Adamo ed Eva tutti lo sanno, ma ora per la prima volta la scienza sta iniziando a scoprire cosa accade da un punto di vista fisiologico nelle relazioni intime che ci fanno sentire bene. Il benessere che proviamo non dipende solo dal rassicurante sentimento d’amore, anche vicinanza e contatto fisico attivano nel corpo processi fisiologici che favoriscono la salute.

Relazioni di attaccamento

Grazie a esperimenti sui topi, è stato osservato che iniezioni di ossitocina promuovono varie forme di contatto fisico: il comportamento materno, l’attività sessuale e, in generale, l’interazione sociale. Gli animali stanno più vicini tra loro, e inoltre si annusano e si puliscono l’un l’altro strofinandosi la pelliccia con maggiore frequenza. Queste attività stimolano la secrezione di ossitocina e avviano un circuito virtuoso che, a sua volta, facilita le interazioni sociali. In certe specie animali, tale dinamica relazionale porta alla creazione di legami stabili.


Molti mammiferi si riconoscono l’un l’altro e sviluppano una certa familiarità, tuttavia solo poche specie sono monogame, nel senso che maschio e femmina restano in coppia per tutta la vita. Piuttosto, in tutte le specie che allattano, è importante che sia forte e reciproco il legame tra madre e cucciolo; la sopravvivenza della specie, infatti, dipende dalla loro capacità di riconoscersi e stare assieme.


L’ora che segue la nascita è estremamente importante per il legame tra pecora e agnello. Se vengono separati in questo periodo critico, hanno maggiori difficoltà a legarsi l’uno all’altro e, spesso, la pecora rifiuta l’agnello. Dopo iniezione di ossitocina, la pecora accetta non solo il proprio cucciolo, ma anche quello di un’altra pecora, sviluppando una relazione materna. Possiamo concluderne, quindi, che l’ossitocina svolge un ruolo importante nel legame tra madre e cuccioli, specialmente subito dopo la nascita.


I risultati di un altro esperimento avvalorano le precedenti osservazioni: quando, durante il parto, si somministra un antagonista dell’ossitocina a una pecora, questa non sviluppa un comportamento materno, né ha luogo il processo di attaccamento. Lo stesso accade se, durante il parto, riceve un’anestesia epidurale, dato che tale intervento blocca il rilascio di ossitocina. Nei mammiferi l’ossitocina è fondamentale per il primo legame. La sopravvivenza della nuova generazione è garantita solo se pecora e agnello si riconoscono a vicenda, e se la madre permette al cucciolo di attaccarsi al seno.


Come ho già detto in precedenza, con l’aiuto dell’ossitocina la femmine di topo assumono un comportamento materno e sono disposte a prendersi cura di cuccioli appena nati che non conoscono. Abbiamo visto come le prime manipolazioni al seno e i primi tentativi di suzione da parte del neonato attivino nella madre la liberazione di ossitocina. L’aumento della quantità di ossitocina in circolo è importante per la produzione del latte, nonché per lo sviluppo di un legame amorevole tra madre e bambino.


L’ossitocina è un fattore fondamentale anche per altri tipi di legame, diversi da quello tra madre e figlio. Se la relazione di attaccamento in una specie è forte, allora un livello elevato di ossitocina aumenta la tendenza a creare legami stabili tra maschi e femmine. Una specie particolare di topo campagnolo è famosa per la stabilità della coppia. Quando una femmina, che condivide la stessa gabbia con un determinato maschio, riceve un’iniezione di ossitocina, in seguito tende a preferirlo agli altri. Diventa la sua “anima gemella”. L’ossitocina, quindi, facilita il legame di attaccamento sia nella coppia che con i figli.

Il contatto fisico e il legame di attaccamento

Proprio come accade nel topo, che diventa meno aggressivo e meno pauroso, credo che anche l’essere umano si apra più facilmente agli altri quando c’è ossitocina. Il tocco e il contatto fisico avviano un circolo virtuoso che incrementa la produzione di ossitocina, di conseguenza crescono curiosità e desiderio di contatto e ciò, a sua volta, stimola una ancor maggiore liberazione di ossitocina, e via di questo passo. Come abbiamo osservato nei nostri esperimenti con animali, tale circolo virtuoso porta alla creazione di un legame emotivo tra gli individui.


Quando ci prendiamo cura di bambini, abbiamo molte occasioni per accarezzarli e coccolarli e, infatti, di solito essi godono di parecchio contatto fisico con i genitori. Il contatto incrementa il senso di sicurezza e il desiderio di vicinanza tra genitori e figli. Anche se con il tempo durante l’infanzia il contatto diminuisce, essere stati toccati in modo caloroso e amorevole nelle prime relazioni d’amore, all’inizio della vita, ci aiuta ad approcciarci alle relazioni future con un senso ininterrotto di connessione e fiducia. Nella vita le relazioni contraddistinte da attaccamento e vicinanza sono benefiche da un punto di vista emotivo e fisico.

Il contatto fisico e il parto

La maggior parte di noi preferisce essere in contatto fisico soltanto con persone familiari. Una donna in travaglio, tuttavia, spesso è felice di venir massaggiata alla schiena, o essere in qualche modo toccata, anche da una persona che non conosce. Gli studi sulle doule indicano che questo tipo di sostegno durante il travaglio facilita il parto e diminuisce il dolore.


Una doula sta accanto alla donna durante il travaglio per massaggiarla e sostenerla sia fisicamente che psicologicamente. Le ricerche dei medici Marshall Klaus e John Kennell, che hanno influenzato le pratiche ostetriche ospedaliere negli Stati Uniti, mostrano che con questo tipo di accompagnamento viene ridotta in modo significativo la richiesta di analgesia durante il travaglio e la madre ha un ricordo più positivo del parto. Uno studio recente suggerisce che la presenza di una doula abbia effetti a lungo termine. Sei settimane dopo il parto, le madri che erano state accompagnate da una doula avevano una relazione migliore con il bambino e con il partner rispetto alle altre. In queste madri è stata riscontrata anche una minor incidenza di depressione post partum. È possibile che, dietro l’effetto benefico sul parto e sul processo di attaccamento tra madre e bambino, si celi una maggiore liberazione di ossitocina dovuta alla combinazione di contatto fisico e sostegno emotivo offerto dalla doula.


I risultati di questi studi possono essere interpretati in modo più generale. Essi suggeriscono che un livello elevato di ossitocina, per esempio durante il travaglio, favorisce un’apertura verso le novità e le esperienze positive. Sembra che, in tali circostanze, ricevere cure amorevoli può avere un’influenza profonda e marcata a livello individuale. È possibile che il sostegno offerto da una doula induca nel cervello cambiamenti simili a quelli osservati dopo somministrazione ripetuta di ossitocina negli esperimenti con animali. In ogni caso, si può constatare che considerevoli cambiamenti psicofisiologici possono essere indotti anche senza l’uso di farmaci.


Come vedremo nella quinta parte, ci sono molti modi né farmacologici né medici per ottenere tali effetti. È possibile aumentare il livello di ossitocina sia nell’uomo che nella donna grazie a stimoli come il contatto fisico, il massaggio, il calore, il movimento ritmico, il sostegno psicologico e l’interazione amichevole. Ciò che siamo venuti a scoprire sul sostegno durante il parto potrebbe venir applicato ad altri contesti terapeutici.

Diversi tipi di contatto fisico

Quando siamo malati, ci conforta il contatto con un medico o un’infermiera, anche se non li conosciamo. Se non ci sentiamo bene, o siamo in qualche modo vulnerabili, ci sembra sia del tutto appropriato farci tenere la mano, ricevere una carezza o un abbraccio anche da qualcuno che non abbiamo mai visto prima. Alcuni studi hanno messo in luce fino a che punto tali gesti amorevoli possano diminuire la frequenza cardiaca in pazienti gravemente ammalati, nonostante in altre situazioni ciò abbia spesso un effetto contrario.


In generale, infatti, certe effusioni sono riservate alle relazioni con persone familiari. Ci permettono di esternare i nostri sentimenti e fornire informazioni senza parole, spesso in modo del tutto spontaneo. Diamo una pacca amichevole sulla spalla a un amico per incoraggiarlo e dimostrargli che abbiamo fiducia in lui. Accarezziamo d’istinto la schiena del nostro compagno, o la guancia vellutata di nostro figlio, e ci teniamo per mano quando camminiamo assieme.


Le relazioni intime, come quella tra genitore e figlio, fratelli e sorelle, partner sessuali o amici sono contraddistinte da diverse forme di contatto fisico. Dato che sappiamo che il contatto fisico e le carezze provocano il rilascio di ossitocina, non c’è dubbio sul fatto che una relazione in cui vi sia un contatto reciproco gradevole porti a un forte legame e abbia un impatto positivo sulla salute, grazie all’effetto antistress dell’ossitocina.


La capacità di instaurare relazioni interpersonali calorose è importante per la sopravvivenza tanto quanto saper difendersi. Proprio come vi sono molti modi culturalmente accettabili di esprimere aggressività e difendere il territorio, esistono norme riguardanti la promozione del rilascio di ossitocina attraverso il contatto fisico. All’interno della famiglia e tra amici, di solito, a tutte le età le relazioni includono un certo grado di contatto fisico, in cui spesso abbracci e baci sono ammessi. Anche le forme ritualizzate, come mandare baci “col pensiero”, confermano che il contatto fisico fa parte di una relazione sana e sicura.


Tra colleghi di lavoro o compagni di squadra il contatto fisico serve a esprimere solidarietà e rafforzare l’identità di gruppo. Basta pensare a ciò che succede nelle partite di calcio! A volte il contatto fisico al di fuori della sfera privata è uno strumento per creare un clima di fiducia. In un esperimento interessante è stato visto che chi veniva sfiorato dall’impiegata mentre prendeva in prestito un libro dalla biblioteca lo rendeva più rapidamente degli altri. Questo leggero contatto crea un legame emotivo che incoraggia l’utente a restituire prima il libro. Accade lo stesso quando si tratta di mantenere una promessa. Allo stesso modo sviluppiamo un legame con la parrucchiera, l’estetista e il terapeuta che ci massaggia. Spesso percepiamo vicinanza e magari ci viene voglia di confidarci con loro.


Naturalmente, vi sono ampie variazioni culturali delle forme accettate di contatto fisico. Studi mostrano che, in situazioni paragonabili, i francesi si toccano più degli americani. È possibile che questa differenza sia correlata a ulteriori differenze dello stato di salute e del senso di benessere.

Il sostegno psicologico

Nella vita di relazione possiamo sentirci vicini su di un piano psicologico, anche in assenza di contatto fisico. Possiamo percepire un momento di incontro o di scambio con un’altra persona come caloroso e aperto, oppure freddo e distaccato. Un ascolto attento ci rassicura tanto quanto un gesto amichevole. Dalla nostra percezione di una relazione, e dal modo in cui la viviamo, dipende fino a che punto si attiva la reazione di attacco o fuga, o viceversa il sistema di calma e connessione. La situazione sarà segnata dalla vasopressina, oppure dall’ossitocina.


Una relazione risulta difficile, e può rivelarsi distruttiva, quando questi segnali restano ambigui e confusi, specialmente se si tratta di un contesto in cui dovremmo sentirci al sicuro e invece non è più così, come accade in caso di violenza tra coniugi o abuso infantile. Accade più di rado che una situazione inizialmente conflittuale, in cui ci sentiamo minacciati, con il tempo diventi piacevole e sicura.

L’assenza di contatto fisico

Di solito lo stress da separazione viene considerato dannoso per la salute, in quanto può generare terreno fertile per alcune malattie, in parte a causa dell’iperattività del sistema nervoso simpatico. La separazione da una persona cara, volontaria o involontaria che sia, ha un potente effetto stressante. È stata confermata una correlazione tra separazione e malattia, e disponiamo di dati statistici che indicano che il rischio di ammalarsi aumenta in caso di perdita del coniuge o del partner. L’aritmia, l’aumento della pressione sanguigna, della frequenza cardiaca e della coagulazione del sangue, tutti effetti correlati allo stress, predispongono a malattie cardiovascolari e ictus cerebrale.


Può darsi che gran parte dello stress vissuto a seguito della morte o della separazione da una persona cara dipenda dall’improvviso venir meno del contatto fisico e, di conseguenza, degli effetti benefici di una relazione affettiva forte. Senza questi stimoli, il rischio di ammalarsi aumenta.

Una buona intesa fa bene alla salute

L’ossitocina prodotta grazie a relazioni gratificanti è un vero e proprio elisir di guarigione. Molti studi suggeriscono che buone relazioni interpersonali allungano la vita e aiutano a mantenersi in buona salute. Si osserva una minore incidenza di malattie cardiovascolari, specialmente negli uomini. Anche il contrario è vero: in donne con una vita coniugale difficile e stressante la frequenza di malattie cardiovascolari è maggiore.


Una relazione non deve essere per forza intima per risultare benefica. Anche la partecipazione a gruppi e ad attività può avere un effetto positivo sulla salute. L’attività sportiva, agonistica o meno, può avere lo stesso effetto, ma anche essere fonte di stress e delusione. Finché lo stress resta un’esperienza isolata, siamo in grado di fronteggiarla, mentre se diventa cronico, le conseguenze possono risultare negative.


Anche una buona relazione con gli animali è salutare. Chi possiede un cane, per esempio, ha una pressione sanguigna inferiore alla media, forse per via delle passeggiate quotidiane, ma forse pure grazie alla gradevole compagnia e al contatto con l’animale. Persone con certi disturbi psichici, come la schizofrenia, interagiscono meglio con gli altri se vivono assieme a un cane o a un gatto. Occuparsi di un animale – strigliare un cavallo o allevare i conigli, per esempio – potrebbe avere un impatto positivo sulla salute e la socialità del bambino, ma si tratta ancora di un’ipotesi.

Affezionarsi a un luogo

Ma il sistema di calma e connessione si attiva anche in altre circostanze, in cui non necessariamente entriamo in contatto con un essere vivente? Quando la madre non c’è, i cuccioli sembrano calmi e tranquilli nella tana, o nella gabbia, se le informazioni captate dai loro organi di senso (vista, udito, olfatto e tatto) sono “corrette” e si sentono a “casa”. Forse liberano ossitocina grazie ai messaggi sensoriali che ricordano loro la mamma, proprio come lei produce ossitocina quando sente il pianto del bambino, o come quando il latte della mucca inizia a uscire nel momento in cui l’allevatore accende i macchinari per la mungitura. Questi stimoli possono innescare la liberazione di ossitocina grazie a un riflesso condizionato.


Allo stesso modo, la casa, in particolare la casa dell’infanzia o la città natale, può avere un effetto calmante, sempre grazie al sistema di calma e connessione, che si attiva in risonanza con le memorie piacevoli. Molti tornano a vivere nella città natale in vecchiaia, forse perché si sentono più sicuri lì che altrove. È risaputo inoltre che gli anziani costretti a cambiar casa spesso deperiscono, fisicamente e psicologicamente. Soprattutto in caso di grave malattia, l’assistenza a domicilio è tollerata meglio di quella ospedaliera, poiché l’ambiente familiare calma e rassicura.


L’OSSITOCINA E LE RELAZIONI
  • Il contatto fisico provoca il rilascio di ossitocina negli animali e, con molta probabilità, anche nell’essere umano;
  • il rilascio di ossitocina crea un legame affettivo tra le persone, per esempio quello tra madre e bambino;
  • una buona intesa favorisce uno stato di buona salute, specialmente per quel che riguarda le malattie cardiovascolari. La durata di vita dopo diagnosi di cancro al seno sembra essere maggiore nelle donne con forti legami affettivi;
  • una relazione gratificante probabilmente stimola il sistema di calma e connessione, non solo grazie al contatto fisico, ma anche al sostegno, al calore e all’amore;
  • perfino alcuni luoghi a cui siamo legati possono avere un effetto rassicurante, forse sempre grazie all’attivazione del sistema dell’ossitocina.

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Ossitocina
Ossitocina
Kerstin Uvnäs Moberg
L’ormone dell’amore, della calma e della guarigione. Un libro che descrive le innumerevoli funzioni dell’ossitocina: un ormone finora poco studiato ma che gioca un ruolo chiave nel nostro organismo. L’ossitocina gioca un ruolo chiave nel nostro organismo: la riproduzione, i legami affettivi, le interazioni sociali, i processi di guarigione e, più in generale, la capacità di mantenere uno stato di calma e rilassamento dipendono da questo ormone.L’autrice Kerstin Uvnäs Moberg, tra i massimi esperti mondiali sull’argomento, con Ossitocina ci guida alla scoperta di questa preziosa fonte di calma e rigenerazione che abbiamo in noi e della quale possiamo servirci non soltanto per evitare di ammalarci, ma anche per godere appieno della nostra vita.