CAPITOLO I

Le basi della salute: un bambino felice è un bambino sano

“Un individuo può essere sano, può non avere nulla a che fare con i dottori ma se non si sente scoppiare di felicità non è sano, forse non ha malattie ma di certo non conosce la salute”

Osho

Nella mia pratica pediatrica, nel corso degli anni, ho avuto modo di vedere e visitare tanti bambini e mi sono resa conto che un bambino sano non è un bambino senza alcun “difetto di fabbrica” o che non si ammala mai, ma è un bambino felice, che sprizza gioia di vivere da tutti i pori della sua pelle: è un bambino creativo, allegro, spontaneo, ma che sa anche concentrarsi, che ha tanti interessi, che va incontro agli altri con fiducia e in uno spirito di apertura, che ha il senso della meraviglia e sa godere della bellezza della natura che lo circonda.


In genere questo tipo di bambino difficilmente si ammala e, se lo fa, guarisce molto in fretta perché gode di ottime difese immunitarie: sa come difendersi in men che non si dica da qualunque aggressione esterna.


Maria Montessori, quel medico geniale che divenne la più grande educatrice di tutti i tempi, l’aveva già compreso un secolo fa e infatti scriveva: “La gioia è il ricostituente più sicuro ed energico della vita vegetativa”, “La gioia è l’indice della crescenza interiore”1 . Altro che sciroppi ricostituenti o pappa reale!


Alla stessa conclusione era arrivato il suo contemporaneo Edward Bach, padre della floriterapia: “La vera salute – egli diceva – ha origine nella felicità e la felicità è facilmente raggiungibile perché deriva da piccole cose: fare quello che ci piace veramente, stare con le persone che amiamo davvero”2 . Questo è il vero segreto della salute!


Ma lo dicevano ancora prima di lui i saggi cabalisti, secondo i quali tutte le malattie vengono dalla degradazione della gioia e del proprio canto personale (e quindi dalla tristezza, intesa come esilio dalla presenza divina): ecco quindi che ritrovare dentro di sé la gioia di vivere diventa la migliore di tutte le terapie e medicine!


“Si tratta di trovare in sé un solo punto positivo che ci renda felici e di attaccarcisi”3 scrive Rabbi Nahman di Braslav.


Che cos’è che mi dà gioia? – dovremmo quindi chiederci e poi metterci subito a farlo…


La dottoressa Montessori ci ha dato la più chiara dimostrazione della veridicità di questi assunti attraverso l’esperienza della sua prima Casa dei Bambini, con quello che fu definito “il miracolo di San Lorenzo”: una cinquantina di bimbi, figli di operai romani, poverissimi, timidi, tristi, paurosi e denutriti, rifiorirono e rinacquero a nuova vita unicamente grazie a un approccio educativo rivoluzionario, basato su un ambiente a loro misura, dove le loro menti venivano appagate attraverso l’utilizzo di materiali sensoriali in un clima di libertà.


La gioia del lavoro svolto con interesse (e non vitamine o soggiorni in montagna) era stata la migliore medicina per questi bambini e ne aveva nutrito il corpo e l’anima insieme.


Oggi le ricerche di Candace Pert hanno confermato le grandi intuizioni di Bach e di Maria Montessori, offrendo loro una base scientifica: la neuroscienziata americana ha scoperto infatti che i recettori per la norepinefrina – neurotrasmettitore dell’emozione della gioia – sono gli stessi di quelli del reovirus, responsabile del comune raffreddore: ciò significa che quando si è in uno stato di felicità il recettore è occupato dalla norepinefrina e non c’è posto per il virus, come a dire che in un cuore gioioso non c’è letteralmente spazio per la malattia!


“Se cause psichiche deprimenti possono avere un’influenza sul metabolismo abbassandone la vitalità, può anche avvenire il contrario: cioè le cause psichiche esaltanti possono influire riattivando il metabolismo e tutte le funzioni psichiche”4 ; ecco ciò di cui si era resa conto, con il suo esperimento, la Montessori, giungendo quindi ad affermare che “La soddisfazione della vita interiore, la possibilità di esprimere le proprie potenzialità, è senza dubbio il segreto della salute, anche di quella fisica”5 .


Perché, oggi noi lo sappiamo, in queste situazioni l’organismo produce una sorta di cocktail ormonale i cui componenti biochimici sono in grado di determinare nell’organismo umano una sensazione di felicità.


Le sostanze con questa funzione che sono state finora identificate sono:

  • Dopamina: il neurotrasmettitore dell’interesse, della motivazione e dell’entusiasmo, che ci rende vigili, concentrati e tenaci, capaci di affrontare le avversità (una sua carenza provoca passività, depressione e scoraggiamento).
  • Serotonina: il neurotrasmettitore del buon umore e del senso di benessere. I suoi livelli salgono quando ci sentiamo visti, riconosciuti e apprezzati.
  • Ossitocina: l’ormone della maternità. La sua produzione aumenta nei momenti di contatto fisico, quando veniamo abbracciati, accarezzati, massaggiati e coccolati. Ci fa sentire protetti e amati.
  • Endorfine: hanno un’azione antidolorifica e insieme alla serotonina hanno una funzione inibitrice (servono cioè a bloccare i messaggi di sofferenza che provengono dal sistema limbico e impedire che arrivino alla corteccia frontale, cioè alla coscienza). Vengono secrete per esempio durante il travaglio e il parto.

Insomma, tutte insieme queste sostanze rappresentano un vero e proprio elisir di gioia e felicità! E ci danno indicazioni preziose sui bisogni dei bambini che, come vedremo meglio nel capitolo sull’educazione, per crescere bene hanno bisogno di essere visti, apprezzati, toccati con dolcezza e di potersi dedicare ad attività interessanti, che li appassionino e stimolino il loro interesse.


Oggi però non è facile essere bambini: viviamo in un’epoca in cui molti piccoli cittadini – secondo dati recenti – passano meno tempo all’aria aperta di quanto facciano i carcerati6 . Tant’è che si potrebbe parlare, come fa Richard Louv, di una vera e propria “sindrome da deficit di natura”.

Sballottati tra il nido e la casa dei nonni, tra l’asilo e i centri gioco, i bambini che vivono in ambiente urbano trascorrono veramente pochissimo tempo a contatto con il verde: separati dalla Terra – della cui energia hanno così bisogno – e parcheggiati davanti a uno schermo (che sia il tablet nel passeggino o lo schermo di un cellulare o di un computer per i più grandicelli) si ritrovano, fin da piccoli, con un organismo inquinato da radiazioni elettromagnetiche che perturbano la naturale armonia del loro sistema mente-corpo.


Non parliamo poi di ciò che i bambini e gli adolescenti hanno vissuto in questi ultimi due anni di pandemia: tra lock-down e mascherine, distanziamento sociale, DAD e isolamento forzato, non oso immaginare quali possano essere le conseguenze emotive future di tali esperienze traumatiche…


Perché le tossine non sono solo quelle ambientali: i bambini assorbono anche tutte le perturbazioni energetiche dei loro genitori e quando crescono in un clima di stress e di paura, in cui il mondo e gli altri vengono percepiti come pericolosi, o in una famiglia disfunzionale (che non vuol dire sia necessariamente violenta, abusiva o abbandonica ma semplicemente con importanti problemi emotivi irrisolti) ne risentono inevitabilmente, manifestando il loro disappunto attraverso il linguaggio del corpo, l’unico che hanno a disposizione nei primi anni di vita.


Oggi noi sappiamo, grazie per esempio alle costellazioni di B. Hellinger, quanto il sistema familiare condizioni la salute dei bambini, specialmente alcuni, quelli più sensibili, che spesso e volentieri si fanno inconsapevolmente carico delle dinamiche di mamma e papà (ma ne parleremo meglio più avanti).


Vedo molto spesso bambini con patologie di poco conto, banali raffreddori o infezioni delle alte vie aeree, che presentano però forti attacchi di rabbia, atteggiamenti aggressivi oppure di grande agitazione, paura e irrequietezza: questi, sebbene non siano bambini malati nel senso comune del termine, non sono certo bambini sani.


Perché la salute è molto più che una semplice assenza di malattia: è uno stato di benessere globale dell’individuo, che riguarda tutte le sue componenti, da quella fisica a quella mentale ed emotiva (o animico-spirituale per dirla con termini antroposofici).

Come aveva già intuito Maria Montessori “La salute è un tutto” e “La salute del corpo dipende da quella dello spirito”7 . Ma questo la medicina ufficiale non l’ha ancora capito e continua ad agire sui fattori esterni che vengono imputati come i colpevoli della malattia – virus, batteri, allergeni – senza preoccuparsi di ciò che sta dietro le quinte e cioè il terreno psico-emotivo individuale che è il vero responsabile di ogni sofferenza.


Dopo decenni di pratica medico-pediatrica io so senza ombra di dubbio che alla base di ogni sintomo, anche il più banale, c’è una causa emotiva, una memoria dolorosa, una credenza errata (ne parleremo meglio nel capitolo sulla malattia).


Quindi se vogliamo preservare la salute dei nostri figli non possiamo pensare di farlo imbottendoli di farmaci o semplicemente riempiendoli di vitamine, ma progettando uno stile di vita sano, in un ambiente il più possibile armonioso e naturale e alleggerendoli, per quanto si può, di fardelli che non appartengono a loro.



Un bambino in salute è un bambino felice, che ha la possibilità di passare del tempo a contatto con la natura, che gode di un ambiente familiare il più possibile caldo, accogliente e armonioso e di uno stile di vita sano e naturale


Vediamo ora, più in dettaglio, quali sono le fondamenta su cui poggia la salute di un bambino o meglio di qualunque essere umano su questo pianeta: a mio avviso esse sono quattro, proprio come le gambe di un tavolo che reggono il piano di lavoro e sono:

  1. Un buon periodo perinatale
  2. Un buon maternage
  3. Una buona educazione
  4. Una buona medicina

Cercherò ora di specificare meglio cosa intendo per ognuno di questi punti, che verranno poi trattati in dettaglio più avanti.


Il periodo perinatale è quello che sta “intorno alla nascita”: va quindi dal preconcepimento all’epoca neonatale. Vedremo che è in assoluto il periodo più importante nella biografia di ogni individuo.


Un buon periodo perinatale significa dunque un buon concepimento, una buona gestazione, una buona nascita, una buona accoglienza subito dopo il parto. A questa fase cruciale di ogni esistenza umana riserveremo una trattazione particolarmente approfondita.


Per maternage invece si intende quel pacchetto di cure materne che comprendono l’allattamento in primis, e poi il massaggio, il portage e il co-sleeping: in generale quelle che possono definirsi come pratiche di accudimento del neonato.


Con il termine “buona educazione” intendo invece – non certo le buone maniere – ma, in senso molto ampio, tutto ciò che ha a che fare con lo stile di vita del bambino: da una sana alimentazione a un ambiente domestico a sua misura, da un approccio relazionale corretto da parte degli adulti di riferimento, a un ambiente scolastico che rispetti la sua unicità e sappia farne sbocciare tutte le potenzialità nascoste, e anche a un sano e corretto rapporto con la natura e con il mondo circostante (esseri umani compresi).


L’educazione, intesa così, in senso lato, inizia ancora prima della nascita e prosegue per gli anni a venire, fino all’epoca della maturità.


Infine per “buona medicina” intendo un corretto approccio alla salute del bambino nel caso in cui questa venisse a mancare o iniziasse a vacillare. Il che significa un ascolto profondo dei messaggi del corpo in caso di malattia o malessere per comprendere le vere radici del problema, così da poter aiutare il bambino a guarire, in modo dolce e delicato, ripristinando innanzitutto la sua forza vitale indebolita. Ma su questo argomento così importante ci soffermeremo negli ultimi capitoli di questo volume.


Ricordiamoci sempre che la salute è plurifattoriale e la sua preservazione richiede un approccio panoramico, a 360°: una sana alimentazione è fondamentale ma non basta, perché il bambino non è fatto solo di un piccolo corpo da nutrire con cibi sani, ma anche di un’anima, affamata di ben altro cibo… Così come un ottimo clima familiare è assolutamente essenziale ma non sufficiente per un piccolo recluso, per l’80% del suo tempo, tra le mura domestiche o che viene imbottito di antibiotici al minimo rialzo febbrile…

La salute dei bambini
La salute dei bambini
Elena Balsamo
Come aiutarli a crescere felici Le questioni fondamentali riguardanti la salute dei bambini, affrontate in un’ottica olistica per offrire ai genitori le competenze necessarie a svolgere il grande compito che li attende. Elena Balsamo riassume in questo libro i temi più importanti riguardanti la salute dei bambini in un’ottica olistica e offre ai genitori il suo bagaglio di esperienza di tanti anni di pratica pediatrica con i più piccoli. Soprattutto, però, cerca di trasmettere il messaggio che più le sta a cuore: nel periodo perinatale è racchiuso il segreto della salute!Questo suo lavoro, intitolato La salute dei bambini, si pone quindi anche un fine educativo, per rendere i genitori sempre più consapevoli del grande compito che li attende per il quale occorre una rigorosa preparazione. Ecco perché prima di educare i bambini bisognerebbe educare gli adulti che se ne fanno custodi.Una lettura semplice e agevole che può, attraverso la sensibilizzazione dei grandi, aiutare i piccoli a crescere felici.